La giornata

Dazi, Usa e Ue trattano a oltranza. Trump, ancora niente lettera

  • Ue, Costa: al prossimo Consiglio la crisi degli alloggi sarà per la prima volta all’ordine del giorno
  • Target 2040, il Parlamento Ue respinge la procedura d’urgenza. Il Ppe ha votato contro
  • Ocse: l’occupazione sale al 72,1%  la  disoccupazione cala al 4,9%. L’Italia sotto la media per occupati, maglia nera per i  salari
  • Federalismo fiscale, Giorgetti: la riscossione locale è cruciale, valutare un nuovo ente
  • Partecipate statali, Studio CoMar: nel primo semestre il valore di borsa cresce a 263,5 miliardi, +42,2 miliardi da inizio anno
  • Karim Waly è il nuovo presidente di Ance Roma-Acer

09 Lug 2025

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IN SINTESI

Trattativa ad oltranza sui dazi tra Usa e Ue. Il negoziato corre sul filo e, al momento, il presidente Usa Donald Trump non dovrebbe inviare a Bruxelles la lettera che ha già inviato ai Paesi considerati poco collaborativi. “Da quello che capisco non riceveremo una lettera”, sul modello di Giappone e Sud Corea, con l’annuncio di un aumento delle tariffe Usa,  ha detto un portavoce della Commissione europea,  ieri durante l’incontro quotidiano con la stampa a Palazzo Berlaymont.  Bruxelles cerca di evitare lo scontro frontale e  Washington non arretra sulla tariffa generalizzata del 10%  ma lascia intravedere margini minimi per sconti sui dossier sensibili di auto, acciaio, alluminio, agroalimentare, alcolici e farmaceutica. I negoziati sui dazi tra Ue e Stati Uniti si sono “intensificati notevolmente” dopo fine maggio e stanno continuando “ogni singolo giorno” con “discussioni costruttive” e con “buoni progressi”, con l’obiettivo di arrivare a una “dichiarazione congiunta” o “accordo di principio”,  ha spiegato il commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic, in un intervento davanti alla plenaria del Parlamento europeo, ieri pomeriggio a Strasburgo. La speranza di “raggiungere risultati soddisfacenti, potenzialmente anche nei prossimi giorni”. Questo possibile accordo di principio, comunque, non sarebbe la fine, ma “il principio di un nuovo inizio”, perché fornirebbe “un quadro su cui continuare a costruire” gli accordi successivi, ovvero per aprire la strada a “un futuro accordo commerciale Ue-Usa a pieno titolo”. A ribadire la linea della fermezza è la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. “Da febbraio, gli Stati Uniti hanno imposto tariffe sul 70% del commercio totale dell’UE con gli Stati Uniti. L’entità e la portata di queste misure è senza precedenti. La nostra linea è stata chiara. Saremo fermi. Ma preferiamo una soluzione negoziata. Per questo stiamo lavorando a stretto contatto con l’amministrazione statunitense per raggiungere un accordo”,  ha detto.  “All’inizio della settimana ho avuto un buon scambio con il Presidente Trump per contribuire a far progredire le cose. Siamo alla ricerca di un quadro chiaro, da cui partire per continuare a costruire – ha aggiunto von der Leyen -. Il messaggio è quindi chiaro. Ci atteniamo ai nostri principi. Difendiamo i nostri interessi. Continuiamo a lavorare in buona fede. E ci prepariamo a tutti gli scenari”.

“Dall’inizio del nostro nuovo mandato, abbiamo già concluso nuovi accordi con il Mercosur, il Messico e la Svizzera. Lavoreremo per finalizzare l’accordo con l’India entro la fine dell’anno. E ne arriveranno altri. Perché il mondo è alla ricerca di partner su cui poter contare. E l’Europa è quel partner. E per noi è una parte fondamentale della nostra politica economica estera. Della nostra competitività. Perché può aprire nuove immense opportunità e mercati per le imprese europee. Quindi, sì, questo è un momento di rischio per l’Europa. Ma le opportunità ci sono. E sta a noi coglierle”, ha sottolineato ancora von der Leyen.

Ue, Costa: al prossimo Consiglio la crisi degli alloggi sarà per la prima volta all’ordine del giorno

“Al prossimo Consiglio europeo di ottobre per la prima volta metteremo un punto all’ordine del giorno. Ci sarà la crisi degli alloggi. È una crisi che investe tutta l’Europa, e l’Europa deve impegnarsi per risolvere questa crisi”. Lo ha detto il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, parlando alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, in fase di replica al termine del dibattito sull’ultimo vertice Ue.

Target 2040, il Parlamento Ue respinge la procedura d’urgenza. Il Ppe ha votato contro

La plenaria del Parlamento Ue, riunita a Strasburgo, ha respinto la procedura d’urgenza sulla proposta sull’obiettivo climatico 2040. La richiesta di procedura d’urgenza era stata presentata dai Verdi, dai socialisti e da Renew Europe. Il Ppe ha votato contro la procedura d’urgenza. Intervenendo in aula prima del voto, l’eurodeputato olandese del Ppe Jeroen Lenaers aveva detto che la richiesta non era giustificata. Martedì la Conferenza dei coordinatori della commissione Ambiente (Envi) aveva scelto di affidare il file ad un relatore dei Patrioti, tra la sorpresa dei gruppi di sinistra e dei liberali. La procedura d’urgenza avrebbe consentito di votare gli emendamenti direttamente sulla proposta della Commissione, senza la presentazione della relazione da parte del relatore dei Patrioti e i seguenti negoziati con i relatori ombra. La procedura avrebbe potuto consentire l’approvazione del mandato negoziale già a inizio settembre.

Lavoro, Ocse: l’occupazione sale al 72,1%  la  disoccupazione cala al 4,9%. L’Italia sotto la media per occupati e salari

I mercati del lavoro rimangono resilienti, con la partecipazione alla forza lavoro che ha raggiunto livelli record in molti paesi OCSE e la disoccupazione a livelli storicamente bassi. Tuttavia, vi sono segnali di rallentamento, poiché le incertezze geopolitiche e di politica commerciale frenano l’attività economica. E’ quanto emerge dall’Ocse Employment Outlook 2025,  diffuso ieri.  L’occupazione nell’area Ocse, che ha raggiunto i 668 milioni a maggio 2025 – con un aumento di circa il 26% dal 2001 – dovrebbe crescere di circa l’1,1% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026. Dopo essere stato pari o inferiore al 5,0% per oltre 3 anni, il tasso di disoccupazione nell’area Ocse si è attestato al 4,9% a maggio 2025 e si prevede che rimarrà vicino a questo basso livello fino al 2026. È stato di 0,5 punti percentuali più alto per le donne rispetto agli uomini. Il divario di genere nell’occupazione e nella partecipazione alla forza lavoro si sta riducendo in molti paesi. Tra il primo trimestre del 2024 e il primo trimestre del 2025, in media nei paesi OCSE, il tasso di occupazione femminile è aumentato di circa 0,2 punti percentuali in più rispetto a quello maschile. Il divario di genere nel tasso di partecipazione si è ridotto di 0,3 punti percentuali nello stesso periodo, in gran parte dovuto all’ingresso di un maggior numero di donne nel mondo del lavoro. I salari reali stanno crescendo nella maggior parte dei paesi OCSE, ma rimangono al di sotto dei livelli registrati all’inizio del 2021, poco prima dell’impennata dell’inflazione post-pandemica, in circa la metà dei paesi. Per quanto riguarda l’Italia, nello specifico, l’Ocse rileva che, nonostante il rallentamento della crescita economica dalla fine del 2022, il mercato del lavoro italiano ha raggiunto livelli record di occupazione e minimi storici di disoccupazione e inattività.  A maggio 2025, il tasso di disoccupazione in Italia è salito al 6,5%, ovvero 0,1 punti percentuali in meno rispetto a maggio 2024 e 3,1 punti percentuali in meno rispetto a prima dell’inizio della pandemia, sebbene rimanga al di sopra della media Ocse del 4,9%”. “L’occupazione totale – precisa l’Ocse – ha continuato ad aumentare nell’ultimo anno, sebbene a un ritmo più lento, con un incremento dell’1,7% su base annua a maggio 2025. La crescita è stata trainata in particolare dalle persone oltre i 55 anni di età. Tuttavia, il tasso di occupazione in Italia rimane significativamente inferiore alla media Ocse (62,9% rispetto al 70,4% nel primo trimestre del 2025). L’inattività, in calo a maggio, è a livelli storicamente bassi anche se ancora elevati rispetto ad altri paesi dell’Ocse”. “Guardando al futuro, nonostante la notevole incertezza dovuta alle perturbazioni del commercio globale, il tasso di disoccupazione dovrebbe rimanere stabile nel 2025 e nel 2026 mentre l’occupazione totale dovrebbe crescere rispettivamente dell’1,1% e dello 0,6%”.

