La relazione di Bankitalia

Surplus costruzioni in CADUTA con lo stop al Superbonus: solo +1,2%

Con lo stop al Superbonus la crescita del valore aggiunto delle costruzioni segna una brusca frenata: si passa, infatti, dal +6,9% del 2023 a +1,2% del 2024. Dato che, comunque, costituisce il maggior apporto alla crescita complessiva del valore aggiunto dell’economia italiana che nel 2024 ha segnato +0,5%, in frenata rispetto al +0,7% del 2023.

02 Giu 2025 di Maria Cristina Carlini

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Nel 2024 il valore aggiunto delle costruzioni registra una brusca frenata rispetto al ritmo degli anni precedenti, pur continuando a imprimere la spinta più sostenuta alla crescita del valore aggiunto dell’economia e confermando, peraltro, il peso che è tornato ad acquisire dopo la pandemia e che aveva prima della crisi dei debiti sovrani. E’ quanto emerge dal quadro che tratteggia la Relazione annuale della Banca d’Italia, pubblicata venerdì  scorso in occasione della Considerazioni Finali del Governatore, Fabio Panetta. Ma ecco i numeri. Innanzitutto, quelli del Pil. Lo scorso anno, il prodotto interno lordo italiano ha registrato una crescita del Pil dello 0,7% (valutato a prezzi concatenati e senza correzione per le giornate lavorative) in linea con il 2023. Intanto, nel primo trimestre del 2025 il Pil ha registrato una crescita moderata, sostenuto ancora dal l’evoluzione ancora positiva dei consumi e della spesa in costruzioni. A fronte di una stagnazione nei servizi l’attività si è espansa nella manifattura. Su tutto questo, avverte Bankitalia, incombe il rischio legato alle tensioni innescati dalla guerra commerciale. “Dobbiamo navigare in acque incerte”, ha avvertito Panetta.

Analizzando i dati dal lato dell’offerta, il valore aggiunto mostra una crescita dello 0,5% , in diminuzione rispetto al +0,7% dell’anno precedente ascrivibile, spiega Bankitalia, a  un sostanziale ristagno dell’industria in senso stretto, e al rallentamento delle costruzioni e dei servizi, frenati, rispettivamente, dal netto ridimensionamento dell’apporto degli incentivi fiscali per l’edilizia residenziale e dall’affievolirsi dell’impulso dei comparti a elevata interazione sociale, cioè turismo e ristorazione, dovuto alla forte ripresa post pandemica.

In un generale quadro di rallentamento, nel dettaglio, l’apporto alla crescita del valore aggiunto da parte delle costruzioni si concretizza con un aumento dell’1,2%, che segna una drastica caduta se si confronta al +6,9% dell’anno precedente. “Nelle costruzioni il valore aggiunto ha fortemente rallentato a causa della marcata riduzione dei benefici fiscali connessi con il Superbonus; è comunque aumentato dell1,2%  dopo un incremento cumulato di quasi il 25% nel biennio 2022-2023”, rileva la relazione della Banca d’Italia. Si registra una leggera discesa degli investimenti nel comparto residenziale mentre salgono in modo significativo nella componente non residenziale, grazie al contributo delle opere pubbliche finanziate dal Pnrr. Le indagini condotte dalla Banca d’Italia segnalano un aumento delle commesse di opere pubbliche per quasi la metà delle imprese di costruzione intervistate. Sulla base dell’Indagine sule imprese industriali e dei servizi, svolta tra febbraio e maggior di quest’anno il 52% delle imprese  con almeno 10 addetti prevede di riceve nel 2025 ordini legati ai bandi del Pnrr.

Complessivamente, nel 2024 l’accumulazione lorda di capitale è nettamente rallentata, 0,5% da 9% nel 2023. per gli investimenti in costruzioni Banca d’Italia fotografa “dinamiche eterogenee: si sono ridotti in nel comparto residenziale dopo un’espansione superiore al 100% nel periodo 2020-2023”.  Nel 2024, gli investimenti fissi lordi  delle costruzioni sono aumentati del 2% rispetto al 2023, anno in cui si era registrato +15,5%. Gli investimenti nelle costruzioni segnano una flessione del 3,1% annuo (+18,1% nel 2023) mentre la voce altre costruzioni mostra un aumento del 9,6% annuo (+11,9% nel 2023).

C’è un altro aspetto che la relazione della Banca d’Italia pone in rilievo ed è quello che riguarda la struttura produttiva. Dopo la pandemia sì è assistito a una leggera ricomposizione settoriale in favore dei servizi privati e della costruzioni, queste ultime sono tornate ad avere un peso il valore aggiunto paragonabile a quello che avevano prima della crisi finanziaria globale. La quota della manifattura è lievemente diminuita al 16%, un valore appena superiore alla media europea. È inoltre proseguito in tutti i settori la riallocazione verso le aziende di maggiore dimensioni.  Le 2923, ultimo anno in cui sono disponibili i dati, le imprese con almeno 250 dipendenti impiegavano un quarto dei lavoratori occupati. Le settore privato non agricolo e non finanziario, circa un punto percentuale in più rispetto al 2919e quasi 5 punti in più dal 2014. Negli altri principali paesi europei questa incidenza restava tuttavia nettamente più elevata (46% Francia 42% Germania e 33 in Spagna).

 

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