La giornata

Trump Show all’Onu, Meloni fa marcia indietro sulla Palestina

  • Oice, gare per 1,6 miliardi nei primi otto mese del  2025,
  • Rete elettrica, i gestori europei chiedono nuove norme sugli appalti26%
  • Poste e Leonardo firmano un’intesa per l’innovazione e sicurezza nei servizi logistici

23 Set 2025

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IN SINTESI

Migranti, petrolio,  politiche verdi. Dal palco dell’Assemblea Generale dell’Onu, dove ha parlato ieri per 57 minuti, il presidente USA, Donald Trump, attacca a tutto campo. La premier Giorgia Meloni dice di condividere molto del discorso dell’inquilino della Casa Bianca ma la novità  è la mossa sulla Palestina con l’apertura al riconoscimento dello Stato della Palestina a due condizioni: la liberazione degli ostaggi da parte di Hamas e la sua esclusione da ogni forma di governo  nella Striscia. Ieri Trump ha scosso il Palazzo di Vetro. Ha attaccato le Nazioni Unite, tacciate di inutilità, ha attaccato l’Europa, “imbarazzante” che continua ad acquistare greggio dalla Russia, vittima delle sue politiche  energetiche suicide e della sue politiche sull’immigrazione. A tal punto che i Paesi europei “andranno all’inferno” se non applicheranno le politiche Maga grazie alle quali gli USA sono entrati in pochi mesi “nell’età dell’oro”.  Duro l’affondo sul clima. La battaglia al cambiamento climatico che, a suo dire, altro non è che una “truffa”: gli ambientalisti “vogliono uccidere le mucche”, ha detto ricordando che è stata sua la decisione di far uscire gli Stati Uniti dal “fake” accordo di Parigi. E poi, ha rivendicato, “ho risolto sette guerre in sette mesi e non ho ricevuto dall’Onu neanche una telefonata”. Del discorso di Trump, sono molti i passaggi che  Meloni ha detto di condividere. In particolare, “l’approccio ideologico nei confronti del Green Deal ha finito con il non rendersi conto del fatto che stava minando la competivitità del nostro sistema”, afferma la premier nel punto stampa a New York, dove è arrivata per partecipare all’assemblea dell’Onu. Meloni  ha detto di condividere molti passaggi di Trump, oltre al Green Deal, anche i temi dell’immigrazione e la necessità di rendere efficienti gli organismi multilaterali.

Ma è sulla Palestina che è arrivato, a sorpresa, l’annuncio di Meloni in occasione di un punto stampa alla vigilia del suo intervento (in italiano) al Palazzo di Vetro nella notte tra mercoledì e giovedì. Una mossa maturata di fronte all’ondata di ulteriori riconoscimenti della Palestina all’Onu, che hanno isolato l’Italia e la Germania in Europa, di fronte alle proteste di piazza dí lunedì , sfociate anche in alcuni episodi violenti, ma che hanno visto una grande partecipazione pro Gaza, e di un pressing sempre più incalzante delle opposizioni. La premier ha spiegato così il suo ragionamento: “Io personalmente continuo a considerare che il riconoscimento della Palestina in assenza di uno Stato che abbia i requisiti della sovranità non risolva il problema, non produca risultati tangibili, concreti per i palestinesi. Dopodiché si dice che però il riconoscimento della Palestina può essere un efficace strumento di pressione politica e va bene, capisco, però dobbiamo anche capire su chi. Io penso che la principale pressione politica vada fatta nei confronti di Hamas perché è Hamas che ha iniziato questa guerra ed è Hamas che impedisce che la guerra finisca rifiutandosi di consegnare gli ostaggi”. Meloni ha quindi annunciato che “la maggioranza presenterà in aula una mozione per dire che il riconoscimento della Palestina deve essere subordinato a due condizioni: il rilascio degli ostaggi e ovviamente l’esclusione di Hamas da qualsiasi dinamica di governo all’interno della Palestina, perché dobbiamo capire quali sono le priorità giuste”.  Ma per la segretaria del Pd Elly Schlein “non è il momento di giochi di prestigio e delle prese in giro”, mentre per il leader del M5s Giuseppe Conte “l’ultima ‘trovata’ di Meloni è un misero espediente che conferma l’ignavia del nostro governo”.

Accordo di libero scambio tra la Commissione Ue e l’Indonesia

L’Ue e l’Indonesia hanno concluso i negoziati per un accordo di partenariato economico globale (Cepa) e un accordo di protezione degli investimenti (Ipa). A breve, la Commissione europea presenterà quindi al Consiglio la sua proposta di firma e conclusione del Cepa e dell’Ipa. Una volta adottati dal Consiglio, l’Ue e l’Indonesia potranno firmare gli accordi. Dopo la firma, i testi saranno trasmessi al Parlamento europeo per l’approvazione. Una volta ottenuta l’approvazione del Parlamento europeo e dopo la ratifica da parte dell’Indonesia, il Cepa e l’Ipa potranno entrare in vigore. “Ci siamo impegnati a raddoppiare gli sforzi in materia di diversificazione e partenariati, al fine di sostenere ulteriormente l’occupazione nell’Ue e stimolare la crescita – commenta in una nota la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen -. Il nostro accordo con l’Indonesia crea nuove opportunità per le imprese e gli agricoltori in un’economia importante e in crescita. Ciò ci garantisce inoltre un approvvigionamento stabile e prevedibile di materie prime fondamentali, essenziali per l’industria europea delle tecnologie pulite e dell’acciaio”. Secondo Bruxelles, il Cepa apporterà notevoli vantaggi agli agricoltori europei, riducendo i dazi sui prodotti agroalimentari e proteggendo i prodotti tradizionali dell’Ue, nonché settori industriali chiave come quello automobilistico, chimico e meccanico. Complessivamente, gli esportatori dell’Ue risparmieranno circa 600 milioni di euro all’anno in dazi pagati sulle loro merci che entrano nel mercato indonesiano, e i prodotti europei saranno più accessibili e disponibili per i consumatori indonesiani. L’accordo crea una zona di libero scambio di oltre 700 milioni di consumatori fondata sulla trasparenza e la prevedibilità.