Dal rapporto dell’Ocse emerge anche che i salari dei lavoratori meno pagati hanno retto bene, poiché il salario minimo legale reale è aumentato da allora in quasi tutti i 30 paesi dell’area con un salario minimo nazionale. L’Italia ha registrato il calo più significativo dei salari reali tra tutte le principali economie dell’Ocse negli ultimi anni e gli aumenti che si profilano sono inferiori alla media. Nonostante un incremento relativamente consistente nell’ultimo anno, all’inizio del 2025 i salari reali nella Penisola erano ancora inferiori del 7,5% rispetto all’inizio del 2021, indica l’Employment Outlook 2025 dell’Organizzazione che riunisce le 38 economie industrializzate. La media Ocse nel periodo considerato è di un aumento del 2,4%. I salari reali stanno crescendo praticamente in tutti i paesi aderenti, ma nella metà di essi sono ancora inferiori ai livelli dell’inizio del 2021, prima dell’impennata dell’inflazione che ha seguito la pandemia, nota il rapporto. In effetti in Germania registrano una flessione dello 0,2%, in Francia dell’1% e negli Usa e in Giappone del 2%. Tra i big brilla il Regno Unito con un aumento del 3,9%. Su base annua l’aumento dei salari reali in Italia è stato del 2,2% nel primo trimestre del 2025, un po’ sotto la media Ocse (2,5%). Il rinnovo dei principali contratti collettivi nell’ultimo anno ha d’altro canto portato ad aumenti salariali negoziati superiori al solito. Tuttavia, questi non sono stati sufficienti a compensare completamente la perdita di potere d’acquisto causata dall’aumento dell’inflazione, rileva lo studio.

Il calo della fertilità e l’aumento dell’aspettativa di vita implicano che la popolazione OCSE stia invecchiando. Con la progressiva uscita dalla forza lavoro della numerosa generazione dei baby boomer, la popolazione in età lavorativa nei paesi OCSE (tradizionalmente definita come la fascia di età compresa tra 20 e 64 anni) sta diminuendo. Inoltre, l’indice di dipendenza degli anziani – definito come il rapporto tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni e la popolazione in età lavorativa – è aumentato drasticamente dal 19% del 1980 al 31% del 2023 e si prevede che aumenterà ulteriormente fino a raggiungere il 52% in media entro il 2060 nei paesi OCSE. “I mercati del lavoro dell’OCSE continuano a essere resilienti: i tassi di occupazione sono ulteriormente aumentati nell’ultimo anno, raggiungendo il 72,1% nella media dei Paesi OCSE, il livello più alto almeno dal 2005”, ha affermato il Segretario Generale dell’OCSE, Mathias Cormann. “Tuttavia, l’invecchiamento della popolazione è destinato a portare a significative carenze di manodopera e pressioni fiscali. Stimiamo che, entro il 2060, la popolazione in età lavorativa diminuirà dell’8% nei Paesi OCSE e la spesa pubblica annua per pensioni e sanità aumenterà del 3% del PIL. Sono necessarie azioni politiche ambiziose per migliorare le opportunità di lavoro per i lavoratori più anziani, liberare il potenziale inutilizzato del mercato del lavoro di donne e giovani e rilanciare la crescita della produttività, anche garantendo che i lavoratori abbiano le competenze giuste per beneficiare dei nuovi strumenti di intelligenza artificiale”.

L’Outlook prevede che la popolazione in età lavorativa diminuirà di oltre il 30% in un quarto dei paesi OCSE entro il 2060. Il tasso di dipendenza degli anziani – definito come il rapporto tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni e la popolazione in età lavorativa – è aumentato drasticamente dal 19% del 1980 al 31% del 2023 e si prevede che aumenterà ulteriormente fino al 52% entro il 2060. Senza un’azione politica decisa, la crescita del PIL pro capite rallenterà di circa il 40% nell’area OCSE, passando in media dall’1% annuo nel periodo 2006-2019 allo 0,6% annuo nel periodo 2024-2060. Tutti i paesi OCSE, tranne due, vedranno la propria crescita pro capite in calo. Riducendo il tasso di abbandono del mercato del lavoro da parte dei lavoratori più anziani al livello del 10% dei paesi OCSE con i tassi di abbandono più bassi, le Prospettive mostrano che i paesi OCSE potrebbero ridurre significativamente la perdita prevista di crescita del PIL pro capite dovuta all’invecchiamento demografico. Ciò comporterà la promozione della mobilità professionale per i lavoratori a metà carriera e per quelli più anziani e la promozione dell’apprendimento permanente, per garantire che i lavoratori più anziani possiedano le competenze necessarie e siano in grado di adattarsi alle nuove esigenze e opportunità del mercato del lavoro. Anche il rilancio della crescita della produttività dovrà essere parte della soluzione, anche promuovendo l’uso affidabile dell’intelligenza artificiale e di altre tecnologie digitali.

 

Federalismo fiscale, Giorgetti: la riscossione locale è cruciale, valutare un nuovo ente

“La riscossione delle entrate locali, per le sue caratteristiche specifiche, richiede strategie e strumenti dedicati. La peculiarità della riscossione delle entrate degli enti locali risiede nell’elevata frammentarietà dei carichi e nella modesta entità degli importi da recuperare, nella maggior parte dei casi. Questo rende particolarmente complessa l’organizzazione dell’attività di recupero, che spesso si rivela anche diseconomica sia per gli enti locali sia per gli attuali riscossori. Di conseguenza, è più conveniente per i soggetti addetti alla riscossione concentrarsi su tipologie di entrate e procedimenti con maggiore certezza, evitando di intervenire nelle aree di recupero particolarmente problematiche”. A denunciarlo è stato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione davanti alla commissione parlamentare per l’attuazione del Federalismo fiscale. “Per affrontare queste sfide – ha sottolineato – è fondamentale un riequilibrio strategico dell’operato dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, anche valutando un nuovo ente di riscossione dedicato esclusivamente alla gestione e al recupero dei tributi locali, con personale specializzato in questa materia. Il nuovo ente potrebbe beneficiare delle economie di scala presenti a livello nazionale, utilizzando il patrimonio informativo a disposizione dell’Agenzia delle Entrate e rafforzando l’interoperabilità delle banche dati”. “È essenziale che questo nuovo strumento sia integrato sinergicamente con l’attuale struttura di Ader, per poter trarre beneficio dalle esperienze finora maturate. Inoltre, lavorerà in stretto collegamento con partner tecnologici quali Sogei e PagoPa, per garantire un’integrazione efficace dei processi e delle banche dati esistenti. Il nuovo ente – ha concluso – dovrebbe disporre di una struttura informatica avanzata, capace di integrare e incrociare le informazioni necessarie per la determinazione delle posizioni debitorie e per il monitoraggio dei soggetti incaricati delle attività operative”

Il ministro dell’Economia ha messo in chiaro che “il completamento del percorso di attuazione del federalismo fiscale si configura oggi come un obiettivo particolarmente complesso” .” Questo non solo per la natura stessa del processo che coinvolge vari livelli di governo, ma soprattutto perché si inserisce in un contesto profondamente mutato rispetto a quello originario. Il quadro economico, sociale e istituzionale attuale è infatti segnato da sfide e dinamiche molto diverse dal passato, che richiedono un approccio flessibile, capace di rispondere tempestivamente alle esigenze del Paese – ha aggiunto – A livello internazionale, il contesto economico e politico è ormai da tempo caratterizzato da instabilità e incertezza. In presenza di un’elevata integrazione economica e commerciale, i continui mutamenti degli scenari geopolitici producono effetti differenziati tra regioni e all’interno delle stesse, riflettendosi in modo significativo sulle dinamiche di crescita e sviluppo dei territori”.

C’è il nodo del Lep, la cui definizione, ha ammesso Giorgetti, è ” la decisione politica più delicata in assoluto”.  Ma, ha assicurato, “siamo assolutamente impegnati e determinati a fare uno sforzo per arrivare ad una definizione dei Lep. Si porrà poi di volta in volta il tema della loro copertura, però questo è uno dei principi fondamentali della responsabilità della politica”. “La determinazione dei Lep – ha aggiunto il ministro – costituisce la condizione necessaria per il superamento del criterio della spesa storica e per l’introduzione del sistema di finanziamento fondato sui fabbisogni standard, assicurando equità distributiva e coesione territoriale. La definizione dei Lep così delineata per risultare coerente con la programmazione economico-finanziaria non può prescindere dall’attenta valutazione della sostenibilità finanziaria delle misure legislative di riferimento, anche alla luce della ricognizione delle risorse disponibili a legislazione vigente. In tale quadro il Parlamento svolgerà un importante ruolo di garante dell’equilibrio tra diritti e risorse”.

