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Rifiuti, altri 22 impianti al 2028 ma i target Ue restano irraggiungibili. Utilitalia: troppo divario tra Nord e Sud che costa 125 milioni

05 Nov 2025 di Mauro Giansante

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Tra i tanti ritardi dell’Italia sul percorso green delineato a livello europeo c’è anche quello della gestione dei rifiuti. Nemmeno con il Pnrr, infatti, riusciremo a colmare il forte gap che Utilitalia ha appena fotografato alla fiera riminese di Ecomondo. Infatti, è vero che nel prossimo triennio dovrebbero entrare in funzione o essere potenziati ulteriori 22 impianti di trattamento della frazione organica. Ma sarà impossibile passare dal 50,8% al 65% di riciclaggio effettivo e dal 16 al 10% di uso delle discariche.

Questa carenza di impianti, inoltre, significa che i rifiuti sono costretti a viaggiare oltre confine. Ogni anno 3,8 milioni di tonnellate percorrono 76 milioni di km, causando l’emissione di 50mila tonnellate di CO2 e gravando per 75 milioni di euro in più di costo per i cittadini, proprio laddove il servizio è peggiore. Cui si uniscono anche i 50 milioni già pagati all’Ue per le sanzioni del 2022 per inadempienze di gestione.

A livello geografico c’è, poi, troppa distanza tra Nord e Sud. Visto che dal Centro-Sud al Settentrione sono arrivate 2,3 milioni di tonnellate. Le migliori Regioni sono Lombardia ed Emilia-Romagna, sia sul riciclo che sulla termovalorizzazione. Con particolare riferimento ai rifiuti organici, dice Utilitalia, nel 2023 sono state raccolte in modo differenziato circa 7,25 milioni di tonnellate, che rappresentano il 38,3% delle raccolte differenziate. Di queste, un quinto – 1,4 milioni di tonnellate – sono state trattate in impianti di regioni diverse da quelle di produzione: la stragrande maggioranza (1,2 milioni di tonnellate) ha viaggiato dal Centro e dal Sud peninsulare verso gli impianti del Nord, mentre le restanti quantità (200 mila tonnellate) sono migrate all’interno delle stesse macroaree.

E sulle discariche gli ultimi dati mostrano che sono state ancora smaltite in discarica 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani; 720.000 di questi sono stati smaltiti, dopo trattamento in impianti Tmb, in Regioni diverse da quelle di produzione. La vita residua delle discariche attive è in esaurimento: per il Nord si prospettano ancora 4/5 anni; per il Centro 3/4 anni; per il Sud peninsulare 6/7; per la Sardegna 5/6 anni e per la Sicilia circa 1 anno.  Al momento, spiega Utilitalia, l’Italia avvia a discarica una media del 18% dei rifiuti urbani, mentre l’Unione Europea ha stabilito di scendere al di sotto del 10% entro il 2035. A questo ritmo di conferimento saremo obbligati a scegliere se costruire, auspicabilmente, nuovi impianti o continuare a portare i rifiuti in discarica, sottoponendo il nostro Paese a nuove procedure di infrazione.

“Molto resta da fare – poi – per quanto riguarda il recupero energetico dei rifiuti non riciclabili, fermo restando l’importanza dei percorsi intrapresi in Sicilia e per Roma Città Capitale”, ha segnalato Luca Dal Fabbro, presidente di Utilitalia. Infatti, si legge nel rapporto, per centrare gli obiettivi Ue l’Italia dovrà incrementare la propria capacità impiantistica per circa 2,4 milioni di tonnellate: un fabbisogno che potrebbe essere dimezzato dopo la realizzazione del termovalorizzatore di Roma e dei due previsti in Sicilia. In particolare, una volta entrato in funzione il termovalorizzatore di Roma si stima che potrà risolvere la gestione dei rifiuti non riciclabili e degli scarti delle raccolte differenziate dell’area di Roma capitale, avvicinando il Lazio all’autosufficienza nella gestione dei rifiuti non riciclabili e dimezzando il fabbisogno impiantistico di recupero energetico del Centro Italia: si conteranno 24.000 viaggi in meno di camion per il trasporto dei rifiuti verso gli impianti del Nord e all’estero, con un risparmio di 8.000 tonnellate di CO2 equivalente e il soddisfacimento del fabbisogno energetico di 200.000 famiglie.

Le performances italiane sono state confermate, sempre a Ecomondo, anche dal rapporto Circonomia. Al netto del buon tasso di circolarità economica, l’Italia registra in termini di riciclo e di circolarità di materia livelli assoluti peggiori della media europea. La transizione italiana, però, passerà anche da una miglior gestione dei rifiuti.

 

 

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