IL VIA LIBERA DEL SENATO AL DDL BILANCIO

La manovra da 30 miliardi è legge: ora la sfida CRESCITA con i tagli agli incentivi

Un testo blindato, un esame lampo ed è arrivato anche dal Senato il via libera definitivo con il voto di fiducia al DDL Bilancio 2025 che ora è legge. Ancora una volta, l’esame del provvedimento è stato appannaggio di un solo ramo del Parlamento, in questo caso della Camera. E per questo l’ultimo atto a Palazzo Madama si è consumato tra le polemiche. La manovra chiude il capitolo Superbonus, prevede risorse aggiuntive – anche se ridimensionate – per il Ponte sullo Stretto.  Come sottolinea Giorgetti, è confermato l’impianto che punta a sostenere i redditi medio-bassi e le imprese.

22 Dic 2024 di Maria Cristina Carlini

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La manovra da 30 miliardi è legge: ora la sfida CRESCITA con i tagli agli incentivi

La manovra è legge. Dopo il disco verde della Camera con il voto di fiducia,è arrivato, sabato 28 dicembre, il via libera definitivo del Senato. A Palazzo Madama è arrivato un testo blindatissimo: i tempi lunghi dell’esame a Montecitorio non hanno consentito – ma questa non è certo una novità di quest’anno –  margini di intervento, considerando che il provvedimento andava approvato entro il 31 dicembre per non cadere nella tagliola dell’esercizio provvisorio in caso. E’ arrivata, dunque, in porto la manovra, la terza del Governo Meloni. Ci è arrivata dopo una navigazione difficile e turbolenta, agitata non solo dalle tensioni tra maggioranza e opposizione ma anche all’interno della stessa coalizione di governo. E anche il passaggio lampo al Senato è stato accompagnato da aspre polemiche e dagli attacchi delle opposizioni contro il monocameralismo di fatto. Ma,  per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, questa “è la storia degli ultimi venti anni di Parlamento. Credo che delle modifiche dei regolamenti parlamentare, anche sulla legge di bilancio, siano auspicabili. Il Governo è assolutamente disponibile”, fermo restando, però, che “l’iniziativa deve venire dal Parlamento”.

Archiviato il voto del Parlamento, ora comincia la  vera – e ardua – sfida che è quella della crescita nel 2025. La previsione è quella di un impatto della manovra di uno 0,2% sul Pil. In un contesto di grande incertezza e di stime tagliate – da Istat, Bankitalia, Ocse  – sia per  quest’anno che per il prossimo, preoccupa proprio il rallentamento degli investimenti con il freno a questi incentivi, compensati in parte dalla messa a terra degli interventi del Pnrr. “Prudente” è l’aggettivo forse più utilizzato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel definire il Ddl Bilancio 2025 nel corso di questi mesi. «Tutti parlano di dettagli, ma il cuore c’è. E il bilancio pure. L’Italia torna a essere rispettata come seria e responsabile”, è stato il suo commento dopo l’approvazione alla Camera. I dettagli sono quelli che hanno dato fuoco alle polveri in Commissioni  Bilancio, come nel caso dell’equiparazione degli stipendi dei ministri non eletti a quelli dei parlamentari; sono  i micro-interventi e la pioggia di “mance”. Ma risultato fondamentale – è il ragionamento del titolare del Mef – è che l’impianto originario sia rimasto saldo e inalterato: il sostegno alle famiglie, ai redditi medio-bassi finanziando gli sgravi irpef e il taglio del cuneo fiscale, grazie a tagli di spesa come nel caso dei ministeri. E poi c’è la parola fine scritta al Superbonus, il peggiore degli incubi di Giorgetti e della stessa premier Giorgia Meloni, e della sforbiciata ai bonus edilizi. Il filo conduttore di queste prime tre leggi di bilancio “è quello di tagliare la spesa improduttiva e gli sprechi e con il ricavato aiutare le famiglie più bisognose, in particolare i lavoratori dipendenti a reddito medio basso”, ha ribadito Giorgetti dopo il voto del Senato.