Interporti, il Senato approva il ddl Legge quadro, ora torna alla Camera

L’aula del Senato ha approvato per alzata di mano il ddl legge quadro in materia di interporti, già approvato nel febbraio 2024 dalla Camera e modificato dalla commissione Ambiente di Palazzo Madama. Il testo tornerà dunque a Montecitorio. Come riferito all’Assemblea dal relatore Etelwardo Sigismondi (FdI), la disciplina che sostituirà la legge 240/1990 è composta di 8 articoli e definisce l’interporto come infrastruttura strategica di interesse nazionale e istituisce un Comitato nazionale per l’intermodalità; sara’ il ministro delle Infrastrutture ad effettuare la ricognizione degli interporti esistenti ed approvare un piano generale per l’intermodalità: i gestori opereranno in regime privatistico, con possibilità di acquisire la proprietà delle aree; il numero massimo di interporti sara’ 30, con priorità ai progetti più rilevanti.

Le modifiche approvate in commissione Ambiente in sede redigente aggiornano le coperture che riguardavano anche il 2024 e introducono la definizione di ‘soggetti gestori degli interporti’. Inoltre per quanto riguarda il Comitato nazionale per l’intermodalità e la logistica, che opererà nelle more del riordino organico della disciplina in materia portuale, si prevede che svolgerà non ‘compiti di indirizzo’ ma ‘funzioni consultive’ sulla programmazione e il coordinamento delle iniziative inerenti allo sviluppo degli interporti. Viene poi introdotta la possibilità di una mini-proroga di massimo due mesi per l’approvazione degli accordi di programma sui progetti relativi alla realizzazione e allo sviluppo degli interporti. E’ stata inoltre eliminata la specifica che il Ministro, istituendo l’elenco ne stabilisce i requisiti per l’iscrizione e le cause di cancellazione e provvede al relativo aggiornamento ogni tre anni.In base ai dati forniti dal Ministero delle infrastrutture e trasporti (aggiornati al 4 marzo 2022), risultano attivi in Italia i seguenti 24 interporti: Bari, Bentivoglio, Catania, Cervignano del Friuli, Jesi, Livorno, Maddaloni, Mortara, Nola, Novara, Orbassano, Orte, Padova, Parma, Pescara, Portogruaro, Prato, Rivalta Scrivia, Rovigo, Trento, Trieste, Vado, Venezia e Verona.

“Si tratta di un provvedimento strategico, atteso da tempo, che pone le basi per una rete interportuale moderna, efficiente e sostenibile, in grado di sostenere la crescita economica del Paese e affrontare le sfide della logistica contemporanea”, ha affermato il senatore di Fratelli d’Italia, Etelwardo Sigismondi, relatore quest’oggi in aula. “La norma – spiega – punta a rafforzare l’intermodalità terrestre e a migliorare l’efficienza dei flussi logistici, creando connessioni strategiche su scala nazionale. Viene valorizzata la rete esistente degli interporti – già disciplinata dalla legge n. 240 del 1990 – e potenziato il collegamento con il sistema portuale, in un’ottica integrata e coerente con le reti infrastrutturali europee e con il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica. È un vero salto di qualità – prosegue Sigismondi – che razionalizza l’uso del territorio rispetto alla crescente domanda di trasporto e servizi logistici, riducendo al contempo l’impatto ambientale delle attività del settore. Il provvedimento promuove la sostenibilità economica, sociale e ambientale, tracciando un quadro normativo aggiornato e proiettato verso il futuro. Tra le novità principali: la semplificazione delle procedure, il superamento della normativa precedente e l’introduzione di criteri oggettivi per l’individuazione di nuovi interporti, concepiti come veri e propri ‘hub verdi’, dotati di impianti per la produzione di energia rinnovabile e sistemi certificati per l’efficienza energetica. È prevista, inoltre, una ricognizione puntuale degli interporti esistenti, per aggiornare e valorizzarne le funzioni. In un contesto internazionale sempre più competitivo – precisa il senatore – l’Italia, piattaforma naturale nel cuore del Mediterraneo, ha bisogno di strumenti legislativi che mettano la logistica al centro dello sviluppo nazionale ed europeo. Questa legge rappresenta un’occasione concreta per aumentare la competitività del nostro Paese rispetto ai modelli del Nord Europa e per rafforzare una rete logistica che già oggi vede sei interporti italiani tra i primi quattordici in Europa. Il testo, ulteriormente migliorato in commissione Ambiente, torna ora alla Camera per la terza lettura. Inoltre – conclude Sigismondi – in Commissione è stato approvato il mio ordine del giorno che impegna il Governo a valutare ogni possibile iniziativa, nell’ambito dell’assegnazione e dell’erogazione dei finanziamenti per i progetti relativi alla realizzazione e allo sviluppo degli interporti, per colmare i divari territoriali”. __

 

Partecipate statali, Studio CoMar: al primo semestre 2025 il valore di borsa cresce a 263,5 miliardi, +42,2 miliardi da inizio anno

Al 1° luglio scorso, le 13 società del MEF quotate capitalizzavano 263,5 miliardi di euro, rappresentando il 28,5% dell’intero listino; il peso cresce, avendo aumentato, con un +19,1%, di 42,2 miliardi la loro capitalizzazione, che era al 1° gennaio 2025 di 221,2 miliardi di euro. L’andamento azionario delle partecipate statali è superiore a quello complessivo della Borsa, il cui indice nel primo semestre è cresciuto del 13,9%, passando da una capitalizzazione totale di 810,6 miliardi di euro al 1° gennaio 2025 ad una di 923,7 miliardi di euro a inizio luglio, con un incremento di 113,1miliardi. Questo risultato è dovuto al trascinamento positivo soprattutto di Fincantieri, Leonardo, Poste Italiane, Italgas, Snam, Enel. Sono questi i dati rielaborati da CoMar, nell’ambito del suo Osservatorio Finanziario e sono relativi a tutte le tredici società dello Stato quotate, attive nella finanza, nell’industria e nei servizi: Banca MPS, Enav, Enel, Eni, Fincantieri, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Raiway, Saipem, Snam, STMicrolectronics, Terna. CoMar ha calcolato anche il valore teorico totale della quota che lo Stato detiene nelle sue tredici Società: 89,8 miliardi di euro, al 1° luglio 2025.
Ricordando le diversità proprie delle singole partecipate, sia come settori di attività che come percentuale di flottante, l’analisi evidenzia che riguardo alle  capitalizzazioni, in valori assoluti,  a inizio luglio 2025, le maggiori sono di Enel con 83,4 miliardi di euro (che da sola pesa per più del 9% del totale del listino, consolidando sempre più il suo primo posto), Eni con 43,4 miliardi (4,7% del listino, con una decrescita del suo peso specifico), Leonardo con 26,6 miliardi (2,8%, in progressivo rafforzamento negli ultimi semestri), Poste Italiane con 23,7 miliardi (2,5%, in crescita costante, regolare), Stmicrolectronics con 23,1 miliardi (2,5%, da tempo in fase riflessiva), Terna con 17,6 miliardi (1,9%) e Snam con 17,2 miliardi (1,8%). Ognuna delle sei successive partecipate vale meno dell’1% del totale del listino, a cominciare da Banca MPS, con 8,8 miliardi di capitalizzazione (0,9% del listino), Italgas con 5,8 miliardi di capitalizzazione (0,6%), Fincantieri con 5,1 miliardi di capitalizzazione (0,56%), Saipem con 4,5 miliardi di capitalizzazione (0,5%), seguite da Enav e Raiway. Osservando le variazioni nel primo semestre di quest’anno,  le crescite maggiori delle capitalizzazioni sono state di Fincantieri (+129,5%), di Leonardo (+77,6%), di Poste (+33,7%), di Italgas (+33,6%), di Snam (+20%), di Enel (+19,3%). In territorio negativo, invece, Enav (-3,5%, equivalenti ad un calo di 79 milioni di euro) e Saipem (-8,1%, in diminuzione di 400 milioni). Guardando poi il valore della quota pubblica è di 19,6 miliardi di euro per Enel, di 15,2 miliardi per Poste, di 13,8 miliardi per Eni, di 11,5 per Stmicrolectronics, di 8 per Leonardo, superiore ai 5 sia per Snam che per Terna, di 3,6 per Fincantieri, di 2,3 per Italgas, di 1,5 per Saipem; poco sopra il miliardo per Enav e Raiway, cui si unisce Banca MPS, dopo le recente cessione del 15% del capitale sociale da parte del MEF.

