La giornata
Lagarde (Bce): è CRUCIALE attuare il rapporto Draghi. Tassi fermi
- Rapporto Omi, mercato residenziale in crescita su tutto il territorio nazionale, compravendite +8,1% nel secondo trimestre
- Legacoop: dall’aumento dei dazi un impatto negativo sul Pil di 0,4-0,5 punti in due anni, crescita 2025 dello 0,5%
- Federmeccanica: nei prime sei mesi produzione in calo del 4,3%, l’83% delle imprese teme i dazi
- Cna: nel 2024 tax rate in lieve calo al 52,3%, le imprese personali hanno lavorato due giorni in meno per il fisco
- Ponte sullo Stretto, Cgil: nessuna deroga dell’Ue alla direttiva Habitat, Italia rischia infrazione
IN SINTESI
Una conferma, una nota positiva (almeno per l’anno in corso) e una raccomandazione. Come previsto, la Bce ha lasciato ieri fermi i tassi di interesse, come era nelle attese dei mercati. Con una decisione assunta all’unamità rimane al 2% il tasso sui depositi presso la Banca centrale, al 2,15% quello sulle operazioni di rifinanziamento principali e al 2,40% quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale. La novità è arrivata, invece, dalle stime degli esperti della Bce che hanno alzato sensibilmente la stima di crescita del pil dell’area euro per il 2025 all’1,2% dallo 0,9% atteso a giugno mentre è stata ridotta di un decimo la stima per il 2026 all’1% ed e’ stata confermata all’1,3% la proiezione per il 2027. Il quadro dell’inflazione rimane simile a quello dell’esercizio previsivo di giugno. Ne emerge che l’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,1% nel 2025, all’1,7% nel 2026 e all’1,9% nel 2027; l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,4% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e all’1,8% nel 2027. “I rischi per la crescita sono diventati bilanciati”, ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, spiegando che la crescita acquisita dell’economia dell’area euro a metà 2025 è dello 0,7%. L’economia si è mostrata resiliente e a questo non ha contribuito solo l’anticipo degli acquisti per evitare i dazi americani ma anche una buona tenuta di consumi e investimenti. “Sappiamo che ci sono venti contrari – ha aggiunto Lagarde – e questi venti contrari resteranno ma abbiamo alzato al stima per il 2025 di tre decimi all’1,2% mentre, in considerazione di questi venti contrari, abbiamo abbassato quella per il 2026 di un decimo e lasciato invariata quella per il 2027”.
“L’economia e’ cresciuta dello 0,7% in termini cumulativi nella prima meta’ dell’anno grazie alla resilienza della domanda interna. L’andamento trimestrale ha mostrato una crescita piu’ forte nel primo trimestre e piu’ debole nel secondo, riflettendo in parte un iniziale anticipo negli scambi internazionali in vista degli attesi aumenti tariffari e poi una successiva inversione di tale effetto”, ha detto Lagarde. “Gli indicatori congiunturali suggeriscono che sia il settore manifatturiero sia quello dei servizi continuano a crescere, segnalando una dinamica sottostante positiva nell’economia. Anche se la domanda di lavoro si sta indebolendo, il mercato del lavoro resta una fonte di solidita’, con il tasso di disoccupazione al 6,2% in luglio. Col tempo, questo dovrebbe sostenere i consumi, soprattutto se, come previsto nelle proiezioni piu’ prudenti, le famiglie ridurranno la quota di reddito destinata al risparmio”. Un sostegno alla crescita dovrebbe arrivare dagli investimenti pubblici per le spese militari e per le infrastrutture e continueranno a essere distribuiti i fondi del Pnrr fino a fine 2026. Fattori negativi per la crescita di quest’anno sono tariffe più elevate un euro più forte e un maggiore concorrenza globale.
Lagarda ha parlato, dunque, ora di rischi bilanciati per la crescita e anche di venti contrari. “Sebbene i recenti accordi commerciali abbiano ridotto in parte l’incertezza, l’impatto complessivo sara’ chiaro solo col tempo”, ha indicato. Essenziale in questa fase – e sta qui la forte sollecitazione e raccomandazione di Lagarde – a imprimere un’accelerazione per attuare il rapporto Draghi sulla competitività. A un anno dalla sua pubblicazione, questo “è cruciale”, ha incalzato la presidente della Bce. “I governi dovrebbero dare priorità alle riforme strutturali che stimolano la crescita e agli investimenti strategici, garantendo al contempo finanze pubbliche sostenibili. E’ fondamentale completare l’unione del risparmio e degli investimenti e l’unione bancaria, secondo un calendario ambizioso, e definire rapidamente il quadro legislativo per la potenziale introduzione di un euro digitale”.
Sui prossimi passi da compiere, Lagarde ribadisce il suo ‘mantra’: nessun vincolo a un percorso predefinito: la Bce “seguirà un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione”, ha ribadito.”Non sono ne’ un falco ne’ una colomba ma una civetta perche’ come le civette voglio guardare attorno a me a 360 gradi in modo da poter prendere le decisioni migliori continuando a dipendere dai dati”.
