INDAGINE CONOSCITIVA/RELAZIONE

Incentivi edilizia, fra maggioranza e opposizione è pace. Parola a Giorgetti

Votato ieri all’unanimità il documento conclusivo dell’indagine della commissione Ambiente della Camera che Diario Diac aveva anticipato. Ora starà al governo dare una risposta adeguata alla posizione parlamentare. Apportate alcune correzioni rispetto alla bozza anticipata da diario DIAC il 5 marzo per andare incontro alle opposizioni: più attenzione al rischio sismico, richiesta dai 5S; monitoraggio degli effetti prodotti dagli incentivi con una relazione semestrale, voluto dal Pd; spinta alla qualificazione delle imprese edili come chiesto dall’Ance; possibilità per i contribuenti incapienti di accedere a un finanziamento per un investimento diretto. Mazzetti (Forza Italia): ora vengano in commissione Giorgetti e Pichetto Fratin. Milani (FdI): per efficienza energetica e prevenzione sismica un’agevolazione  stabile, minima del 50% per gli altri incentivi dipenderà dalle condizioni della finanza pubblica.

19 Mar 2025 di Giorgio Santilli

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Fra maggioranza e opposizione è scoppiata la pace sugli incentivi per l’edilizia, dopo due anni e mezzo di guerra totale. Ieri la commissione Ambiente della Camera ha votato all’unanimità la relazione finale dell’indagine conoscitiva sugli incentivi di 51 pagine.

Il dato politico è rilevantissimo perché quando Diario DIAC, il 5 marzo, aveva anticipato i contenuti della bozza di relazione (si legga qui l’articolo “La Camera sul riordino degli INCENTIVI: alt alla frammentazione, durata decennale, allargare su tessuti edilizi più ampi”), con alcune aperture della maggioranza verso una nuova stagione di incentivi, il dato fondamentale che mancava era proprio questo: se il voto sarebbe stato unanime, in modo da pesare molto di più sulle decisioni future del governo.

I quindici giorni che sono seguiti sono serviti a inserire alcune modifiche al testo di quella bozza, che era già un impianto largamente condiviso: servivano a superare qualche ultima resistenza dei partiti di opposizione. Da questo lavoro di confronto politico e affinamento del testo (che si può leggere qui nella sua versione finale approvata) sono venute fuori una decina di modifiche di cui quattro sono quelle più rilevanti:

  1. una forte attenzione all’incentivo per la prevenzione sismica (voluta dai Cinque stelle);
  2. il monitoraggio degli effetti prodotti dagli incentivi in termini energetici, con una relazione semestrale (voluto dal Pd);
  3. la necessità di “promuovere la qualificazione delle imprese edilizie per garantire trasparenza, affidabilità e sicurezza”, come chiesto dall’Ance;
  4. possibilità per i contribuenti incapienti di accedere, in luogo di un incentivo che non potrebbero utilizzare, a un finanziamento per un investimento diretto.

Queste modifiche hanno integrato le richieste finali che da nove sono diventate undici. Queste erano le nove da cui si partiva:

  1. La definizione di un quadro di strumenti stabile, al fine di evitare distorsioni sui prezzi, assicurare una maggiore sostenibilità nel tempo degli investimenti e tutelare l’affidamento di famiglie e operatori economici.
  2. Una razionalizzazione dei meccanismi di incentivazione, considerato che talune tipologie di spese sono agevolabili nell’ambito di vari regimi di sostegno e con l’esclusione delle spese che sarebbero sostenute anche in assenza di incentivi.
  3. Una forte semplificazione, nel duplice senso (normativo) di un testo unico delle agevolazioni e (procedurale) per una velocizzazione degli adempimenti a carico degli utenti finali.
  4. Una modulazione delle aliquote di incentivazione e dei meccanismi di finanziamento che tenga conto della situazione di povertà energetica dei beneficiari, del carattere più o meno energivoro degli edifici, del risparmio energetico generato ad esempio in termini di miglioramento di classi energetiche ovvero dell’energia primaria fossile risparmiata.
  5. Incentivi più mirati al raggiungimento degli obiettivi climatici, di risparmio energetico, di promozione dell’autonomia energetica da fonti rinnovabili, in modo da collegare le politiche di decarbonizzazione al PNIEC e utilizzare criteri di valutazione concentrati sul livello di emissioni risparmiato per metro quadrato.
  6. Riconfigurazione del sistema degli incentivi su tessuti edilizi ed urbanistici più ampi, anche al fine di massimizzarne l’impatto ambientale, sociale e di messa in sicurezza e di ricollegarne la funzione a finalità di autoproduzione energetica attraverso le comunità energetiche; in tale ambito, le operazioni di demolizione e ricostruzione possono svolgere un ruolo importante per finalità di miglioramento energetico e di rigenerazione urbana.
  7. Particolare attenzione alla qualità degli interventi agevolabili, allo scopo di puntare sull’utilizzo di tecnologie innovative e di materiali maggiormente prestazionali in termini di ecosostenibilità e riciclabilità.
  8. Conferma delle agevolazioni agli interventi per la riduzione del rischio sismico, con un maggiore peso dato all’impatto e al miglioramento della classe sismica, con la concessione di benefici crescenti in funzione della performance energetica e sismica raggiunta (come indicato dal PNIEC).
  9. Conferma del ruolo cruciale degli interventi riguardanti gli edifici pubblici e l’edilizia residenziale pubblica e sociale nell’ambito del miglioramento dell’efficienza energetica; al riguardo, appare necessario procedere alla revisione del conto termico (al fine di incrementarne l’utilizzo) e monitorare il nuovo strumento previsto dal PNRR (missione 7) per migliorare complessivamente l’accesso ai finanziamenti per le ristrutturazioni energetiche dell’edilizia pubblica, anche residenziale e sociale.

Immediati i commenti degli esponenti della maggioranza che più si erano impegnati sul testo.

Per Erica Mazzetti, responsabile Infrastrutture di Forza Italia, il voto “è un passaggio importante perché da una corretta comprensione della stagione del Superbonus si possono orientare al meglio i futuri provvedimenti in materia”. La commissione – dice Mazzetti – deve “lavorare per il prossimo futuro, partendo dal chiarire le disponibilità economiche finanziarie: pertanto, come ho suggerito, è opportuno chiamare in audizione sia il ministro dell’Ambiente Pichetto, sia il ministro dell’Economia Giorgetti, per avere contezza delle coperture economiche e finanziarie fondamentali per procedere a una seria e strutturale politica di efficientamento”. L’auspicio è “una riforma degli incentivi pubblici, che tenga conto dell’esigenza di intervenire sugli edifici e soprattutto della finanza pubblica, azzerando la frammentazione tra i vari incentivi oggi esistente”.

Per Massimo Milani (Fratelli d’Italia) “investire in edilizia oggi è una strada obbligata, anche per garantire una maggiore crescita economica”. Questo va però “fatto nel rispetto della priorità, assoluta per l’Italia, di tenere sotto controllo il debito pubblico”. Milani auspica comunque, in linea con la relazione approvata, “il ritorno a una stagione di incentivi fiscali per favorire gli interventi privati, non nella misura straordinaria del passato, ma comunque per favorire due o tre tipologie di investimenti, fra cui certamente l’efficienza energetica e la prevenzione sismica devono avere la priorità. Per questi investimenti serve un incentivo stabile nel tempo, in una misura minima del 50%, mentre per altri obiettivi, come possono essere gli investimenti negli interni o la ristrutturazione edilizia ordinaria, si potrà decidere di anno in anno, a seconda delle disponibilità della finanza pubblica”.

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