Allarme Confindustria-Medef: l’Europa deve scegliere tra competitività o declino

In occasione del 7° Forum Economico Franco-Italiano, MEDEF e Confindustria lanciano l’allarme: “l’Europa sta vacillando. Le sue fabbriche chiudono. Le sue bollette energetiche aumentano. La sua voce si affievolisce. Il suo peso geopolitico si riduce. In un mondo segnato dagli shock geopolitici, l’indecisione rappresenta la minaccia più grave. L’Europa deve scegliere: competere o declinare”. E’ quanto dichiarano gli industriali italiani e francesi in una dichiarazione congiunta al termine del vertice. “La transizione verde è una necessità, ma l’Europa rischia di trasformarla in una trappola industriale.
L’annuncio di un obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040, senza garanzie industriali credibili, rischia di provocare delocalizzazioni, reazioni negative dell’opinione pubblica e la disgregazione delle catene del valore. Se l’ambizione climatica non sarà accompagnata dal realismo economico, l’Europa perderà su entrambi i fronti. I prezzi dell’energia alle stelle continuano a minare la competitività e scoraggiano gli investimenti.
Senza prezzi dell’energia competitivi, stabili e prevedibili, la transizione non può avvenire”, affermano le due organizzazioni. Inolre, “L’UE deve garantire con urgenza la stabilità dei prezzi e rafforzare il sostegno ai settori ad alta intensità energetica. MEDEF e Confindustria chiedono anche il pieno riconoscimento dell’energia nucleare come pilastro della strategia di decarbonizzazione. Il nucleare deve essere trattato in modo equo rispetto ad altre tecnologie a basse emissioni in tutti i quadri normativi europei. La neutralità tecnologica non è uno slogan: è l’unica strada possibile. Il sistema di prezzo del carbonio deve riflettere le realtà economiche. Le quote gratuite devono essere mantenute fino a quando il Meccanismo di Aggiustamento del Carbonio alle Frontiere (CBAM) non dimostrerà di poter realmente proteggere i produttori europei. I proventi devono essere reinvestiti in modo trasparente nella decarbonizzazione industriale e non usati per coprire i deficit pubblici”.  “Dalle parole ai fatti: l’Europa deve ricostruire la propria difesa”, chiedono Confindustria e Medef.  Inoltre, per guidare le transizioni verde, digitale e della sicurezza, l’Europa deve mobilitare una quantità di investimenti strategici senza precedenti. Serve un Quadro Finanziario Pluriennale audace e lungimirante, che unisca un bilancio rafforzato dell’UE a una maggiore capacità di mobilitare capitale privato. L’attuale architettura finanziaria è troppo frammentata e burocratica. Deve essere riprogettata attorno a un obiettivo centrale: la competitività. Ogni euro speso deve essere orientato da criteri di semplificazione, coerenza ed impatto atteso. Ma un principio dev’essere chiaro: nessuna
nuova tassa sulle imprese. Alle aziende europee non può essere chiesto di finanziare e realizzare la transizione allo stesso tempo”. Sul fronte del commercio, “l’Europa deve agire con determinazione. La ratifica dell’accordo UE-Mercosur è un banco di prova della credibilità europea: dimostrerebbe apertura, assertività e volontà di diversificare le proprie alleanze. La stessa urgenza vale per gli accordi con Australia, India e Indonesia. Di fronte a tensioni transatlantiche crescenti, l’Europa deve restare unita e ferma. L’ingenuità strategica non è più un’opzione. Il verdetto è chiaro: l’Europa può ancora vincere – ma solo se agisce ora”.

 

Leonardo si rafforza ancora nella cyber security, acquisisce la svedese Axiomartics

Leonardo compie un ulteriore passo nel rafforzamento del proprio posizionamento in ambito cyber security arricchendo il portafoglio di prodotti innovativi proprietari grazie all’acquisizione del 100% dell’azienda svedese Axiomatics AB. L’operazione amplia l’offerta di Leonardo con una componente chiave per una proposta completa in ambito Zero Trust, il modello di sicurezza informatica secondo il quale la fiducia non è mai implicita e ogni accesso a sistema, rete, dato deve essere costantemente verificato. Un approccio adottato dalla Piattaforma Globale di Cybersecurity di Leonardo (GCC Platform), che abilita una visione completa dell’intero ambiente digitale attraverso la cyber observability, permettendo di anticipare in modo proattivo le minacce, sempre più evolute e pervasive. Con questa acquisizione Leonardo porta a compimento la terza operazione di collaborazione industriale e M&A nel settore della cyber security in pochi mesi, in linea con il Piano Industriale orientato a rafforzare il ruolo centrale di Leonardo nello scenario internazionale. L’operazione con Axiomatics si inserisce in una serie di recenti iniziative strategiche di Leonardo in ambito cyber security nei Paesi nordici: l’accordo di collaborazione con l’azienda danese Arbit per soluzioni dedicate alla sicurezza e al trasferimento veloce dei dati in operazioni multi-dominio, la recente sottoscrizione dell’accordo per l’acquisizione del 24,55% della finlandese SSH Communications Security Corporation e la partecipazione nella start-up svedese CanaryBit, specializzata nel confidential computing e nella sicurezza dell’AI, consolidano il portafoglio internazionale di Leonardo in termini di Zero Trust e Data Centric Security.
Nata nel 2006 con sede principale a Stoccolma, Axiomatics è presente anche in Nord America ed è l’unico player europeo ad offrire una piattaforma capace di abilitare un’architettura Zero Trust per la gestione delle autorizzazioni e la sicurezza dei dati con controllo dinamico degli accessi basato sul modello ABAC (Attribute-Based Access Control). Questa soluzione consente di offrire maggiore capillarità nella gestione degli accessi a sistemi protetti, in linea con le esigenze di entità mission-critical come difesa, agenzie governative e infrastrutture. L’acquisizione di Axiomatics da parte di Leonardo e l’integrazione con i servizi di cyber security e con il network commerciale dell’azienda consentirà di cogliere le crescenti opportunità di mercato, creando valore per clienti e partner in tutto il mondo. Il perfezionamento dell’operazione di acquisto del 100% di Axiomatics AB sarà soggetto  al nullaosta di alcune autorità, incluse quelle svedesi, in materia di investimenti da parte di soggetti esteri in società operanti nel settore della difesa e cybersicurezza (FDI) (nonché all’avveramento di altre condizioni tipiche in operazioni di investimento di questa natura. Leonardo è stata assistita da PwC nell’operazione.

 

Fs, Donnarumma: 20 miliardi all’anno per lo sviluppo della mobilità

«Stiamo realizzando in Italia un lavoro infrastrutturale epocale, investendo 200 miliardi in 10 anni, 20 miliardi all’anno per lo sviluppo dell’infrastruttura ferroviaria e per il miglioramento dell’esperienza di viaggio». Lo ha rimarcato l’amministratore delegato del Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma, intervistato da Daniele Manca nell’ambito di Ceo Talk, l’iniziativa di RCS Academy giunta alla sua settima edizione. «Nessuna delle grandi aziende in Italia sta investendo così tanto», ha evidenziato Donnarumma che poi ha sottolineato: «abbiamo reso possibile l’esecuzione del PNRR con un grandissimo sforzo da parte nostra. Il nostro compito lo stiamo eseguendo tra tante difficoltà. Un esempio? Le somma delle gallerie italiane è uguale a quella di tutte le gallerie d’Europa. Questo deve fare riflettere sull’enormità del lavoro fatto e che stiamo facendo. Il tutto non fermando il servizio come fanno in altri paesi europei». Una rivoluzione in atto, quella infrastrutturale, che sta impegnando il Gruppo FS da nord a sud del Paese come rimarcato dallo stesso Donnarumma che ha ricordato i 1200 cantieri aperti lungo 17mila km di rete ferroviaria. «Stiamo costruendo la Napoli-Bari, che permetterà nei prossimi anni di andare da Roma a Bari in 3 ore, siamo all’ultimo chilometro del Terzo Valico che apporterà tanti benefici al trasporto passeggeri e delle merci e stiamo lavorando sulla linea AV Milano-Venezia, sulla Salerno-Reggio Calabria, e sulla linea Adriatica». Un lungo elenco di lavori e progetti sempre più concreti che, come evidenziato dall’AD del Gruppo FS, «rappresenta un ribollire di attività frenetiche per garantire un futuro alla mobilità in Italia». Da Donnarumma, infine, un focus sulla presenza internazionale del Gruppo FS: «Abbiamo una grande reputazione in Spagna, con Iryo, e in Francia, dove colleghiamo Parigi a Milano e dal 15 giugno anche Parigi e Marsiglia. Stiamo lavorando per operare sulla Londra-Parigi e dal punto di vista ingegneristico siamo nel consorzio che sta costruendo la metropolitana di Riyadh e operiamo in 30 Paesi nel mondo». Il tutto con numeri importanti: «Tre degli oltre 16 miliardi di fatturato dell’anno scorso vengono dall’estero dove lavorano oltre 12mila colleghi sui 97mila totali».

