I dati di Eurostat

Pil europeo in crescita (ma troppo DEBOLE), cala ancora l’industria

Nel terzo trimestre l’economia dell’eurozona registra un contenuto incremento dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. L’Italia con la crescita zero segna il peggior risultato tra le principali economie europee. Segnali negativi arrivano dalla produzione industriale con una flessione del 2% mensile  settembre. Nel trimestre l’occupazione registra un incremento dello 0,2%. Nell’area Ocse la disoccupazione rimane stabile al 4,9%.

15 Nov 2024

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La crescita europea registra nel terzo trimestre una lieve accelerazione ma ancora troppo debole da poter prefigurare un più deciso cambio di passo. Il Pil registra un  aumento dello 0,4% nell’eurozona e dello 0,3% nell’intera Ue rispetto al precedente trimestre in cui era cresciuto, rispettivamente, dello 0,2% e dello 0,3%. E’ quanto emerge dalla seconda stima di Eurostat che conferma la prima rilevazione di fine ottobre. Rispetto allo stesso periodo del 2023, il Pil è cresciuto dello 0,9% nell’eurozona e dell’1% nella Ue, dopo +0,6% nell’area euro e +0,8% in Ue nel secondo trimestre. Nello stesso periodo, gli Usa sono cresciuti dello 0,7% rispetto al precedente trimestre mentre su base annua la crescit è stata del 2,7%. L’Italia che ha registrato una stagnazione si pone, dunque, non solo al di sotto della media europea ma mostra una delle peggiori performance. Il Pil mostra una progressiva decelerazione con  +0,3% del primo trimestre, + 0,2% nel secondo e crescita zero nel terzo mentre, su base annua, si registra +0,3% nel primo trimestre, +0,6% nel secondo, +0,4% nel terzo. Quanto alle altre principali economie europee, è la Spagna che marcia a un costante ritmo di crescita:+0,8% (dopo +0,9% e +0,8% nei precedenti trimestri) e +3,4% annuo (dopo +0 2,6, e 3,2%). La Francia cresce in linea con la media europea +0,4% (dopo due trimestri a +0,2%) e, su base annua segna + 1,3% (+1,5% e +1% nei precedenti trimestri). La Germania allontana, invece, la recessione con un incremento dello 0,2% (+0,2% e -0,3%) ma il segno meno rimane a livello tendenziale -0,2% (dopo -0,1 e -0,2%). L’incremento più alto lo registra l’Irlando con +2% ma in flessione tendenziale con -0,2%), la peggiore è l’Ungheria con -0,7% sia congiunturale che tendenziale.

Congiuntura Confcommercio: sulla crescita italiana si confermano i segnali di debolezza

Sull’andamento della crescita italiana, ieri l’Ufficio Studi di Confcommercio ha diffuso l’analisi congiunturale che conferma tutti i segnali di debolezza. “Ad un certo punto dell’anno, alle analisi economiche si deve giocoforza affiancare uno scrutinio delle evidenze quantitative mediante la semplice aritmetica. Nella metrica corretta per i giorni di calendario i primi nove mesi del 2024 segnano un tendenziale del PIL a più 0,4%. Non sarebbe dissimile, secondo le nostre stime, l’andamento dell’ultimo quarto, con un novembre in crescita congiunturale di un decimo di punto e un tendenziale a +0,5%. Aggiungendo, quindi, due decimi dovuti al maggior numero di giornate lavorative, la chiusura del 2024 si collocherebbe a +0,6%, lontano dall’obiettivo dell’1%, il cui raggiungimento sarebbe ormai condizionato a un’accelerazione finale scarsamentenprobabile, almeno stando alle serie storiche delle variazioni congiunturali degli ultimi venti anni”.

