l'attuazione difficile

Salva-casa, il nodo del coordinamento con le leggi regionali. La via dei MODULI-TIPO per tutti

La radiografia scattata dal dossier della direzione “Edilizia e territorio” di Ance facilita l’interpretazione ma evidenzia anche molti dei nodi attuativi da chiarire. Il rischio oggi è la paralisi nei territori fra vecchie e nuove norme, fra quadro nazionale e regionale, in attesa dei chiarimenti e delle indicazioni attuative del governo. Fra le criticità le norme regionali sui cambiamenti di destinazione d’uso: i costruttori suggeriscono che, in attesa degli adeguamenti normativi, si provveda con circolari che diano indicazioni su come recepire già nel corpo delle disposizioni regionali le nuove norme nazionali. Nel governo si fa strada l’idea che la via più rapida per chiarire tanti aspetti applicativi e uniformare i comportamenti di Regioni e comuni sia un provvedimento Mit-Funzione pubblica con i moduli-tipo, come si fece con le semplificazioni del Pnrr.

05 Set 2024 di Giorgio Santilli

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Sarà un’attuazione complessa e difficile quella del decreto legge salva-casa, il Dl 69/2024, nonostante la legge approvata dal Parlamento disponga chiaramente che la gran parte delle norme nazionali siano immediatamente operative, anche là dove manchino provvedimenti/chiarimenti interpretativi o ci sia un contrasto con le norme regionali (che dovrebbero decadere immediatamente). Ma sappiamo che il principio è una cosa, l’attuazione concreta in un campo caratterizzato dal massimo livello di “spezzatino regionale” è tutt’altra cosa e questo indipendentemente dalla volontà che mostreranno le Regioni di adeguarsi rapidamente o, al contrario, di fare resistenza per difendere il più possibile le proprie discipline. Le 38 pagine fitte di osservazioni, chiarimenti, ma anche dubbi, del paper con cui la direzione Edilizia e Territorio dell’Ance ha radiografato il salva-casa racconta di un’impresa molto articolata e di un cammino scandito dagli ostacoli. Detto da chi ha, ovviamente, il massimo interesse che tutto proceda al meglio e rapidamente.

DIARIO DIAC riserverà più puntate al tema dell’attuazione del salva-casa, raccontando il dibattito “politico” e le posizioni tecnico-normative che si faranno strada nel governo, ma anche esaminando – con i soggetti coinvolti nell’attuazione – le singole disposizioni “sensibili”. Ma intanto è bene apparecchiare fin da subito il tema politico generale di una grande mole di lavoro da fare e di intese da trovare, anche perché le difficoltà sono ben chiare pure al governo che sta cercando varie soluzioni da mettere in campo per raggiungere tre obiettivi fondamentali: accelerare i tempi dell’attuazione e della messa a regime del quadro normativo; dare indicazioni operative a Regioni e Comuni; uniformare i comportamenti delle amministrazioni.

Nell’esecutivo si va già facendo strada l’idea che la via più rapida e più solida per chiarire molti aspetti applicativi e rendere più omogenee le prassi operative di Regioni e comuni – in attesa di uniformare le norme – sia un provvedimento Mit-Funzione pubblica che definisca i moduli-tipo da usare in periferia, come si fece – con grande successo – con le semplificazioni del Pnrr. Questa strada ha una straordinaria potenzialità, nell’ambito di un’applicazione “laica” del provvedimento, perché la modulistica-tipo non solo può orientare e sopperire ai vuoti normativi, ma può consentire anche di limare e correggere in corsa piccole contraddizioni e criticità della norma legislativa. Piccole per importanza, ma devastanti quando si tratta di applicarle a milioni di pratiche edilizie.

I ministri Salvini e Zangrillo

 

Fra le criticità – che usiamo come esempio per entrare nel concreto – c’è il capitolo dei cambiamenti di destinazione d’uso: gli articoli 10 e 23-ter del testo unico sull’edilizia (Dpr 380/2001) come modificati dall’articolo 1, comma 1, lettera d del Dl 69. Su questo tema l’impatto delle leggi regionali è massimo, come negli altri due capitoli delle variazioni essenziali e dei sottotetti (che vedremo prossimamente). Non a caso a questi tre temi Ance dedica, in allegato al paper, anche rapporti di monitoraggio delle legislazioni regionali (qui quello sulle destinazioni d’uso). Il mutamento di destinazione d’uso è quindi il banco di prova perfetto per capire come si possono evitare paralisi e rallentamenti.

Ance qui presenta una propria ricetta. I costruttori suggeriscono, infatti, che, in attesa degli adeguamenti normativi regionali, si provveda con circolari che diano indicazioni su come recepire già nel corpo delle disposizioni regionali le nuove norme nazionali.  “Si prevede – spiega il Rapporto Ance – che le Regioni adeguino la propria legislazione ai princìpi della disciplina, che trovano in ogni caso applicazione diretta, fatta salva la possibilità per le Regioni medesime di prevedere livelli ulteriori di semplificazione. Come è noto – continua – sono molte le Regioni che hanno previsto una specifica disciplina sui cambi di destinazione d’uso”. Fin qui lo stato dell’arte. Poi l’interpretazione. “Per le Regioni già dotate di specifica legge regionale si ritiene che le norme previste a livello statale siano applicabili direttamente fatti salvi i casi in cui la medesima normativa regionale preveda maggiori semplificazioni”. Infine, il suggerimento. “Per queste situazioni si ritiene che a livello regionale sarà comunque necessario operare una ricognizione e nel caso, in attesa di uno specifico atto di adeguamento legislativo, le Regioni potrebbero dare specifiche indicazioni sul rapporto delle nuove norme statali con le disposizioni già presenti nella propria realtà regionale con delle specifiche circolari”. Intervenire subito con circolari, quindi, in attesa delle modifiche legislative, in modo da orientare amministrazioni, imprese e cittadini.

Dal paper Ance si comprende anche come, a voler interpretare la norma nazionale in una chiave di semplificazione, l’attuazione potrebbe procedere speditamente. “Resta ferma – dice ancora Ance – come espressamente previsto, la possibilità di mantenere o prevedere le sole disposizioni che rispetto alle nuove norme statali dispongano ulteriori livelli di semplificazioni”. Al tempo stesso, però, “si ricorda che, come già indicato con riferimento ai piani terra e seminterrati, sono le Regioni che dovranno dare delle specifiche indicazioni se non già previste a livello regionale”. La norma, inoltre, “non opera nessuna distinzione tra Regioni a Statuto ordinario e Regioni a Statuto speciale. Ne consegue che anche per le Regioni a Statuto speciale valgono le stesse regole”.

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