GLI EMENDAMENTI GIA' APPROVATI IN COMMISSIONE
Salva casa, otto mesi per DEMOLIRE abusi. Stato legittimo più facile: iter separato edificio-unità
L’esame in commissione riprenderà la prossima settimana, arrivo in Aula slittato a mercoledì. Pd e M5s contestano le ultime mosse della maggioranza, Salvini rilancia: “L’obiettivo è approvarlo prima della chiusura estiva perché riguarda la sburocratizzazione dei problemi delle case di milioni di italiani”. Polemiche sul salva-Milano: lettera di giuristi, costituzionalisti e urbanisti per chiedere che la norma non sia trasformata de facto in un condono per il capoluogo lombardo. Tancredi ,assessore alla Rigenerazione di Milano: il Comune “ha seguito la legge regionale, solo gli organi competenti diranno se è legittima o meno”.
IN SINTESI
La messa ai voti è cominciata ma continua. La chiusura del testo finale del Dl 69/2024, cosiddetto decreto salva-casa, avverrà presumibilmente tra martedì e mercoledì in una due giorni infuocata per concludere le votazioni e arrivare in Aula. La fine di luglio, e con essa la scadenza di conversione, si avvicina.
Niente difformità incrociate su parti comuni e singole unità immobiliari
Anche la giornata di ieri, quindi, è trascorsa con il prosieguo dell’esame e i primi via libera finali agli emendamenti. E’ “un lavoro proficuo nell’ottica esclusiva dell’interesse dei cittadini, che ci porterà a rendere più semplici le procedure di attività per il riconoscimento dello stato legittimo degli immobili e le relative attività di compravendita. Renderemo molto più semplice sanare le lievissime difformità e i cambi d’uso. Insomma, il nostro scopo è quello di semplificare la normativa in maniera tale che i cittadini possano valorizzare al meglio i propri immobili ed il mercato possa finalmente liberarsi dall’eccessivo peso della burocrazia. Le politiche abitative sono al centro dell’azione del nostro governo”, ha detto Dario Iaia, correlatore al provvedimento salva casa in commissione Ambiente alla camera, di Fratelli d’Italia.
Tra le ultime novità, è stata approvata dalla commissione Ambiente della Camera una norma – proposta in uno dei numerosi emendamenti a firma Lega – per estendere la dichiarazione di stato legittimo . “Ai fini della dimostrazione dello stato legittimo delle singole unità immobiliari non rilevano [le amministrazioni, ndr] le difformità incidenti sulle parti comuni dell’edificio, di cui all’articolo 1117 del codice civile. Ai fini della dimostrazione dello stato legittimo dell’edificio non rilevano le difformità incidenti sulle singole unità immobiliari dello stesso”. In questo modo si separano ancor più nettamente le due situazioni.
Questo terzo comma si va ad aggiungere ai due precedenti per l’articolo 9-bis del Testo unico 380/2001:
1. Ai fini della presentazione, del rilascio o della formazione dei titoli abilitativi previsti dal presente testo unico, le amministrazioni sono tenute ad acquisire d’ufficio i documenti, le informazioni e i dati, compresi quelli catastali, che siano in possesso delle pubbliche amministrazioni e non possono richiedere attestazioni, comunque denominate, o perizie sulla veridicità e sull’autenticità di tali documenti, informazioni e dati.
1-bis. Lo stato legittimo dell’immobile o dell’unità immobiliare è quello stabilito dal titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione o che ne ha legittimato la stessa o da quello che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o l’intera unità immobiliare, rilasciato all’esito di un procedimento idoneo a verificare l’esistenza del titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione o che ne ha legittimato la stessa, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali. Per gli immobili realizzati in un’epoca nella quale non era obbligatorio acquisire il titolo abilitativo edilizio, lo stato legittimo è quello desumibile dalle informazioni catastali di primo impianto ovvero da altri documenti probanti, quali le riprese fotografiche, gli estratti cartografici, i documenti d’archivio, o altro atto, pubblico o privato, di cui sia dimostrata la provenienza, e dal titolo abilitativo che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali. Sono ricompresi tra i titoli di cui al primo periodo i titoli rilasciati o formati in applicazione delle previsioni di cui agli articoli 36, 36-bis e 38, previo pagamento delle relative sanzioni o oblazioni. Alla determinazione dello stato legittimo dell’immobile o dell’unità immobiliare concorre, altresì, il pagamento delle sanzioni previste dagli articoli 33, 34, 37, commi 1, 3, 4, 5 e 6, e 38, e la dichiarazione di cui all’articolo 34-bis. Per gli immobili realizzati in un’epoca nella quale non era obbligatorio acquisire il titolo abilitativo edilizio, lo stato legittimo è quello desumibile dalle informazioni catastali di primo impianto, o da altri documenti probanti, quali le riprese fotografiche, gli estratti cartografici, i documenti d’archivio, o altro atto, pubblico o privato, di cui sia dimostrata la provenienza, e dal titolo abilitativo che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali. Le disposizioni di cui al secondo periodo quarto periodo si applicano altresì nei casi in cui sussista un principio di prova del titolo abilitativo del quale, tuttavia, non sia disponibile copia. Le disposizioni di cui al quarto periodo si applicano altresì nei casi in cui sussista un principio di prova del titolo abilitativo del quale, tuttavia, non sia disponibile copia.
