LA BOZZA DELLA PROPOSTA IN PARTENZA PER BRUXELLES

Pnrr: revisione da 14 mld, zero alla casa, 2,7 aggiuntivi ad acqua e treni (c’è la Rosco). Nel documento ben 11 programmi del MIT da rimodulare

di Maria Cristina Carlini e Giorgio Santilli

28 Set 2025 di Maria Cristina Carlini e Giorgio Santilli

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Pnrr: revisione da 14 mld, zero alla casa, 2,7 aggiuntivi ad acqua e treni (c’è la Rosco). Nel documento ben 11 programmi del MIT da rimodulare

RAPPORTO DI MONITORAGGIO CIVICO DEL PNRR

Nella bozza della proposta di revisione finale del Pnrr da 14 miliardi complessivi, in partenza per Bruxelles, ci sono ben undici programmi del MIT in fase di istruttoria per la rimodulazione finanziaria (vuol dire che dovrebbero perdere risorse), fra cui spiccano ovviamente i Pinqua, a fortissimo rischio di taglio per 400-500 milioni, mentre sono confermate tutte le anticipazioni date da Diario DIAC nei giorni scorsi sui programmi che vengono potenziati: zero fondi al piano casa, risorse aggiuntive per l’acqua (1,5 miliardi) e per l’acquisto di treni (1,2 miliardi). Confermata la Rolling Stock Company (Rosco), la società pubblica che acquisterà il materiale rotabile e lo girerà alle imprese che gestiranno il trasporto ferroviario regionale. Il documento dà anche la tempistica attesa per la revisione: 8 ottobre invio a Bruxelles del documento; 23 ottobre conclusione istruttoria della commissione;  13 novembre: approvazione della proposta da parte di Ecofin. Grande preoccupazione dell’Ance per l’assenza di risorse al piano casa.

Gli undici programmi MIT in istruttoria per la rimodulazione finanziaria

Ecco la lista degli undici programmi MIT (in ordine di apparizione) sottoposti a istruttoria per la rimodulazione finanziaria:

  • M5C2I2.3 – Programma innovativo della qualità dell’abitare (PINQuA)
  • M2C2I4.1.1 – Ciclovie Turistiche
  • M2C4I4.2 – Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti
  • M2C2I3.3 – Sperimentazione dell’idrogeno per il trasporto stradale
  • M2C2I4.4.1 – Potenziamento del parco autobus regionale per il trasporto pubblico con autobus a pianale ribassato a zero emissioni
  • M5C3I1.4.1 – Investimenti infrastrutturali per la Zona Economica Speciale – Soggetto attuatore RFI
  • M2C2I4.4.2 – Potenziamento del parco ferroviario regionale per il trasporto pubblico con treni a zero emissioni e servizio universale
  • M7C1I11- Misura rafforzata: Potenziamento del parco ferroviario regionale per il trasporto pubblico con treni a zero emissioni e servizio universale
  • M7C1I12 – Strumento finanziario per lo sviluppo di una leadership internazionale, industriale e di ricerca e sviluppo nel campo degli autobus a zero emissioni
  • M2C2I4.2 – Sviluppo trasporto rapido di massa
  • M2C4I4.1 – Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico

Il documento prevede anche sei voci in corso di istruttoria per “possibili riallocazioni”:

  • Fondo per le infrastrutture di approvvigionamento idrico
  • M3C2I3.2 – Cold ironing
  • Sviluppo dell’accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici
  • M2C2I4.4.1 – Potenziamento del parco autobus regionale per il trasporto pubblico con autobus a pianale ribassato a zero emissioni
  • Sicuro, verde e sociale: riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica
  • ROSCO

La cabina di regia di venerdì

Facciamo un passo indietro. Al centro della cabina di regia, slittata a venerdì, c’era stato proprio l’esame della proposta di revisione del PNRR, “in attuazione – dice Palazzo Chigi – della Comunicazione della Commissione europea del 4 giugno scorso” che ha tracciato la rotta finale per il completamento dei Piani nazionali finanziati dal Dispositivo di ripresa e resilienza, fissando i termini ultimi per il completamento delle riforme e degli investimenti del Piano.