Consip avvia la nuova Consultazione di mercato semestrale

Uno strumento innovativo che rafforza la collaborazione tra domanda pubblica e offerta privata per sviluppare gare più efficaci e mirate: è questo l’obiettivo della “Consultazione di mercato semestrale”, pensata da Consip per identificare in modo sempre più puntuale i fabbisogni delle amministrazioni e raccogliere le proposte delle imprese. Con un approccio strutturato e organizzato in due momenti dell’anno (febbraio-aprile e settembre-novembre) – attraverso uno spazio dedicato sul sito Consip (link) – le amministrazioni potranno segnalare fabbisogni ed esigenze operative/progettuali, mentre le imprese potranno proporre nuovi prodotti, servizi e soluzioni, compilando gli appositi questionari. Lo strumento rappresenta un valore anche per le piccole e medie imprese e le start-up, che trovano un canale diretto per presentare idee nuove e modelli di servizio non ancora consolidati, rendendo la Consultazione un volano per la crescita e la diffusione dell’innovazione. I contributi raccolti e analizzati da Consip consentiranno di pianificare gare innovative, coerenti all’offerta di mercato e aderenti ai reali bisogni delle PA, oltre che alimentare un confronto continuo fra domanda pubblica e mercato privato. La Consultazione rafforza la nuova stagione di dialogo e co-progettazione tra PA e imprese e si inserisce nel percorso di confronto e trasparenza – guidato dal Piano industriale 2025-28 di Consip – e già avviato con il Piano Gare annuale e il Market Day.

Oice, gare per 1,6 miliardi nei primi otto mese del  2025, +26%

Sono in netto miglioramento negli ultimi due mesi i bandi pubblici per servizi tecnici analizzati dall’Osservatorio gare OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria, con i primi otto mesi in aumento del 26% sul 2024: circa 1,6 mld. rispetto a circa 1,3 del 2024. Va precisato che, al fine di restituire un più verosimile andamento del mercato, i dati citati e nel seguito esposti non tengono volutamente in considerazione il mega-bando Consip SpA per conto del Ministero dell’Economia e delle Finanze da 2,1 mld pubblicato nel mese di agosto. Anche il bimestre estivo 2025 (luglio-agosto) è risultato in crescita: +62,0% sull’analogo bimestre del 2024.Nell’ottavo mese dell’anno, il valore ottenuto sommando l’importo delle gare per servizi di ingegneria e architettura (414,9 mln) al valore della progettazione esecutiva stimata compresa negli appalti integrati (36,0 mln), raggiunge l’importo complessivo di 450,9 mln, evidenziando una consistente crescita su agosto 2024 del 60,6% e una impennata su luglio 2025 del 150,7%.

Così commenta i dati dell’Osservatorio di agosto il Presidente dell’Associazione, Giorgio Lupoi: “E’ positiva questa crescita che migliora le prospettive molto negative dei primi mesi. Abbiamo tolto dal calcolo il maxi-bando Consip che avrebbe falsato il confronto ma a fine anno sarà comunque calcolato. Assistiamo invece a sempre più frequenti criticità negli atti di gara. Siamo alle solite notae dolentes: parcelle artatamente sottostimate, requisiti a pena di esclusione palesemente illegittimi, tempi di pagamento assurdi che costringono il progettista a finanziare la stazione appaltante senza certezza di ricevere il saldo. Su questi e su altri punti l’Associazione e il nuovo Consiglio che si è insediato questa settimana è compatto nel volere perseguire azioni tese a ripristinare quell’equilibrio contrattuale e quel rispetto fra le parti che oggi latitano pur essendo richiamati come principi fondamentali nel Codice appalti. Se le stazioni appaltanti continueranno a fare finta di niente, lo faremo su vari fronti: con il legislatore, con l’Anac – da cui attendiamo il nuovo bando-tipo – e se necessario con il giudice amministrativo”.

Le gare per soli servizi di ingegneria e architettura (esclusi gli appalti integrati) rilevate ad agosto hanno raggiunto un importo di 414,9 mln. Dal confronto con luglio 2025, i dati evidenziano una forte crescita in valore: +151,8% su luglio 2025, +71,2% su agosto 2024. Complessivamente, nei primi otto mesi del 2025, l’importo totale dei servizi di ingegneria e architettura ha raggiunto i 1.503 mln. Rispetto allo stesso periodo 2024, si registra una crescita in valore del 35,5%. Ad agosto, nel contesto di una battuta di arresto generale nel numero delle gare UE (-61,0% su luglio 2025; -47,1% su agosto 2024), l’Italia, con 178 bandi, registra tuttavia una crescita (+39,1%) sul mese precedente, balzando dal quinto al terzo posto per gare pubblicate (solo a giugno 2025 era all’ottavo posto). Anche il confronto con agosto 2024 mostra un dato estremamente positivo in numero (+114,5%). Per quanto riguarda le gare di sola progettazione, nel mese di agosto il dato pare evidenziare un trend positivo: con un valore di 254,1 mln, si registra infatti un +338,4% su luglio 2025 e un +630,0% su agosto 2024. Nei primi otto mesi del 2025, i bandi di sola progettazione emessi hanno raggiunto un valore complessivo di 586,9 mln, con una forte crescita rispetto allo stesso periodo 2024 del 72,0%.

I bandi per accordo quadro rilevati ad agosto sono stati 100, pari al 46,5% del totale dei bandi per servizi di ingegneria e architettura pubblicati, di cui hanno costituito il 13,1% in termini di valore, con 328,9 mln. Rispetto a luglio 2025, si rileva una considerevole impennata sia nel numero (+614,3%), che in valore (+1.223,5%). Anche il confronto con agosto 2024 registra un’impennata nel numero dei bandi (376,2%), a fronte di una notevole crescita in valore (+78,0%).

Nei primi otto mesi del 2025, il numero dei bandi per accordo quadro rilevato è stato 205, per 782,9 mln, pari rispettivamente al 14,6% in numero e al 21,7% in valore sul totale dei bandi per servizi di ingegneria e architettura. Rispetto allo stesso periodo 2024, il numero dei bandi risulta in forte crescita sia nel numero (+51,9%), che in valore (+84,4%). Ad agosto 2025, le gare rilevate per appalto integrato sono state 38, con un importo della progettazione esecutiva compresa stimato in 36,0 mln. Rispetto al mese precedente, si evidenzia un’impennata del 139,2% del valore dei servizi, a fronte di una flessione del 38,7% nel numero delle gare. Il confronto con il mese di agosto 2024 evidenzia, diversamente, una leggera flessione del 6,6% nel valore della progettazione esecutiva, assieme a un calo del 29,6% nel numero delle gare pubblicate .Nei primi otto mesi del 2025, il valore della progettazione esecutiva incluso negli appalti integrati è stato di 122,6 mln. Rispetto allo stesso periodo 2024, si rileva una flessione in valore del 32,3%. Il numero dei bandi rilevati è stato di 495, con una minima flessione del 3,7% sui primi otto mesi del 2024.