Con il decreto salva-casa, comma 1-bis (vedasi sopra) la maggioranza ha proposto l’eliminazione della doppia conformità per la dichiarazione di stato legittimo. Il testo precedente, infatti, prevedeva che “lo stato legittimo dell’immobile o dell’unità immobiliare è quello stabilito dal titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione o che ne ha legittimato la stessa e da quello che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali”.
Estesi i tempi per le demolizioni: fino a otto mesi
Un altro emendamento leghista approvato è quello a primo firmatario On. Gaetano Pizzimenti: per le demolizioni di parti abusive, “il termine di cui al primo periodo può essere prorogato con atto motivato del Comune fino ad un massimo di 240 giorni [da 90, vedasi sotto per la norma vigente] nei casi di serie e comprovate esigenze di salute dei soggetti residenti nell’immobile all’epoca di adozione dell’ordinanza o di assoluto bisogno o di gravi situazioni di disagio socio-economico, che rendano inesigibile il rispetto di tale termine”. Il periodo si aggiunge al comma 3 dell’articolo 31:
Art. 31 (L) – Interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali
1. Sono interventi eseguiti in totale difformità dal permesso di costruire quelli che comportano la realizzazione di un organismo edilizio integralmente diverso per caratteristiche tipologiche, planovolumetriche o di utilizzazione da quello oggetto del permesso stesso, ovvero l’esecuzione di volumi edilizi oltre i limiti indicati nel progetto e tali da costituire un organismo edilizio o parte di esso con specifica rilevanza ed autonomamente utilizzabile.
2. Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, accertata l’esecuzione di interventi in assenza di permesso, in totale difformità dal medesimo, ovvero con variazioni essenziali, determinate ai sensi dell’articolo 32, ingiunge al proprietario e al responsabile dell’abuso la rimozione o la demolizione, indicando nel provvedimento l’area che viene acquisita di diritto, ai sensi del comma 3.
3. Se il responsabile dell’abuso non provvede alla demolizione e al ripristino dello stato dei luoghi nel termine di novanta giorni dall’ingiunzione, il bene e l’area di sedime, nonché quella necessaria, secondo le vigenti prescrizioni urbanistiche, alla realizzazione di opere analoghe a quelle abusive sono acquisiti di diritto gratuitamente al patrimonio del comune. L’area acquisita non può comunque essere superiore a dieci volte la complessiva superficie utile abusivamente costruita.
Per Chiara Braga – capogruppo del Pd alla Camera – intervenuta ieri alla presentazione del rapporto Ecomafie di Legambiente a Roma, è “una norma molto grave e preoccupante”. Attualmente, la norma prevede che “trascorsi novanta giorni, ove non intervenga la revoca del provvedimento di cui al comma 7 [sospensione delle opere in corso, ndr], le aree lottizzate sono acquisite di diritto al patrimonio disponibile del comune il cui dirigente o responsabile del competente ufficio deve provvedere alla demolizione delle opere. In caso di inerzia si applicano le disposizioni concernenti i poteri sostitutivi di cui all’articolo 31, comma 8″.