Come ha riferito Foti al termine della riunione, “la proposta di revisione – che prevede il rafforzamento delle misure esistenti, la rimodulazione delle risorse per le misure non attuabili negli stringenti tempi del Piano, il ricorso a strumenti finanziari per incentivare gli investimenti strategici, oltre alla possibilità di destinare parte delle risorse al comparto nazionale del programma InvestEU – fa seguito ad un’intensa attività di ricognizione e di verifica dello stato di avanzamento delle singole misure del Piano che ha visto il coinvolgimento delle Amministrazioni titolari degli interventi e il costruttivo confronto con i servizi della Commissione europea”.

Una proposta, come si è detto, che ha un valore complessivo di circa 14 miliardi di euro, poco sopra il 7% dell’intera dotazione finanziaria del Piano pari a 194,4 miliardi di euro. Di questi, ad oggi, 192,2 risultano impegnati. Foti definisce “imponente” il numero di progetti in corso: “parliamo di 447.065 progetti, un numero che non ha pari nella recente storia d’Italia e che viene spesso sottovalutato”. Nel dettaglio, 294.597 di questi progetti sono conclusi, 28.128 sono in fase di conclusione e 106.214 sono in fase di esecuzione. “Per questi risultati, dobbiamo ringraziare tutte le amministrazioni che stanno lavorano per la riuscita del Pnrr. A tutti tengo a ricordare che una volta che questa revisione entrerà in vigore, il monitoraggio dovrà essere continuo. Non possiamo infatti rischiare di considerare concluso il nostro lavoro al momento delle pronunce definitive degli organi deputati, per poi scoprire che alcune misure sono rimaste indietro a causa di semplici errori tecnici o burocratici”, ha avvertito ancora il ministro. Dopo il passaggio parlamentare, la proposta finale sarà trasmessa ai servizi della Commissione che procederanno alla verifica e alla successiva approvazione ai sensi di quanto previsto dalla normativa europea.

Ferrante:  “Il Mit amministrazione capofila sia per fondi assegnati, pari  a 40 miliardi, che per il raggiungimento degli obiettivi”

In questo nuovo quadro, “il Mit  si conferma Amministrazione capofila per l’implementazione del Piano sia a livello dei fondi assegnati, pari a circa 40 miliardi di euro, che del raggiungimento degli obiettivi di competenza”, ha spiegato il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Tullio Ferrante, ponendo l’accento sul fatto che “grazie alla rimodulazione si potranno inoltre liberare risorse importanti per gli investimenti a favore del settore idrico e del trasporto pubblico locale, che consentiranno di dare ulteriore efficacia agli interventi per rafforzare la nostra rete trasportistica e infrastrutturale”. In particolare, la proposta di rimodulazione prevede l’istituzione di un Fondo per le infrastrutture idriche per finanziare parte degli investimenti previsti dal Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico recentemente approvato dal MIT, garantendo così ulteriore copertura a progetti strategici per contrastare la siccità, potenziare le infrastrutture e ridurre la dispersione di risorse idriche. Si prevede anche di ottimizzare l’acquisto e la gestione dei treni e degli autobus per il servizio di Trasporto pubblico locale e Intercity, con l’obiettivo di efficientare le procedure, privilegiare le filiere di produzione nazionale nel rispetto dei principi di libera concorrenza e rafforzare le azioni volte a promuovere la mobilità sostenibile. “Come MIT –  ha concluso Ferrante – continueremo a lavorare con determinazione per la messa a terra del Pnrr, investendo su infrastrutture più moderne, efficienti e all’altezza delle sfide che il Paese ha di fronte”.

Per la premier Giorgia Meloni, “la proposta di revisione che nasce da questo lavoro ci permette di superare diverse criticità e di allocare le risorse in maniera più efficiente, anche attraverso il ricorso a nuovi strumenti finanziari. In particolare, abbiamo previsto l’inserimento di nuove misure attuabili nei tempi molto stringenti previsti dal Piano e il potenziamento di quegli interventi che stanno producendo risultati superiori alle aspettative, con particolare attenzione alla competitività, al potenziamento delle infrastrutture e alla coesione sociale e territoriale della nostra Nazione. È un lavoro con il quale ci diamo l’obiettivo di mantenere il primato europeo raggiunto finora dall’Italia nell’attuazione del Pnrr”.

