La giornata

Panetta: attenzione alla CARENZA di credito per le Pmi, investimenti deboli

  • Arriva il commissario unico nazionale per la bonifica della ‘Terra dei fuochi’, sarà il generale Giuseppe Vadalà
  • Via libera del Consiglio dei ministri all’AI Hub per lo sviluppo sostenibile, tra gli obiettivi del piano Mattei
  • Legacoop: nel 2025 crescita ferma a +0,5%, calano gli investimenti in costruzioni
  • Fs, Polo Logistica: 1,4 miliardi di investimenti in nuovi asset
  • Ivass: per una polizza contro i terremoti poco più di 100 euro per abitazione se tutti assicurati

19 Feb 2025

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Non suona ancora un vero e proprio allarme ma sicuramente è una sollecitazione a tenere alta la guardia sulla carenza di credito con le Pmi: è quella che giunge dal Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, che ieri è intervenuto in videocollegamento all’esecutivo dell’Abi, perché, ha sottolineato, “la dinamica del credito rimane debole con una piccola crescita per le famiglie ma ancora in calo per le aziende”, ci sono segnali che emergono “qua e là”, che se, pur non anomali, occorre tenere sotto esame. Panetta ne ha spiegato la principale causa ascrivendola alla debolezza della domanda di credito da parte delle imprese, soprattutto le pmi “importanti in termini di occupazione”. “Quando c’è una persistente, prolungata riduzione del credito dobbiamo essere più attenti anche se la questione è la debolezza della domanda, nulla di patologico”, ha assicurato Panetta. Uno dei fattori è legato anche all’azione della Bce che “con operazioni di finanziamento mirato ha stimolato l’offerta di credito forse con qualche eccesso che va riassorbito e quindi la contrazione del credito è  meno anomala”.  Da quanto emerge nei sondaggi, le imprese “non rilevano diffuse carenze di offerta di credito”. “Gli investimenti sono deboli, la redditività delle imprese è alta, il saldo finanziario pressoché nullo, cioè il fabbisogno di finanziamenti esterni; le imprese non hanno bisogno di investimenti da finanziare e questo si riflette sulla debolezza del credito”. Altro fattore che incide è il progressivo aumento nel bilancio delle imprese delle attività immateriali, come il software, con un’intensità di credito inferiore rispetto ai beni materiali e si prestano meno ad essere utilizzate come collaterale”. Insomma, ha ribadito Panetta, “dobbiamo cominciare ad essere più attenti, a farci delle domande anche se l’ipotesi di fondo è quella della debolezza della domanda”.

Soffermandosi sulla congiuntura, il Governatore della Banca d’Italia ha fatto riferimento al quadro tracciato nella sua relazione all’Assiom Forex, sabato scorso. “In Europa abbiamo segni di debolezza dell’economia europea più persistenti di quello che ci aspettavamo. Ci attendevamo una ripresa trainata dai consumi che non c’è stata; nella composizione della produzione e non lo devo dire a voi soffre soprattutto l’industria e per problemi solo in parte congiunturali, più strutturali”. Dal mondo del lavoro arrivano segnali di indebolimento: infatti, anche se non è immediato, “quando l’economia si ferma, e dopo due trimestri di crescita pressoché nulla nell’area dell’euro, le aziende tirano le conclusioni” a cominciare dai contratti a tempo determinato.  Sul versante dell’inflazione, “il ritorno verso il 2% di stabilità dei prezzi è in atto, l’inflazione si sta riducendo, sono emersi rischi nuovi per l’energia”: qui agiscono più fattori, quello di domanda e di offerta ma anche delle scelte di un cartello di produttori.  “I prezzi del petrolio e del gas sono aumentati da inizio anno e adesso scendono e tutto questo ci dice che in questo cammino della politica monetaria bisogna stare un po’ attenti a questi rischi emergenti”.

Altro tema sul quale si è soffermato Panetta, sempre parlando ai banchieri dell’Abi, è quello della semplificazione nel settore finanziario. E’ proprio sulla semplificazione che l’Europa può agire per fronteggiare la deregolamentazione lanciata dalla amministrazione Trump, per ricomporre quella divaricazione che, altrimenti, si amplierebbe tra le due sponde dell’Atlantico. Panetta ha riferito di avere inviato una lettera alla Commissione Europea “assieme ad altri colleghi per suggerire che è il momento della semplificazione, non significa deregolamentazione ma fare una valutazione complessiva per valutare se non ci sia un eccesso di carico normativo”.

Arriva il commissario unico nazionale per la bonifica della ‘Terra dei fuochi’, sarà il generale Giuseppe Vadalà

Arriva il commissario unico nazionale per la bonifica dell’area della ‘Terra dei fuochi’, ricompresa nelle province di Napoli e Caserta.  Lo ha deciso il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. A guidare la nuova struttura sarà il generale Giuseppe Vadalà, come ha annunciato la premier Giorgia Meloni. La nomina persegue l’obiettivo di contrastare il fenomeno dell’inquinamento ambientale derivante dall’abbandono di rifiuti, al fine di garantire un adeguato e programmatico intervento anche a seguito della recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Nel dettaglio, al Commissario unico sarà attribuito il potere di ricognizione degli interventi di indagine ambientale, caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica effettuati e programmati, nonché delle iniziative volte a garantire la salubrità dei prodotti agroalimentari, il monitoraggio ambientale e sanitario delle popolazioni nell’area interessata. Ricade inoltre tra le attività del Commissario anche la ricognizione delle risorse stanziate e di quelle disponibili per l’attuazione degli interventi di bonifica necessari, come pure l’ individuazione e perimetrazione dei siti oggetto di contaminazione. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, il Commissario unico è tenuto a trasmettere alla Presidenza del Consiglio dei ministri una relazione sulla ricognizione degli interventi. La stessa relazione sarà trasmessa al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, al Ministero della salute, alla Regione Campania, nonché a tutti i soggetti a vario titolo competenti. La struttura di supporto di cui si avvale il Commissario unico sarà composta da venticinque unità.