 

Fincantieri e Luiss lanciano il progetto Subcap per la sicurezza delle infrastrutture sottomarine

Fondazione Fincantieri e Università Luiss Guido Carli annunciano avviano il  progetto “SUBCAP” – SUBsea CAbles Protection, per promuovere una ricerca giuridica multilivello e multidisciplinare per l’individuazione del quadro regolatorio per la protezione delle infrastrutture critiche sottomarine. L’iniziativa, affidata al Centro di ricerca “Law and Governance: Compliance, Security and Sustainability”, presieduto dalla Professoressa Paola Severino, si inserisce nel quadro delle attività promosse da Fincantieri nell’ambito della sicurezza marittima e rappresenta un ulteriore tassello di un impegno continuo volto a rafforzare il dialogo e la cooperazione con il mondo accademico, con l’obiettivo di sviluppare soluzioni innovative, sostenibili e avanzate. L’accordo promuove l’eccellenza nella ricerca e nella formazione, creando sinergie tra università e industria per sostenere lo sviluppo di conoscenze e tecnologie all’avanguardia. La collaborazione intende contribuire alla definizione di un quadro normativo chiaro e coerente per la protezione delle infrastrutture sottomarine, in particolare che stabilisca in modo esplicito i limiti e le condizioni delle attività di protezione condotte nel dominio subacqueo, specialmente in contesti internazionali. Il progetto si propone quindi di analizzare in chiave comparata le fonti giuridiche esistenti – a livello internazionale, europeo e nazionale – e di elaborare soluzioni operative capaci di guidare l’impiego di tecnologie avanzate, come sensori, sonar, droni e veicoli autonomi subacquei, all’interno di un quadro giuridico definito.

“La protezione del dominio subacqueo è una sfida strategica centrale per la sicurezza e lo sviluppo nei prossimi decenni”, ha dichiarato Pierroberto Folgiero, amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri. “Con il progetto di ricerca SUBCAP vogliamo contribuire in modo concreto alla definizione di un quadro normativo chiaro e condiviso, che accompagni l’evoluzione delle tecnologie per la tutela delle infrastrutture sottomarine. La collaborazione con l’Università Luiss Guido Carli rappresenta un ulteriore passo verso un approccio integrato tra industria e ricerca per affrontare con competenza le sfide del futuro”. Fondazione Fincantieri assumerà un ruolo di primo piano nel coordinamento delle attività legate al progetto SUBCAP, confermando la propria missione di promozione della conoscenza e del progresso nei settori strategici per il Paese, impegnandosi attivamente nel sostenere percorsi di studio e ricerca con particolare attenzione ai temi dell’innovazione, della sicurezza e della formazione. Il progetto, della durata biennale (2025–2027), sarà articolato in diverse fasi che includono analisi normativa comparata, raccolta dati empirici, produzione di raccomandazioni regolatorie e diffusione pubblica dei risultati. Coinvolgerà un team interdisciplinare di ricercatori Luiss, guidati dal Professor Aldo Sandulli, con il supporto di Fincantieri.

Karim Waly è il nuovo presidente di Ance Roma-Acer

Karim Waly è stato eletto presidente dei Giovani Imprenditori dell’Ance Roma– Acer per il quadriennio 2025-2029. L’Assemblea ha inoltre eletto il Consiglio di Presidenza che sarà composto da: Simone Cappucci, Lorenzo Costantini, Andrea Pasquale Napolitano, Emilia Pagano, Antonio Pezzopane, Vincenzo Pezzopane, Claudio Ricci, Chrystopher Taglienti, Lorenzo Vicini e Martina Vicini. Waly, 36 anni, succede a Elisabetta Maggini, con la quale ha condiviso l’esperienza di mandato fino ad oggi, come Vicepresidente. Il Gruppo Giovani Ance Roma – Acer rappresenta, dal 1989, i giovani costruttori romani e si impegna da sempre a formare la futura leadership dell’Associazione, che da oltre 80 anni unisce le imprese del settore nella Capitale e nell’area metropolitana. “Desidero esprimere le mie congratulazioni a Karim e a tutta la sua squadra – dichiara Antonio Ciucci presidente di Ance Roma – Acer – in un momento così importante per la nostra Associazione e per tutto il sistema associativo, questo passaggio rinnova la nostra fiducia nelle nuove generazioni e nelle sfide che ci attendono. Un sentito ringraziamento a Elisabetta Maggini, che ha guidato il Gruppo Giovani con dedizione, entusiasmo e capacità di fare rete anche con altre realtà associative. A Karim Waly i migliori auguri di buon lavoro». «Assumere la guida del Gruppo Giovani costruttori di Roma è per me un grande onore e, al tempo stesso, una sfida che accolgo con senso di responsabilità – dichiara Karim Waly – oggi più che mai, noi giovani imprenditori siamo chiamati a orientare la transizione dell’edilizia verso modelli più sostenibili, innovativi, digitali e inclusivi. Lavoreremo per creare occasioni di formazione, confronto e di crescita, con lo stesso entusiasmo con cui guardiamo al futuro della Capitale, grazie anche all’impulso alle opportunità del Giubileo e del PNRR. Ringrazio tutti i miei colleghi per la fiducia e l’opportunità di rappresentare i Giovani Imprenditori di Ance Roma – Acer».

 

Mundys, Moody’s migliora rating a Ba1: solida performance delle società controllate

L’agenzia di rating Moody’s ha alzato  il rating delle obbligazioni di Mundys da Ba2 a Ba1, outlook “stabile”. L’agenzia considera ora il rating di Gruppo Mundys coerente con un rating Baa3. Moody’s ha anche migliorato l’outlook di Aeroporti di Roma da “stabile” a “positivo” e confermato il rating Baa2 delle obbligazioni. Secondo l’agenzia, l’upgrade del rating di Mundys riflette la solida performance operativa delle principali controllate del Gruppo, i risultati di Aeroporti di Roma e di Abertis, il miglioramento degli indicatori finanziari e le recenti acquisizioni ed estensioni di concessioni con conseguente allungamento della vita media del portafoglio in asset infrastrutturali regolati.

 

Progetto Italiae e  Confartigianato firmano un protocollo per promuovere lo sviluppo locale

È stato siglato un Protocollo d’Intesa tra il Progetto Italiae del Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie (Dara) e Confartigianato Imprese, con l’obiettivo di promuovere azioni congiunte a favore dell’ottimizzazione del governo locale e dello sviluppo dei territori. Il Progetto Italiae è un progetto del Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie, che concorre con le regioni e gli enti locali a fornire gli strumenti necessari ai comuni ad aggregarsi ottimizzando le proprie risorse. Il Protocollo nasce dalla comune volontà di promuovere modelli di sviluppo sostenibile a misura di comunità. In particolare, l’accordo mira a valorizzare le risorse locali, favorire lo sviluppo socioeconomico dei territori, della creazione e del mantenimento di un tessuto produttivo imprenditoriale che tenga vivi i piccoli centri, contrastando il fenomeno dello spopolamento e del calo demografico. Tra le iniziative oggetto del protocollo d’intesa tra le parti: Confartigianato si impegna a mettere a disposizione i propri strumenti di analisi, e i dati dei territori, per promuovere momenti di confronto tra amministrazioni e imprenditori, con l’obiettivo di identificare soluzioni concrete per migliorare l’efficienza e l’accessibilità dei servizi pubblici locali alle imprese locali; Progetto Italiae si impegna a promuovere sistemi intercomunali e modelli di governance territoriale efficaci, promuovendo modelli di governo aperto, supportando lo sviluppo produttivo imprenditoriale con un focus sulle micro e piccole imprese, sostenendo la creazione di comunità energetiche, start up di impresa e la diffusione di sperimentazioni sui Digital Innovation Hub locali. Alla firma dell’accordo, Giovanni Vetritto, Responsabile del Progetto Italiae, e Marco Granelli, Presidente di Confartigianato Imprese. “L’obiettivo primario del Progetto Italiae- afferma Vetritto-, è rafforzare la struttura amministrativa e tecnica delle amministrazioni locali, offrendo servizi contro lo spopolamento e il calo demografico che da tempo affligge le piccole realtà comunali. L’accordo firmato rappresenta un passo verso questa direzione proprio per la sua capacità di creare un ambiente favorevole per la crescita e lo sviluppo delle piccole e medie imprese, offrendo un supporto ai piccoli centri e al loro tessuto economico”.
“Confartigianato – sottolinea Granelli – è pronta a costruire, insieme al Dara iniziative capaci di rendere l’artigianato e le piccole imprese protagonisti di una nuova stagione di sviluppo locale sostenibile e inclusivo. Gli artigiani e le mpi sono motore economico dei sistemi produttivi territoriali, di cui esprimono la biodiversità, ma rappresentano anche un presidio di coesione sociale e di crescita a misura d’uomo. Lo testimoniano le 171mila imprese artigiane che operano nelle zone montane e le 241mila attive nelle aree interne del Paese. Il Progetto Italiae è un’occasione preziosa per valorizzare il loro ruolo, rafforzando il dialogo con le amministrazioni per migliorare l’efficienza dei servizi pubblici e creare condizioni favorevoli alla crescita. Non vogliamo raccontare i territori italiani come ‘cartoline’ nostalgiche, ma alimentarli come ecosistemi di innovazione, dove anche i giovani possono costruire il loro futuro. Per farlo, servono governance locali più forti, uffici comunali più efficienti e politiche che integrino pubblico e privato”.

