IL CONGRESSO DI ASSORUP
Ricciardi: “Senza Rup si ferma l’Italia. Ora la patente professionale e incentivi alla Pa per fare più formazione”
Molte novità dalla giornata congressuale. Busìa apre, nell’ambito del sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti, a una certificazione dell’attività dei Rup fatta dall’Anac che ha i dati per valutare “i successi e gli insuccessi”. Vecchi (Bocconi): “Riforma del Ppp per garantire maggiore concorrenza a monte”. Milani (FdI): “Rinvio per il Bim o abbassamento della soglia a un livello più alto di un milione”

Daniele Ricciardi, presidente di Assorup
IN SINTESI

“Se il settore dei contratti pubblici smuove 300 miliardi di euro l’anno, il famoso incentivo del 2% ci consegna ingenti risorse che probabilmente il Premier Meloni avrebbe interesse a utilizzare nella prossima legge di bilancio. Ma noi parliamo chiaro: se il Rup che gestisce una gara è bravo, va pagato. Tutti devono essere consapevoli che senza Rup si ferma la Pa e si ferma l’Italia”. Daniele Ricciardi chiude il congresso nazionale di Assorup facendo leva ancora una volta sull’orgoglio del Responsabile unico del progetto, erede del Responsabile unico del procedimento e figura centrale nella macchina degli appalti che tuttavia ancora fa fatica a trovare il giusto riconoscimento di inquadramento ed economico. “Io sono Rup” è lo slogan di oggi e di domani. Il presidente di Assorup in 18 mesi ha tirato su una creatura associativa che per la prima volta dà una rappresentanza o almeno un punto di riferimento alla schiera enorme di figure di dipendenti pubblici che lavorano, spesso silenziosamente, a tirare avanti il sistema degli appalti. Ora è tempo di correttivo al codice 36 e il discorso conclusivo del presidente – dopo una giornata in cui ancora è stato chiaro il corteggiamento della politica con il ministro Salvini, il sottosegretario Ferrante, il vicepresidente del Senato Gasparri e ancora Nardella (Pd), Milani (FdI) – va a parare inevitabilmente sulle principali proposte di Assorup.
La proposta della patente del Rup (o almeno di una certificazione)
La principale proposta batte sempre sullo stesso punto da un anno e mezzo: un riconoscimento del ruolo e della figura del Rup che oggi – come ha più volte ricordato Ricciardi – può essere chiamato dalla propria amministrazione a svolgere questo compito nel singolo appalto senza avere certificato alcun requisito per farlo. Quindi serve una “patente del Rup”, uno spartiacque fra chi può e chi non può. Una proposta che finora non è riuscita ad abbattere un muro di controindicazioni giuridiche, organizzative, economiche, sindacali – qualche volta anche fondate – che arrivano dal sistema. Ragione per cui Assorup è pronta a percorrere momentaneamente una via subordinata che ugualmente arrivi al punto-chiave.
“Assorup – ha detto Ricciardi – chiede che con il decreto correttivo venga modificato il secondo comma dell’art. 15 del codice sostituendo le parole ‘in possesso dei requisiti di cui all’allegato I.2’ con ‘in possesso della certificazione di cui all’allegato I.2’. Tale allegato dovrà prevedere i livelli e i meccanismi di certificazione. Le opzioni sul tavolo sono un sistema analogo alle professioni riconosciute con un esame di Stato che potrebbe gestire l’Anac e che in base al risultato colloca il Rup nei diversi livelli di competenza (base, intermedia, avanzata ed esperta)”.
Fin qui la proposta classica. Poi, il passo avanti, alla ricerca di un compromesso comunque soddisfacente. “Se invece il Governo non intende intaccare la disciplina sulla qualificazione delle stazioni appaltanti – ha continuato Ricciardi – i livelli possono essere tre (base, specialistico e avanzato) e il riconoscimento della certificazione sarà fatto sui titoli (la partecipazione alle tre tipologie di corsi) e l’esperienza pregressa come Rup. L’ANAC ha tutto il patrimonio di dati necessari per riconoscere la quantità e la qualità dei contratti gestiti da ciascun Rup italiano. La patente, così costruita, determina l’inserimento in un albo che può facilitare il trasferimento tra stazioni appaltanti anche in relazione all’esperienza sul campo legata alle categorie merceologiche. Solo con la patente si realizza la tutela del Rup (sentirsi preparato a ricoprire il ruolo), l’interesse della stazione appaltante (vedere realizzato il progetto), la garanzia per i cittadini (spendere bene il denaro pubblico)”.
L’apertura di Busìa sulla certificazione del Rup

