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Aree idonee, Friuli-VG FEDELE al decreto Mase: 2GW al 2030

Oggi la Regione è ferma a 500 Megawatt di potenza installata. Adesso, l’iter proseguirà presso le Commissioni consiliari competenti, l’11 e il 17 febbraio, e approderà nell’aula del Consiglio regionale nell’ultima settimana di febbraio. Il Direttore centrale difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile, Massimo Canali, ha poi reso noto che si è verificata un’escalation di istanze per la realizzazione di impianti in regione: 15 solo nella prima metà di gennaio.

05 Feb 2025 di Mauro Giansante

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L’iter per la legge sulle aree idonee ad ospitare gli impianti rinnovabili in Friuli-Venezia Giulia avanza. Il Consiglio delle autonomie locali ha approvato all’unanimità il parere sullo schema di disegno di legge votato in via preliminare dalla Giunta regionale il 13 dicembre scorso. Adesso, l’esame proseguirà in Commissione IV tra l’11 e il 17 febbraio per poi approdare in Consiglio a fine mese. Nel ddl si punta a rimanere fedeli a quanto previsto dal Dm aree idonee approvato a giugno scorso dal governo: il Friuli dovrà raggiungere una potenza installata di 1960 MW al 2030 contro una quota attuale di 500MW. Ma, ha spiegato l’Assessore regionale alla difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile Fabio Scoccimarro, la linea politica del disegno di legge è diretta a preservare il territorio. Utilizzando, allora, “tutte le aree di minor pregio paesaggistico e ambientale, come i siti oggetto di bonifica, le cave cessate, tutte le superfici in condizioni di degrado, e quindi di limitare nuovi impianti in aree non idonee, considerando anche le superfici dei comuni”. A gennaio, intanto, solo nella prima metà del mese è stata raggiunta quota 15 istanze.

Un altro elemento politico illustrato da Scoccimarro riguarda, poi, il ruolo della nuova società Fvg Energia nell’individuazione delle aree idonee per poi assegnarle con procedure a evidenza pubblica alle società che intendono realizzare impianti fotovoltaici. Previsto un tetto del 3% nei Comuni. “La convenzione prevede la delega all’Amministrazione regionale dell’organizzazione e della gestione delle procedure ad evidenza pubblica per l’assegnazione delle aree interessate dalla realizzazione degli impianti”. Massimo Canali, Direttore della Direzione centrale difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile, ha anticipato che un supporto sia formale sia sostanziale arriverà dagli uffici della Regione nei riguardi dei Comuni. Inoltre,

Nel testo del ddl, visionato da Diario Diac, si legge che saranno idonee a ospitare gli impianti le aree a destinazione industriale, commerciale, artigianale, per servizi e logistica; e superfici di strutture edificate e i parcheggi; le aree nelle quali sono già presenti impianti della stessa fonte. E ancora, aree bonificate, cave, aree di Fs italiane, aree autostradali, discariche e aree militari. Nei criteri di valutazione per l’individuazione delle aree, poi, si legge che saranno considerati i “cittadini e i portatori di interessi diffusi, tramite i Comuni il cui territorio è interessato dal progetto dell’impianto, in un processo di comunicazione e di informazione preliminare all’avvio dei procedimenti autorizzatori e abilitativi relativi alla realizzazione degli impianti di potenza superiore a 1 MW”. Inoltre, per verificare lo status delle installazioni, ogni anno “entro il mese di ottobre” la Giunta regionale presenterà al Consiglio regionale una relazione documentale.

Ma, come si legge alla illustrazione dell’articolo 5 del disegno di legge, c’è “la necessità di una interlocuzione con il Governo rispetto alla declinazione dei criteri statali nella normativa regionale attraverso previsioni piuttosto stringenti volti ad evitare il cumulo di impianti”. Il testo spiega che “la norma dispone che con deliberazione della Giunta regionale saranno definite le linee guida per la redazione dei progetti degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, nonché delle opere e delle infrastrutture funzionalmente connesse”. Se, però, il riferimento sarà la linea del Mase già contestata da tempo dalle associazioni delle imprese eoliche e fotovoltaiche allora anche il Friuli-Venezia Giulia si aggiungerà alla lista delle Regioni che stanno recependo in senso ancora più stringente il decreto ministeriale. Ostacolando ancor di più il percorso verso gli obiettivi di energia pulita da raggiungere a fine decennio. Cioè domani.

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