LA CRISI EUROPEA DELLA CASA
Roma, al via 30mila alloggi Ers. Barcellona vieta gli Airbnb, Parigi punta al 40% di case accessibili entro il 2035
“Il nostro obiettivo è quello di acquistare, entro il mandato, 1.500 alloggi. Abbiamo stanziato 220 milioni di euro per l’acquisto degli immobili: 120 sono già stati acquistati, per altri 88 stiamo finalizzando l’acquisto”, ha aggiunto Roberto Gualtieri. I casi di rigenerazione urbana al Porto Fluviale e a Tor Bella Monaca. Gli esempi internazionali di Barcellona e Parigi: nella metropoli catalana si punta ad aumentare l’offerta, attrarre risorse private e combattere gli immobili a destinazione turistica. Nel Paese della ville lumière è in corso il secondo piano quinquennale housing first.
IN SINTESI
Forse nessun’altra band se non i Beatles, con la potenza della semplicità delle strofe di una delle loro canzoni più iconiche, poteva ispirare una conferenza internazionale su un tema sempre più centrale nelle agende europee e su cui serve adesso una rivoluzione. Un po’ come quella portata proprio dai Fab Four all’alba degli anni Sessanta. Il tema è quello della casa, dell’abitare nelle città europee e quindi anche italiane. “Le città europee vogliono essere protagoniste di un nuovo grande piano europeo per la casa: servono soldi subito, anche in prospettiva. E Roma ha dimostrato di essere in grado di spenderli”, ha detto ieri l’assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative di Roma capitale Tobia Zevi inaugurando i lavori della due giorni di conferenza internazionale All we need is home che si concluderà oggi a Roma. “L’obiettivo è quello di immaginare una prospettiva a breve termine, per quanto riguarda i fondi non spesi degli attuali programmi. Poi serviranno invece i fondi del 2028-2034 attraverso una ampia programmazione, che va dal costruire nuove case al rigenerare gli immobili e naturalmente anche fornire strumenti di welfare abitativo”. I numeri dell’emergenza abitativa romana, ha ricordato Zevi, sono quelli del Cresme: 70mila case in dieci anni. “Noi ce ne stiamo occupando con tante iniziative, contenute nel piano casa, e anche in prospettiva nelle nostre prossime iniziative. Questo non è un problema soltanto di Roma è un problema di tutte le città, che hanno un problema si, ma sono anche parte della soluzione”.
L’emergenza casa a Roma: in arrivo la delibera per sbloccare 30mila alloggi Ers
Il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha poi aggiunto che il vero obiettivo della sua giunta è “sia superare la sensazione di insufficienza degli strumenti rispetto alla vastità del problema, sia di pianificare in modo chiaro su un orizzonte temporale almeno fino al 2030/35 una serie di azioni, risorse e obiettivi”. Il piano della Capitale, ha ricordato, si compone di acquisto di nuovi alloggi, il loro recupero, il welfare abitativo e nuovi strumenti, come l’agenzia dell’abitare. “Il nostro obiettivo è quello di acquistare, entro il mandato, 1.500 alloggi. Abbiamo stanziato 220 milioni di euro per l’acquisto degli immobili: 120 sono già stati acquistati, per altri 88 stiamo finalizzando l’acquisto”.
Gualtieri ha quindi annunciato che è in dirittura d’arrivo una delibera per la realizzazione nei prossimi dieci anni 30.000 alloggi di edilizia sociale. “Dobbiamo fare un salto di qualità sulle politiche urbanistiche, dobbiamo adeguare gli strumenti politici ai bisogni – spiega il sindaco – la prima cosa che annunciamo oggi è che è ormai pronta, una delibera integrata patrimonio- urbanistica, un lavoro enorme molto intenso dell’assessore Zevi con l’assessore Veloccia di ricognizione, di individuazione di tutti gli spazi. Saranno realizzati all’interno delle procedure urbanistiche, dei piani di zona, di tutte le procedure esistenti. Per capire come si possono a un tempo stesso sbloccarle e tararle su questo obiettivo di 30.000 alloggi Ers (Edilizia di residenza sociale). Quindi – ha aggiunto – noi ci sentiamo nelle condizioni di dire che con questa delibera noi abbiamo messo su base sufficientemente solide la realizzazione nei prossimi dieci anni 30.000 alloggi di edilizia sociale”.
