TESTO UNICO RINNOVABILI
Le associazioni: coordinare le autorizzazioni con gli ESPROPRI
Tra le altre richieste presentate in audizione da Anev, Elettricità Futura, Italia Solare, Coordinamento Free, Energia Libera e Alleanza per il fotovoltaico: fare salvi i progetti già avviati, rimuovere il titolo edilizio e riattivare le centrali idroelettriche con la Pas. Intanto, la Regione Puglia ha annunciato che a breve sarà pronta la sua legge sulle aree idonee
 
		
	IN SINTESI
Più richieste di aggiustamento che articoli. Il Dlgs sul riordino delle Fer, ovvero il Testo Unico che riguarda le autorizzazioni per gli impianti rinnovabili, entra nel vivo con l’esame parlamentare. Martedì si sono svolte le audizioni in Senato delle associazioni che riuniscono le imprese green e ieri l’atto di governo (n. 187) è sbarcato in Commissione Bilancio alla Camera. Dal necessario coordinamento tra le procedure autorizzative e quelle di esproprio all’eliminazione del vincolo edilizio, sono numerosi i punti sollevati a Palazzo Madama da Anev, Italia Solare, Coordinamento Free, Elettricità Futura, Assoidroelettrica, Terna, Alleanza per il fotovoltaico ed Energia Libera. In sintesi, il giudizio è negativo.
Coordinare le autorizzazioni con gli espropri
Tra le questioni più urgenti c’è quella del mancato coordinamento autorizzazioni-espropri. Secondo Alleanza per il fotovoltaico, “il Testo Unico Autorizzazioni non prevede norme di coordinamento delle procedure autorizzative con quelle di esproprio. Considerato che le Linee Guida del 10 settembre 2010 saranno oggetto di revisione, appare fondamentale prevedere già in questa sede un coordinamento con la disciplina dell’esproprio, specie in riferimento alle opere di rete connesse”. Simile richiesta avanzata da Anie, secondo cui occorre “introdurre l’esproprio nell’ambito della Pas, procedura abilitativa semplificata, esclusivamente alle opere di rete connesse”. Per Enrico Maria Carlini, audito in rappresentanza di Terna, “il dlgs così com’è formulato sembrerebbe imporre al produttore di energia di avere già la disponibilità dei suoli per le opere connesse, diversamente da quanto accade oggi e con evidenti oneri a suo carico. Riteniamo fondamentale precisare che, facendo valere la pubblica utilità, sia conservata la facoltà del proponente di richiedere, per gli interventi sottoposti a autorizzazione unica, l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e l’asservimento coattivo delle aree interessate dalle opere connesse”. Quella degli espropri è la prima questione sollevata anche da Anev, rappresentata in audizione da Giulia Bartolomucci: sulla disponibilità dei terreni per le opere connesse “chiediamo di ricorrere all’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio, procedura preclusa per le aree interessanti impianti fotovoltaici e a biomasse”.
No al titolo edilizio, salvare la Dila e l’idroelettrico
Sono tante le perplessità sollevate e riepilogate, dicevamo. Secondo l’associazione Elettricità Futura guidata da Agostino Re Rebaudengo, per esempio, il Tu “anziché semplificare e accelerare il rilascio delle autorizzazioni come imporrebbe la delega del Parlamento, introduce nuove barriere e rallentamenti allo sviluppo delle rinnovabili”. Rilievi già esposti ad agosto quando il decreto andò in Consiglio dei Ministri ed evidenziati qualche giorno fa anche dal Consiglio di Stato in un parere non vincolante ma comunque significativo. Per Ef, vanno eliminate le nuove autorizzazioni richieste – contrariamente al regime attuale – per i progetti già in essere, va stralciata la richiesta di un titolo edilizio per gli impianti installabili secondo il regime di attività libera. Quanto al revamping e repowering dei parchi, va confermata “la disciplina già vigente (Dila)” o comunque va previsto “il ricorso all’edilizia libera a prescindere da vincoli sulle aree”.