Petrucco (Ance): “Bene su dissesto idrogeologico ma non c’è nulla per la casa. Siamo molto preoccupati”

Nell’ambito della Cabina di regia PNRR sono iniziati ieri, come da programma, e sono proseguiti per l’intera giornata di oggi, i tavoli settoriali di confronto con i rappresentanti delle organizzazioni del partenariato sulla proposta di revisione del Piano. Oggi è stata la volta anche dei costruttori edili dell’Ance ed è un bilancio a luci e ombre (pesanti)  quello che traccia il vicepresidente Piero Petrucco. La considerazione generale è che la revisione del Pnrr va nella giusta direzione, soprattutto per la possibilità di impiegare le risorse non spese dopo il 2026 attraverso la costituzione di strumenti finanziari dedicati al sostegno di investimenti strategici di lungo periodo, anche attraverso il coinvolgimento di capitali privati. Nel merito, l’Ance al tavolo ha presentato proposte che puntano a dirottare le risorse finanziarie ‘liberate’ con la revisione del Piano sugli interventi per fronteggiare soprattutto due emergenze: il dissesto idrogeologico e la casa. Sul dissesto, “non possiamo limitarci agli interventi di emergenza, ogni volta che succede una tragedia: serve un piano strutturale, che il PNRR può
contribuire a realizzare”. E su questo fronte, ha spiegato Petrucco a Diac Diario, ci sono segnali positivi.  Non ci sono invece per la casa. E questo “per noi è motivo di grande preoccupazione”, ha sottolineato. “Sul fronte della casa, l’Italia ha bisogno di un piano Piano nazionale di housing accessibile,
capace di ampliare e differenziare l’offerta abitativa: worker house, student house, RSA, silver house, social housing. Un piano che tenga insieme proprietà e locazione, edilizia pubblica e investimenti privati, puntando su abitazioni di qualità, sostenibili e accessibili. Non si tratta solo di costruire case, ma di ripensare il modello stesso delle nostre città, perché siano inclusive e in grado di dare risposte concrete a chi oggi resta ai margini La riprogrammazione del PNRR rappresenta uno dei possibili canali finanziari”. Ma il canale finanziario di cui parla il Governo non è il Pnrr ma sono i fondi di coesione. “Noi auspicavamo che nello spazio di questa rimodulazione si potessero innestare progetti legati al piano casa. Il problema dei fondi di coesione – ha rimarcato Petrucco – è che interessano aree del Paese dove ci sono meno tensioni abitative”.

C’è un altra urgenza che oggi l’Ance ha posto sul tavolo al Governo. Si tratta, ha spiegato ancora Petrucco, del tema cruciale per il completamento delle opere in corso: il caro materiali. L’aumento dei prezzi delle materie prime continua a rappresentare un ostacolo significativo alla realizzazione tempestiva dei cantieri in Italia. Senza un intervento deciso, con la proroga al 2026 del meccanismo previsto dall’articolo 26 del decreto “Aiuti” (dl 50/2022) e la sua estensione anche alle opere PNRR che hanno beneficiato del FOI, molti interventi rischiano di non essere economicamente sostenibili. La richiesta dell’Ance è che una parte di queste risorse che si renderanno disponibili con la revisione del PNRR  sia destinata a coprire questi extracosti: servono almeno 2,5 miliardi nella prossima legge
di bilancio, per garantire la continuità dei lavori e per evitare che le imprese vengano gravate da condizioni economiche insostenibili. Ma il Governo ha chiarito che questa è una partita di politica di bilancio e non del Pnrr. “La risposta non c’è stata ma noi questa questione dovevamo comunque porla”. Il confronto oggi è rimasto, comunque, su linee generali e, nei prossimi mesi si attendono i dettagli.