“Con questa nuova figura istituzionale – spiega Pichetto – l’area della Terra dei Fuochi assume ancor più rilevanza a livello nazionale. La nomina sarà finalizzata in breve tempo, consentendo così di mettere a sistema le azioni fin qui svolte, superare le frammentazioni e le sovrapposizioni di competenze, accelerando il percorso necessario di risanamento a tutela delle famiglie, dei giovani e delle attività economiche dell’intera Regione”.

Via libera del Consiglio dei ministri all’AI Hub per lo sviluppo sostenibile, tra gli obiettivi del piano Mattei

Con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legge sulle disposizioni urgenti in materia di reclutamento e funzionalità delle Pubbliche amministrazioni, viene dato il via libera, su proposta del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, all’istituzione dell’Hub per l’Intelligenza Artificiale per lo Sviluppo sostenibile. Lo comunica il Mimit, specificando che l’iniziativa dell’AI Hub per lo Sviluppo sostenibile e’ stata introdotta dalla dichiarazione interministeriale del G7 su Industria e Tecnologia, adottata nel marzo 2024 a Verona e Trento. Promossa dalla presidenza italiana del G7 in collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp), si inserisce nel quadro degli obiettivi di cooperazione allo sviluppo del Piano Mattei, elaborato dal Governo italiano. Il programma e’ finalizzato a promuovere lo sviluppo tecnologico a favore di imprese startup dei Paesi africani, facilitando alleanze imprenditoriali e con soggetti privati, con l’obiettivo di rafforzare gli ecosistemi locali di intelligenza artificiale in settori chiave come agricoltura, sanità infrastrutture, istruzione, formazione, acqua ed energia. Per il funzionamento del programma “AI Hub per lo Sviluppo sostenibile”, il decreto autorizza una spesa complessiva di 5 milioni di euro annui a decorrere dal 2025, provenienti dal programma “Fondi di riserva e speciali” della missione “Fondi da ripartire” dello stato di previsione del ministero dell’Economia e delle Finanze per l’anno 2025. La sede sarà in Italia e vedrà la partecipazione di oltre 100 soggetti, tra governi, organizzazioni internazionali e aziende tecnologiche che hanno manifestato interesse a collaborare”.

Legacoop: nel 2025 crescita ferma a +0,5%, calano gli investimenti in costruzioni

Sulla scia di un 2024 che ha visto infrangersi il sogno di un’economia in grado di mantenere un passo più spedito rispetto al passato, l’Italia entra in condizioni di debolezza nel 2025, per il quale si conferma una crescita del PIL a +0.5%. Le ragioni sono da ricercare nel venir meno degli effetti espansivi del Superbonus 110% (già in contrazione nel 2024), che determina un rimbalzo negativo degli investimenti in costruzioni non compensato interamente né dagli investimenti privati né dal contributo alla domanda interna degli interventi del PNRR
(nonostante il raggiungimento degli obiettivi in linea con il cronoprogramma); nella persistente debolezza dell’economia tedesca e nel rischio di inasprimento della politica commerciale USA che frenano le esportazioni e alimentano i timori delle imprese italiane, con conseguente stallo degli investimenti nonostante il minor costo del credito; in una crescita relativamente debole dei consumi delle famiglie che, pur avendo registrato un recupero del potere d’acquisto stimato intorno al 3%, hanno aumentato la propensione al risparmio con l’obiettivo di ripristinare il valore della ricchezza finanziaria erosa dall’inflazione. Solo dal prossimo anno è previsto che il PIL torni a
crescere sui ritmi medi pre-crisi (+0.8%, ma ancora a +0.5% nel 2027) con un’inflazione che, pur in risalita di qualche decimo per effetto di possibili aumenti dei costi dell’energia, si attesterà su valori in linea con l’obiettivo del 2% della BCE (+1,9% nel 2025; + 2,1% nel 2026; +2.0% nel 2027). Sono alcune delle principali evidenze sulle prospettive dell’economia italiana per il triennio 2025-
2027 contenute nel Rapporto annuale elaborato da Area Studi Legacoop in collaborazione con Prometeia. “Con la fine della fase post pandemica è archiviato il sogno di un’economia sostenuta. Il governo convochi imprese e sindacati per confrontarsi sull’emergenza economica e definire un patto per il lavoro e lo sviluppo, individuando strategie e politiche condivise per la crescita dell’economia italiana.
Necessarie politiche industriali ed energetiche, insieme a politiche salariali per il recupero del potere d’acquisto e politiche attive per riequilibrare il mercato del lavoro”, commenta il presidente di Legacoop Simone Gamberini.