Coesione, Svimez incontra la presidente del Comitato europeo delle Regioni

La Svimez, l’associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno,  ha incontrato ieri la presidente del Comitato europeo delle Regioni, Kata Tutto, per un confronto sulle principali sfide e opportunità legate alla politica di coesione europea, in vista delle nuove prospettive finanziarie che dovrebbero essere presentate nelle prossime settimane dalla Commissione Europea. Nel corso del colloquio sono stati approfonditi temi cruciali come il futuro dei fondi di coesione, il rafforzamento del ruolo delle regioni e degli enti territoriali nel processo decisionale europeo, e la necessità di rilanciare una visione integrata della coesione, intesa non solo come leva finanziaria, ma anche come modello di sviluppo capace di coniugare competitività, inclusione territoriale e sostenibilità sociale. In particolare, è stato dato spazio ai profili amministrativi della coesione, olistica europea capace di costruire amministrazioni con indirizzi strategici e procedure di attuazione effettivamente comuni.  Per la presidente del Comitato europeo delle Regioni, «per respingere il tentavo di rinazionalizzare le politiche di sviluppo europee e negato l’obiettivo cruciale della coesione abbiamo bisogno di mobilitare e connettere le migliori esperienze di ricerca mettendole a disposizione di un ampio dibattito democratico che rimetta i nostri territori al centro, innovando le politiche regionali e rilanciando la partnership tra tutti i livelli di governo. Il confronto aperto oggi con Svimez darà un contributo importante di questo lavoro, l’esperienza del Mezzogiorno italiano e’ importantissima per capire insieme cosa funziona e cosa va migliorato nel tool box delle politiche di coesione europee, superando la contrapposizione tra competitività e coesione.» La Svimez ha sottolineato come la politica di coesione rappresenti la principale voce di bilancio dell’Unione Europea, nonché uno strumento strategico per ridurre i divari territoriali e promuovere uno sviluppo equilibrato tra le diverse aree del continente. In particolare, è stata ribadita la centralità della coesione per il rilancio del Mezzogiorno, in un contesto che richiede una profonda riforma volta ad aumentarne l’efficienza, garantendo un pieno coinvolgimento delle amministrazioni territoriali, Regioni e Comuni, nella programmazione e nell’attuazione degli interventi.

La Commissione fornisce orientamenti sull’accordo di sostenibilità per ridurre le emissioni di CO2 nei porti europei

La Commissione europea ha pubblicato una guida informale sulla compatibilità con le norme di concorrenza dell’UE di un accordo di sostenibilità per l’acquisto congiunto e la definizione di specifiche tecniche per le attrezzature elettriche per la movimentazione dei container utilizzatenei porti. Ciò accelererebbe il passaggio dalle apparecchiature diesel a quelle elettriche nei porti dell’UE, contribuendo a ridurre le emissioni di CO2.
Questa lettera di orientamento informale viene pubblicata contemporaneamente a un’altra relativa a un gruppo di negoziazione per le licenze nel settore automobilistico . Si tratta delle prime lettere di orientamento emesse dalla Commissione ai sensi della Comunicazione sugli orientamenti informali riveduta del 2022. La presente comunicazione consente alle imprese di chiedere alla Commissione una guida informale sull’applicazione delle norme UE in materia di concorrenza a questioni nuove o irrisolte, aiutandole a effettuare una valutazione informata dei loro accordi o pratiche unilaterali.
APM Terminals, un operatore di terminal portuali parte del Gruppo Maersk, ha chiesto alla Commissione di fornire indicazioni informali su un accordo con altri operatori di terminal portuali per l’acquisto congiunto e la definizione congiunta delle specifiche tecniche minime per i carrelli a portale e i carrelli navetta elettrici a batteria. Si tratta di un tipo di attrezzatura per la movimentazione dei container comunemente utilizzata nei porti. La maggior parte dei carrelli a cavaliere e dei carrelli navetta utilizzati nei porti europei sono alimentati a diesel. Gli operatori dei terminal portuali sono stati riluttanti ad acquistare carrelli elettrici a batteria a causa dei costi significativamente più elevati, ma anche a causa della mancanza di interoperabilità, in particolare tra le apparecchiature di ricarica di diversi fornitori. Pertanto, l’accordo previsto mira a ridurre i costi per gli operatori dei terminal portuali (i) consentendo loro di mettere in comune una parte della loro futura domanda di questi prodotti; (ii) offrendo ai fornitori una maggiore prevedibilità sulla domanda futura; e (iii) migliorando l’interoperabilità, in particolare, tra le apparecchiature di ricarica prodotte da diversi fornitori. La Commissione ritiene che l’accordo proposto non sollevi preoccupazioni ai sensi dell’articolo 101 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (“TFUE”),a condizione che comprenda determinate garanzie volte a garantire, tra le altre cose: (i) la capacità dei gestori dei terminal portuali partecipanti di continuare ad acquistare autonomamente i vettori a cavaliere e i vettori navetta; (ii) che il volume della domanda che viene raggruppato attraverso l’accordo sia limitato e quindi non dia luogo ad effetti anticoncorrenziali nei confronti dei fornitori di questi prodotti; e (iii)che lo scambio di informazioni sensibili sotto il profilo della concorrenza tra i gestori dei terminali partecipanti resti limitato a quanto strettamente necessario per il funzionamento dell’accordo. La Commissione ha basato le sue linee guida principalmente sulle informazioni fornite da APM Terminals. Le linee guida rimangono applicabili per cinque anni e sono limitate al territorio dello Spazio Economico Europeo (“SEE”).
Teresa Ribera, Vicepresidente Esecutiva per una Transizione Pulita, Giusta e Competitiva: “Le norme UE in materia di concorrenza garantiscono un Mercato Unico funzionante e una concorrenza leale. Laddove le aziende desiderino contribuire concretamente alla transizione verso un’economia a zero emissioni nette, i loro sforzi per decarbonizzare e stimolare la crescita non dovrebbero essere ostacolati dall’incertezza sull’applicazione delle nostre norme in materia di concorrenza. Con la pubblicazione di questa lettera di orientamento, forniamo chiarezza sull’applicazione del diritto della concorrenza agli accordi che facilitano il passaggio ad attrezzature ecosostenibili per la movimentazione dei container nei porti europei, contribuendo così alla transizione pulita di infrastrutture cruciali per il Mercato Unico e per il commercio dell’UE”.

Fondo competitività, riuniti 14 programmi

Il futuro Fondo per competitività riunirà 14 programmi dell’Ue: Orizzonte Europa, il Fondo per l’innovazione, il programma Europa digitale, il meccanismo per collegare l’Europa (Cef) – Digitale, il Fondo europeo per la difesa (Fed), l’atto a sostegno della produzione di munizioni (Asap), l’atto sul rafforzamento dell’industria europea della difesa attraverso appalti comuni (Edirpa), il programma per l’industria europea della difesa (Edip), EU4Health, il programma spaziale europeo, Iris2, InvestEu, il programma per il mercato unico (sezione Pmi) e Life. Lo si legge nella bozza del regolamento del Fondo europeo per la competitività, legato al prossimo Quadro finanziario pluriennale (Qfp), che dovrebbe essere presentato la prossima settimana e di cui Public Policy ha preso visione. Il nuovo fondo riunirebbe questi programmi, “con un orientamento strategico che darebbe priorità alle politiche piuttosto che ai programmi”, evidenzia la Comissione nella relazione illustrativa, sottolineando come questa scelta porterà anche a una semplificazione delle procedure. La bozza ancora non contiene l’ammontare del Fondo. L’entità dei 14 programmi che verranno riuniti nel nuovo fondo è molto diversificata: Horizon Europe è il più consistente, con 93 miliardi di euro in sette anni nell’ambito del Qfp attuale, seguito dal Fondo per l’innovazione, con una dotazione stimata di 40 miliardi di euro nel periodo 2020-2030 (finanziato dalle entrate del sistema Ets).

