OK CON RISERVE DA COMM. VIII-X

Rinnovabili: SUPERARE il titolo edilizio, soglie di potenza al rialzo

Sono ventidue le raccomandazioni elencate dalle commissioni Ambiente e Attività produttive. Tra le altre, anche quelle sull’apposizione del vincolo d’esproprio ai terreni su cui sorgeranno gli impianti rinnovabili. Intanto, il Mase firma il decreto per istituire la Piattaforma Suer che dovrà – in quanto sportello unico – monitorare gli iter autorizzativi. A sua volta, lo sportello unico verrà controllato da un tavolo tecnico con Mase, Gse, Comuni, Regioni e Province autonome

19 Nov 2024 di Mauro Giansante

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Semplificare e accelerare ma per davvero. Le commissioni Ambiente e Attività produttive si sono espresse a favore del Testo unico per la semplificazione degli iter autorizzativi all’installazione di nuovi impianti per la produzione di energia da fonte rinnovabile. L’esito è arrivato nella seduta di ieri mattina ma nella relazione, di cui Diario Diac ha preso visione, vengono elencate ventidue condizioni. Su tutte, quelle relative alla presentazione del titolo edilizio per la superficie ospitante gli impianti. Ma non solo, dal regime transitorio ai vincoli d’esproprio ecco tutte le richieste avanzate al governo. La tappa successiva del Dlgs, intanto, sarà il prossimo Consiglio dei ministri.

Le commissioni: il Dlgs sopra al Tu edilizia del 2001

Partendo dalla questione edilizia, al punto 7) delle condizioni allegate al parere favorevole si chiede al governo che “sia riconsiderata la necessità di acquisire il titolo edilizio ai sensi del DPR n.
380/2001 per la realizzazione degli interventi cui si riferisce lo schema di decreto, nelrispetto dei criteri di semplificazione autorizzativa previsti nella legge delega con particolare riguardo agli interventi di edilizia libera”. Un aspetto vincolante, questo, che era stato lamentato da quest’estate e ancora nelle audizioni di settembre dalle associazioni delle imprese. Inoltre, per non appesantire il lavoro amministrativo dei Comuni, va chiarito “che la disciplina contenuta nel decreto è alternativa e sostitutiva delle norme contenute nel testo unico dell’edilizia in una ottica semplificatoria”.

Per salvaguardare, ancora, l’interesse pubblico delle opere rinnovabili viene chiesto di chiarire in senso restrittivo la clausola del “salvo prova contraria” all’articolo 3 del decreto legislativo.

Disciplinare in forma transitoria le vecchie norme per i progetti già autorizzati

La prima raccomandazione del documento riguarda, però, il regime transitorio. Vale a dire, che fare con i progetti già autorizzati ma non ancora realizzati? Anche questa era una domanda posta più volte dalle imprese del settore e la raccomandazione allegata al parere prevede che “sia introdotta una disciplina transitoria che stabilisca l’applicazione della disciplina previgente”, anche per i progetti per cui “sia stata avviata almeno una delle procedure amministrative, comprese quelle di valutazione ambientale, necessarie all’ottenimento dei titoli per la costruzione e l’esercizio degli
impianti e delle relative opere connesse ovvero sia stato rilasciato almeno uno dei titoli medesimi, fatta salva la richiesta da parte del soggetto proponente di applicare la disciplina prevista dal presente decreto, ove più favorevole”. Anche qui, per velocizzare gli iter, evitando passi indietro o incagliamenti.

Repowering e revamping: includerli nel regime di edilizia libera, niente parere paesaggistico

Quanto agli interventi di repowering e revamping degli impianti esistenti, le commissioni chiedono che “non sia necessaria l’acquisizione del parere dell’autorità preposta alla tutela del vincolo
paesaggistico e della soprintendenza, considerato che le aree oggetto degli interventi risultano già occupate da impianti e che gli interventi previsti in tali regimi comportano, al massimo, modifiche contenute in termini di volumi o spazi occupati”.

Inoltre, per il ripotenziamento degli impianti a terra occorre “prevedere e il regime di edilizia libera”, incluso per le modifiche alle opere di connessione.

Alzare le soglie di potenza degli impianti, reintrodurre l’apposizione del vincolo dell’esproprio

Diversamente da quanto segnalato dalle Regioni la scorsa settimana in Conferenza Unificata, come avevamo raccontato in esclusiva qui, le commissioni riunite segnalano al governo di “riconsiderare al rialzo la previsione del limite di potenza in particolare quello di 10 MW per gli impianti” solari fotovoltaici su edifici e nelle aree industriali.

Sempre in materia si soglie di potenza, viene indicato di innalzare i valori per gli impianti fotovoltaici in Procedura abilitativa semplificata ed “estendere i casi in cui il potenziamento, il ripotenziamento, il rifacimento e la ricostruzione, anche integrale, di impianti a fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica sia sottoposto al regime dell’edilizia libera e della Pas”.