In riferimento all’evoluzione delle principali variabili che influenzano le dinamiche dell’economia, il Rapporto mette in evidenza come, con l’esaurirsi della stagione invernale e l‘aumento dell’offerta legato al completo funzionamento degli impianti di rigassificazione in Europa, siano previste in rientro le quotazioni del gas nel mercato TTF su valori in progressiva discesa fino ai 34.6 Euro al MWh nel 2027, e come l’abbondante offerta non-OPEC e il ruolo calmieratore dell’Arabia Saudita contribuiscano a mantenere sostanzialmente stabile il prezzo del greggio nel 2025. Tema sensibile quello dei dazi, che vede la Germania e l’Italia più esposte in termini di valori esportati negli Usa. Per quanto riguarda gli investimenti, al netto dell’eventuale penalizzazione dei prodotti europei determinata da un aumento generalizzato dei dazi da parte degli USA, è prevista una ripresa di quelli in beni strumentali, la cui ripresa dovrebbe accelerare dall’1,9% nel 2025 al 4% nel 2026. Anche per il settore delle costruzioni il PNRR contribuirà ad attenuare gli effetti negativi sul PIL legati all’intensa contrazione di quelli residenziali, il cui livello rimarrà comunque elevato grazie alle ristrutturazioni necessarie per il mantenimento di un patrimonio abitativo vetusto e per l’efficientamento energetico.

Lo studio contiene anche un focus sulla riduzione della popolazione e il mismatch nel mercato del lavoro. Tra il 2023 e il 2030, la popolazione totale diminuirà di 805mila unità e si accentuerà la ricollocazione tra classi di età: gli individui con almeno 65 anni di età aumenteranno di circa 1,5 milioni di unità, mentre quelli in età lavorativa (15-64 anni) diminuiranno per un ammontare pressoché corrispondente. Una pressione aggiuntiva è quella esercitata dal pensionamento dei baby boomers, destinata a crescere nei prossimi anni. Il risultato di questa dinamica è un mismatch numerico tra il numero delle nuove entrate e il numero delle uscite dal mercato del lavoro. Lo studio stima un divario negativo di circa 100mila persone in media all’anno, evidenziando anche che escono lavoratori con bassa istruzione ed entrano lavoratori con istruzione elevata. Un fenomeno che è alla base della difficoltà delle imprese a trovare lavoratori, soprattutto nel settore dei servizi, dove il 39% delle imprese segnala la carenza di lavoratori come principale ostacolo all’attività. Il mercato del lavoro è insomma caratterizzato da una quota crescente di domanda insoddisfatta. In realtà, in Italia esiste un’ampia disponibilità di forza lavoro potenziale alla quale si potrebbe attingere, ma nonostante l’elevato bacino di lavoratori disoccupati e inattivi, in particolare donne giovani residenti al Sud, le imprese faticano a trovare lavoratori con le giuste competenze. Questo squilibrio è dovuto principalmente alle disparità educative, di genere e geografiche. Da qui la necessità di interventi sul piano dell’istruzione per favorire l’allineamento con le esigenze del mercato del lavoro, degli incentivi per favorire la partecipazione delle donne al lavoro, delle misure per incoraggiare la mobilità dei lavoratori.

Ehpa, vendite di pompe di calore a -23% nel 2024, persi di migliaia di posti di lavoro

Secondo i dati preliminari dell’Associazione europea delle pompe di calore (EHPA), nel 2024 le vendite di pompe di calore sono diminuite in media del 23% in 13 paesi europei* rispetto al 2023. Nel 2024 sono state vendute 2 milioni di pompe di calore in quei 13 paesi, che rappresentano circa l’85% del mercato europeo, rispetto ai 2,6 milioni del 2023. Ciò porta lo stock totale a circa 26 milioni, rallentando il passaggio del mercato del riscaldamento dai combustibili fossili alle pompe di calore.

Il settore sta tagliando posti di lavoro e riducendo la produzione in Europa dopo aver investito miliardi in capacità aggiuntiva nel 2022 e nel 2023 per rafforzare la sicurezza energetica dell’Europa e ridurre l’uso del gas russo, gran parte del quale ora è inutilizzato. Ciò sta danneggiando la competitività che i decisori politici sono così desiderosi di rafforzare. Sono stati tagliati almeno 4.000 posti di lavoro e oltre 6.000 altri hanno subito impatti (vedi tabella). Nel complesso, il settore fornisce circa 170.000 posti di lavoro diretti in Europa.

Secondo gli esperti nazionali, le ragioni del calo sono tre: 1) i governi hanno modificato i programmi di sostegno per le pompe di calore, indebolendo la fiducia dei consumatori; 2) un’economia stagnante con una crisi del costo della vita e 3) il basso prezzo del gas sovvenzionato. “Il settore delle pompe di calore è in calo ma è ben lungi dall’essere fuori”, ha commentato Paul Kenny, direttore generale dell’European Heat Pump Association. “I consumatori vogliono calore pulito e case confortevoli, e vogliono sostenere i posti di lavoro europei e l’indipendenza energetica. Non appena si rendono conto che è possibile grazie alle politiche di supporto dell’UE e nazionali, e alle tasse che penalizzano i combustibili fossili, non le persone, lo dimostrano rivolgendosi alle pompe di calore. “Contiamo sulla Commissione Europea e sui governi affinché diano risultati nei prossimi mesi, iniziando a mettere le pompe di calore al centro del prossimo Clean Industrial Deal e sostenendo la leadership europea in materia di tecnologie pulite”, ha affermato Kenny. Dei 13 paesi, i cali più bruschi si sono verificati in Belgio con vendite inferiori del 52% e in Germania con il 48%. Solo il Regno Unito ha invertito la tendenza; le vendite di pompe di calore sono cresciute del 63% grazie ai programmi di supporto governativi.

