I DOSSIER DI BRUXELLES SUGLI APPALTI
Subappalti, la Ue andrà fino in fondo. Sui tempi di pagamento in arrivo la sanzione (nonostante gli obiettivi Pnrr raggiunti)
Sui due principali dossier in materia di appalti si intrecciano – con un forte rischio per l’Italia – i target e le revisioni del Pnrr, le procedure di infrazione ancora aperte (subappalto) e le condanne della Corte di giustizia che aspettano di essere eseguite con l’applicazione della multa (tempi di pagamento). Presa molto sul serio da Bruxelles la recente lettera di denuncia dell’Ance sulla certificazione dei lavori eseguiti nei subappalti, introdotta dal correttivo: la commissione fa capire che ci sono gli elementi per non chiudere la vecchia procedura sulle quote massime di subappaltabilità, superata in teoria con le norme di liberalizzazione varate da Draghi, e di far confluire lì la nuova questione, legata anche alla riforma degli appalti contenuta nel Pnrr. Sui tempi di pagamento il nodo riguarda il periodo che intercorre fra l’esecuzione del lavoro, l’emissione del SAL e l’emissione della fattura, mentre il Pnrr si concentra sul tempo che intercorre fra fattura e pagamento. Non aiuta l’Italia il fatto che la commissione voglia rendere più stringenti e rapide le norme europee trasformando la direttiva in regolamento. Tutti i dossier normativi, in arrivo il Construction Services Act
IN SINTESI
Sui due principali dossier europei in materia di appalti – il subappalto e i ritardi nei tempi di pagamento delle PA – si intrecciano, in termini a dir poco paradossali, i target del Pnrr (più o meno raggiunti) e le procedure/condanne della Ue, ma né gli uni né le altre per ora risolvono i problemi e la posizione dell’Italia a Bruxelles si fa sempre più critica.
Il subappalto: la procedura di infrazione resta aperta
Sul subappalto, la recente denuncia dell’Ance in relazione alla norma del decreto correttivo di fine 2024 che consente la certificazione dei lavori del subappalto tutta in favore dei subappaltatori e nulla in favore degli appaltatori viene esaminata con molta attenzione della commissione europea, che ne intuisce il valore eversivo rispetto all’attale sistema, al punto che la considera un motivo per tenere aperta la vecchia procedura di infrazione sul subappalto. Quella procedura era nata contro i tetti di subappaltabilità al 30% e al 40%, presenti tradizionalmente nella normativa italiana e da ultimo nel codice Delrio, e si doveva considerare, sulla carta, superata con la norma di liberalizzazione al 100% del subappalto, introdotta prima da Draghi nel decreto legge 77/2021 e poi nel nuovo codice appalti Carbone-Salvini, approvato dalla commissione UE anche in sede di obiettivi Pnrr.
Eppure, quella procedura non è mai stata formalmente chiusa dalla commissione, poco propensa a fidarsi di un quadro normativo in continua fibrillazione, e la nuova denuncia dell’Ance porta come effetto inevitabile l’ulteriore rinvio della pacificazione fra commissione e governo italiano su uno dei temi più spinosi e controversi nel rapporto fra le due istituzioni. La commissione ritiene grave che il governo sia intervenuto con una modalità così dirompente su un tema delicatissimo e sempre sotto osservazione, dopo che l’approvazione dell’obiettivo Pnrr sulla riforma degli appalti sembrava aver definito un equilibrio conclusivo. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, se l’è andata proprio a cercare, verrebbe da dire. Tanto più che con il decreto Infrastrutture all’esame della Camera ha sì fatto salvo il pregresso, cioè le procedure antecedenti al correttivo, ma non ha voluto trovare una soluzione più ragionevole ed equilibrata (per esempio riconoscendo una quota almeno parziale anche in favore dell’appaltatore) sulla norma principale.
I ritardi nei pagamenti
Situazione ancora più paradossale sul tema dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. Qui le difficoltà italiane sono strutturali da almeno venti anni e anche il Pnrr – atteso ora alla scadenza di fine 2025 – ha parzialmente fallito quando a giugno 2024 fu costretto a rinviare gli obiettivi di riduzione dei tempi di pagamento e a sostituirli con una circolare platonica del Mef che spiegava come e a chi si sarebbero dovute applicare le nuove norme, sollecitando le amministrazioni a prepararsi agli adempimenti anche di tipo tecnologico. Un flop clamoroso, mascherato dalla solita giostra di revisioni/aggiustamenti del Pnrr, pronta sempre a scattare quando gli obiettivi non si riescono a raggiungere.