Non è per niente un caso che in apertura dei lavori anche il presidente di Anac, Giuseppe Busìa, in passato molto freddo sull’ipotesi della patente a punti, avesse fatto un’apertura proprio nella stessa direzione indicata poi da Ricciardi. “E’ – ha detto Busìa – un momento importante per tutti noi, abbiamo davanti grandi sfide perché i contratti pubblici sono il presupposto delle transizioni climatica, digitale, di inclusione sociale. Per attuare i principi di risultato e di fiducia, per costruire la fiducia occorrono le persone e anche nel percorso che stiamo cercando di costruire della qualificazione delle stazioni appaltanti, dobbiamo dare più attenzione alle persone. Dobbiamo imparare a misurare le vostre prestazioni e l’Anac ha la possibilità di raccogliere dati sul lavoro che ognuno di voi fa, sui successi e sugli insuccessi, possiamo costruire insieme un sistema che valorizzi e premi i Rup quando fanno bene il loro lavoro”.
La proposta di Ricciardi: incentivi alla formazione in legge di bilancio
La formazione dei Rup è sempre stato un tema centrale per Assorup, fin dalla nascita. “Non occorre spendere troppe parole – ha detto Ricciardi – sull’indagine svolta nel mese di maggio dalla quale è emerso che ogni anno viene riconosciuto un buono formazione di 8 euro per ciascun RUP”. Ora arriva una nuova proposta. “Assorup chiede – ha detto il presidente – che, con la prossima legge di bilancio, il fondo gestito dal MIT per l’aggiornamento professionale del responsabile unico del procedimento (RUP), ai sensi dell’articolo 7 bis del decreto semplificazioni 2020, venga raddoppiato a 4 milioni di euro l’anno prevedendo un meccanismo di incentivazione e di rimborso in favore delle stazioni appaltanti virtuose che investono sul proprio personale. Fermo il programma nazionale realizzato mediante la SNA, le Stazioni Appaltanti che scelgono autonomamente i propri enti di formazione dovrebbero essere rimborsate mediante il fondo per la differenza tra la spesa sostenuta e una soglia minima di 5.000 euro”. Non è mancata la polemica per la norma del codice che vieta alle società private con scopo di lucro di svolgere corsi di formazione riconosciuti ai fini della qualificazione delle stazioni appaltanti. “Siamo contrari alla statalizzazione della formazione”, ha tuonato Ricciardi riprendendo una polemica che il Diario dei nuovi appalti per primo aveva lanciato. Anche questa possibile riforma del codice è lasciata a un intervento del correttivo.
Veronica Vecchi (Bocconi): il Ppp sarà rivisto per garantire maggiore concorrenza a monte
Veronica Vecchi, docente della Bocconi e da tempo una delle maggiori esperte in tema di Ppp in Italia, soprattutto sul versante economico-finanziario, è stata invitata al congresso Assorup in conversazione con la direttrice dell’ufficio studi dell’associazione, Veronica Navarra, soprattutto per orientare i Rup alle scelte da fare fra appalto e concessione o Ppp (“che il codice ha chiarito essere una concessione”). Vecchi è fra gli esperti consultati dal governo sulla riforma del Ppp che il ministro Matteo Salvini e la sua capa ufficio legislativo Elena Griglio hanno detto di voler inserire nel decreto correttivo del codice 36. Vecchi ha ricordato che “la proposta di iniziativa privata oggi rappresenta il 70% dei casi di Ppp” e che la riforma “punterà a garantire una maggiore concorrenza a monte del procedimento”: le amministrazioni pubbliche che intendono attivare questo genere di contratto dovranno “pubblicare avvisi per stimolare manifestazioni di interesse”. Vecchi non lo ha detto ma dalle indiscrezioni che circolano il governo vorrebbe potenziare, a questo proposito, l’istituto del dialogo competitivo, che finora da noi non ha avuto molta fortuna e che dovrebbe sviluppare un confronto con il mondo delle imprese e degli operatori prima che il bando venga emesso proprio per raccogliere le indicazioni dei potenziali partecipanti alla gara”.
Milani (FdI): per il Bim rinvio o la soglia sarà ridotta meno del previsto

Al congresso Assorup è intervenuto anche Massimo Milani, esponente di punta di Fratelli d’Italia in ottava commissione della Camera. “La giornata di oggi – ha detto Milani – ancora una volta ci ha riproposto il tema decisivo per il settore degli appalti di una adeguata contrattualizzazione del Rup, una figura che non può più essere un funzionario o un dirigente generico ma deve avere una sua specifica previsione che coincida con il project manager della pubblica amministrazione. Aggiungo che questa figura deve anche avere una sua autonomia di azione rispetto all’organizzazione gerarchica della stazione appaltante cui appartiene per configurare un modello meno rigido di pubblica amministrazione: a questo proposito considero una grande novità la norma del codice che ha introdotto la somma dell’1% dell’importo di appalto per l’acquisizione di professionalità esterne alla Pa da utilizzare come collaboratori dell’ufficio del Rup nello svolgimento dell’appalto”. Milani che, direttamente o indirettamente partecipa anche ai tavoli in corso nella maggioranza per il correttivo al codice, dal palco annuncia anche che “sull’estensione del Bim anche alle opere piccole e medie, credo che avremo un rinvio rispetto al termine del 1° gennaio 2025, perché non siamo ancora preparati, oppure in alternativa avremo un abbassamento della soglia di 5,5 milioni a un importo più alto che non il milione previsti attualmente dal codice”.
Naddeo e i sindacati: incentivi nella contrattazione collettiva nazionale
Sul tema degli incentivi ai Rup è intervenuto anche il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, secondo cui “è difficile immaginare che il riconoscimento degli incentivi ai Rup possa avvenire per una via diversa dalla contrattazione nazionale”. D’accordo i sindacati presenti al tavolo. La segretaria nazionale della Fp Cgil, Tatiana Cazzaniga, ha tuttavia fatto un’apertura interessante sotto il profilo contrattuale e organizzativo. “Penso sia arrivato il momento – ha detto – di chiederci se non siano maturi i tempi per creare dentro la pubblica amministrazione un’area professionale per quei lavoratori che dentro l’amministrazione svolgono un’attività professionale da valorizzare”. Per Andrea Cuccello, segretario confederale Cisl, la priorità del correttivo è invece cancellare dall’articolo 11 il comma 3 relativo ai contratti equivalenti, introdotto da una manina quando è chiaro che ci si doveva fermare al comma 1 sull’obbligo di applicare il contratto più rappresentativo a livello nazionale”.