ALLARME INCERTEZZA INCENTIVI
Agici: le ESCo italiane VALGONO più di 12 miliardi e 30mila dipendenti
I numeri dello studio partono da un campione rappresentativo di 168 operatori attivi in Italia. In Pil parliamo di una percentuale pari allo 0,6%. L’aspetto allarmistico, o quantomeno di avvertenza, riguarda la necessità di dare continuità al sistema di incentivi e sostegni per il comparto residenziale dopo la fine del superbonus. Cantarella (AssoEsco): chiediamo maggior coinvolgimento al governo e normative più stabili per rispettare i target Pniec. I dubbi di Arrigoni (Gse) sui target europei.
Le Esco alzano l’asticella su ciò che serve per accelerare la transizione energetica italiana. Il comparto, quello delle Energy Service Company, è solido: da un campione di 168 operatori Agici ha rilevato che sono impiegati più di 30.000 dipendenti e totalizzano ricavi pari a 12,2 miliardi di euro – corrispondenti allo 0,6% del PIL italiano – sui quali è determinante il peso di un numero molto ristretto di attori: le prime 30 aziende rappresentano oltre il 90% del fatturato totale.
Insomma, le società sono presenti nel settore energetico, al servizio di famiglie, aziende ed enti pubblici nel processo di transizione energetica, attori fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Proprio su questo, però, per il pieno raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica occorre un framework di policy più stabile e maggiormente incentrato sui modelli operativi delle Esco, orientato a promuovere progetti integrati efficienza-rinnovabili. In assenza di tale quadro, secondo Agici, si potrebbe generare un gap negativo di 4 miliardi di euro rispetto alle previsioni di crescita del fatturato teorico in linea con gli obiettivi del Pniec. Al momento, allora, è proprio il mancato incontro tra la pianificazione nazionale e gli obiettivi europei a rappresentare uno dei principali ostacoli al raggiungimento del pieno potenziale del comparto.

Cosa fare? Secondo lo studio, per mirare agli ambiziosi target comunitari, in particolar modo quelli dettati dalla Direttiva Epbd (“Case Green”), serve riattivare gli strumenti di sostegno e incentivi nel comparto residenziale, “tuttavia ad oggi carenti in Italia”, dopo il taglio al Superbonus e alle aliquote dell’Ecobonus, “all’interno di un più ampio contesto di elevata volatilità normativa e cronica instabilità nel policy design del Paese”. Il monito al governo, dunque, è netto. Anche se il presidente del Gse Paolo Arrigoni ha sollevato dubbi: “Mi faccio una domanda: sono giusti questi obiettivi europei, che ovviamente noi siamo obbligati come Paese a declinare nel Pniec? Gli obiettivi contenuti nella direttiva case green sono graduali? Sono sostenibili? Non dico solo ambientalmente, ma anche socialmente ed economicamente?”.
Lo stesso Arrigoni, poi, ha ricordato la situazione: “Per quanto riguarda gli obiettivi del Pniec, la quota di Fer al 2022 sui consumi finali lordi era del 19%: entro il 2030 dobbiamo arrivare al 39,4%. Venti punti percentuali e sono tanti, nel 2005 la quota di Fer era del 7,5%, ci restano 8 anni per fare un salto di 20 punti. Questo ce lo dice l’Europa: occorre fare investimenti nelle Fer, nell’elettrificazione, nelle reti, nei sistemi di accumulo, nello sviluppo dell’idrogeno, nel nucleare, nell’innovazione tecnologica. Dobbiamo affermare il principio dell’energy efficiency first in tutti i settori perché fare efficientemente energetico significa ridurre i consumi e dunque ridurre le bollette, recupero in tempi brevi della spesa sostenuta, ridurre la domanda complessiva di energia, ridurre le emissioni e anche contribuire alla riduzione dell’elevata dipendenza energetica nel nostro Paese, che è al 75% (dato al 2023) contro una media europea del 57%”.
Tornando alle Esco, sono tre le direttrici principali da seguire per il pieno sviluppo del comparto: la crescita dimensionale attraverso la capitalizzazione, l’integrazione del business storico dell’efficienza energetica con i nuovi business legati alla decarbonizzazione e la crescente focalizzazione della value proposition verso l’offerta di soluzioni di riduzione e monitoraggio delle emissioni. Una traiettoria strutturata e definita, afferma lo studio Agici, affinché le Esco costituiscano il punto di riferimento per la transizione energetica del Paese, a livello di singolo utente e di sistema.
Il Presidente AssoEsco Giacomo Cantarella ha sottolineato come “è necessario un quadro normativo stabile, inclusivo e adeguato agli ambiziosi obiettivi definiti del Pniec. Chiediamo alle istituzioni un maggiore coinvolgimento delle Esco in qualità di soggetti qualificati e certificati nel proporre alle imprese, ai cittadini e alla pubblica amministrazione soluzioni adeguate agli obiettivi che il nostro Paese dovrà conseguire”.

Per Stefano Clerici, Consigliere Delegato di Agici, “senza l’attuazione di politiche mirate che favoriscano l’operato delle Esco sia nelle collaborazioni con i cittadini che con le aziende, infatti, il processo di transizione energetica del Paese rischia di non realizzarsi appieno”. Secondo le stime dell’autorità, ad oggi, la tendenza sui risparmi energetici nel settore residenziale prevede al 2035 un livello tre volte inferiore rispetto agli obiettivi europei.