A meno di un anno dalla conclusione del PNRR, il bilancio complessivo non può che essere positivo, pur nella consapevolezza dei ritardi che ancora permangono, sottolinea l’Ance. Il Piano europeo ha avviato “un processo virtuoso, introducendo innovazioni significative nella programmazione e nella realizzazione degli investimenti pubblici” e “i risultati ottenuti finora sono il frutto di uno sforzo corale che ha coinvolto istituzioni, amministrazioni e sistema imprenditoriale. In questo quadro, le imprese di costruzioni hanno risposto con serietà, competenza e determinazione, dimostrando di essere un pilastro essenziale della sfida europea”. I risultati confermano, infatti, che le costruzioni sono uno dei motori principali del Piano: oltre la metà (52%) della spesa finora sostenuta al 31 maggio 2025 è riconducibile a investimenti che coinvolgono il settore delle costruzioni;  secondo il monitoraggio che Ance conduce attraverso i dati del Sistema delle Casse Edili, per circa il 60% delle gare PNRR per lavori pubblici risulta un cantiere avviato. Per quanto riguarda i lavori non ancora partiti, va evidenziato che nel 95% dei casi si tratta di interventi di importo inferiore ai 5 milioni di euro: opere quindi di dimensione contenuta, compatibili con le tempistiche del Piano.

Le richieste della Cna e delle cooperative

Trasferire risorse al fondo per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, potenziare la dotazione della ZES unica e accelerare sulle semplificazioni. Sono le proposte presentate da CNA alla cabina di regia a Palazzo Chigi nell’ambito delle modifiche al Pnrr. Più in dettaglio la confederazione ha indicato l’opportunità di potenziare l’autoproduzione che aveva una dotazione di 320 milioni. Un intervento a misura di piccole imprese da rifinanziare con parte
delle risorse non utilizzate di Transizione 5.0 prorogando il termine delle domande che scade il 30 settembre. CNA inoltre ha sottolineato l’esigenza di potenziare le risorse per la ZES unica e al tempo stesso ha rinnovato la richiesta di abbassare la soglia minima di investimento oggi a 200mila euro che taglia fuori moltissime piccole imprese. Infine, accelerare il processo di semplificazioni e di digitalizzazione della pubblica amministrazione, sul quale la Confederazione a presentato 100 proposte a costo zero di cui una parte accolte nel ddl varato recentemente dal consiglio dei ministri.

A meno di un anno dalla chiusura del PNRR il nostro interesse è quello che il Piano possa essere attuato interamente e che le risorse possano essere spese nell’interesse del Paese, sostenendo il sistema economico-produttivo e rafforzando la coesione sociale. Auspichiamo un coinvolgimento delle parti sociali nella definizione delle ultime misure. A sottolinearlo sono stati i presidenti delle Associazioni Cooperative riunite nell’Alleanza delle Cooperative Italiane -Maurizio Gardini, Confcooperative; Simone Gamberini, Legacoop; Massimo Mota, AGCI. “Prendiamo atto di quanto affermato dal ministro Foti in merito alla difficoltà di utilizzo di parti delle risorse su investimenti pubblici per la difficoltà di tradurre i progetti in opere realizzabili in tempi compatibili con il PNRR”, aggiungono i Presidenti. “È quindi fondamentale – hanno affermato – riassegnare le risorse verso obiettivi concretamente realizzabili, rispettando le linee strategiche del Piano: sostenere la crescita del Paese, rafforzare una rete di infrastrutture sociali, in modo particolare al Sud, potenziare i servizi socio sanitari territoriali”. “Come cooperative impegnate nella realizzazione di progetti di investimento e di innovazione -osservano- guardiamo con interesse agli incentivi alle imprese, in particolare per il settore agroalimentare ed i relativi contratti di filiera, così come alle misure per il contrasto alla povertà energetica, in coerenza con gli obiettivi del piano sociale per il clima. In particolare riteniamo necessario conservare risorse da destinare allo sviluppo di comunità energetiche rinnovabili. Invece di sottrarre il miliardo alle Cer per inserirlo in futuri fondi. Chiediamo di utilizzare quelle risorse per finanziare a tasso agevolato gli investimenti nei comuni sotto i 50 mila abitanti, in maniera complementare alla parte a fondo perduto. Abbiamo necessità di accelerare la transizione energetica e consentire alle CER di crescere rapidamente per aumentare la sicurezza energetica del Paese. Le aree interne su questo ambito sono state penalizzate e ne auspichiamo un maggiore coinvolgimento”.

 

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