Per Meloni, “e’ una manovra di grande equilibrio, che sostiene i redditi medio-bassi, aiuta le famiglie con figli, stanzia risorse record per la sanità, riduce la pressione fiscale e dà una mano a chi produce e crea occupazione e benessere. Abbiamo utilizzato le limitate risorse a disposizione per rafforzare le principali misure introdotte in questi anni, rendendone alcune strutturali e con una platea più estesa, a partire dal taglio del cuneo fiscale. Abbiamo proseguito sulla strada del sostegno alla natalità e del lavoro femminile, e siamo intervenuti a sostegno delle imprese che investono e rafforzano la propria solidità e competitività”, E, ancora, “teniamo i conti in ordine, non rinunciando ad attuare il programma elettorale che abbiamo presentato agli italiani, e diamo ancor più slancio al nostro impegno per combattere la vera evasione e gettare le basi per un rapporto nuovo tra Stato e cittadini.Un altro passo in avanti per costruire un’Italia più giusta, forte e competitiva”.

 

Infrastrutture: dal Ponte sullo Stretto alla Metro C di Roma, le novità

Sul versante delle infrastrutture, come ha anticipato Diario Diac, il piatto forte della manovra è rappresentato dalle risorse destinate al Ponte sullo Stretto, che ha rinfocolato le polemiche dai banchi dell’opposizione. La riformulazione dell’emendamento Molinari, che ha distribuito i fondi per le infrastrutture, ha postato sull’opera risorse aggiuntive per 1,4 miliardi di euro, al ribasso, però, rispetto ai 3,5 miliardi aggiuntivi voluti dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini. Ora, complessivamente il Ponte conta su una dote che sfiora i 13 miliardi a fronte dei 13,5 previsti dal cronoprogramma del progetto. E proprio al cronoprogramma procedurale e finanziario fa riferimento la norma ora per spalmare negli anni la dote aggiuntiva di 3.882 milioni pescata dal Fondo sviluppo coesione attribuito al Mit. Nella prima versione questa quota del Fsc ammontava a 6.132 milioni. Sono stati poi stanziati ulteriori 500 milioni per la costruzione di opere connesse alla realizzazione del Ponte, come svincoli e collegamenti accessori (90 milioni per il 2027, 180 milioni per il 2028, 160 milioni per il 2029 e 70 milioni per il 2030).

Per le infrastrutture ferroviarie vengono autorizzate diverse spese in favore di Rfi: 1,096 miliardi nel biennio 2025-26 per i fabbisogni residui e i maggiori oneri derivanti dalla realizzazione degli interventi ferroviari previsti dal Pnrr di competenza del Mit; 1.1 miliardi per il contratto di programma, parte investimenti tra Rfi e Mit, a copertura dei maggiori fabbisogni degli interventi in corso di realizzazione e alla prosecuzione delle opere in corso, ripartiti fino al 2036; e 1,3 miliardi per il finanziamento del contratto di programma, parte servizi tra Rfi e Mit. Per la sezione internazionale della Torino-Lione, poi, c’è 1 miliardo dal 2027 al 2033. Inoltre, gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili direttamente interconnessi alle infrastrutture di alimentazione della trazione ferroviaria rientrano tra le infrastrutture di supporto alle infrastrutture ferroviarie per la cui realizzazione si applica il procedimento semplificato per l’affidamento dei contratti pubblici relativi al Pnrr e del Piano nazionale per gli investimenti complementari. Vengono stanziati 3 milioni di euro, uno ciascuno per anni 2025, 2026 e 2027, per la linea ferroviaria Palermo-Agrigento-Porto Empedocle.

Per il settore stradale e autostradale viene autorizza la sottoscrizione di una nuova convenzione unica: la durata della concessione è adeguata a un massimo di 50 anni. Restano anche i due miliardi abbondanti di finanziamenti aggiuntivi per il contratto di programma di Anas, ma solo dopo il 2027. Restano i 3.270 milioni per la Jonica, ma con il rinvio del completamento al 2037.

Vengono confermati i 300 milioni aggiuntivi al Fondo generico per gli extra-costi. A questi si potranno sommare risorse proprie delle stazioni appaltanti pescate – questa è una novità – dal piano annuale dei lavori. Novità sostanziali per l’altra quota a copertura degli extracosti, i 1.096 milioni destinati alle opere ferroviarie del Pnrr. Aumenta di 10 milioni l’anno, per il 2025 e 2026, la dotazione del Fondo per interventi urgenti di riqualificazione, ristrutturazione, ammodernamento e ampliamento di strutture e infrastrutture pubbliche

Restano i 560 milioni per il Piano Casa Italia. Sul versante casa, da ricordare, che il Ddl bilancio prevede 5.000 euro di fringe benefit per i neoassunti che trasferiscono la residenza oltre i 100 chilometri.