Accordo di libero scambio tra la Commissione Ue e l’Indonesia

L’Ue e l’Indonesia hanno concluso i negoziati per un accordo di partenariato economico globale (Cepa) e un accordo di protezione degli investimenti (Ipa). A breve, la Commissione europea presenterà quindi al Consiglio la sua proposta di firma e conclusione del Cepa e dell’Ipa. Una volta adottati dal Consiglio, l’Ue e l’Indonesia potranno firmare gli accordi. Dopo la firma, i testi saranno trasmessi al Parlamento europeo per l’approvazione. Una volta ottenuta l’approvazione del Parlamento europeo e dopo la ratifica da parte dell’Indonesia, il Cepa e l’Ipa potranno entrare in vigore. “Ci siamo impegnati a raddoppiare gli sforzi in materia di diversificazione e partenariati, al fine di sostenere ulteriormente l’occupazione nell’Ue e stimolare la crescita – commenta in una nota la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen -. Il nostro accordo con l’Indonesia crea nuove opportunità per le imprese e gli agricoltori in un’economia importante e in crescita. Ciò ci garantisce inoltre un approvvigionamento stabile e prevedibile di materie prime fondamentali, essenziali per l’industria europea delle tecnologie pulite e dell’acciaio”. Secondo Bruxelles, il Cepa apporterà notevoli vantaggi agli agricoltori europei, riducendo i dazi sui prodotti agroalimentari e proteggendo i prodotti tradizionali dell’Ue, nonché settori industriali chiave come quello automobilistico, chimico e meccanico. Complessivamente, gli esportatori dell’Ue risparmieranno circa 600 milioni di euro all’anno in dazi pagati sulle loro merci che entrano nel mercato indonesiano, e i prodotti europei saranno più accessibili e disponibili per i consumatori indonesiani. L’accordo crea una zona di libero scambio di oltre 700 milioni di consumatori fondata sulla trasparenza e la prevedibilità.

Ue-Mercosur, la presidenza danese: “la critiche vanno ascoltate ma gli accordi servono”

“Credo che, dal punto di vista europeo, sia necessario avere linee commerciali aperte, e che gli accordi conclusi debbano essere equi ed equilibrati”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura danese, Jacob Jensen, a nome della presidenza di turno del Consiglio Ue. “Dal punto di vista del settore agricolo, lo scorso anno abbiamo registrato un surplus di esportazioni dall’Ue di oltre 60 miliardi di euro, questo la dice lunga sull’importanza di avere questi accordi e di avere linee commerciali aperte nel loro complesso”, ha aggiunto affermando la necessità di un confronto sui ” vari punti di vista degli Stati membri”.

Acqua, l’Italia chiede un fondo specifico fuori dalla Pac per finanziare le reti

L’Italia ha chiesto alla riunione del Consiglio Ue in fase di chiusura a Bruxelles di istitutire un fondo europeo specifico dedicato alla residenza idrica per finanziare infrastrutture idriche che garantiscano l’approvvigionamento la disponibilità di acqua per l’agricoltura. La richiesta è stata presentata nel corso di una discussione sollevata dalla delegazione tedesca. La proposta, ha chiarito un funzionario della rappresentanza permanente italiana presso l’Ue, risponde alla limitatezza di risorse europee destinate alla residenza idrica e all’impossibilità di utilizzare i fondi della Politica agricola comune per infrastrutture all’altezza dei problemi.

Mundys lancia un sustainability -linked bond da 500 milioni di euro

Mundys ha completato con successo l’emissione di un nuovo Sustainability-Linked Bond da 500 milioni di euro con scadenza a 6 anni, confermando il forte impegno ad integrare la sostenibilità nella propria strategia di finanziamento.
La nuova emissione è parte della strategia di Mundys di ottimizzazione delle scadenze di debito, mantenendo una forte struttura finanziaria.

Rete elettrica, i gestori europei chiedono nuove norme sugli appalti

Per rafforzare la rete elettrica il presidente del consiglio di amministrazione di Entso-E, la Rete europea dei gestori dei sistemi di trasmissione di energia elettrica,, Damian Cortinas, ha chiesto ai membri del Parlamento europeo un cambio delle norme sugli appalti pubblici. Durante una audizione in commissione Industria ed energia (Itre) del Parlamento Ue, Cortinas ha detto che “le regole vanno semplificate. Serve più flessibilità e serve avere più contratti a lungo termine”. Il presidente di Entso-E ha anche chiesto un regolamento che incoraggi la concorrenza e i finanziamenti. Secondo Cortinas, serve puntare anche sull’aggiornamento della forza lavoro.

Poste e Leonardo firmano un’intesa per l’innovazione e sicurezza nei servizi logistici

Poste Italiane e Leonardo hanno firmato oggi un MoU per la realizzazione di soluzioni sicure ed innovative nei servizi logistici di immagazzinamento e di smistamento automatizzato basate sulle tecnologie del Cloud Computing e dell’Intelligenza artificiale. Il Direttore Generale di Poste Italiane, Giuseppe Lasco, e il Condirettore Generale di Leonardo, Carlo Gualdaroni, hanno espresso ”massima soddisfazione per l’intesa raggiunta auspicando un percorso di collaborazione sinergica che, grazie alle tecnologie di Leonardo, possa rendere i servizi di Poste Italiane ancor più sicuri e avanzati”. Nel perimetro dell’accordo, si legge in una nota, rientrano lo sviluppo di soluzioni innovative di logistica e infologistica, soluzioni di Physical e Cyber security per la protezione delle persone, degli asset e delle piattaforme, nonché l’individuazione di aree di cooperazione su programmi strategici nazionali e internazionali. Le due società avranno modo di collaborare, infine, su soluzioni di welfare aziendale e su servizi banking, assicurativi, finanziari per tutti i dipendenti coinvolti oltre che per le società dei reciproci Gruppi.

Eni: progetto per una nuova bioraffineria a Sanazzaro de’ Burgondi

Eni ha ottenuto la Procedibilità dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e avviato l’iter autorizzativo per la conversione di alcune unità della raffineria di Sannazzaro de’ Burgondi (Pavia) in bioraffineria. Il progetto, per il quale è stata presentata l’istanza di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), prevede la conversione dell’impianto Hydrocracker (HDC2) mediante la tecnologia Ecofining™, la costruzione di un impianto per il pretrattamento degli scarti e residui che sono la carica prevalente con cui Enilive produce i biocarburanti HVO. L’idrogeno necessario verrà fornito dagli impianti esistenti, mentre infrastrutture ancillari, anche del sistema di logistica, verranno adeguate al nuovo assetto produttivo, che vedrà il prosieguo della produzione di carburanti tradizionali e quella di biocarburanti HVO diesel e SAF-biojet per l’aviazione a partire dal 2028. La nuova bioraffineria, che non modificherà la capacità della raffineria esistente ma le si affiancherà aumentando la diversificazione dei prodotti offerti sul mercato, avrà una capacità produttiva di 550mila tonnellate/anno di carica, e sarà flessibile nella produzione di SAF-biojet e HVO diesel. Gli impianti saranno in grado di trattare diversi tipi di cariche biogeniche, prevalentemente scarti e residui. Eni, tramite Enilive, è il secondo produttore di biocarburanti idrogenati HVO (Hydrogenated Vegetable Oil) sia diesel che biojet (SAF, Sustainable Aviation Fuel, carburante sostenibile per l’aviazione), in Europa. La costruzione della bioraffineria di Sannazzaro rafforza la presenza strategica della raffineria per la fornitura del carburante tradizionale avio e SAF a tutti gli aeroporti del nord-ovest, sia attraverso il collegamento via pipeline con Malpensa, sia attraverso i depositi collegati con la raffineria e prossimi agli altri scali. La trasformazione di parte della raffineria di Sannazzaro de’ Burgondi in bioraffineria conferma gli obiettivi strategici di Eni, attraverso Enilive, di crescita della capacità di bioraffinazione dalle attuali 1,65 milioni di tonnellate/anno a oltre 3 milioni nel 2028 e oltre 5 nel 2030, con la possibilità di produrre fino 2 milioni di SAF (carburante sostenibile per l’aviazione) entro il 2030. Attualmente la produzione di biocarburanti avviene nelle bioraffinerie Enilive di Venezia e di Gela, e nella bioraffineria St. Bernard Renewables LLC (joint venture partecipata al 50%) in Louisiana (Stati Uniti d’America). A queste si aggiungeranno nel 2026 la terza bioraffineria in Italia, a Livorno, e, a seguire, le due bioraffinerie attualmente in costruzione in Malesia e in Corea del Sud; inoltre, una ulteriore bioraffineria in Italia è stata annunciata in Sicilia, a Priolo.

