L'ANALISI DEL CENTRO STUDI DELL'ANCE

Spese in conto capitale, 5,4 miliardi di tagli (1,3 al MIT). Ossigeno dal 2027-28: 2026 pesante anche su Rfi e Anas

Gli effetti della legge di bilancio e degli stati di previsione dei singoli ministeri. Bene il fondo sociale clima per il Piano casa e i 350 mln al dissesto. L’elenco completo di definanziamenti e rifinanziamenti. Le società Fs finanziate solo per 2027 e 2028 (eccezione 90 miloni a Rfi). Per i costruttori resta prioritario trovare 3 miliardi per rifinanziare il caro materiali.

29 Ott 2025 di Giorgio Santilli

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Spese in conto capitale, 5,4 miliardi di tagli (1,3 al MIT). Ossigeno dal 2027-28: 2026 pesante anche su Rfi e Anas

FEDERICA BRANCACCIO PRESIDENTE ANCE

La destinazione di una parte del Fondo sociale per il clima (l’Ance stima 3 miliardi su 7) al Piano casa è una buona notizia – l’unica buona notizia della legge di bilancio insieme ai 350 milioni al nuovo fondo per il dissesto idrogeologico – ma quella dell’abitazione è una grande emergenza che ha bisogno di ben altro, se si vogliono dare risposte al Paese su questioni fondamentali per il futuro del Paese come quella giovanile e quella demografica.

Per il resto, l’analisi dei provvedimenti della manovra (legge di bilancio e Ddl di bilancio) fatta dall’ufficio studi dell’Ance evidenzia dati salienti tutti negativi:

  • “un sicuro ridimensionamento” – fra tagli e rimodulazioni – delle spese in conto capitale per 5,4 miliardi nel triennio 2026-28 (di queste 1,3 riguardano poste del MIT e uno dello stesso MEF, fattore che “suggerisce un sicuro effetto sugli  stanziamenti destinati alla realizzazione delle opere pubbliche”);
  • un rifinanziamento per un totale di 6,8 miliardi nel triennio, ma di soli 425 milioni nel 2026;
  • il mancato finanziamento della copertura degli extracosti dati dal caro materiali per una dote che non può essere inferiore a 3 miliardi (2,5 miliardi per chiudere il 2024-2025 e almeno 500 milioni per aprire la partita del 2026) e che mette seriamente a rischio “la prosecuzione dei cantieri e la tenuta del tessuto produttivo”.

Di seguito la tabella delle rimodulazioni per ministero elaborata dall’Ance su dati del Ddl di bilancio.

Una partita importante della manovra è nel gioco dei finanziamenti e definanziamenti che l’analisi dell’Ance elenca meticolosamente, almeno nelle sue poste principali. I principali definanziamenti sono:

  • 250 milioni nel 2026 del Fondo opere indifferibili;
  • 50 milioni nel 2026 per la Metropolitana di Roma;
  • 15 milioni nel 2026 per la Metropolitana di Milano M4;
  • 15 milioni nel 2026 per il collegamento tra Afragola e la Metropolitana di Napoli;
  • 15,2 milioni nel 2026 per le infrastrutture idriche;
  • 150 milioni nel 2026 e 90 milioni nel 2027 per il programma Strade Sicure per la messa in sicurezza di ponti, viadotti e tunnel, previsto nel Piano Nazionale Complementare;
  • 156 milioni nel 2027 e 124,4 milioni nel 2028 del Fondo pluriennale istituito dalla legge di bilancio dello scorso anno (Fondo Amministrazioni centrali per il finanziamento di interventi in materia di investimenti e infrastrutture);
  • 100 milioni nel 2026 per il Fondo per le infrastrutture ad alto rendimento;
  • 50 milioni nel 2027 per SS 4 Salaria;
  • circa 50 milioni nel 2027 per la SS 106 Jonica.

Tra i rifinanziamenti l’analisi Ance evidenzia:

  • contratto di programma di Anas, rifinanziato per 1,6 miliardi di euro di cui 600 milioni nel 2027 e un miliardo nel 2028. A queste risorse si aggiunge il finanziamento, disposto nell’articolato, di 90 milioni annui a decorrere dal 2026
    per la manutenzione stradale ;
  • contratto di programma di RFI, rifinanziato per 3,66 miliardi di cui 90 milioni nel 2026, 1,66 miliardi nel 2027 e 1,9 miliardi nel 2028;
  • fondo emergenze nazionali, rifinanziato per oltre un miliardo di euro, di cui 300 milioni nel 2026 e 360 milioni per ciascuno degli anni 2027 e 2028;
  • edilizia penitenziaria, rifinanziata per 157 milioni di cui 35 nel 2026
  • edilizia sanitaria, 16 milioni distribuiti tra il 2027 e il 2028.

Complessivamente – rileva il documento – “i rifinanziamenti di capitoli contenenti stanziamenti destinati alla realizzazione di opere pubbliche ammontano a 6,8 miliardi nel triennio 2026-2028, di cui solo 425 milioni nell’anno 2026”. Gli stessi valori vengono riportati nella tabella che segue. In particolare la tabella evidenzia proprio la “sofferenza” di Anas e Fs per il 2026, con gli stanziamenti aggiuntivi – necessari per la prosecuzione delle opere in corso e l’avvio di nuovi lavori – praticamente spostati tutti in avanti. Fanno eccezione i 90 milioni per il contratto di programma Rfi e – qui non visibili – i 90 milioni annui destinati alle manutenzioni stradali per il triennio 2026-28.

Nel complesso, sintetizza l’Ance, “il quadro che emerge dalle misure contenute nel DDL di bilancio evidenzia un sicuro ridimensionamento delle risorse disponibili per il 2026 destinate alle infrastrutture, che può ulteriormente aggravarsi a seguito delle misure di razionalizzazione della spesa, a fronte di rifinanziamenti rilevanti previsti per gli anni successivi”.

Il capitolo assente del caro materiali

Come detto per i costruttori la prirità resta quella del caro materiali. “Si segnala – dice il documento – che manca nella manovra un tema che appare centrale per garantire la regolare prosecuzione dei lavori pubblici in corso di realizzazione, soprattutto nell’ambito delle opere del PNRR: quello del caro materiali. L’aumento dei costi nei prodotti da costruzione
rende necessario adeguare i prezzi delle opere in corso, per non lasciare che il peso di questo enorme problema pieghi le possibilità delle imprese di svolgere il proprio lavoro. Di fronte alla piena consapevolezza del problema da parte del Ministero delle infrastrutture, che ha recentemente annunciato misure per garantire i trasferimenti sul terzo trimestre 2024, e che le imprese hanno accolto con favore, resta la necessità di garantire le risorse necessarie per coprire tutti i ristori del 2025 e prorogare i meccanismi di compensazione del Decreto Aiuti al 2026. L’Ance ha calcolato che per saldare i lavori già eseguiti fino a maggio 2025 e quelli in corso fino a fine anno, servono almeno 2,5 miliardi di euro. Considerando anche la necessaria proroga al 2026 e tenendo conto delle risorse interne delle stazioni appaltanti, è necessario che un intervento in Legge di Bilancio per garantire almeno 3 miliardi di euro, consentendo la prosecuzione dei cantieri e la tenuta del tessuto produttivo”.

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