*I paesi sono Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Svezia, Regno Unito.

Fs, Polo Logistica: 1,4 miliardi di investimenti in nuovi asset

Ammontano a 1,4 miliardi di euro gli investimenti per nuovi asset fisici e digitali, fondamentali per lo sviluppo del business del Polo Logistica del Gruppo FS Italiane. È quanto previsto dal Piano Strategico 2025-2029, presentato lo scorso dicembre dall’Amministratore Delegato del Gruppo, Stefano Antonio Donnarumma, che affida al Polo Logistica la missione di affermarsi sempre di più come operatore multimodale di sistema nello scenario europeo, con particolare focus sul trasporto integrato intermodale. L’obiettivo è diventare un Freight Forwarder a supporto del sistema industriale europeo, con un approccio che metta il cliente al centro, un’offerta sostenibile end-to-end e una solida impronta internazionale. “Il Polo Logistica sta attuando una profonda trasformazione per rispondere al meglio alle esigenze del mercato, incrementando l’efficientamento operativo, le sinergie di business e valorizzando gli asset”, ha spiegato l’Amministratore Delegato del Gruppo Fs, Stefano Antonio Donnarumma, “Per affrontare al meglio le diverse sfide legate all’evoluzione del settore del trasporto ferroviario in Europa, il Piano strategico 2025-2029 prevede ricavi in crescita con un tasso annuo di circa l’8%, che arriveranno a 2 miliardi di euro nel 2029 e investimenti per un impegno complessivo di 2,16 miliardi di euro, focalizzati su digitalizzazione e sostenibilità, sviluppo terminal e asset strategici, acquisto loco elettriche e carri di ultima generazione”.

Nei prossimi cinque anni il Polo Logistica vedrà un significativo rinnovo della flotta con mezzi più moderni e diversificati, per rispondere al meglio alle esigenze del mercato. In particolare, entreranno a far parte della flotta 110 locomotive elettriche per la trazione, 25 locomotive da manovra sia ibride che con carburanti alternativi, oltre 2.000 carri di ultima generazione. A questi si aggiungono 42 camion, 5 gru mobili e 8 gru a portale e la nuova nave ibrida per il traghettamento sullo stretto di Messina. Asset fondamentali per alimentare sinergie e offrire soluzioni innovative e integrate. Un rinnovamento guidato da tecnologie di ultima generazione, grazie all’introduzione di una piattaforma web che rappresenterà l’interfaccia unica verso il cliente, consentendo una gestione end-to-end del trasporto. Un aggregatore per collegare domanda e offerta del trasporto combinato ferro-gomma-nave, in grado di interfacciarsi con i terminal e gli hub per ultimo miglio. Complessivamente, il Piano Strategico del Polo Logistica del Gruppo FS prevede investimenti per 2,16 miliardi di euro, focalizzati su digitalizzazione e sostenibilità, sviluppo terminal e asset strategici. Gli investimenti andranno ad integrare la flotta attuale, composta da 650 locomotori, 14mila carri, 5 navi e 30 camion, a cui si aggiungono i 21 Terminal gestiti in Italia e in Europa.

Ivass: per una polizza contro i terremoti poco più di 100 euro per abitazione se tutti assicurati

Una polizza assicurativa che copra tutto il patrimonio immobiliare italiano richiederebbe un premio di puro rischio leggermente superiore a cento euro per un’unità abitativa media. Il costo potrebbe diminuire considerando le franchigie e i limiti normalmente utilizzati sul mercato e potrebbe essere ulteriormente contenuto adottando, nel caso di nuovi edifici o nella ristrutturazione di vecchie costruzioni, le strutture edilizie più robuste per resistere alle conseguenze di eventi sismici. A calcolarlo è un’analisi dell’Ivass, secondo la quale, nel complesso, per tutte le famiglie italiane il costo di assicurare l’abitazione per il rischio sismico appare sostenibile adottando opportuni livelli di mutualità. Poiché il rischio sismico  – è la premessa dello studio dell’istituto di vigilanza sulle assicurazioni- è il pericolo naturale più grave in Italia, è importante valutare in modo affidabile le sue caratteristiche in termini di pericolo, diffusione geografica e rischio per la popolazione e poi valutare i costi di protezione degli edifici residenziali per il rischio sismico attraverso una copertura assicurativa universale. “Questa analisi intende contribuire al dibattito sulla funzione della copertura assicurativa per velocizzare la ripresa economica e sociale delle aree colpite da calamità naturali, con potenziali benefici per la resilienza economica e le finanze statali tradizionalmente utilizzate in Italia per gli
interventi ex post”. Tema di strettissima attualità visto l’imminente scadenza del 31 marzo in cui scatta l’obbligo per le imprese di contrarre polizze assicurative sulla catastrofe naturale. Si attende la pubblicazione del decreto attuativo. L’analisi tiene conto dei più recenti progressi scientifici in geofisica sismica e del nuovo metodo sviluppato nel 2023 dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e
mette a confronto i risultati ottenuti da queste nuove metodologie con quelli derivati dal tradizionale modello di rischio sismico elaborato dall’INGV oltre vent’anni fa (MPS04), che è ancora lo standard ufficiale per la progettazione edilizia. Sempre in base ai risultati dello studio, il costo di 100 euro potrebbe scendere ben al di sotto di questa soglia considerando le franchigie e i limiti normalmente utilizzati nel mercato e potrebbe essere ulteriormente contenuto applicando, nel caso di nuovi edifici o nella ristrutturazione di vecchie costruzioni, le strutture edilizie più robuste per resistere alle conseguenze di eventi sismici. Inoltre, lo studio evidenzia una variazione geografica dei premi assicurativi, con aree ad alto rischio come L’Aquila che mostrano premi significativamente più alti. La ricerca suggerisce un meccanismo di solidarietà tra residenti di diverse aree, dove i costi delle polizze in zone a rischio elevato potrebbero essere sostenuti da quelle a rischio minore, contribuendo a ridurre le disuguaglianze economiche.