Versalis: al Gazometro un incontro sulla strategia di trasformazione della chimica

Raccontare la trasformazione industriale è il tema dell’incontro promosso oggi al Gazometro da Versalis, società chimica di Eni, assieme a partner e clienti. L’evento “Versalis: dai polimeri ai mercati” è stata un’occasione per discutere e confrontarsi con le aziende della filiera sulle sfide e le opportunità legate al piano di trasformazione di Versalis, impegnata in un importante percorso di trasformazione focalizzato sempre più sulla progressiva specializzazione del portafoglio circolarità e biochimica e sull’innovazione. La strategia di trasformazione, annunciata dall’azienda chimica di Eni nell’ottobre 2024 e sostenuta da 2 miliardi di investimenti, in particolare in Puglia e Sicilia, prevede la crescita di nuove piattaforme dedicate alla chimica da fonti rinnovabili, ai processi circolari e ai prodotti specializzati; mercati in sviluppo nei quali Versalis sta consolidando una posizione di leadership, anche grazie a Novamont e Finproject. In un contesto di grande trasformazione, diventa centrale l’offerta di prodotti e soluzioni vicini alle esigenze dei clienti e dei mercati, che Versalis garantisce prima di tutto attraverso un portafoglio altamente diversificato e integrato lungo tutta la filiera, in grado di servire molteplici settori industriali, tra cui automotive, imballaggi, edilizia, agricoltura, elettrodomestici. Oltre ai prodotti tradizionali, in costante evoluzione, Versalis ha presentato le sue soluzioni per la transizione: dalle tecnologie di riciclo complementari e circolari – anche per il mercato degli imballaggi alimentari in plastica – ai prodotti compostabili da materie prime rinnovabili di Novamont, fino alle specialità di Finproject, impiegate nel mondo della moda, del design e in applicazioni che richiedono specifiche qualità tecniche e prestazionali. L’evento è stato anche occasione per approfondire, con rappresentanti del mondo accademico, delle associazioni e delle imprese, temi chiave quali il contesto normativo come leva per accelerare la trasformazione industriale, il riciclo avanzato, la bioeconomia, e le collaborazioni con startup e università per lo sviluppo di tecnologie innovative. Il Gazometro ha anche ospitato, nella giornata di ieri, un incontro tra 14 Associazioni dei Consumatori aderenti al CNCU (Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti), che hanno redatto e sottoscritto il “Patto per la plastica bio & circolare”. Il documento, risultato di un percorso di condivisione tra le associazioni dei consumatori, anche grazie alla piattaforma di dialogo messa a disposizione da Versalis, rafforza i principi e gli impegni per un uso più trasparente, responsabile e sostenibile degli imballaggi in plastica. Attraverso queste iniziative, Versalis conferma il proprio impegno a costruire e proseguire, insieme ai propri partner e clienti, la trasformazione del settore chimico, coniugando circolarità con innovazione e partnership per offrire soluzioni concrete a mercati in continua evoluzione.

Energia, Linde Gas Italia: l’industria crede nell’idrogene verde, crescono gli investimenti globali

Il settore dell’idrogeno pulito ha raggiunto un traguardo importante: 110 miliardi di dollari di investimenti impegnati in più di 500 progetti in tutto il mondo che hanno superato la decisione finale di investimento, sono in costruzione o già operativi, con un incremento di 35 miliardi di dollari rispetto allo scorso anno. Non solo, dal 2020, il settore registra in media un tasso di crescita annuo degli investimenti impegnati del 50%. A sostenerlo è il rapporto Global Hydrogen Compass dell’Hydrogen Council, redatto insieme a McKinsey & Company. Tra le 140 aziende di oltre 20 paesi in America, Europa, Africa, Medio Oriente e Asia-Pacifico che fanno parte dell’Hydrogen Council e credono in questa risorsa c’è anche Linde, leader mondiale nel settore dei gas industriali e dell’ingegneria, presente in Italia con la sede centrale ad Arluno, nell’hinterland milanese e una vasta rete di depositi e punti vendita sul territorio nazionale. “Come riportato anche nel nostro Sustainable Development Report 2024 – sottolinea Andrea Porrini, ceo di Linde Gas Italia – nonostante l’incertezza normativa e le difficili condizioni macroeconomiche, Linde è rimasta determinata nel perseguire opportunità nel settore dell’energia pulita che rispettino i nostri criteri di investimento. Crediamo fermamente che l’idrogeno pulito e la cattura del carbonio giocheranno un ruolo fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici, soprattutto nei settori difficili da decarbonizzare (hard-to-abate). Tornando ai dati diffusi dall’Hydrogen Council, ritengo importante evidenziare che anche il settore dell’idrogeno risponde a logiche legate alla maturazione graduale del settore: il progresso negli investimenti è accompagnato da un’inevitabile selezione naturale, i progetti più solidi avanzano e quelli meno validi vengono ritirati.” Dal 2020 sono stati annunciati a livello globale oltre 1.700 progetti legati all’idrogeno, un aumento di 7,5 volte, mentre circa 50 progetti sono stati pubblicamente cancellati negli ultimi 18 mesi, pari a circa il 3% del totale; la maggior parte erano iniziative legate all’idrogeno rinnovabile nelle prime fasi. Sfide strutturali, tra cui tassi d’interesse persistentemente elevati e ritardi nell’attuazione delle politiche in alcune regioni, stanno intensificando questo processo di selezione.