Il tasto delicato del salva-Milano
Sempre ieri, intanto, un gruppo di circa cinquanta tra urbanisti, giuristi e costituzionalisti, tra cui il vicepresidente emerito della Corte costituzionale Paolo Maddalena, hanno inviato una “Lettera-appello al legislatore”, cioè alla commissione VIII Ambiente della Camera dei Deputati. Il salva-casa “non lo trasformino in un condono salva Milano, ossia in un colpo di spugna che cancelli le inchieste aperte sull’urbanistica dalla procura di Milano”. Va ribadita in Parlamento, secondo quest’appello, “l’assoluta inderogabilità della norma urbanistica che garantisce un minimo di dotazioni di servizi e di verde necessari alle città. Non ci sono norme confuse o contraddittorie da interpretare: ci sono leggi fondamentali da rispettare, per garantire i diritti di tutti i cittadini”. E ancora: serve un “rigoroso rispetto delle leggi” poste a tutela di tutti, “fermo altrimenti l’intento dei sottoscritti firmatari di avvalersi di ogni strumento utile per opporsi alla preannunciata deriva, anche nella convinzione che evidenti profili di illegittimità non passerebbero indenni da una pronuncia della Corte Costituzionale”.
Milano “ha seguito la legge regionale se poi questa viene ritenuta non legittima questo lo diranno gli organi competenti”, ha detto invece Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana del capoluogo lombardo a margine della presentazione del Rapporto “Lo student housing da mercato di nicchia a comparto maturo. Il Comune “ha già espresso chiaramente la sua posizione: tutto quello che è stato fatto è stato fatto attraverso la legge regionale e nazionale”. I chiarimenti necessari, anche per Tancredi, dovranno arrivare dalle Camere.
Dal mondo politico, invece, proseguono le proteste delle opposizioni sulla norma. Per Elena Sironi (M5) l’emendamento salva-Milano è un tana libera tutti che di fatto disinnesca l’inchiesta nei confronti di Palazzo Marino e di alcuni costruttori relativa ai famosi 150 progetti edilizi che, fatti passare per semplici ristrutturazioni, hanno visto sorgere grattaceli di 80 metri qua e là per la città. Anche Avs, per voce del leader Angelo Bonelli, continua a chiedere il ritiro degli emendamenti sul capoluogo lombardo: “Piuttosto il Governo si impegni per un Piano Casa che investa in politiche
abitative per i giovani e le famiglie fragili che troppo spesso non hanno un tetto sotto cui stare”.
Sulle norme salva-Milano è in corso una “interlocuzione interistituzionale” per giungere alla migliore soluzione per il territorio, ha riferito invece il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Alessandro Morelli, che segue per il governo i lavori parlamentari del decreto salva casa. “Il salva Milano è un focus importante e molto atteso dal territorio”, così come le questioni delle piccole difformità e le tolleranze sui micro-appartamenti. “Stiamo facendo una interlocuzione interistituzionale, perché sono diverse le istituzioni interessate – ha spiegato Morelli interpellato a margine dei lavori della Commissione -. Ovviamente anche con il sindaco, da cui arriveranno degli spunti e se questi potranno essere recepiti lo saranno, a prescindere dal colore politico che rappresenta il sindaco. Posto questo, ci sono tavoli aperti anche con altri ministeri, io sono andato più volte ad incontrare il procuratore capo di Milano, Marcello Viola. Sul pacchetto stiamo facendo qualche ragionamento”. Infine, confermando l’approdo in Aula mercoledì e il voto martedì 16: “Il mio auspicio è di poter inserire anche emendamenti dell’opposizione. Ci sono tanti argomenti, alcuni possono essere sicuramente di interesse generale”. Come raccontato sul Diac, sono quattro le proposte condensate della maggioranza per sbrogliare la matassa milanese:
Verso l’Aula: Salvini vuole accelerare, martedì il tour de force
“Sono in discussione gli emendamenti del decreto salva-casa in commissione. L’obiettivo è di portarlo in aula la settimana prossima e di approvarlo prima della chiusura estiva perché riguarda la sburocratizzazione dei problemi delle case di milioni di italiani. Quindi lo sto accompagnando, emendamento per emendamento, per portarlo a casa”, ha detto ieri il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, a margine dell’inaugurazione dell’aeroporto Salerno-Costa d’Amalfi. Poi nel pomeriggio, dall’Assemblea di Anaepa Confartigianato Edilizia: “Tra gli emendamenti ci sono ulteriori semplificazioni sulle stato legittimo dell’immobile, sulla possibilità dei cambi di destinazione d’uso, ovviamente rispettando la pianificazione urbanistica dei Comuni e delle Regioni” ha aggiunto. Nella giornata di ieri gli emendamenti approvati erano già cinque, il ministro ha fatto sapere nel pomeriggio che la maggioranza ha sintetizzato le sue proposte riducendole a quindici. Quanto alle votazioni, invece, non si è andati avanti anche nella serata (come invece ipotizzato da Salvini), tutto verrà chiuso martedì. Obiettivo: far sbarcare davvero il testo in Aula mercoledì 17.