DOPO LA WEEK EUROPE DI REGGIO EMILIA
Socialità e accessibilità: le chiavi del placemaking per dare un nuovo volto alle città per le persone
Giuseppe Grezzi (nella foto), ex assessore alla mobilità e spazio pubblico di Valencia, in esclusiva a Diac: “Dal 2015 al 2023 abbiamo recuperato 150mila mq di vie, piazze e spazi verdi grazie al placemaking e l’urbanistica tattica. Oggi la città ha il limite a 30km/h per le auto, è meno inquinata e trafficata. Ci dissero che eravamo pazzi ma oggi qui viene tanta gente”. VIDEOINTERVISTA

@Mao
Giuseppe Grezzi, assessore alla mobilità e allo spazio pubblico di Valencia dal 2015 al 2023, lo ha spiegato in esclusiva a Diario Diac, rispondendo in due minuti a due nostre domande a distanza: cos’è concretamente il placemaking e come ha funzionato a Valencia. Così, ci ha raccontato tutti gli interventi che hanno letteralmente cambiato il volto alla città spagnola. Dall’estensione del limite a 30 km/h per le auto alla pedonalizzazione e ciclabilità di tante aree del centro con annessa riqualificazione di spazi, vie e piazze. In totale, sono stati recuperati 150mila metri quadrati di territorio per le persone e per le aree verdi. Basta l’esempio concreto di Valencia – da mesi purtroppo al centro delle cronache per gli effetti devastanti delle alluvioni – per capire come le città possono trasformarsi mettendo in testa il fattore accessibilità degli spazi urbani, come dimostra il caso della piazza del Comune, e quindi di una miglior fruibilità e vivibilità.
Alla Placemaking Week Europe di Reggio Emilia abbiamo intervistato Demetrio , direttore Territorio di Amat (Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio), sul progetto delle piazze aperte in corso dal 2018 a Milano. Un programma che ha portato ad “aprire” sessanta strade e piazze per le persone, pedonalizzandole tramite panchine, fioriere, stalli per biciclette, tavoli da picnic e ping-pong, colorando e animando le pavimentazioni.
La stessa Reggio Emilia ha in corso almeno cinque progetti di rigenerazione urbana dove saranno coinvolti i cittadini, grandi e piccoli visto che c’è voglia di espandere il Reggio approach famoso per i bambini. Progetti che daranno più connessione alle diverse zone del comune padano, sfruttando ove possibile lo strumento degli usi temporanei per svolgere eventi multiculturali. Una pratica che vede protagoniste tante città e piccoli Comuni italiani. Ce lo hanno raccontato alla Placemaking Week Europe i project manager di Stratosferica, l’associazione che da dieci anni a oggi ha contribuito a rivitalizzare diverse zone di Torino. Il loro evento di punta è l’Utopian Hours ma i progetti si sono moltiplicati e adesso vengono proposti anche fuori dal capoluogo piemontese. A Roma nel quartiere di Porta Portese ma anche a Verona, Brescia e Brindisi.
Lungo lo Stivale, da Forlì a Favara passando per Bologna e Sassari, da anni tante associazioni fanno placemaking coinvolgendo residenti, cittadini di tutti i quartieri del posto e volontari. E tra gli aspetti più interessanti di queste pratiche c’è l’apertura di call periodiche per rinnovare continuamente l’offerta di eventi. Così come quello di mantenere viva la memoria storica sugli originari usi dei capannoni, ex fabbriche o quant’altro ospiti le associazioni. A Favara, in Sicilia, tutto questo si è esteso all’intero Comune, stravolgendo la nomea di centro dell’abusivismo edilizio.
Alla Placemaking Week Europe di Reggio Emilia è stato poi presentato il progetto europeo Rail4Cities. Ne abbiamo parlato con una delle ideatrici, Alice Lunardon. Il progetto sperimentale è stato portato avanti dal 2023 a giugno di quest’anno con un fondo europeo di 700mila euro, con l’obiettivo di studiare nuove soluzioni per trasformare le stazioni ferroviarie in motori di sostenibilità urbana. In concreto, l’obiettivo è quello di costruire attorno a questi luoghi di transito cose, spazi, attività che li rendano luoghi anche dove fermarsi a prescindere dalla partenza o l’arrivo di un treno. Un piano ambizioso che coinvolge tanti attori ma che, pur adattandolo ai singoli Paesi, può puntare sul carattere europeo per dare forma a un’idea unica.
Lo ha detto Mark Davy di Futurecity a San Giovanni a Teduccio dieci mesi fa: “Oggi il mercato vuole cultura, vuole questi spazi”, come piazze e vie “dove portiamo teatro, esperienze immersive, idee temporanee per piccoli spettacoli o sport o gaming”. Fare cultura è fare placemaking, fare rigenerazione concreta. Alessandra Attena, project leader di Urban Value by Ninetynine, lo ha detto a Città in scena a Firenze a maggio: “Crediamo che gli immobili non esistano se non sono abitati”. Farne di nuovi o intervenire su quelli esistenti senza considerare cosa farci e soprattutto con chi renderebbe tutto vano. Aumentando la distanza tra i luoghi e i cittadini.
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