CORRETTIVO APPALTI

L’ok di architetti e ingegneri ma non c’è il concorso a due fasi

I professionisti soddisfatti della soluzione sull’equo canone, ma preoccupati dall’introduzione obbligatoria del premio di accelerazione. I costruttori dell’Ance attendono la convocazione di Salvini dopo le forti tensioni per la marcia indietro sulla revisione prezzi e per il mancato rifinanziamento del decreto aiuti.

24 Ott 2024 di Giorgio Santilli

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Giornata di tregua per il correttivo appalti in attesa di un possibile confronto fra l’Ance e Matteo Salvini. Non si può escludere una convocazione, anche in tempi brevi, del ministro delle Infrastrutture per un confronto sui due temi lanciati con forza e fra mille tensioni dai costruttori: le marce indietro sulla revisione prezzi dopo il percorso virtuoso individuato al tavolo tecnico ministeriale e – tema estraneo al correttivo – il rifinanziamento del decreto aiuti che in legge di bilancio non c’è.

In attesa di questi sviluppi la giornata di ieri è stata segnata dal giudizio positivo espresso sul correttivo da Architetti, Ingegneri e Geologi: i consigli nazionali hanno varato un comunicato congiunto in cui prevale soprattutto la soddisfazione per lo scampato pericolo sull’equo compenso, battaglia che ha unito le varie categorie professionali. “Il correttivo – spiega il comunicato – stabilisce un limite massimo del 20% alla riduzione dei corrispettivi negli affidamenti diretti, salvaguardando così il valore del lavoro svolto. Nelle procedure di affidamento di importo pari o superiore ai 140 mila euro, la soglia del massimo ribasso consentito rimarrà sostanzialmente allineata a quella degli affidamenti diretti, mantenendo un equilibrio che evita distorsioni nel mercato, mediante l’introduzione di appositi meccanismi, che, tra l’altro, premiano l’offerta tecnica rispetto a quella economica”.

Meno bandiera ideologica ma forse addirittura più utile l’altra grande novità reintrodotta dal correttivo: la possibilità per i professionisti di presentare requisiti tecnici maturati in dieci anni e non in tre, come stabilisce il codice 36 originario.

Non mancano le ombre. La prima, cara solo agli architetti ma per loro molto grave, è la mancata reintroduzione del concorso di progettazione a due fasi, unica modalità che possa garantire una diffusione e una centralità del concorso di progettazione (il concorso a una fase previsto dal codice 36 risulta eccessivamente dispendioso per i partecipando, favorendo così solo studi molto strutturati e sfavorendo i giovani professionisti).

La seconda fonte di preoccupazione è “l’introduzione obbligatoria del premio di accelerazione, che talvolta porta a esecuzioni affrettate di singole lavorazioni o dell’intero appalto, e la mancata stretta all’applicazione del subappalto a cascata”.

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