Energia: Mase, quasi 1.500 manifestazioni d’interesse per la prima asta FerX

Sono quasi 1.500 le manifestazioni d’interesse pervenute per partecipare alla prima asta del FerX transitorio, il nuovo meccanismo di incentivazione che sostiene impianti alimentati da fonti rinnovabili mature come eolico on shore e fotovoltaico. A trainare la partecipazione è il fotovoltaico, con circa 1.400 manifestazioni di interesse per una potenza complessiva di circa 17,6 GW, più del doppio rispetto al contingente massimo previsto, pari a 8 GW, preannunciando dunque una forte competitività del prezzo di offerta. Per quanto riguarda l’eolico, sono circa 90 le manifestazioni d’interesse per una potenza totale di circa 2,9 GW, in linea con il contingente reso disponibile (2,5 GW).
“I dati – afferma il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto – confermano un’ottima partecipazione per il fotovoltaico e un andamento coerente con le attese per l’eolico. Il FerX si conferma uno strumento utile e concreto non solo per sostenere la decarbonizzazione del Paese: l’incremento delle fonti rinnovabili va nella direzione auspicata di una progressiva riduzione dei prezzi dell’energia. Grazie a provvedimenti mirati e agli incentivi per le imprese, i costi a carico dei consumatori tenderanno a diminuire, generando benefici concreti per le famiglie e per il sistema produttivo”. Dopo la pubblicazione degli esiti delle manifestazioni di interesse e dei bandi da parte del Gestore dei Servizi Energetici, dal 14 luglio e fino al 12 settembre sarà possibile presentare le domande alle prime gare che, come da decreto, prevedono l’assegnazione di 8 GW di potenza per il fotovoltaico e 2,5 GW per l’eolico.

Lombardia: approvata dal Consiglio regionale la legge sul clima

Promuovere un processo graduale di decarbonizzazione “in linea con le strategie europee al 2050”; concorrere al contenimento della temperatura media globale; incentivare la produzione di energia pulita facendo ricorso anche alla risorsa nucleare. Sono questi alcuni dei punti più importanti della “legge per il clima: norme per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici”, approvata oggi a maggioranza dal Consiglio regionale (41 favorevoli, 19 contrari e 1 astenuto).
Il provvedimento -frutto dell’abbinamento di due progetti di legge, uno di iniziativa della Giunta e l’altro dei gruppi Lombardia Ideale e Noi Moderati- prende in considerazione le normative europee, nazionali e regionali e in 16 articoli indica le azioni previste per affrontare i cambiamenti climatici, la loro mitigazione, la lotta all’inquinamento atmosferico, la gestione della risorsa idrica e l’uso delle fonti alternative. Specifiche disposizioni sono dedicate alla produzione industriale e agricola, alla pianificazione territoriale e all’edilizia. Verrà inoltre promossa l’installazione delle fonti rinnovabili relative agli edifici di nuova costruzione o soggetti a ristrutturazione e viene istituito il Comitato regionale per il clima. Ampio sostegno anche a iniziative di formazione, comunicazione e all’attività di ricerca e informazione (viene istituito un sistema informativo regionale sul clima). Politiche virtuose potranno essere incentivate tramite i Patti territoriali di sostenibilità.
Respinti gli ordini del giorno e gli emendamenti presentati dalla minoranza ad eccezione di un emendamento del PD che propone l’impiego dei “tetti verdi” nelle aree urbane per aumentare l’isolamento termico degli edifici contribuendo al miglioramento dell’adattamento climatico.
“Con questa legge – ha dichiarato il Vice Presidente del Consiglio regionale Giacomo Cosentino (Lombardia Ideale), primo firmatario della legge – introduciamo i Patti Territoriali di Sostenibilità: accordi volontari tra enti pubblici, imprese, associazioni e altri attori locali per lavorare insieme su progetti legati alla transizione energetica, alla tutela dell’ambiente e a uno sviluppo più giusto e inclusivo. Chi partecipa a questi patti avrà un accesso prioritario ai bandi regionali, così da utilizzare meglio le risorse disponibili. Per iniziare, nel 2025 mettiamo a disposizione 400.000 euro. L’obiettivo è un’azione che coinvolga tutti i settori – dall’urbanistica ai trasporti, dall’agricoltura all’energia – per ridurre l’inquinamento e rendere i territori più forti e preparati. Vogliamo anche prestare particolare attenzione alle persone più fragili, per garantire una transizione che sia davvero giusta per tutti”. “La legge – ha detto il relatore Alessandro Cantoni (Lombardia Ideale), Presidente della Commissione Ambiente – è un passo importante che ci consente di affrontare in modo adeguato la sfida del cambiamento climatico. E’ un atto di responsabilità verso l’ambiente e le future generazioni: d’ora in poi ogni politica regionale dovrà essere valutata dal punto di vista dell’impatto sul clima. Tra i fondi stanziati, 400 mila saranno destinati all’utilizzo di fonti rinnovabili per la decarbonizzazione in edilizia”. “Abbiamo approvato il provvedimento bandiera di questa legislatura – ha detto l’Assessore all’Ambiente Giorgio Maione – e siamo fieri di essere tra le prime Regioni in Italia e in Europa ad adottare una norma che affronta concretamente le sfide poste dai cambiamenti climatici. E’ un vero e proprio passo storico che non solo riflette il nostro profondo impegno per la tutela ambientale e la qualità della vita dei cittadini lombardi, ma ci proietta anche come leader in questa transizione fondamentale. Per supportare questa visione, la legge garantirà supporto concreto a enti locali e imprese attraverso una formazione continua e la creazione di un comitato regionale dedicato al clima”.

Fondazione italiana notariato, Rosaria Bono presidente

Rosaria Bono e’ stata eletta presidente della Fondazione Italiana del Notariato. E’ quanto indicato in una nota, nella quale si specifica che il Consiglio di amministrazione e’ composto per il Consiglio Nazionale del Notariato dai notai Pietro Ciarletta, Rocco Guglielmo, Michele Labriola, per la Cassa Nazionale del Notariato dai notai Stefano Fazzari, Roberto Martino, Francesco Paolo Petrera. Per la prima volta dalla sua costituzione nel 2006, una donna assume la guida dell’ente di categoria dedicato alla ricerca e alla formazione. Rosaria Bono, notaio in Genova, consigliere del Consiglio nazionale del Notariato, e’ stata presidente del Consiglio notarile di Genova e Chiavari, presidente del Comitato Franco-Italiano dei Notariati Ligure e Provenzale.
La Fondazione Italiana del Notariato, costituita dal Consiglio e dalla Cassa nazionale del Notariato, promuove dal 2006 attivita’ di ricerca scientifica e formazione con l’obiettivo di sviluppare temi giuridici, economici e sociali connessi con l’esercizio dell’attivita’ notarile.

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Ok a mozione M5s-Pd, trasferire il rigassificatore di Piombino

Approvata dal Consiglio regionale della Toscana una mozione di M5s e Pd per il trasferimento del rigassificatore da Piombino (Livorno) entro il luglio 2026, in base agli accordi sanciti. “E’ un atto politico forte e necessario: un messaggio chiaro al Governo Meloni, che gli impegni con i territori non si cancellano per convenienza elettorale o per propaganda di partito – dichiara la capogruppo M5s Irene Galletti – Il trasferimento entro luglio 2026 non è una promessa ma un accordo ufficiale, sottoscritto dal precedente Governo e da Snam. Piombino ha accettato con senso di responsabilità un sacrificio pesante, basato su impegni precisi e a tempo determinato. Eppure in occasione delle recenti elezioni in Liguria, esponenti dell’esecutivo, come il viceministro Edoardo Rixi e lo stesso Marco Bucci nuovo presidente della Liguria, hanno rimesso in discussione quell’accordo, affermando che il rigassificatore non sarà spostato in Liguria. Una presa di posizione dettata da logiche di consenso locale, che smentisce l’intesa firmata dal loro predecessore Giovanni Toti”. Per il consigliere regionale Pd Gianni Anselmi “occorre rispettare gli accordi: la nave deve lasciare il porto entro i termini stabiliti e il Governo deve garantire un vero piano di sviluppo. La mozione impegna la giunta a sollecitare il Governo affinché completi subito ogni procedura propedeutica alla delocalizzazione evitando proroghe ingiustificate, e parallelamente avvii un programma di rilancio per l’Area di crisi complessa: investimenti, aggiornamento degli Accordi di programma e una regia pubblica sulle aree demaniali, approfittando anche del lavoro in corso, che auspichiamo conduca quanto prima all’insediamento della nuova acciaieria Metinvest Adria. Senza dimenticare le questioni che riguardano lo stabilimento Magona e gli asset industriali e produttivi di cui il territorio ancora dispone”.