Approvato il dl Pa: cambiano norme reclutamento, sui concorsi decide il ministero

Reclutamento, organizzazione e funzionalità per rispondere in modo concreto alle esigenze delle nostre amministrazioni e rafforzare il rapporto con gli utenti, cittadini e imprese. Sono i tre capisaldi del Dl Pa, approvato ieri da Consiglio dei ministri. Tra i numerosi interventi, emerge la disposizione che consente a Regioni, Province, Città Metropolitane ed Enti locali di assumere, come funzionari, diplomati degli ITS Academy. L’obiettivo è quello di attrarre le nuove generazioni al settore pubblico e, allo stesso tempo, dotare le amministrazioni di personale tecnico qualificato. I giovani, assunti a tempo determinato, potranno proseguire il loro percorso professionale dopo aver conseguito la laurea e una valutazione positiva del lavoro svolto. Per sostenere il percorso formativo, attraverso la stipula di un protocollo d’intesa tra le amministrazioni coinvolte e il Dipartimento della funzione pubblica, gli interessati potranno ottenere un contributo economico grazie al progetto “PA 110 e lode”.

A questo si aggiunge la necessità di garantire una maggiore efficienza per lo svolgimento dei concorsi. Infatti, in considerazione della nuova e imponente fase di reclutamento – ripresa dopo il blocco del turnover – e dell’esigenza di assumere profili sempre più qualificati, si prevede un rafforzamento delle competenze della Commissione RIPAM a cui è affidata la fase di selezione del personale pubblico. Sulla stessa materia dei concorsi pubblici si prevedono disposizioni volte a chiarire la disciplina in merito all’utilizzo delle graduatorie vigenti. Si stabilisce che, per contenere gli effetti derivanti dal turnover, per le graduatorie del 2024 e del 2025 è sospesa l’applicazione della norma “taglia idonei”. Un’attenzione particolare è dedicata al funzionamento degli enti locali. Vengono riassegnate le risorse già stanziate e non utilizzate da quei comuni che hanno fatto domanda per accedere al contributo relativo alla spesa da sostenere per i Segretari comunali. Inoltre, sono previste misure specifiche in materia di personale nei territori colpiti dal sisma del 2009 e del 2016 e per quelli dell’Emilia-Romagna, Marche e Toscana colpiti dagli eventi alluvionali verificatisi da maggio 2023. Sempre con una attenzione al personale pubblico, tra le altre misure, è autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per adeguare le retribuzioni del personale a contratto assunto all’estero. Prevista, poi, una graduale armonizzazione dei trattamenti economici accessori delle amministrazioni centrali.

«Il testo approvato oggi dal Consiglio dei ministri – commenta il Ministro per la Pubblica amministrazione,  Paolo Zangrillo – prevede misure necessarie e urgenti volte, da un lato, a rendere il settore pubblico più attrattivo per le giovani generazioni e, dall’altro, a garantire la funzionalità delle pubbliche amministrazioni. Il decreto pone al centro le nostre persone promuovendone la crescita personale e professionale, contribuendo al miglioramento dell’efficienza organizzativa. Come annunciato, siamo passati all’attuazione concreta di un percorso che garantisce al Paese una pubblica amministrazione moderna, innovativa e più vicina a cittadini e imprese».

Lightsource bp ha siglato 10 Ppa per un totale di 1,3 GW nel 2024

Lightsource bp, leader nello sviluppo e nella gestione di progetti di energia rinnovabile utility-scale, che nel 2024 ha siglato 10 Power Purchase Agreements (PPA) per un totale di 1,3GW in Europa, nel continente americano e nella regione Asia-Pacifico. Questo risultato sottolinea l’esperienza e il track record di Lightsource bp nella fornitura di soluzioni studiate per soddisfare le diverse esigenze di aziende e utility in tutti i mercati globali. Nel dettaglio, società leader a livello mondiale come H&M, Microsoft, LyondellBasell e Google hanno scelto Lightsource bp per raggiungere gli obiettivi di approvvigionamento di energia rinnovabile che si sono prefissati, siglando contratti di PPA flessibili e in linea con le strategie operative aziendali e gli obiettivi di sostenibilità a lungo termine. Questo successo, sottolinea il gruppo in una nota, è reso possibile dall’expertise del team interno di Lightsource bp specializzato in Power Markets, che sviluppa soluzioni su misura e innovative per rispondere in modo mirato alle esigenze specifiche di ogni acquirente. Un esempio è il CVPPA, il PPA virtuale e collettivo siglato con il Fashion Pact, grazie al quale aziende del settore moda e tessile leader a livello mondiale si sono unite per avere accesso all’energia rinnovabile a prezzi competitivi. Questa struttura di PPA con più acquirenti agisce come un accordo collettivo, che consente ad aziende che, singolarmente, non hanno necessariamente bisogno di grandi volumi di elettricità da sole possono combinare la loro domanda e trovare un modo semplice ed efficiente per accedere all’energia rinnovabile. Guardando al 2025, il portafoglio globale di Lightsource bp continua a crescere, creando opportunità concrete per gli acquirenti di energia e attualmente l’azienda ha una pipeline di sviluppo globale di 58GW, che comprende progetti maturi e in fase iniziale.