“In Linde – prosegue Porrini – abbiamo oltre 100 anni di esperienza nel campo dell’idrogeno e un’attività globale solida e consolidata in questo settore. In qualità di leader mondiale nella produzione di idrogeno, possediamo competenze lungo l’intera catena del valore – produzione, distribuzione e stoccaggio. Copriamo l’intero spettro dell’idrogeno, inclusi quello convenzionale (grigio), a basse emissioni di carbonio (blu) e rinnovabile (verde), derivati da varie materie prime e risorse naturali. Gestiamo più di 150 impianti di Steam Methane Reforming (SMR) e unità di Pressure Swing Adsorption (PSA), e abbiamo installato oltre 80 elettrolizzatori a livello globale. Possediamo inoltre la più grande flotta al mondo di autocisterne e rimorchi per l’idrogeno e abbiamo installato più di 210 stazioni di rifornimento di idrogeno in tutto il mondo per uso nella mobilità. La nostra strategia aziendale si concentra sul supporto attivo ai nostri clienti in diversi settori per decarbonizzare le loro attività operative con le più recenti tecnologie di cattura del carbonio e dell’idrogeno. Ci consideriamo ‘facilitatori’ della decarbonizzazione – abbiamo un ruolo di rilievo nella trasformazione e nell’aiutare gli altri nella transizione verso le zero emissioni nette. Guardando all’Italia, miriamo a stabilirci come attore chiave, in linea con la crescita e gli sviluppi del settore.” A livello nazionale, Linde Gas Italia ha contribuito con il suo prodotto e le sue soluzioni ingegneristiche alla realizzazione dei primi due distributori di idrogeno per la mobilità del Paese a Bolzano e a Mestre. Inoltre, sta collaborando con alcuni partner per la decarbonizzazione del settore marittimo e per la generazione di energia.

Nextchem apre un nuova sede ad Abu Dhabi per promuovere la transizione energetica in Medio Oriente

Nextchem, società del gruppo Maire, apre una nuova sede ad Abu Dhabi, un passaggio fondamentale nell’espansione strategica della società in Medio Oriente. Nextchem è una realtà multinazionale nel campo dell’ingegneria per i servizi energetici downstream con solide radici italiane. Il gruppo è presente in 50 paesi con oltre 10.200 persone e vanta un track record di più di 1.500 progetti completati nel mondo. Maire è presente e attiva negli Emirati Arabi Uniti fin dalla fine degli anni ’90 con la sua business unit di engineering & construction Tecnimont, con numerosi progetti strategici eseguiti nell’area del Golfo a supporto dello sviluppo economico e sociale dell’area. Tecnimont e Nextchem sono attualmente impegnate nel progetto onshore Hail and Ghasha di Adnoc, una delle iniziative più importanti per decarbonizzare l’industria della lavorazione del gas a livello globale. Il gruppo è inoltre attivo in Arabia Saudita, Qatar e Oman con altre iniziative strategiche. Con l’apertura della nuova sede, Nextchem, che guida la business unit Sustainable Technology Solutions (STS) di Maire rafforza la sua presenza nella regione offendo un portafoglio tecnologico all’avanguardia e soluzioni innovative a supporto della decarbonizzazione, articolate in tre linee di business: Sustainable Fertilizers & Nitrogen-Based Fuels, dedicata ai fertilizzanti azotati; Low-Carbon Energy Vectors, dedicata a prodotti chimici e carburanti a bassa impronta carbonica; Sustainable Materials and Circular Solutions, dedicata all’economia circolare.  “L’apertura degli uffici locali di NEXTCHEM sottolinea il nostro impegno a lungo termine negli Emirati Arabi Uniti e nell’intera regione mediorientale,” ha dichiarato Mohammed Nafid, Vice Presidente Medio Oriente STS. “Forti di oltre vent’anni di esperienza ingegneristica consolidata grazie a Tecnimont, oggi portiamo il portafoglio tecnologico Nextchem a supporto degli obiettivi di decarbonizzazione dei nostri clienti. I clienti cercano partner capaci di combinare una solida esperienza nella realizzazione dei progetti con soluzioni tecnologiche innovative, competitive e sostenibili dal punto di vista economico,” ha aggiunto Nafid. “La nostra sede di Abu Dhabi ci consentirà di collaborare ancora più strettamente con gli stakeholder, rafforzando la leadership globale della regione nella transizione energetica, progetto dopo progetto.”

Ex Whirlpool, Invitalia approva il contratto di sviluppo da 103 milioni di Italian Green Factory per un polo della transizione green

È stato approvato il Contratto di Sviluppo con Italian Green Factory (gruppo Tea Tek) per l’attuazione di quattro importanti progetti industriali e di ricerca, con un investimento complessivo di 103,7 milioni di euro. Lo strumento è gestito da Invitalia per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. I progetti approvati, che riguardano la reindustrializzazione dell’area ex Whirlpool di Napoli e Pomigliano d’Arco, rappresentano un passo fondamentale per la transizione verso un’economia più sostenibile e per il rilancio produttivo dell’area. Le agevolazioni concesse da Invitalia sugli investimenti ammissibili ammontano a circa 67 milioni di euro. I progetti approvati comprendono interventi industriali e attività di ricerca e sviluppo, con l’obiettivo di rafforzare la capacità produttiva del settore fotovoltaico e sviluppare tecnologie innovative per il mercato delle energie rinnovabili. A Napoli, Italian Green Factory investirà oltre 72 milioni di euro per riconvertire il sito ex Whirlpool e avviare la produzione di componenti fotovoltaici. A Pomigliano d’Arco, quasi 19,5 milioni saranno impiegati per riqualificare l’impianto industriale, sempre destinato al comparto fotovoltaico. Parallelamente, saranno realizzati due progetti di ricerca: “LARA”, con un investimento di 6,2 milioni di euro, si concentrerà sullo sviluppo di sistemi di diagnostica predittiva per trasformatori e quadri elettrici; “RENEW”, con 5,2 milioni di euro, sarà incentrato sulla creazione di impianti solari calpestabili da integrare nelle infrastrutture stradali e urbane. Il piano occupazionale prevede il reintegro di 294 ex dipendenti Whirlpool, già riassunti a partire dal 31 ottobre 2023, e l’assunzione di 55 nuove risorse, per un totale di 349 addetti. Il Contratto di Sviluppo approvato rappresenta un nuovo, decisivo passo nel percorso di reindustrializzazione dell’area ex Whirlpool, una delle sfide più emblematiche per il rilancio dell’industria nel Mezzogiorno. Italian Green Factory aveva presentato la richiesta di Contratto di Sviluppo il 13 marzo 2024, avviando contestualmente la procedura per un Accordo di Sviluppo. Il Contratto di sviluppo approvato è propedeutico all’ingresso, nel prossimo periodo, di Invitalia attraverso il Fondo Salvaguardia Imprese con 29 milioni di euro. “Diamo nuova vita a un sito simbolo della crisi industriale trasformandolo in un polo d’eccellenza per il fotovoltaico e la transizione verde. È la dimostrazione che la reindustrializzazione in Italia è possibile quando pubblico e privato lavorano insieme con una visione chiara”, ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy,  Adolfo Urso ringraziando l’azienda per la tenacia e le organizzazioni sindacali per la forte collaborazione nella realizzazione di questo importante e significativo progetto.

