I dati di Eurostat
Pil europeo in crescita (ma troppo DEBOLE), cala ancora l’industria
Nel terzo trimestre l’economia dell’eurozona registra un contenuto incremento dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. L’Italia con la crescita zero segna il peggior risultato tra le principali economie europee. Segnali negativi arrivano dalla produzione industriale con una flessione del 2% mensile settembre. Nel trimestre l’occupazione registra un incremento dello 0,2%. Nell’area Ocse la disoccupazione rimane stabile al 4,9%.
IN SINTESI
La crescita europea registra nel terzo trimestre una lieve accelerazione ma ancora troppo debole da poter prefigurare un più deciso cambio di passo. Il Pil registra un aumento dello 0,4% nell’eurozona e dello 0,3% nell’intera Ue rispetto al precedente trimestre in cui era cresciuto, rispettivamente, dello 0,2% e dello 0,3%. E’ quanto emerge dalla seconda stima di Eurostat che conferma la prima rilevazione di fine ottobre. Rispetto allo stesso periodo del 2023, il Pil è cresciuto dello 0,9% nell’eurozona e dell’1% nella Ue, dopo +0,6% nell’area euro e +0,8% in Ue nel secondo trimestre. Nello stesso periodo, gli Usa sono cresciuti dello 0,7% rispetto al precedente trimestre mentre su base annua la crescit è stata del 2,7%. L’Italia che ha registrato una stagnazione si pone, dunque, non solo al di sotto della media europea ma mostra una delle peggiori performance. Il Pil mostra una progressiva decelerazione con +0,3% del primo trimestre, + 0,2% nel secondo e crescita zero nel terzo mentre, su base annua, si registra +0,3% nel primo trimestre, +0,6% nel secondo, +0,4% nel terzo. Quanto alle altre principali economie europee, è la Spagna che marcia a un costante ritmo di crescita:+0,8% (dopo +0,9% e +0,8% nei precedenti trimestri) e +3,4% annuo (dopo +0 2,6, e 3,2%). La Francia cresce in linea con la media europea +0,4% (dopo due trimestri a +0,2%) e, su base annua segna + 1,3% (+1,5% e +1% nei precedenti trimestri). La Germania allontana, invece, la recessione con un incremento dello 0,2% (+0,2% e -0,3%) ma il segno meno rimane a livello tendenziale -0,2% (dopo -0,1 e -0,2%). L’incremento più alto lo registra l’Irlando con +2% ma in flessione tendenziale con -0,2%), la peggiore è l’Ungheria con -0,7% sia congiunturale che tendenziale.
Congiuntura Confcommercio: sulla crescita italiana si confermano i segnali di debolezza
Sull’andamento della crescita italiana, ieri l’Ufficio Studi di Confcommercio ha diffuso l’analisi congiunturale che conferma tutti i segnali di debolezza. “Ad un certo punto dell’anno, alle analisi economiche si deve giocoforza affiancare uno scrutinio delle evidenze quantitative mediante la semplice aritmetica. Nella metrica corretta per i giorni di calendario i primi nove mesi del 2024 segnano un tendenziale del PIL a più 0,4%. Non sarebbe dissimile, secondo le nostre stime, l’andamento dell’ultimo quarto, con un novembre in crescita congiunturale di un decimo di punto e un tendenziale a +0,5%. Aggiungendo, quindi, due decimi dovuti al maggior numero di giornate lavorative, la chiusura del 2024 si collocherebbe a +0,6%, lontano dall’obiettivo dell’1%, il cui raggiungimento sarebbe ormai condizionato a un’accelerazione finale scarsamentenprobabile, almeno stando alle serie storiche delle variazioni congiunturali degli ultimi venti anni”.