Il termine di dieci anni, inoltre, potrebbe anche accorciarsi “se avremo a disposizione strumenti finanziari di garanzia”, ha specificato il primo cittadino di Roma. Poi c’è il tema del segmento dell’edilizia residenziale pubblica (Erp), “che non è semplicemente importante in sé perché se noi non abbiamo queste 20.000 case in più che, al netto di quelle circa 2.000 che faremo con le nostre forze, sono 18.000 in più, ci saranno 18.000 famiglie, persone che hanno diritto, che rimarranno in graduatoria e in liste d’attesa”.
“Se non funziona il segmento Erp, tutti gli altri segmenti non funzionano bene – ha aggiunt ancora Gualtieri – cioè la sofferenza del segmento Erp carica sugli altri segmenti, in tantissime forme, anche con fenomeni che rendono riluttanti le persone a mettere sul mercato i loro immobili. Per colmare questo gap noi possiamo avere le migliori combinazioni finanziarie, le migliori semplificazioni delle regole, le migliori sinergie tra i livelli istituzionali, ma se non c’è una componente di finanziamento pubblico non si possono realizzare gli edifici dell’edilizia residenziale pubblica che sono necessari. Quindi noi chiediamo con forza che all’interno di questa dimensione europea e nazionale siano rimesse al centro le politiche per l’abitare, a fianco delle semplificazioni urbanistiche, a fianco degli interventi di garanzia finanziaria, a fianco di tutti i virtuosismi del mercato della casa”.
I casi di rigenerazione al Porto Fluviale e Tor Bella Monaca
Due casi concreti di rigenerazione abitativa li ha illustrati l’assessore Zevi in vista delle visite guidate previste nella due giorni di All we need is home. Al Porto Fluviale c’è “uno straordinario esempio che ci permetterà nel giro di qualche mese di trasformare un vecchio deposito militare in disuso da decenni, e occupato da venti, in 54 alloggi popolari con relativi spazi comuni, artigianali e sociali al piano terra, grazie alla faticosa ma proficua interlocuzione con la comunità locale e i progettisti”. Quanto a Tor Bella Monaca, ha spiegato Tobia Zevi, in “uno degli edifici più iconici di questo luogo, l’R5, il cosiddetto ferro di cavallo per la sua forma assai riconoscibile sta prendendo forma uno straordinario intervento di rigenerazione urbana, a partire dall’efficientamento energetico dell’intero complesso fino al rifacimento dei piani terra, in modo da collegarli alla strada in modo più semplice – togliendo punti di riferimento agli spacciatori e favorendo la socialità tra le persone – fino alla costruzione di una nuova torre. Questo enorme cantiere da 120 milioni non sarebbe mai partito se il Dipartimento Patrimonio, insieme alla Prefettura, non fosse stato capace di liberare 600 garage abusivi che erano spuntati negli interrati nel corso dei decenni. Un intervento che ci ha spaventato prima e rassicurati poi, quando ci siamo resi conto che il grande lavoro di mediazione fatto aveva reso gli abitanti non ostili, ma alleati in questa straordinaria trasformazione di casa loro; Siamo di fronte a due bellissimi esempi di rigenerazione urbana finanziati con risorse pubbliche, a partire da quelle europee del Pnrr”.
Le criticità sulla casa a Roma e in Italia
Su Roma e l’Italia a fare il punto sulle criticità più evidenti in materia abitativa sono due rapporti di Roma Capitale e La Sapienza consegnati proprio in occasione della due giorni di Palazzo delle Esposizioni. Secondo la ricerca sul disagio abitativo, “alla radice del problema abitativo, in Italia e a Roma, c’è il divario tra le condizioni economiche della popolazione e il costo delle case e degli affitti”. Da un lato, i salari che non crescono a sufficienza (nel 2024 il 23% degli italiani è stato a rischio povertà secondo i dati Istat) e dall’altro i costi di accesso alla casa sempre più proibitivi, unitamente alla inadeguatezza dell’offerta di alloggi. “In Italia – si legge nel report – diminuisce in particolare l’offerta di case in affitto a lungo termine, mentre aumenta quella di medio e breve termine”. Tra il 2020 e il 2022 sono quasi raddoppiati i prezzi connessi alle spese per l’abitazione, in particolare, ma non solo, per l’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia. La tendenza è quella di una “flessibilizzazione” del mercato della casa e una “precarizzazione” delle condizioni abitative. Più nel dettaglio, “nel mercato dell’affitto la componente a lungo termine registra valori negativi (su base annua) sia nell’ambito dei contratti ordinari sia nell’ambito dei contratti agevolati. Ad aumentare sono invece i contratti transitori siano essi ordinari o agevolati per gli studenti non residenti”. Ancora, da anni sono in aumento anche gli sfratti per morosità. Ecco perché, secondo la ricerca, “l’affitto si configura il terreno da privilegiare per l’intervento pubblico, al fine di ampliare l’offerta di locazioni a lungo termine e a prezzi accessibili”.