Ddl Concorrenza, imprese artigiane: è necessaria una profonda riforma del mercato dell’energia

ll Ddl concorrenza non affronta il tema decisivo dell’energia, mentre è necessaria una profonda e organica riforma per ridurre il costo delle bollette. È quanto hanno sostenuto CNA, Confartigianato e Casartigiani in audizione alla Commissione Industria del Senato sul Ddl concorrenza sottolineando che il provvedimento non affronta “in maniera concreta ed efficace un aspetto cruciale per la competitività del sistema produttivo e delle piccole imprese in particolare”. Per le tre organizzazioni occorre “avviare una revisione del mercato all’ingrosso”, procedere al “progressivo disaccoppiamento tra il prezzo dell’energia prodotta da fonti fossili e quello da fonti rinnovabili”. Va esteso ai distributori di rete l’obbligo di separazione proprietaria per assicurare massima concorrenza e trasparenza del mercato energetico. CNA, Confartigianato e Casartigiani hanno indicato che in generale “il corretto funzionamento del mercato assume una rilevanza prioritaria” in quanto micro e piccole imprese risultano maggiormente esposte agli effetti negativi di contesti scarsamente concorrenziali.

Più nel dettaglio, le tre organizzazioni giudicano in modo positivo la fissazione di criteri e strumenti per rafforzare vigilanza e controlli sulla gestione dei servizi pubblici locali, e la predisposizione di un atto di indirizzo strategico triennale per favorire il trasferimento tecnologico e rafforzare la relazione tra mondo della ricerca e quello delle imprese. Inoltre, CNA, Confartigianato e Casartigiani sollecitano in tempi rapidissimi l’emanazione del decreto per la creazione del portale per consentire alle imprese di confrontare i contratti assicurativi per le polizze catastrofali. Infine, le organizzazioni artigiane rinnovano la richiesta di eliminare le storture nel mercato dell’autoriparazione, dove le compagnie di assicurazione impongono clausole contrattuali che penalizzano in modo rilevante le officine non convenzionate.

Deforestazione, la Commissione Ue propone un nuovo rinvio di un anno

“Riteniamo che non sia possibile accettare la lotta alla deforestazione con disagi per le nostre attività e le nostre catene di approvvigionamento: siamo preoccupati della quantità di informazioni che verrebbe immessa nel sistema, ed è per questo che cercheremo, insieme ai colegislatori, di chiedere un rinvio di un anno dell’entrata in vigore del regolamento”. Lo ha annunciato la commissaria europea all’Ambiente, Jessika Roswall, arrivando al Consiglio Ue Agricoltura in corso a Bruxelles. “Questo ci darà ovviamente anche il tempo di valutare i diversi rischi che questo carico di informazioni potrebbe immettere nel sistema”, ha sottolineato parlando ai giornalisti. La Commissione, ha aggiunto, consulterà i ministri per parlare di altre necessità. Per ora, ha chiarito ancora Roswall, la modifica riguarda le tempistiche, non le categorie di rischio dei Paesi. Le norme avrebbero dovuto applicarsi dal 30 dicembre 2025 per le grandi aziende e dal 30 giugno 2026 per le piccole e medie imprese. “Sebbene i nostri sforzi di semplificazione siano stati sostanziali, abbiamo concluso che non possiamo rispettare la scadenza iniziale perchè danneggerebbe le imprese e le catene di approvvigionamento. In particolare, abbiamo serie preoccupazioni riguardo i sistemi IT. La Commissione chiederà quindi un rinvio di un anno per evitare incertezza per le autorità e difficoltà operative per le imprese”.

Aviazione, Rixi guida la delegazione italiana alle 42ma assemblea Icao

Il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Edoardo Rixi guida la delegazione italiana alla 42ª Assemblea Generale dell’ICAO in corso a Montreal, il più importante appuntamento mondiale per l’aviazione civile. Per la prima volta dopo anni l’Italia sarà rappresentata a livello politico, segno della volontà di rafforzare il proprio ruolo nelle decisioni strategiche del settore. La delegazione include MIT, ENAC, ENAV e Stato Maggiore dell’Aeronautica. Al centro dei lavori i grandi temi del futuro del trasporto aereo: sicurezza, innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale e cooperazione internazionale. Lo sviluppo sicuro e sostenibile del traffico aereo globale resta una priorità per il Governo italiano.

Lavoro, Inapp: in 10 anni un esodo generazione di oltre 6 milioni di italiani,  a rischio il ricambio e la tenuta del welfare”

“In soli dieci anni usciranno dal lavoro circa 6,1 milioni di italiani: un esodo generazionale che rischia di lasciare il Paese senza ricambio e di mettere in crisi la tenuta del welfare”. Lo ha detto il presidente dell’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) Natale Forlani nel corso di un’audizione in commissione Transizione demografica. “L’Italia è già dentro una trasformazione demografica senza precedenti. Secondo le analisi Inapp, nei prossimi dieci anni usciranno dal mercato del lavoro circa 6,1 milioni di occupati, mentre i giovani disponibili non basteranno a sostituirli. Entro il 2060 la platea occupazionale cambierà radicalmente: la popolazione in età da lavoro (20-64 anni) si ridurrà del 34%, con inevitabili conseguenze su crescita economica, welfare e sostenibilità della spesa pubblica. La dinamica è già visibile oggi: indice di dipendenza demografica in crescita, carenza di competenze e difficoltà nel reperimento di personale, spesa pensionistica in aumento fino al 17% del PIL entro il 2040, e oltre 4 milioni di over 65 non autosufficienti che richiedono assistenza continuativa. Per questo è urgente intervenire con politiche mirate a contrastare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione”, ha proseguito Forlani.n”Il nostro Paese – ha spiegato il presidente dell’Inapp – non ha ancora sviluppato un sistema coerente di politiche e strategie che consenta di riconoscere un approccio efficace di age management. Occorre muoversi su due direttrici. Da una parte politiche pensionistiche per salvaguardare il pilastro previdenziale, restringendo gli schemi di ritiro anticipato e innalzando progressivamente l’età di pensionamento insieme a politiche attive che possano attivare quella quota di popolazione, circa 1,4 milioni di adulti, soprattutto giovani che oggi non studiano, non lavorano e non cercano un’occupazione, i cosiddetti Neet. Accanto a questo, misure efficaci per integrare nel mercato del lavoro la quota più grande di risorse non impiegate: le donne. Di fronte a questo scenario, occorre agire subito su due assi strategici. Uno è la rigenerazione della popolazione attiva. Attivare gli inattivi: a partire da 7,8 milioni di donne tra i 15 e i 64 anni oggi fuori dal mercato del lavoro, di cui oltre 1,2 milioni disponibili a lavorare. Nelle regioni del Sud, la quota di inattive disponibili supera il 23% (Campania e Sicilia). Ridurre i fattori di scoraggiamento: l’80% delle inattive nelle fasce centrali d’età cita motivi di cura familiare, mentre circa metà accetterebbe un impiego anche per salari inferiori a 1.000 euro netti mensili (e nello specifico il 21% fino a 600 euro e il 27,8% fino a 999 euro). Il 18,5% richiederebbe 1000 euro, il 19,5% tra i 1001 e i 1499 e il 13,1% 1500 euro e oltre. Più si eleva il titolo di studio, più le donne vorrebbero un’occupazione in linea con le proprie competenze o con il salario che ritengono adeguato, ma tra le inattive con figli e senza figli, sono le madri a mostrare un margine di compromesso più alto. Invecchiamento attivo: oggi il 54,9% degli occupati ha più di 45 anni. Servono politiche di ‘terza e quarta generazione’ per prolungare volontariamente la vita lavorativa – formazione continua, age management, flessibilità e sicurezza – valorizzando competenze ed esperienza dei lavoratori maturi”.