Fibercop, Financial Times: scontro Kkr-vertici per un buco da 449 milioni sugli utili

Il fondo americano Kkr, azionista di riferimento di FiberCop con il 37,8%, “si è scontrato con la dirigenza in merito a un divario di utili previsto di 449 milioni di euro, che minaccia di far fallire i suoi piani per la società di telecomunicazioni italiana acquisita l’anno scorso nell’ambito della più grande operazione di private equity mai realizzata in Europa”. Lo scrive il Financial Times che dettaglia indiscrezioni già emerse sulla stampa italiana di disaccordi tra l’ex ad Luigi Ferraris e il fondo azionista. “La potente società statunitense ha rafforzato il suo controllo su FiberCop, che ospita il business delle reti fisse scorporato da Telecom Italia in un accordo da 22 miliardi di euro, dopo che il management dell’azienda ha presentato previsioni di utili che hanno messo a repentaglio miliardi di euro in potenziali dividendi. Secondo una nota interna visionata dal Financial Times, il mese scorso l’amministratore delegato di FiberCop si è dimesso dopo una disputa con la società di acquisizione e tutte le decisioni importanti del suo successore ora richiedono l’approvazione scritta preventiva di uno dei due dirigenti scelti da Kkr”, scrive il Ft. Ma il consiglio ha accettato “all’unanimità” le sue dimissioni una settimana dopo “una riunione esplosiva” del consiglio che ha “lasciato Kkr a lottare per salvare la faccia con gli altri investitori della società, tra cui il fondo sovrano, Abu Dhabi Investment Authority (Adia)”. Nel corso di una riunione di insediamento del nuovo consiglio di amministrazione tenutasi il 16 gennaio, il direttore finanziario di FiberCop ha dichiarato agli investitori che, secondo le previsioni del management, gli utili prima di interessi, imposte, deprezzamento e ammortamento sarebbero stati inferiori di 449 milioni di euro nel 2025 rispetto a quanto stimato da Kkr in un precedente piano aziendale concordato con gli azionisti della società. Il management ha stimato il deficit cumulativo dell’Ebitda nei cinque anni a 2 miliardi di euro rispetto al piano aziendale originale di Kkr. Il prossimo cda di FiberCop è in calendario il 25 febbraio. La compagine azionaria di FiberCop vede il 37,8% in capo al fondo infrastrutturale Usa Kkr, il 17,5% al fondo pensione canadese Canada Cppib, il 17,5% al fondo sovrano di Abu Dhabi, Adia, il 16% al ministero dell’Economia e finanze e l’11,2% al fondo infrastrutturale italiano F2i.

“Bisogna leggere il Financial Times per avere i dettagli della fibrillazione che sta riguardando FiberCop in queste ore’, commenta il segretario confederale Pino Gesmundo sottolineando l’agitazione dei fondi speculativi che “come avevamo denunciato, contrariamente a tutte le narrazioni che descrivevano lo scorporo della rete come un’opportunità per Tim e per il Paese, puntavano ad una massimizzazione degli investimenti e dei profitti”.  “Ora si cercherà di recuperare quella massimizzazione – prosegue – visto che FiberCop sta lavorando a un nuovo budget per il 2025, che dovrebbe essere pronto entro fine mese e presentato il 25 febbraio. Ma il tema è come ciò avverrà. Domanda non di poco conto, dal momento che quello che accade nel perimetro dell’ex Incumbent ha evidenti ricadute su tutto il settore delle TLC. Spiace doverlo ricordare – ribadisce Gesmundo – ma la Cgil ha lanciato l’allarme sin da subito sulla pericolosità di un’operazione di scorporo della rete che non ha precedenti in Europa. Era ed è oggi più che mai evidente che gli interessi di un fondo di investimento americano sarebbero stati prioritari rispetto al progetto di sviluppo infrastrutturale del Paese”. Per il segretario confederale “questo doveva essere il tempo degli investimenti pazienti, per accompagnare la fase di transizione digitale. Ma il Governo ha scelto di sostenere lo spacchettamento di uno degli ultimi player nazionali, seguendo la logica miope e scellerata con cui continua a privatizzare le partecipate pubbliche, cedendo di fatto a fondi di investimento asset strategici del Paese invece di utilizzarli per piani di sviluppo. Tra l’interesse generale e il mercato si è scelto quest’ultimo. A pagare per queste scelte sciagurate sono ancora una volta cittadini e imprese, mentre i lavoratori rischiano di essere travolti da ulteriori giochi di finanza creativa. Il Governo – conclude Gesmundo – convochi immediatamente un tavolo”.