Brusca frenata per la produzione industriale, a settembre -2% mensile

Sulla produzione industriale arriva la doccia fredda di settembre, con un calo del 2% sia nell’eurozona che nell’intera Ue, rispetto ad agosto. Una brusca marcia indietro rispetto alla crescita dell’1,5% nell’area euro e dell’1,2% nella Ue. Su base annua la produzione è calata del 2,8% e del 2,4% nell’Unione. La produzione e’ calata in 13 stati. In Italia -0,4% dopo 0% ad agosto e -0,9% a luglio; Francia -0,9% dopo +1,1% e +0,3%; Germania -2,7% dopo +3,2% e -3,3%; Spagna +0,9% dopo -0,5% e -0,6%. Nell’area dell’euro a settembre rispetto ad agosto 2024, la produzione industriale e’ rimasta stabile per i beni intermedi; e’ diminuita dell’1,5% per l’energia, del 3,8% per i beni strumentali; e’ aumentata dello 0,5% per i beni di consumo durevoli, dell’1,6% per i beni di consumo non durevoli. Nella Ue e’ diminuita dello 0,1% per i beni intermedi, dell’1,6% per l’energia, del 3,2% per i beni strumentali; e’ aumentata dello 0,3% per i beni di consumo durevoli, dello 0,5% per i beni di consumo non durevoli. Le maggiori diminuzioni mensili sono state registrate in Irlanda (-10,7%), Danimarca (-5%) e Paesi Bassi (-2,9%). Gli aumenti piu’ elevati sono stati osservati in Croazia (+5,8%), Portogallo (+2,7%) e Slovenia (+1,6%). Nella zona euro a settembre 2024 rispetto a settembre 2023, la produzione industriale e’ diminuita del 2,6% per i beni intermedi, del 6,4% per i beni strumentali, dell’1,7% per i beni di consumo durevoli; e’ aumentata del 4,8% per i beni di consumo non durevoli e dell’1,9% per l’energia. Nella Ue e’ diminuita del 2,5% per i beni intermedi, del 5,6% per i beni strumentali, dell’1,5% per i beni di consumo durevoli; e’ aumentata del 4,5% per i beni di consumo non durevoli e dell’1,4% per l’energia. Le maggiori diminuzioni annuali sono state registrate in Irlanda (-7,3%), Lussemburgo (-6,3%) e Ungheria (-5,3%). Gli aumenti piu’ elevati sono stati osservati in Danimarca (+7,8%), Belgio (+6%) e Lituania (+3,5%).

Nel terzo trimestre aumentano gli occupati dello 0,2%

Eurostat ha diffuso anche i dati sull’occupazione.  Il numero di occupati e’ aumentato dello 0,2% nell’area dell’euro e dello 0,1% nella Ue nel terzo trimestre del 2024, rispetto al trimestre precedente. Nel secondo trimestre del 2024, l’occupazione era cresciuta dello 0,1% in entrambe le aree.Rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, l’occupazione e’ aumentata dell’1,0% nell’area dell’euro e dello 0,8% nella Ue nel terzo trimestre del 2024, dopo il +0,9% in entrambe le aree nel secondo trimestre del 2024.

Ocse: disoccupazione area stabile al 4,9% a settembre, Italia a 6,1%

Dall’Ocse sono invece arrivati altri dati sul mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione dell’area è rimasto invariato al 4,9% a settembre, confermandosi appena sotto o pari al 5% per il trentesimo mese consecutivo. Rispetto ad agosto i tassi di disoccupazione sono rimasti invariati in 26 Paesi, aumentati in 4 e diminuiti in 2. Sei Paesi, inoltre, hanno registrato un tasso di disoccupazione inferiore al 3%. Solo la Spagna ha registrato un tasso a doppia cifra, pari all’11,2%. L’Italia si è confermata al 6,1% e la Germania al 3,5%, mentre la Francia è salita al 7,6% (dal 7,5%). Gli Usa hanno segnato un miglioramento al 4,1% dal 4,2%. Il numero di disoccupati nell’area che riunisce i 38 Paesi avanzati è leggermente diminuito, a un totale di 34 milioni (da 34,4 milioni). Il calo maggiore è stato registrato negli Stati Uniti, precisa l’Ocse. Sono inoltre rimasti sostanzialmente stabili i tassi di disoccupazione dell’area sia per le donne sia per gli uomini, rispettivamente al 5,1% e al 4,7%. Il tasso dei giovani tra 15 e 24 anni è invece diminuito all’11,2% dall’11,5% di agosto.

 

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