Intanto, secondo l’indagine commissionata da Facile.it all’istituto mUp Research, un milione di under 40 italiani vorrebbe comprare casa ma non se lo può permettere e tra chi ce l’ha fatta negli ultimi cinque anni quasi uno su tre è stato aiutato dai genitori. In particolare, il 62% dei millennials di età compresa tra i 29 e i 39 anni non è ancora riuscito a comprare la prima casa.
Guardando più da vicino le criticità di Roma, il turismo è un fattore “particolarmente critico nel promuovere l’orientamento dell’economia urbana verso settori a basso valore aggiunto e basse qualifiche, con esiti ormai evidenti in termini di impoverimento dei redditi da lavoro”. I cosiddetti affitti brevi, preda proprio della popolazione turistica, hanno “eroso l’offerta abitativa già esigua in città. Il fenomeno è particolarmente concentrato nel centro, ma ha raggiunto nel corso degli anni anche moltissime zone più periferiche”. Solo per citare alcuni dati, dal 2019 al 2021, in soli due anni, a Roma le abitazioni occupate a titolo di proprietà sono scese dal 76% al 71%, mentre sono aumentate quelle in affitto, dal 18% al 23%. In termini di spesa per l’abitazione, invece, comprendendo anche le utenze pesano nella Regione per più del 40% del totale dei consumi e, includendo anche i beni e i servizi per la casa, per circa il 47%. Non è un caso, allora, che siano costi giudicati eccessivi dal 60% e più di famiglie.
Infine, sempre sul panorama romano, i dati di Roma Capitale e La Sapienza dicono che 2.142 famiglie vivono in condizioni di sovraffollamento. Tra queste, il 48% vive in case in affitto. Questa crisi colpisce soprattutto gli under 35 che vivono da soli e le famiglie giovani con figli minori. Secondo una stima preliminare del rapporto, a Roma circa 92.000 nuclei familiari in affitto sono sovraesposti al rischio di incorrere in situazioni di grave fragilità abitativa. A questi si aggiungono i nuclei in conclamate situazioni di grave emergenza, identificati come popolazioni speciali: circa 22.000 famiglie. Un totale approssimativo di circa 114.000 nuclei familiari può quindi essere stimato come in condizione di fragilità abitativa a Roma e, pertanto, sovraesposto al rischio di grave disagio abitativo.
Gli esempi di Barcellona e Parigi, i piani casa di Francia e Spagna
Nella plenaria di ieri mattina al Palazzo delle Esposizioni, poi, c’è stato modo di approfondire anche un paio di casi studio europei quali quelli di Barcellona e Parigi in materia abitativa. Laia Bonet – vicesindaca catalana con delega all’urbanistica, transizione ecologica, servizi urbani e abitazione – ha raccontato i pilastri della strategia della giunta Collboni. Su tutti, l’eliminazione di affitti turistici (aumentati del 70% nell’ultimo decennio) per contenere a sua volta i rialzi dei prezzi. Che sono già scesi del 6,4%. Obiettivo, mettere 10mila case sul mercato, raddoppiando così la quota di alloggi accessibili. Un altro punto nel menu è quello di attirare attori del settore privato per regolare il settore dell’affordable housing. Che ad oggi copre un quarto dei nuovi alloggi e punta a quota 1500 immobili sociali l’anno. Nel piano spagnolo nazionale, come raccontato su Diac, il governo Sanchez ha previsto 12 misure per più alloggi, una migliore regolamentazione e aiuti più significativi. Su tutte, trasferire 3.300 abitazioni e 2 milioni di metri quadrati all’Impresa pubblica di per l’edilizia abitativa.