Piombino: firmato accordo tra Metinvest e Danieli per impianto siderurgico green

Firmata al Ministero delle Imprese e del Made in Italy l’intesa tra Metinvest Group e Danieli, che disciplina la partnership congiunta tra i due gruppi in Metinvest Adria. L’accordo tra azionisti, sottoscritto alla presenza del ministro Adolfo Urso, formalizza i principali aspetti della gestione congiunta del nuovo stabilimento siderurgico di Piombino per la realizzazione di acciaio tecnologicamente all’avanguardia e a basso impatto ambientale, oltre ad avviare un percorso volto all’implementazione del progetto e alla condivisione degli obiettivi strategici a lungo termine. Questa struttura è destinata a diventare un punto di collegamento strategico tra le industrie metallurgiche italiana e ucraina.Oltre all’accordo tra azionisti, che entrerà pienamente in vigore nella seconda metà del 2025, nell’incontro odierno è stato firmato anche un contratto tra Metinvest Adria e Danieli per lo sviluppo dell’ingegneria di base del nuovo stabilimento di Piombino. Il nuovo impianto di Piombino, a regime, avrà una capacità produttiva annuale di 2,7 milioni di tonnellate e utilizzerà la tecnologia del forno ad arco elettrico, impiegando materiali riciclati come rottami, ghisa e ferro ridotto (DRI), reperiti dalle attività ucraine di Metinvest. Prevista, infine, la realizzazione di un centro di lavorazione e assistenza dell’acciaio a freddo, oltre a strutture e attrezzature ausiliarie. La costruzione del nuovo impianto siderurgico di Piombino sarà finanziata principalmente attraverso fondi raccolti da istituti finanziari e creditizi internazionali, oltre al capitale proprio degli azionisti. Il progetto è destinato a fungere da modello per la futura modernizzazione degli stabilimenti Metinvest di Zaporizhzhia e Kamianske, in Ucraina.

“Ancora una volta abbiamo mantenuto gli impegni. La firma dell’accordo tra gli azionisti segna un passo decisivo per il rilancio del polo siderurgico di Piombino, con la tecnologia green, avanguardia in Europa. Al tempo stesso, rafforza la cooperazione strategica tra Italia e Ucraina, creando un solido ponte tra le nostre industrie metallurgiche particolarmente importante nella prospettiva della ricostruzione dell’Ucraina”, ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

Federacciai: a gennaio la produzione cresce del 2,7% annuo

Nel mese di gennaio 2025 la produzione di acciaio italiana registra un segno positivo. Le acciaierie nazionali hanno sfornato 1,7 milioni di tonnellate di acciaio, segnando un aumento del 2,7% sullo stesso mese del 2024. Dinamica a segni alternati per le due famiglie di prodotti laminati a caldo: lunghi, impiegati principalmente nelle costruzioni, e piani, utilizzati nell’automotive, nella meccanica e negli elettrodomestici. Nel primo mese dell’anno la produzione di lunghi è aumentata del 2,6% su base annua per un totale di 862 mila tonnellate mentre quella di piani ha registrato una flessione dell’1,9% fermandosi a 780 mila tonnellate.

Edison Next  e il comune di Cesano Boscone avviano i lavori per ampliare la rete di teleriscaldamento a biomassa, 2,7 milioni di fondi Pnrr

Edison Next, società del Gruppo Edison che accompagna clienti e territori nel loro percorso di decarbonizzazione e transizione ecologica, e il Comune di Cesano Boscone annunciano l’avvio dei lavori di ampliamento dell’esistente impianto di teleriscaldamento a biomassa legnosa proveniente da filiera corta con l’obiettivo di raggiungere un numero maggiore di famiglie e utenti, portando significativi benefici al territorio grazie alla diffusione di una forma di riscaldamento che ottimizza la produzione di energia e sfrutta le fonti rinnovabili, riducendo le emissioni e valorizzando le risorse locali. L’inaugurazione si è tenuta ieri alla presenza di Marco Pozza, sindaco di Cesano Boscone, e di Francesco Demichelis, Responsabile Direzione Teleriscaldamento Edison Next. L’impianto di teleriscaldamento oggetto dell’estensione è quello che Edison Next ha rilevato a ottobre 2023 tramite l’acquisizione del 100% di Prometheus Energia e si compone di un impianto cogenerativo (che produce energia elettrica e calore da un’unica fonte di energia) con potenza pari a 1 MW elettrico e circa 13 MW termici, alimentato a biomassa legnosa vergine, ovvero che non ha subito trattamenti chimici o biologici, proveniente da filiera corta, integrato da una caldaia di back up che utilizza gas naturale e che garantisce la continuità del servizio in caso di manutenzioni.

I lavori di ampliamento permetteranno di estendere la rete di distribuzione di 12,5 km, passando dagli attuali 2 km a 14,5 km complessivi e di ampliare il bacino di utenze pubbliche, del terziario e private, passando dalle attuali circa 1.600 famiglie con un fabbisogno termico annuo pari a 14 GWh a un totale corrispondente a circa 7.000 famiglie con un fabbisogno termico annuo di circa 70 GWh. Grazie ai lavori di efficientamento della centrale di cogenerazione, utilizzata finora per meno della metà del suo potenziale, a tutte le utenze allacciate sarà garantita l’erogazione di energia termica da fonte rinnovabile, ovvero da biomassa legnosa proveniente da filiera corta. L’impianto a regime garantirà una riduzione delle emissioni di CO2 pari a quasi 16.000 tonnellate all’anno. L’allaccio alla nuova rete di teleriscaldamento garantisce agli utenti benefici sia ambientali che economici, tra cui l’incremento di valore degli immobili legato al rilevante miglioramento della classe energetica. A testimonianza del valore di questa iniziativa per il territorio, l’impianto si è aggiudicato di 2,7 milioni di euro di fondi PNRR che vanno a integrare l’investimento diretto sostenuto da Edison Next.