Leggermente ridimensionati da 740 a 708 milioni i fondi al piano idrico Pniissi, così come i fondi per la diga di Campolattaro che passano 40 a 32. La legge di Bilancio ripristina il finanziamento di 425 milioni di euro per il completamento della terza linea metropolitana della capitale.

Per le imprese arriva il taglio dell’Ires, dal 24 al 20%

Una delle principali novità della manovra per le imprese è il taglio dell’Ires, cavallo di battaglia di Confindustria. Viene, dunque, prevista la riduzione dell’aliquota Ires dal 24 al 20%, per il solo periodo d’imposta 2025, per le società e gli enti commerciali o non residenti i crediti d’imposta che destinino a riserva una quota minima dell’80 percento degli utili dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2024 di una quota pari ad almeno il 30% e che destinino una quota questi utili accantonati di ammontare non inferiore, in ogni caso, a 20mila euro, a investimenti nell’acquisto, anche mediante contratti di locazione finanziaria, di beni strumentali nuovi relativi al credito d’imposta Transizione 4.0 e di beni strumentali Transizione 5.0.

A questo proposito, si punta a rendere più semplice e incentivante il Piano Transizione 5.0 attraverso modifiche sostanziali. In particolare, sono previste semplificazioni in relazione al calcolo dei consumi energetici e viene introdotta una procedura diretta per il riconoscimento dei benefici in caso di sostituzione di beni obsoleti. Inoltre, il piano diventa cumulabile con il credito d’imposta ZES e altre agevolazioni, incluse quelle offerte dai programmi e strumenti dell’Unione Europea. Prevista un’aliquota unica per investimenti fino a 10 milioni di euro, mentre un’attenzione particolare è stata riservata agli impianti fotovoltaici, il cui incentivo è stato maggiorato per azzerare il divario di costo con moduli e celle prodotti fuori dall’Europa. Tutte le novità introdotte avranno effetto retroattivo.

Viene prorogato fino al 31 dicembre 2025 il Fondo di garanzia per le Pmi al quale vengono apportate alcune importanti novità rispetto all’anno precedente.Viene individuata una sola aliquota di intervento che viene ridotta dal 55-60% al 50% sui finanziamenti per liquidità, a prescindere dalla durata delle operazioni e dalla classe di rischio dell’impresa. Confermati la copertura all’80% sugli investimenti e sulle startup e il massimale di 5 milioni di euro garantito per impresa. Aumento da 80.000 a 100.000 euro del limite per le “operazioni di importo ridotto” intermediate dai Confidi (Consorzi Fidi). Con l’occasione si è posto rimedio ad un refuso sulla definizione di Small Mid Cap, per consentire l’accesso alla misura anche a quelle imprese fuori parametro Pmi con meno di 250 dipendenti.

Viene istituito il Fondo nello stato di previsione del Mimit, con una dotazione di 1 milione di euro annui per il triennio 2025-27, destinato a piccole e medie imprese fornitrici di beni o servizi connessi al risanamento ambientale o funzionali alla continuazione dell’attività degli impianti e il cui fatturato derivi esclusivamente o prevalentemente da rapporti commerciali con le imprese che gestiscono gli impianti siderurgici dell’Ilva in amministrazione straordinaria.

Per colmare il divario digitale nelle aree banche, le cosiddette aree a fallimento di mercato, e per consentire il riequilibrio dei Piani economico-finanziari delle concessioni in materia di infrastruttura a banda ultra-larga sono previste risorse al soggetto attuatore di 200 milioni di euro per l’anno 2027, 200 milioni di euro per il 2028, e 210 per il 2029.

Per mitigare gli effetti della chiusura delle centrali a carbone di Cerano a Brindisi e di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia è previsto che il Comitato di coordinamento possa operare anche in maniera disgiunta in ragione delle specificità dei territori di Brindisi e Civitavecchia, per individuare soluzioni per il rilancio delle attività imprenditoriali, per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per il sostegno dei programmi di investimento e sviluppo imprenditoriale delle relative aree industriali. Il Comitato può elaborare un programma di sviluppo territoriale da definire tramite un accordo di programma ed è prevista la possibilità di nominare un Commissario straordinario per gli anni 2025 e 2026.

 

 

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