Brusca frenata per la produzione industriale, a settembre -2% mensile
Sulla produzione industriale arriva la doccia fredda di settembre, con un calo del 2% sia nell’eurozona che nell’intera Ue, rispetto ad agosto. Una brusca marcia indietro rispetto alla crescita dell’1,5% nell’area euro e dell’1,2% nella Ue. Su base annua la produzione è calata del 2,8% e del 2,4% nell’Unione. La produzione e’ calata in 13 stati. In Italia -0,4% dopo 0% ad agosto e -0,9% a luglio; Francia -0,9% dopo +1,1% e +0,3%; Germania -2,7% dopo +3,2% e -3,3%; Spagna +0,9% dopo -0,5% e -0,6%. Nell’area dell’euro a settembre rispetto ad agosto 2024, la produzione industriale e’ rimasta stabile per i beni intermedi; e’ diminuita dell’1,5% per l’energia, del 3,8% per i beni strumentali; e’ aumentata dello 0,5% per i beni di consumo durevoli, dell’1,6% per i beni di consumo non durevoli. Nella Ue e’ diminuita dello 0,1% per i beni intermedi, dell’1,6% per l’energia, del 3,2% per i beni strumentali; e’ aumentata dello 0,3% per i beni di consumo durevoli, dello 0,5% per i beni di consumo non durevoli. Le maggiori diminuzioni mensili sono state registrate in Irlanda (-10,7%), Danimarca (-5%) e Paesi Bassi (-2,9%). Gli aumenti piu’ elevati sono stati osservati in Croazia (+5,8%), Portogallo (+2,7%) e Slovenia (+1,6%). Nella zona euro a settembre 2024 rispetto a settembre 2023, la produzione industriale e’ diminuita del 2,6% per i beni intermedi, del 6,4% per i beni strumentali, dell’1,7% per i beni di consumo durevoli; e’ aumentata del 4,8% per i beni di consumo non durevoli e dell’1,9% per l’energia. Nella Ue e’ diminuita del 2,5% per i beni intermedi, del 5,6% per i beni strumentali, dell’1,5% per i beni di consumo durevoli; e’ aumentata del 4,5% per i beni di consumo non durevoli e dell’1,4% per l’energia. Le maggiori diminuzioni annuali sono state registrate in Irlanda (-7,3%), Lussemburgo (-6,3%) e Ungheria (-5,3%). Gli aumenti piu’ elevati sono stati osservati in Danimarca (+7,8%), Belgio (+6%) e Lituania (+3,5%).
Nel terzo trimestre aumentano gli occupati dello 0,2%
Eurostat ha diffuso anche i dati sull’occupazione. Il numero di occupati e’ aumentato dello 0,2% nell’area dell’euro e dello 0,1% nella Ue nel terzo trimestre del 2024, rispetto al trimestre precedente. Nel secondo trimestre del 2024, l’occupazione era cresciuta dello 0,1% in entrambe le aree.Rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, l’occupazione e’ aumentata dell’1,0% nell’area dell’euro e dello 0,8% nella Ue nel terzo trimestre del 2024, dopo il +0,9% in entrambe le aree nel secondo trimestre del 2024.
Ocse: disoccupazione area stabile al 4,9% a settembre, Italia a 6,1%
Dall’Ocse sono invece arrivati altri dati sul mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione dell’area è rimasto invariato al 4,9% a settembre, confermandosi appena sotto o pari al 5% per il trentesimo mese consecutivo. Rispetto ad agosto i tassi di disoccupazione sono rimasti invariati in 26 Paesi, aumentati in 4 e diminuiti in 2. Sei Paesi, inoltre, hanno registrato un tasso di disoccupazione inferiore al 3%. Solo la Spagna ha registrato un tasso a doppia cifra, pari all’11,2%. L’Italia si è confermata al 6,1% e la Germania al 3,5%, mentre la Francia è salita al 7,6% (dal 7,5%). Gli Usa hanno segnato un miglioramento al 4,1% dal 4,2%. Il numero di disoccupati nell’area che riunisce i 38 Paesi avanzati è leggermente diminuito, a un totale di 34 milioni (da 34,4 milioni). Il calo maggiore è stato registrato negli Stati Uniti, precisa l’Ocse. Sono inoltre rimasti sostanzialmente stabili i tassi di disoccupazione dell’area sia per le donne sia per gli uomini, rispettivamente al 5,1% e al 4,7%. Il tasso dei giovani tra 15 e 24 anni è invece diminuito all’11,2% dall’11,5% di agosto.