Ue, nel 2022 impronta di gas serra a 10,7 tonnellate pro capite

Nel 2022, l’impronta di gas serra dei beni e dei servizi consumati nell’UE ammontava a 10,7 tonnellate di anidride carbonica (CO2) equivalenti pro capite. Questo indicatore considera le emissioni generate lungo le catene di produzione dei prodotti consumati nell’UE, comprese le emissioni incorporate nei beni e nei servizi importati. Lo riferisce Eurostat. Tra i paesi dell’UE, le emissioni di gas serra più basse sono state registrate in Svezia (7,9 tonnellate di CO2 equivalenti pro capite), Portogallo e Romania (8,0 tonnellate ciascuno). Al contrario, le impronte pro capite più elevate sono state registrate a Cipro (16,6 tonnellate), Lussemburgo (15,5 tonnellate) e Irlanda (14,2 tonnellate). L’Italia raggiunge quota 10,6 milioni di tonnellate di CO2, pienamente nella media europea.

Anbi: bene i lavori per la diga di Campolattaro ma sono almeno 16 le opere incomplete in Italia

“L’avvio dei lavori per le opere di derivazione della diga di Campolattaro, in provincia di Benevento, è un importante segnale nazionale, perché rappresenta il completamento della più grande infrastruttura idrica incompiuta del Paese; ne va dato merito alla volontà politica del Ministro, Matteo Salvini ed alla concretezza operativa del Commissario Straordinario di Governo, Attilio Toscano, unitamente all’impegno del Ministero di Infrastrutture e Trasporti e della Regione Campania”: a dichiararlo è Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI. I lavori per la diga di Campolattaro sul fiume Tammaro iniziarono nel 1981 e furono terminati nel 1993 con un costo complessivo di circa 270 miliardi di lire. Il riempimento progressivo del bacino (capacità complessiva: 109 milioni di metri cubi) iniziò, però, solo nel 2006 a causa di problemi sull’individuazione del soggetto gestore dell’impianto (oggi è l’ASEA – Agenzia Sannita EnergianAmbiente) e per il verificarsi di un’importante frana registrata sul versante destro della diga. Ora si apre una nuova fase, grazie ad un finanziamento complessivo di oltre 700 milioni di euro (mln. 540 da M.I.T.): in particolare, è stata avviata la realizzazione della galleria di derivazione, che trasferirà le acque dall’invaso all’impianto di potabilizzazione ed alla centrale idroelettrica, che saranno realizzati a valle dello sbarramento, garantendo sicurezza d’approvvigionamento idrico a scopo idropotabile, irriguo ed energetico per un ampio territorio campano. “E’ un intervento, cui va riservata un’eco nazionale, perché si posiziona nel solco di quel richiesto efficientamento dell’esistente, che deve accompagnare l’avvio di un piano infrastrutturale, fatto di nuovi invasi e schemi idrici, capaci di trattenere acqua sul territorio e trasportarla laddove ce ne sia bisogno” aggiunge Massimo Gargano, direttore generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue. Il Piano ANBI di Efficientamento della Rete Idraulica individuò 16 opere incomplete lungo la Penisola (4 al Nord, 6 al Centro ed altrettante nel Sud Italia) la cui piena operatività aumenterebbe la disponibilità idrica del Paese di oltre 96 milioni di metri cubi; l’investimento era preventivato in circa 452 milioni di euro capaci di attivare quasi 2.300 posti di lavoro.

Sulla sicurezza stradale Bureau Veritas Nexta si certifica ISO 39001

Bureau Veritas Nexta, da anni protagonista dei controlli sulla sicurezza di ponti e tratte autostradali su incarico dei principali enti gestori, Nexta ha scelto di conseguire la certificazione ISO 39001 – Road Traffic Safety Management Systems, dando prova di applicare prima di tutto a se stessa le best practice internazionali nel presidio della sicurezza su strada. Chiamata di recente dalle istituzioni a collaborare alle misure attuative del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale, Nexta ha compiuto questa scelta nella convinzione che mai come oggi un tema a così alto impatto sociale – quello della sicurezza stradale – esiga una risposta a livello sistemico, capace di coinvolgere chi è responsabile delle infrastrutture, del traffico, della viabilità, della tecnologia dei mezzi di trasporto e dei relativi sistemi di protezione e prevenzione. In relazione agli  spostamenti casa-lavoro, Nexta è impegnata in una serie di campagne per incoraggiare l’utilizzo dei mezzi pubblici e del car sharing perseguendo  l’obiettivo di ridurre l’impatto sul traffico per la sede di Milano, la più popolosa del gruppo.

Ma è rivolgendosi a chi guida abitualmente per svolgere attività tecnica o commerciale (con o senza auto aziendale) che l’impegno di Nexta si è fatto più incisivo. Ai momenti di sensibilizzazione e formazione, focalizzati sui principali fattori di rischio alla guida, si sono aggiunti corsi pratici di guida sicura, svolti negli spazi protetti dei centri ACI. Con la certificazione ISO 39001, Bureau Veritas Nexta si propone ai grandi clienti e committenti pubblici e privati come un interlocutore in grado di assicurare una piena coerenza di valori e metodo tra i servizi proposti e i presidi interni per la Road Traffic Safety.

Maria Cristina Carlini

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