Capitolo idrolettrico. Se per la stessa Elettricità Futura “non è stata colta l’opportunità per avviare il necessario coordinamento del regime autorizzativo e concessorio per gli impianti idroelettrici, con la precisazione che la disciplina non si applichi ai rinnovi delle grandi derivazioni”, Assoidroelettrica ha fatto presente che “sul nostro territorio vi sono tanti piccoli impianti dismessi che, con l’iter autorizzativo della PAS (procedura abilitativa semplificata, ndr) potrebbero essere recuperato. Dopo ‘nuova costruzione’, chiederemo quindi di aggiungere le parole ‘e/o riattivazione’”. Inoltre, ha segnalato Paolo Taglioli, “in analogia al decreto Agricoltura, cosiddetto decreto Lollobrigida la norma non si applichi ai soggetti per i quali è già stata avviata la procedura, che nel caso dell’idroelettrico è molto lunga e può durare anche anni. Ritengo che questo si possa specificare nelle norme transitorie e finali”. Al netto di ciò, “difficilmente raggiungeremo” gli obiettivi 2030 “se andremo di questo passo”. Dalla Regione Lombardia, Dario Fossati – direttore regionale Ambiente e Clima – ha spiegato che “la procedura prevista dall’articolo 9 del decreto legislativo in oggetto non si raccorda con il tema delle concessioni di acque pubbliche e andrebbe integrata con il regio decreto 1775 del 1933. Occorre rendere più coerente la nuova norma con quella delle concessioni, uno dei temi che oggi fa allungare moltissimo i tempi”.
Cosa non va nel Testo Unico sull’eolico e il fotovoltaico
Quanto all’eolico e al fotovoltaico, invece, le questioni aperte riguardano le compensazioni e le scadenze dei termini per le autorizzazioni. “I regimi di autorizzazione non siano subordinati a misure di compensazione, che comunque non devono essere superiori al 3 per cento dei proventi”, ha spiegato ieri Bartolomucci (Anev). “Al fine di non far decadere il titolo abilitativo – ha aggiunto – richiediamo di permettere al soggetto proponente, relativamente alla Pas, in caso di ritardi a esso non imputabili, la possibilità di ricorrere a una sospensione dei termini”. E ancora: “Al fine di rendere applicabile l’installazione di impianti attraverso il regime di libera attività. Eventuali vincoli o modifiche di viabilità siano gestiti attraverso atti amministrativi di assenso che potrà richiedere il proponente”.
Quanto al coordinamento con i Comuni, per Italia Solare “il decreto legislativo pone più oneri in capo alle Amministrazioni locali e non sono state sciolte le distinzioni di competenze”, ha detto Paolo Viscontini. “Il decreto legislativo elude la riforma 1 della missione 7 del Pnrr, secondo cui il Testo unico dovrebbe individuare le zone di accelerazione per le energie rinnovabili e stabilire le norme limite rispetto alle quali le Regioni non possano introdurre restrizioni rispetto alla norma nazionale. Riteniamo gravissima l’introduzione della necessità di titoli edilizi per tutti i procedimenti abilitativi e per ogni tipo di impianto, tetti compresi”.
Infine, Alleanza per il fotovoltaico: “un intervento su un impianto fotovoltaico da 8 megawatt che non incrementi né l’area occupata né il layout, grazie alla tecnologia disponibile potrebbe portare a un aumento della potenza complessiva al di sopra dei 10 megawatt”. Ma la norma prevede in questo caso il cambio di regime, complicando l’istruttoria. Chiediamo che questo passaggio relativo alla mera modifica della potenza degli impianti sia abrogato sia dall’allegato A sia dall’allegato B”.
Aree idonee, in arrivo la mappa pugliese
Intanto, la Puglia si appresta a mandare in bozza le sue aree idonee. Il Dm assegna quasi 7,4 Gw di potenza aggiuntiva da installare al 2030: “È in corso un approfondimento sulla definizione”, ha spiegato Giuseppe Angelini, in rappresentanza della commissione per la Valutazione impatto ambientale della Regione. “Si sta definendo su questo tema una bozza di legge regionale. L’auspicio è che quello strumento normativo e questo decreto legislativo possano rappresentare un tool di strumenti aggiornato per superare le difficoltà espresse in relazione alla numerosità dei procedimenti”.
Il tema è caldo soprattutto in Sardegna, dove è stata apposta una moratoria di un anno e mezzo ai nuovi progetti Fer e dove sta per sbarcare in Consiglio regionale la proposta di legge anti-rinnovabili “Pratobello ’24”. Anche in Puglia, però, si dibatte. Da un lato c’è la posizione di vertice sulla capacità installata: 6.4 Gw, seconda solo alla Lombardia; dall’altro la difficoltà di gestire le tante richieste progettuali rispetto al fabbisogno territoriale. “Occorre tener conto che, sia in termini di regolazione sia di definizione delle aree idonee, operiamo su una situazione già interessata da molteplici istanze”. 581 procedimenti relativi all’energia rinnovabile, di cui 422 in corso di istruttoria. “Diventa dunque indispensabile ragionare sul transitorio, perché in Puglia, dove parliamo di centinaia di progettualità, in fase di valutazione si pone il problema di come trattare su ciò che, da un anno e mezzo o due anni, già grava sul territorio”, ha detto Angelini.
 
				