Spostandoci a Parigi, il vicesindaco Jacques Baudrier ha calcato la mano sul tasto dolente dei prezzi alti. L’obiettivo della ville lumière è di raggiungere il 40 percento di alloggi a prezzi accessibili entro il 2035, rispetto al 22 percento del 2021 e al 25% attuale, riservandone il 30% ai bassi redditi e il 10% ai redditi medi. Ogni anno, il target è di 4mila alloggi sociali e altrettanti a prezzi accessibili partendo dall’individuazione di edifici vuoti, vecchi complessi industriali, uffici, spazi commerciali e appartamenti abbandonati. Da inizio 2025, l’ufficio di Anne Hidalgo – Sindaca di parigi – ha firmato poco più di dieci transazioni in due mesi per un importo cumulativo di 67 milioni di euro anche se per sole 200 unità. Secondo la società di consulenza immobiliare Newmark si sono registrate 84 transazioni in quasi due anni tra 2023 e 2024, per un totale di 1,1 miliardi di euro che hanno portato alla creazione di poco più di 2.000 unità abitative. Nel nuovo piano quinquennale parigino 2023-2027, la Francia punta (con ulteriori 160 milioni) a togliere più di 80.000 persone dalla strada in 10 anni dopo aver consentito a 440.000 senzatetto di accedere a un alloggio. Ad oggi, però, ci sono ancora 250mila persone in attesa di un alloggio sociale, la strada è lunga.
Perché serve una strategia europea
Quanto al lavoro in ottica europea, lo stesso Roberto Gualtieri ha spiegato che “con un gruppo di sindaci abbiamo dato vita a un gruppo di Major for housing per proporre alla Commissione europea e al Parlamento quello che crediamo possa essere un grande piano europeo per affrontare l’emergenza abitativa. Riuniremo a Roma questo gruppo di lavoro”. Servono 100 miliardi, ha ribadito il Sindaco. L’obiettivo è arrivare a “un piano europeo che permetta agli stati membri di riprogrammare le risorse attuali per le politiche sull’housing. Offrire un pacchetto di risorse e linee guida per un piano europeo per edilizia abitativa accessibile”. Sul quale, ha ricordato la scorsa settimana il commissario Dan Jorgensen, è in arrivo il piano della Banca europea degli investimenti da 10 miliardi.
Ieri pomeriggio, al tavolo tecnico sul public housing, è stato ribadito che occorre un’alleanza europea per la casa. La casa deve essere un diritto, come sono la salute e l’educazione, quindi l’Europa se ne deve occupare in modo primario e unitario. La richiesta unanime è di un ruolo centrale dell’Europa, pochissime città hanno finanziamenti europei ma solo agevolazioni fiscali. Bisogna agire insieme perché l’impatto è sui giovani e i lavoratori: una minaccia per la società perché dà l’idea che le istituzioni europee per loro non funzionano. Oltre a Parigi e Barcellona, altri approcci degni di nota sono quelli di Vienna e Atene. Per quanto riguarda la capitale austriaca si contano 220mila appartamenti municipali di proprietà del Comune; il 60% dei viennesi vive in un alloggio sociale con affitti calmierati, ma è un caso in Austria perché la parte oltre Vienna conta solo il 30%. L’approccio politico viennese è stato da sempre quello per cui l’edilizia abitativa è un diritto e, dunque, non deve essere governata da un approccio di marketing di stampo capitalistico. L’edilizia non è un bene ma un diritto dell’uomo. Riguardo Atene, invece, al tavolo è stato ricordato che la capitale greca ha correlato le due emergenze: abitativa-sociale e climatica. Anche qui la fascia più debole è il ceto medio: c’è un grosso numero di sfratti, anche agevolato dalle norme restrittive e punitive, che coinvolge almeno 500mila persone rimaste indietro con gli affitti.
L’emergenza casa unisce gli europei, purtroppo, ma affrontare la crisi con strategie quanto più interconnesse potrà solo che dare benefici a tutto il continente.