Altra leva è la sostenibilità della spesa sociale. Differenziare le politiche della terza età, distinguendo tra anziani attivi e oltre 4 milioni di over 65 non autosufficienti, di cui solo il 7,6% assistito in Rsa e il 30,6% con assistenza domiciliare integrata. Potenziare i servizi di prossimità: oggi la spesa pubblica per prestazioni sociali è pari a 587,5 miliardi di euro (59,3% della spesa corrente), ma solo 57,1 miliardi vanno all’assistenza sociale e meno della metà in servizi diretti. Riformare l’assistenza alla non autosufficienza, valorizzando il ruolo dei non autosufficienti anche come consumatori di spesa sociale, e promuovere la de-istituzionalizzazione in linea con la legge 33/2023 e le riforme Pnrr. Questa ‘doppia strategia’ – rigenerazione della forza lavoro e sostenibilità del welfare – richiede un cambio di passo immediato: politiche coordinate che superino interventi frammentari, valorizzino le competenze delle generazioni mature e sostengano l’ingresso di giovani e donne nel mercato del lavoro”.

Clima, dalle città parco nazionale all’housing sociale: le proposte del Wwf

Le città sono uno snodo chiave per comprendere e affrontare il cambiamento climatico. Non solo sono tra le principali responsabili della crisi climatica, ma ne subiscono anche gli effetti più gravi: ondate di calore, siccità prolungate, alluvioni improvvise. E, per le città costiere, anche l’innalzamento del livello del mare. Tra città metropolitane e comuni, le aree urbane sono responsabili in Italia del 75% delle emissioni globali di carbonio, a fronte di una occupazione della superficie terrestre pari al 3% (ANCI). Dai dati statistici europei rappresentati dall’ISPRA su danni economici e perdite umane, nel periodo che va dal 1980 al 2022, l’Italia si posiziona al terzo posto della classifica europea in termini di pericolosità degli eventi climatici estremi che hanno colpito le nostre città e le persone che ci vivono. La crisi climatica provoca anche notevoli pericoli dal punto di vista della salute, dagli effetti diretti delle ondate di calore a un aumento delle zoonosi e delle malattie trasmesse dai diversi vettori. Nelle 4 città più popolose d’Italia (Roma, Milano, Napoli e Torino) le tabelle grafiche del CMCC (Centro Euromediterraneo cambiamenti climatici) mostrano “chiaramente l’intensificarsi del riscaldamento globale nel corso del tempo”.
In occasione di Urban Nature, il festival della natura in città giunto alla sua nona edizione, il WWF lancia oggi un report dal titolo “ADATTAMENTO ALLA CRISI CLIMATICA IN AMBITO URBANO: RIPENSARE LE CITTÀ COME SISTEMI VIVENTI DI NATURA E PERSONE”, grazie alla collaborazione di esperte ed esperti di impatto della crisi climatica e gestione urbanistica, sanitaria, ambientale, sociale e di governance dell’adattamento. Nel report si ribadisce come il benessere, ma anche la salute e la sicurezza delle persone nei prossimi anni dipendano da come si deciderà di gestire negli spazi urbani la convivenza con la natura.
Si tratta di una raccolta di contributi di professionisti del mondo scientifico e accademico, che hanno costruito un’analisi su come favorire anche nelle città italiane una transizione verde urbana. “Adattare le città al rischio climatico – si legge nel report WWF – non è più un’opzione, ma una necessità. Dobbiamo ammorbidire gli impatti, creare zone cuscinetto, rendere i nostri insediamenti più resilienti, capaci di rispondere con una ‘logica vegetale’. È il principio delle nature-based solutions: alla forza della natura si risponde con la natura stessa”.
Tra le proposte* emerse dal report spicca la creazione, anche in Italia, di Città Parco Nazionali, aree urbane dove gli spazi verdi e le aree naturali fanno parte di scelte consolidate e si favorisce la diffusione di azioni sostenibili anche in funzione di una crescita della biodiversità. La prima città del mondo ad istituirsi come National Park City è stata Londra nel luglio 2019, seguita da Adelaide nel 2021, Breda nel 2022 e Chattanooga nel 2023. Attualmente sono decine le realtà urbane che intendono seguire il loro percorso, tra le quali Southampton, Glasgow e Rotterdam. Un altro obiettivo è la creazione di un Housing sociale climaticamente adattivo. Si propone cioè di integrare criteri di adattamento climatico e coesione sociale nelle politiche abitative, progettando alloggi e quartieri che favoriscano resilienza e relazioni sociali, attraverso standard obbligatori per l’efficienza energetica, con una attenzione particolare ad un percorso partecipativo dal basso.
Il report del WWF indica anche un tema raramente affrontato, quello che l’IPCC, il Panel scientifico delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, definisce “Maladaptation” (cattivo adattamento): la situazione che si verifica quando le azioni intraprese per aiutare le comunità ad adattarsi al cambiamento climatico, determinano, al contrario, un aumento della vulnerabilità stessa. Da tutti i contributi del report emergono almeno due indicazioni: 1) l’adattamento non può essere un ghetto, ma deve pervadere tutte le politiche pubbliche e private, fino ad arrivare a un nuovo modello di città, adeguando risorse, organizzazione e strumenti; 2) i meccanismi partecipativi, il coinvolgimento di popolazione e stakeholders sono essenziali per questo processo.

