IL VICEMINISTRO AL MIT
Rixi: nomine nei porti prima di aprile, ma CONDIVISE
La partita delle nomine ai vertici delle autorità portuali vede il traguardo. Il viceministro Rixi accelera puntando a chiudere “prima di aprile”. Il metodo è quello della condivisione: per questo, prosegue il confronto con le istituzioni e gli operatori del settore. All’appello mancano Genova e Napoli. Prosegue, intanto, il lavoro sulla nuova riforma che dovrebbe essere varata entro l’anno. L’obiettivo è creare una società a controllo pubblico con il compito di gestire gli investimenti e di rappresentare il sistema stesso a livello internazionale. Anche in questo caso la parola d’ordine è condivisione
In una primavera che si preannuncia frizzante (come sempre in questi casi) per il rinnovo dei vertici di importanti società controllate pubbliche – come Aspi, Fincantieri, Snam, Saipem, tanto per fare alcuni nomi – c’è un pacchetto di nomine che non è da meno non solo per il numero, 14, ma anche per il peso che rivestono e che, pertanto, richiedono equilibri politici non facili nè scontati. Si tratta della tornata che riguarda le Autorità di sistema portuale: delle 16 totali, 14 hanno i vertici scaduti. Fanno eccezione, soltanto, Catania e Ancona, i cui vertici scadono nel giugno del 2026. E’ una partita, dunque, che riguarda, di fatto, la governance di tutta la portualità italiana. Ma ora dovrebbe essere questione di poche settimane. È stato il viceministro delle Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi, parlando a Genova, nei giorni scorsi ad annunciare tempi brevi: le nomine, ha assicurato, potranno arrivare “anche prima di aprile”. Segno, dunque, che l’interlocuzione e il confronto avviato con tutti gli attori del sistema è in una fase conclusiva.
“Io – ha spiegato Rixi – sto chiudendo il giro dei porti. Uno degli ultimi porti che vedrò è Genova”. Il viceministro fa riferimento al ciclo di incontri arrivato alle ultime battute che ha svolto in 12 autorità portuali con istituzioni e operatori. Nei giorni scorsi, ha incontrato i governatori di Veneto (Luca Zaia), Emilia Romagna (Michele De Pascale), Campania (Vincenzo De Luca) e Sardegna (Alessandra Todde). Mancano all’appello Genova ma anche Napoli, ultime tappe di questo percorso. Dopo essere stato Investito dal terremoto giudiziario, che ha portato agli arresti domiciliari del Governatore della Liguria Giovanni Toti nel maggio 2024, al timone dell’Autorità del porto di Genova – l’Autorità del Mar Ligure occidentale – ci sono dal giugno scorso i commissari straordinari Massimo Seno e Alberto Maria Benedetti. Per quanto riguarda, invece i porti campani, nei giorni scorsi Andrea Annunziata è stato riconfermato commissario dell’Autorità portuale di Napoli e Salerno.
C’è un principio che Rixi tiene a ribadire e che è stato il filo conduttore di questa fase di consultazione: quello della condivisione: “prima voglio parlare con tutti gli operatori del Paese – ha tenuto a ribadire nei giorni scorsi – e poi iniziare a fare le nomine dei presidenti, non perché non abbiamo già individuato persone, ma perché mi sembra giusto e opportuno che scelte come queste, in cui si cambiano 14 Autorità portuali su 16, siano condivise dagli operatori anche per capire non solo le aspettative, ma anche le prospettive di traffico per i prossimi anni”.
Se per le nomine il traguardo sembra vicino, per i tempi del varo della riforma bisognerà aspettare ancora. “Contiamo di varare la riforma entro l’anno”, ha detto il ministro del Mare e della Protezione Civile, Nello Musumeci, confermando così la deadline prospettata già da Rixi. Il fulcro della riforma ruota intorno alla creazione di una società a controllo pubblico con il compito di gestire gli investimenti e di rappresentare il sistema stesso a livello internazionale. La nuova riforma arriverà a distanza di circa una decina d’anni da quella varata nel 2016, che ha ridisegnato l’attuale governance della portualità italiana riducendo, attraverso l’accorpamento, il numero delle autorità portuali che sono diventate, appunto, autorità di sistema. L’arrivo della nuova riforma ha agitato non poco gli animi, a cominciare dai sindacati, dal momento che il cambiamento dello status giuridico dei porti è stato visto una pericolosa apertura che spiana la strada alla privatizzazione. Come per le nomine, anche per la riforma Rixi assicura il metodo della condivisione. Pianificazione, coordinamento integrato, sostenibilità ed efficienza sono i pilastri sui quali erigere un nuovo modello di governance indirizzato a linee guida comuni, coordinamento delle concessioni e armonizzazione dei piani regolatori portuali. La riforma deve superare l’attuale situazione che vede, come ha rimarcato Rixi, il solo porto di Rotterdam con una capacità maggiore di tutte e 16 le autorità portuali italiane messe insieme: “per anni i nostri porti si sono sviluppati andandosi a prendere il traffico reciprocamente mentre l’intero sistema va sviluppato e proiettato verso una dimensione globale”.