Ma il paradosso raggiunge il culmine in una materia che nel gennaio 2020 ha già ricevuto una condanna della Corte di Giustizia Ue proprio a seguito di una denuncia presentata nel 2014 dall’Ance (allora presieduta da Paolo Buzzetti). La commissione nel 2022 ha annunciato e aperto una nuova procedura necessaria per tradurre la condanna in una sanzione, ma l’iter di questa nuova procedura è andata a rilento proprio per evitare che da una parte si facesse un assessment favorevole sugli obiettivi (svuotati) raggiunti con il Pnrr e dall’altra si comminasse una rumorosissima sanzione allo stesso Paese che si premiava con l’assessment positivo. Quindi, in sostanza, la commissione attende di vedere se il percorso virtuoso del Pnrr che a fine 2025 – salvo nuovi rinvii a giugno 2026 – dovrebbe tradursi in qualche risultato concreto si compirà o meno.
Ma qui il paradosso principale è ancora un altro. I target ultimi del Pnrr riguardano la riduzione a trenta giorni (60 per le Asl e altre situazioni particolari) dei tempi di pagamento della fattura. Quindi il tempo decorre dall’emissione della fattura elettronica. Obiettivo forse significativo per il settore delle forniture. Certo non per i lavori che per arrivare alla fattura hanno una trafila che comprende il momento dell’esecuzione effettiva del lavoro, poi l’emissione del SAL da parte del direttore dei lavori, poi la fattura. Nei lavori, quindi, il momentoo clou è l’emissione del Sal ed è proprio sul rinvio di questo che le amministrazioni giocano per allungare i tempi del pagamento.
I pagamenti: il commento di Ance
“È una questione di cruciale importanza – dice Ance – per le imprese esecutrici dei lavori che devono poter contare su flussi di cassa regolari per portare a termine i lavori e pianificare la propria attività. Nella fase attuale, rispettare i tempi di pagamenti appare ancora più rilevante se si vuole realizzare il PNRR nei tempi previsti, evitando blocchi nelle lavorazioni difficilmente recuperabili entro la scadenza del Piano”. Dalle indagini fatte lo scorso anno dall’Ance risulta che “le pubbliche amministrazioni tornano a mettere in atto prassi gravemente inique nei confronti delle imprese al fine di eludere l’emersione del problema dei ritardati pagamenti”. In particolare “il 62% delle imprese segnala che le amministrazioni chiedono di ritardare l’invio delle fatture e il 53% l’emissione dei SAL, mentre al 30% delle imprese, in sede di contratto, le Pubbliche Amministrazioni chiedono tempi di pagamento superiori ai 30 giorni e al 18% delle imprese la rinuncia agli interessi di mora”.
I dossier normativi e di attuazione delle direttive
Ma in questo momento Bruxelles è una fucina a tutto campo per le norme interessanti il settore delle costruzioni. Numerosissimi i dossier aperti: i quattro pacchetti Omnibus varati fino a maggio puntano ad alleggerire le procedure pesanti (e spesso inutili) della transizione verde per le imprese di tutti i settori; passo avanti per l’attuazione della direttiva EPBD per le case green con il rilascio di linee guida e di moduli necessari per l’applicazione delle norme ai progetti concreti (in attesa di sciogliere il nodo del finanziamento); la preparazione delle nuove direttive su appalti e concessioni; la proposta per la definizione della strategia per la resilienza idrica; le proposte in corso di elaborazione per dare vita a un piano per l’affordable housing che pure vedrà la luce nel 2026; la proposta di creare, a fini soprattutto di semplificazione burocratica, una nuova classe di imprese – le small-mid caps – con un tetto di 750 dipendenti e un fatturato massimo di 150 milioni. Un’attività intensissima che, sempre nel 2026, dovrebbe poi sfociare nel Construction Services Act.
L’Ance riconduce questo quadro articolato al proprio impegno prioritario di fare del settore delle costruzioni italiano un motore centrale della transizione verde, della coesione sociale ed economica e dello sviluppo infrastrutturale del continente. “In un momento storico segnato da profondi cambiamenti, il nostro impegno è quello di portare con forza la visione del settore su investimenti, occupazione di qualità, sicurezza sul lavoro, innovazione e sostenibilità, al cuore nelle decisioni europee”, dice un quaderno dell’associazione in preparazione, che sarà certamente ripreso nel corso dell’Assemblea annuale del 24 giugno prossimo.