Canoni idroelettrici, la Regione Umbria incontra gli enti locali per ampliare le tipologie di progetti finanziabili

Rivedere il quadro normativo superando parcellizzazione, vincolo di utilizzo e tipologie di spesa delle risorse destinate ai territori interessati dagli impianti di grande derivazione idroelettrica. Questo l’obiettivo dell’incontro che si è tenuto nella sala riunione Arpa di Terni tra l’assessore regionale all’ambiente e all’energia Thomas De Luca ed i rappresentanti dei Comuni. La riunione fa seguito alle recenti assegnazioni dei fondi per il 2025 pari a oltre 3,6 milioni di euro distribuiti su 13 comuni umbri. Entro il 15 ottobre il tavolo si aggiornerà per il recepimento delle osservazioni su vincoli e criteri di assegnazione. “Come annunciato due mesi fa – dichiara l’assessore Thomas De Luca – stiamo rivedendo insieme ai Comuni il quadro normativo per cambiare strutturalmente la metodologia di assegnazione delle risorse. Il nostro obiettivo mira a garantire un utilizzo più efficace e diretto dei fondi, agevolando la fase di programmazione e puntando al miglioramento della qualità progettuale”. L’assessore De Luca ha presentato le modifiche che verranno introdotte sull’art. 24 della LR n.1 del 6 marzo 2023, al fine di permettere ai Comuni di fare uno sforzo in ottica di programmazione. La legge attualmente destina una quota pari al 35 per cento della componente fissa dei canoni allo sviluppo e alla valorizzazione dei comuni territorialmente interessati attraverso uno o più interventi nei quattro ambiti: decoro urbano; manutenzione ordinaria viabilità; manutenzione straordinaria, adeguamento, costruzione di impianti sportivi; realizzazione di grandi eventi e manifestazioni storiche. L’iniziativa recepisce l’impegno già annunciato dalla Regione Umbria di ampliare gli ambiti di spesa a partire dal prossimo anno, superando la parcellizzazione che limita la destinazione e la proficua utilizzazione delle risorse. I Comuni potranno elaborare proposte andando oltre gli attuali ambiti ed intervenire, ad esempio, nel contrasto alla povertà e nel sociale, nella bonifica di aree inquinate, nella rigenerazione urbana o nella prevenzione del rischio idrogeologico.
I comuni non dovranno più presentare progetti distinti per le quattro tipologie di spesa. Sarà possibile concentrare tutte le risorse su un’unica voce o un unico progetto. Ogni singolo comune potrà utilizzare l’intera somma assegnata per finanziare un unico evento o intervento strategico.
Gli ambiti di spesa ammissibili saranno significativamente ampliati. Oltre alle attuali aree, che per il 2025 includevano il sostegno a grandi eventi e manifestazioni storiche, verranno inserite nuove materie tra cui il sociale e il contrasto alla povertà, la bonifica di aree inquinate, la rigenerazione urbana e la prevenzione del rischio idrogeologico. È inoltre prevista la possibilità di realizzare impianti da Fonti Energetiche Rinnovabili per garantire risorse stabili nell’ambito delle CER.
Nell’ambito della riforma si valuterà la possibilità di utilizzare le risorse non solo nell’anno di assegnazione, ma anche in un’ottica pluriennale garantendo maggiore respiro e incisività agli interventi proposti, in linea con lo sforzo di programmazione richiesto ai comuni.
I comuni dovranno prendere prioritariamente in considerazione ed esprimersi obbligatoriamente sui progetti e sulle istanze che vengono avanzate dalle associazioni e realtà civiche territoriali, in particolare quelle dei centri minori e antiche municipalità interessate direttamente dalle opere idrauliche e dagli impianti. Con la nuova metodologia, nel bilancio preventivo i comuni dovranno anticipare dove intendono allocare le risorse e nel 2026 si aprirà un bando con progettualità basata sulle richieste avanzate. “Questo percorso di collaborazione istituzionale è fondamentale. Come Regione Umbria dimostriamo la volontà concreta di sostenere il territorio dando priorità alla qualità progettuale degli interventi che devono avere rilevanza nazionale” conclude l’assessore De Luca.

Ambiente: ENEA, lo smart working da solo non basta come ‘leva’ di sostenibilità

Il lavoro da remoto può ridurre traffico, inquinamento e consumi energetici, ma non può essere considerato una leva “green” in sé, in quanto i benefici dipendono da variabili come le abitudini di consumo e l’efficienza energetica dei mezzi di trasporto e dei luoghi in cui si svolge l’attività. È quanto emerge dallo studio Remote Work: Evolving Travel Behaviours and Their Impacts on Environmental Sustainability, curato dai ricercatori ENEA Roberta Roberto e Alessandro Zini e pubblicato in un volume dell’ISPI – Istituto per gli studi di politica internazionale.
“Spostare il lavoro dall’ufficio ad altre sedi come l’abitazione o centri di co-working incide sulla domanda di mobilità, con ricadute su traffico, consumi e qualità dell’aria”, spiegano i due autori. “Tuttavia – aggiungono – la riduzione di consumi ed emissioni è tutt’altro che scontata e può essere attenuata da diversi fattori, come i cosiddetti effetti rimbalzo. Ad esempio, chi si trasferisce in aree periferiche potrebbe andare incontro ad un aumento delle distanze percorse che vanificherebbe i vantaggi ambientali ottenuti dalla riduzione del numero di viaggi”.
Tuttavia, la riduzione del traffico da sola non basta. “L’aumento delle ore trascorse in casa per motivi professionali comporta un consumo di energia per riscaldamento, raffrescamento, illuminazione ed elettronica che rischia di annullare i vantaggi ambientali ottenuti dalla riduzione degli spostamenti, soprattutto se gli uffici restano comunque operativi e non sono gestiti in modo efficiente”, sottolineano i ricercatori.
Diversi studi citati nel report dimostrano che il risparmio di energia legato alle nuove forme di organizzazione flessibile del lavoro è altamente variabile, in quanto influiscono – oltre alle modalità di spostamento e ai mezzi utilizzati – il numero dei giorni in cui si lavora da remoto, l’efficienza energetica di edifici, impianti e dispositivi, l’uso ottimizzato delle tecnologie digitali e, da non trascurare, anche le abitudini comportamentali e di occupazione degli spazi. I ricercatori ENEA sottolineano che il lavoro da remoto potrebbe innescare un circolo virtuoso, stimolando una maggiore consapevolezza sui consumi energetici, promuovendo interventi di riqualificazione sostenibile degli edifici e rafforzando l’efficacia delle politiche pubbliche per l’efficientamento energetico del patrimonio abitativo.
Sono stati analizzati studi che hanno rilevato una riduzione dei consumi principalmente correlata al numero di giorni di lavoro da remoto (almeno 3 alla settimana). Mentre, in alcuni scenari, si è riscontrato che i consumi complessivi possono addirittura aumentare.

 

 

 

 

 

Maria Cristina Carlini

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