L’elemento centrale sarà, infatti, proprio la forestazione urbana, concepita non solo come introduzione di vegetazione, ma come sistema di mitigazione dell’effetto isola di calore, miglioramento della qualità dell’aria e assorbimento di CO2.
L’utilizzo di materiali drenanti contribuirà alla gestione sostenibile delle acque meteoriche, riducendo il rischio di allagamenti e ricaricando le falde acquifere.
L’installazione di sistemi fotovoltaici garantirà una produzione di energia pulita, riducendo la dipendenza da fonti fossili.
Un progetto per la partecipazione attiva dei cittadini

Oltre alle funzioni ambientali, il parco sarà progettato per accogliere attività culturali, sportive e ricreative, promuovendo l’inclusione sociale e la partecipazione attiva dei cittadini. Percorsi naturalistici, aree attrezzate per lo sport all’aperto, spazi per eventi culturali e laboratori didattici creeranno un ambiente dinamico e vivibile, capace di rispondere alle esigenze di diverse fasce di età e interessi. Come ha sottolineato l’assessora regionale Laconi, questa iniziativa rappresenta una visione condivisa che va oltre la semplice riqualificazione di un’area abbandonata. Si tratta di restituire agli abitanti di Quartu Sant’Elena e dell’intera area metropolitana di Cagliari un patrimonio di spazi verdi e servizi ecosistemici, contribuendo a un modello di sviluppo urbano che integra qualità ambientale, coesione sociale e innovazione sostenibile.
La storia della prima industria sarda semi-automatizzata di laterizi
Nate alla fine dell’800 le Fornaci Picci videro il vero boom nel dopoguerra quando la Sardegna, come il resto d’Italia, era segnata dalla distruzione bellica e dalla necessità di ricostruire. La domanda di mattoni esplose e le Fornaci Picci si trovarono al centro della scena.
La fabbrica impiegava circa 250 operai e, negli anni Sessanta e Settanta, raggiunse l’apice della sua produttività, tanto da essere considerata una delle più importanti d’Italia. Poi il declino con la chiusura definitiva nel 1985. Le cause furono molteplici: la crisi dell’edilizia, l’obsolescenza degli impianti, la concorrenza di materiali alternativi come il cemento. Le Fornaci Picci, un tempo cuore pulsante dell’industria quartese, caddero in rovina. Nel 1992, il Comune di Quartu acquistò l’area, un vasto complesso di oltre 50 mila metri quadrati, ma per decenni non riuscì a trovare una nuova destinazione. I capannoni si riempirono di rifiuti, l’amianto delle coperture divenne una minaccia ecologica, e il sito si trasformò in un simbolo di degrado, nonostante il suo valore storico e archeologico-industriale.
La rinascita grazie al Pnrr
Dopo quasi 50 anni di inattività, di abbandono e di degrado, le Fornaci Picci stanno vivendo una nuova stagione. Grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e al Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare (PINQuA), il Comune di Quartu ha avviato un ambizioso progetto di riqualificazione. Nel 2021, la città si è aggiudicata circa 15 milioni di euro per trasformare l’area dismessa. Il piano, approvato con una variante al Piano urbanistico comunale nel 2024, prevede un mix di funzioni: 75 alloggi di social housing per famiglie in difficoltà economica, spazi per coworking e start-up, aree espositive, un parco urbano con piste ciclabili e luoghi di aggregazione. Parte degli edifici storici sarà recuperata per ospitare funzioni pubbliche e museali, preservandone la memoria industriale portando le Fornaci a diventare un’area di pregio, funzionale alla strategia che intende dare alla terza città della Sardegna un ruolo più centrale nel contesto metropolitano e regionale.