Il trasporto merci su strada nell’Ue registra un aumento dello 0,6% nel 2024: i dati Eurostat

Nel 2024, il trasporto merci su strada nell’Ue è rimasto robusto, con un volume annuo totale che ha raggiunto 1.869 miliardi di tonnellate -chilometro , in leggero aumento rispetto ai 1.857 miliardi del 2023, con un incremento marginale dello 0,6% su base annua. Nel 2024, la Polonia ha continuato a guidare il trasporto merci su strada tra tutti i paesi dell’Ue, registrando un totale di 368 miliardi di tonnellate-chilometro, quasi il 20% del totale UE. Segue la Germania, con 281 miliardi (15%); la Spagna, con 272 miliardi (15%); la Francia, con 174 miliardi (9%); e l’Italia, con 153 miliardi (8%). Questi 5 paesi rappresentavano il 67% del trasporto merci su strada totale dell’Ue. Tra le economie più piccole, volumi notevoli sono stati registrati anche in Repubblica Ceca (70 miliardi), Romania (67 miliardi), Lituania (66 miliardi) e Paesi Bassi (63 miliardi). È quanto emerge dai dati Eurostat.
Per quanto riguarda i gruppi di prodotti trasportati nel 2024, i primi 10 sono rimasti invariati rispetto al 2023. Questa stabilità riflette una domanda di trasporto costante lungo le filiere di approvvigionamento essenziali, come quella alimentare, agricola, dei materiali da costruzione e dei prodotti chimici.
I prodotti alimentari, le bevande e il tabacco hanno continuato a dominare, con 312 miliardi di tonnellate-chilometro nel 2024, seguiti dalle merci raggruppate (merci diverse trasportate insieme), con 237 miliardi di tonnellate-chilometro. Al terzo posto si collocano i prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca, con 208 miliardi di tonnellate-chilometro, seguiti da altri prodotti minerali non metallici (137 miliardi), minerali metallici e altri prodotti estrattivi (132 miliardi) e prodotti chimici (116 miliardi).

Idrico, Todde (Sardegna): 50 milioni contro la dispersione

“Non possiamo più permettere che l’acqua continui a disperdersi nelle reti colabrodo della Sardegna. Per questo in Giunta abbiamo approvato uno stanziamento straordinario di 50 milioni di euro per combattere la dispersione idrica nei comuni sardi dove si registrano le maggiori criticità. Un investimento reso possibile grazie alle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) 2021-2027. Gli interventi riguarderanno diversi territori: Sassari: 6,9 milioni; Alghero: 5,7 milioni; Oristano: 4,8 milioni; Nuoro: 4,7 milioni; Quartu Sant’Elena: 2,5 milioni; Ittiri, Ploaghe, Buddusò, Dorgali e Posada: complessivi 13 milioni (più 680 mila euro su fondi FSC 2014-2020), ripartiti secondo l’entità dei progetti già presentati; San Gavino Monreale, Sanluri, Villasor, Sant’Antioco e Villaputzu: 12,4 milioni (più 673.950 euro su fondi FSC 2014-2020).
La selezione delle reti idriche da risanare è stata effettuata grazie alla collaborazione con l’Agenzia regionale del Distretto idrografico della Sardegna (Adis), Egas e Abbanoa, sulla base del bilancio idrico 2023-2024 e delle perdite idriche registrate nei vari comuni. L’obiettivo è recuperare fino a 6,7 milioni di metri cubi d’acqua all’anno. Siamo la regione con la più alta dispersione idrica, con questo intervento strategico contrastiamo gli sprechi, rafforziamo l’efficienza del sistema idrico regionale e garantiamo acqua nei territori più vulnerabili”. Lo ha detto la presidente della Sardegna, Alessandra Todde, in una nota.

Digitale, riunione del comitato transizione a Palazzo Chigi

Si è tenuta a Palazzo Chigi una riunione del Comitato interministeriale per la transizione digitale (CITD) presieduta dal sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti. Tra i temi all’ordine del giorno: identità digitale, strategia nazionale BUL, intelligenza artificiale e filiera dei cavi sottomarini per telecomunicazioni. “Questa sessione del CITD ha evidenziato come il lavoro del Governo e la collaborazione tra istituzioni centrali, Conferenza Regioni e Province autonome, Anci e UPI abbia portato a una crescita digitale senza precedenti negli ultimi due anni e mezzo”, ha dichiarato Butti al termine della riunione. “Ci ha inoltre ricordato l’importanza di proseguire nel percorso di innovazione per integrare sempre nuove tecnologie nei nostri piani strategici”.
Butti ha illustrato lo stato di avanzamento dell’IT-Wallet, che in soli sette mesi ha raggiunto i 5.6 milioni di utenti attivi e i 9.3 milioni di documenti caricati tra patente, tessere sanitaria e carta europea delle disabilità. L’attivazione completa del Sistema IT-Wallet avverrà in modalità graduale, successivamente alla pubblicazione dei decreti attuativi ex art. 64-quater del CAD, del Regolamento AgID e all’approvazione delle specifiche tecniche. Presentato anche il piano di rafforzamento dell’infrastruttura della Carta di Identità Elettronica (CIE), da attuarsi in stretta collaborazione con il ministero dell’Interno e IPZS, che prevede l’attivazione di nuove procedure semplificate e online per il recupero del codice di sicurezza della carta (PIN) per il cittadino, un servizio di customer care e una campagna di comunicazione su tutto il territorio nazionale.
Si propone di aggiornare la Strategia BUL 2023–2026 per orientare il settore delle telecomunicazioni verso nuovi paradigmi, rispondendo alla crescente domanda di servizi digitali avanzati da parte di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni, e supportando, nel suo complesso, la trasformazione digitale del Paese in linea con gli obiettivi europei al 2030. Le misure in corso di attuazione prevedono una transizione verso modelli differenziati di connettività multimodale, adattati alle specificità territoriali. Inoltre, si punta a incentivare l’adozione di sistemi di Edge Cloud Computing per modernizzare le reti telco, facilitando la trasformazione verso modelli tech-driven. Si prevede, inoltre, l’adozione di misure per stimolare la domanda di servizi di connettività avanzata nonché di valorizzare l’utilizzo diffuso delle tecnologie emergenti al fine di assicurare il raggiungimento degli ambiziosi target della Digital Decade 2030. Il sottosegretario ha sottolineato come la filiera dei cavi sottomarini per telecomunicazioni a lunga distanza sia strategica per l’Italia, che partecipa a tre dei sei segmenti chiave grazie a operatori come Prysmian e Sparkle. Tuttavia, il Paese non dispone di asset nazionali per la posa e manutenzione di questi cavi e incontra difficoltà nelle tecnologie di ripetizione del segnale su lunghe distanze. Il settore è esposto a minacce sia fisiche che informatiche, anche se l’Unione Europea sostiene la protezione di queste infrastrutture tramite iniziative come l’Action Plan 2025 e il programma CEF. Per rafforzare il settore, si propongono interventi mirati: incentivare la costruzione di navi posacavi e la produzione nazionale di cavi, facilitare il dialogo tra pubblico e privato, semplificare i processi autorizzativi con uno sportello unico, avviare un monitoraggio sistematico delle infrastrutture marine, e sostenere le imprese di ogni dimensione tramite finanziamenti per attività di ricerca e sviluppo.
La prossima Strategia Nazionale per l’IA sarà predisposta e aggiornata dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale e sarà sottoposta al CITD già dal prossimo anno, in linea con la previsione di approvazione biennale. Ma la vera innovazione è che il Parlamento riceverà un monitoraggio annuale, a garanzia della trasparenza e del controllo democratico.
Lo sviluppo dell’IA in Italia si basa su una governance solida e collaborativa, con il CITD come piattaforma di coordinamento strategico governativo. Tra le iniziative principali c’è il progetto interregionale Reg4IA, finanziato dal Dipartimento in collaborazione con la Conferenza delle Regioni, che coinvolge tutte le Regioni e Province autonome in quattro partenariati per sviluppare soluzioni innovative sperimentali. Questi interventi riguardano ambiti fondamentali come salute, turismo, dati ambientali, mobilità sostenibile, competitività della PA, qualità del lavoro pubblico e sicurezza territoriale. I risultati saranno condivisi con l’intero ecosistema innovativo, promuovendo scalabilità, riuso delle migliori pratiche e un confronto permanente tra Governo e territori per guidare l’evoluzione dell’IA in Italia. All’incontro hanno partecipato i rappresentanti dei ministeri per la Pubblica amministrazione, dell’Economia e delle Finanze, della Giustizia, delle Imprese e del Made in Italy, della Salute, per gli Affari Ue, Pnrr e le politiche di coesione, per gli Affari Regionali e le Autonomie, dell’Interno, del Lavoro e delle Politiche Sociali, dell’Università e della Ricerca, della Difesa, dell’Istruzione e del Merito, per lo Sport e i Giovani, degli Esteri, nonché i rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, dell’Anci e dell’UPI. I partecipanti hanno “condiviso e apprezzato il lavoro svolto, nonché le iniziative presentate, risultato di un coordinamento efficace tra le Amministrazioni”.

 

 

Maria Cristina Carlini

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