Quanto agli impianti esistenti, per le attività in edilizia libera viene poi indicato di “eliminare il vincolo sulle soglie di potenza complessiva risultante dall’intervento di potenziamento per ciascuna
tipologia di impianto fotovoltaico, eolico e idroelettrico”. Infine, per gli impianti di produzione di calore da Fer si punta a innalzare la soglia a 50 Mw per interventi sia in attività libera che in Pas. Ai comuni, però, va ripristinata una disciplina di compensazioni. Così come va ripristinata “la possibilità di richiedere, in sede di presentazione dell’istanza autorizzativa per la realizzazione di impianti e opere di connessione diversi da quelli alimentati a biomassa e fotovoltaici, l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio delle aree interessate dalla realizzazione degli interventi”.

Le altre semplificazioni

Tra le altre indicazioni lasciate in dote all’esecutivo, le commissioni chiedono di valutare “l’opportunità di rivedere termini per la presentazione di eventuali integrazioni, ritenuti troppo stringenti”. In materia di documentazione da fornire, poi, “valuti il Governo l’opportunità di esplicitare che il proponente, in sede di presentazione dell’istanza di autorizzazione unica, possa richiedere la dichiarazione di pubblica utilità e l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio delle aree interessate dalla realizzazione degli interventi di cui all’art. 1 comma 1. Si ritiene inoltre necessario confermare che la dichiarazione di disponibilità delle superfici di progetto sia solo richiesta per i progetti in Pas. Da rivedere sarebbero, ancora, i termini di presentazione delle istanze per la Pas o l’Au (Autorizzazione unica) soprattutto per gli impianti offshore. Così come vanno resi meno stringenti i regimi di decadenza del titolo abilitativo/autorizzatorio previsti dagli articoli 8, 9 e 10, ritenuti eccessivamente onerosi per il soggetto proponente e consentire al soggetto proponente di avvalersi della sospensione dei termini previsti dal progetto esecutivo in caso di ritardi dovuti a cause di forza maggiore o comunque introdurre una disciplina per la proroga dell’efficacia temporale del titolo.

Capitolo Piattaforma Suer, infine: per le commissioni va rivisto il “provvedimento in esame che nella sua attuale formulazione esclude l’adozione di modelli unici per la PAS in quanto tale esclusione potrebbe compromettere la possibilità di utilizzare la Piattaforma Suer per le istanze di Pas”. E per gli interventi in edilizia libera senza connessione alla rete occorre valutare “un obbligo di registrazione sulla Piattaforma” stessa al posto “dell’estensione del modello unico semplificato”. A proposito di Piattaforma Suer, sempre ieri il Mase ha dato il via libera allo sportello firmando il decreto ministeriale. Per ricordare, la piattaforma consente di monitorare i regimi amministrativi e l’individuazione di buone pratiche, guida e assistenza alle pubbliche amministrazioni e agli operatori lungo tutte le fasi del procedimento. Consente poi l’acquisizione e lo scambio di dati con le altre pubbliche amministrazioni per semplificare il flusso di informazioni e ridurre gli oneri documentali. L’operato dello sportello verrà monitorato da un tavolo tecnico permanente che riunirà Mase, Regioni, Province autonome, Comuni e Gse stesso.

Il dossier rinnovabili rimane caldo

Come detto, il decreto è ora atteso al primo Consiglio dei ministri utile per essere approvato definitivamente. Il dossier rinnovabili rimane caldo: con la pronuncia del Consiglio di Stato sono tornate a ballare anche le aree idonee in via di definizione da parte delle Regioni e Province autonome. Spaventa il modello Sardegna, intanto sempre dalle indicazioni delle commissioni è proprio ai territori che viene rimandato un ulteriore passaggio di semplificazione degli iter amministrativi. Ma l’aria che tira sulle zone che ospiteranno gli impianti rinnovabili utili a decarbonizzarci in base agli obiettivi 2030 non è esattamente aria di maglie larghe e sempre più larghe. Commentando il decreto, i capigruppo Pd delle due commissioni Ambiente e Attività produttive Marco Simiani e Vinicio Peluffo hanno detto che “è assolutamente carente e non adeguato per sbloccare le pratiche impantanate e per armonizzare e rendere efficaci tutti quegli strumenti che dovrebbero remare nella stessa direzione, come il Pnrr e i decreti Aree idonee e il cosiddetto Fer-X”. Di più, “così facendo, la maggioranza decide di andare nella direzione opposta a quanto sancito nella Conferenza Stato Regioni e non tiene conto della sospensiva del Consiglio di Stato sul decreto Aree idonee che è centrale nella programmazione della produzione delle rinnovabili. Insomma, un vero e proprio fallimento della destra”.  Per il presidente dell’VIIIa Commissione Mauro Rotelli (Fdi), invece, l’ok al parere “è un ottimo segnale”. Il relatore della Lega, Andrea Barabotti: il parere è “equilibrato” e “può essere di forte stimolo al governo per accelerare sul fronte della semplificazione, offrendo maggiori certezze normative agli operatori del settore”.

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