Manovra: possibile convergenza tra maggioranza e opposizione sulla risoluzione sulla governance
Si delinea una possibile convergenza tra maggioranza e opposizione sulla bozza di risoluzione sulla ‘governance’ della manovra in attesa della riforma della legge di contabilita’, dopo la riunione di mercoledì sera al Senato del gruppo di lavoro ad hoc. Secondo quanto riferito da parlamentari dell’opposizione, si sono registrati passi in avanti perche’ l’aggiornamento del Dfp diventerebbe in sostanza un anticipo della legge di Bilancio. La risoluzione dovrebbe essere posta ai voti la prossima settimana nelle commissioni Bilancio del Senato e le opposizioni aspettano di vedere il testo definitivo che dovrebbe essere pronto lunedi’. Data in cui e’ attesa anche una risposta sulla disponibilita’ del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a riferire in Parlamento sullo stato dell’economia prima della presentazione dell’aggiornamento del Dfp il prossimo 2 ottobre.
Rapporto Omi, mercato residenziale in crescita su tutto il territorio nazionale, compravendite +8,1% nel secondo trimestre
Nel 2° trimestre del 2025 prosegue la crescita delle compravendite di abitazioni. Rispetto allo stesso periodo del 2024, il settore residenziale registra, a livello nazionale, una crescita dell’8,1%, che riguarda tutte le aree territoriali sia nei capoluoghi sia nei comuni minori.Le grandi città non si sottraggono a questa tendenza, con Torino e Palermo che presentano tassi di crescita a due cifre (+11,3% e +10% rispettivamente). E’ il principale dato che emerge dal rapporto Omi, Osservatorio del mercato immobiliare, pubblicato dall’Agenzia delle Entrate. La quota di abitazioni acquistate nel 2° trimestre del 2025 da persone fisiche che hanno fatto ricorso ad un mutuo ipotecario resta prossima al 46%, con il tasso di interesse medio applicato alla prima rata che si avvicina al 3,3%. Rimangono stabili la quota di acquisti di abitazioni con agevolazione prima casa, poco sopra il 70%, e la quota di acquisti di abitazioni di nuova costruzione, 5,6% in questo trimestre. In salita anche il mercato delle locazioni: il numero di abitazioni per le quali è stato registrato un nuovo contratto nel 2° trimestre del 2025 è in aumento, +1,5% rispetto allo stesso trimestre del 2024. Nel dettaglio dei segmenti di mercato individuati per le locazioni, sono in crescita i contratti ordinari transitori e quelli agevolati a canone concordato e per studenti, mentre calano ancora i contratti ordinari di lungo periodo. Il canone annuo complessivo pattutito nei nuovi contratti ammonta in questo trimestre a poco meno di 1,9 miliardi di euro, +5,3% su base tendenziale, ed è in crescita per tutti i segmenti di mercato analizzati.
I dati relativi alle locazioni residenziali nelle metropoli di Roma e Milano raccontano due realtà in espansione: il mercato di Roma registra circa 12 mila abitazioni locate nel II trimestre 2025, in aumento del 2% rispetto allo stesso periodo del 2024, a fronte di una crescita del canone annuo pattuito del 7,4%. Il mercato di Milano segna un incremento del 5% circa delle abitazioni locate e un canone annuo complessivo pari a 177 milioni di euro, in aumento del 6,5%. Analizzando i singoli segmenti di mercato, si evidenzia, in entrambe le città, il calo dei nuovi
contratti ordinari di lungo periodo, -6,1% tendenziale a Roma e -8,6% a Milano; quest’ultima osserva anche una flessione del canone annuo, -8,4% rispetto allo stesso periodo del 2024. Negli altri segmenti, la crescita è generalizzata, con riferimento sia al numero di immobili locati sia ai canoni pattuiti: a Roma, aumentano in particolare le abitazioni locate con contratti ordinari transitori, +16%, seguite da quelle locate, in porzione e per intero, con contratti agevolati per studenti, rispettivamente +22% e +12% circa. Relativamente ai canoni, si osserva un forte incremento nei contratti ordinari transitori, quasi il 29% in più, e nei contratti agevolati per studenti, sia per le abitazioni locate per intero, +14,7%, sia per quelle locate in porzione, +27,6%. A Milano, continua l’incremento accentuato dei contratti a canone concordato sia nei volumi, +95%, sia nei canoni, più che raddoppiati rispetto al secondo trimestre 2024. Sulla stessa scia, i contratti agevolati per studenti, sia stipulati per l’intero immobile, +39%, sia per le porzioni, +54,5%, con i relativi canoni in crescita circa dell’88% e del 61%.
II trimestre 2025, in linea con i periodi precedenti, registra un generale aumento delle compravendite degli immobili non residenziali, +5% su base tendenziale. L’aumento complessivo dei volumi è trasversale, dal settore terziario-commerciale, che mostra una crescita superiore al 6%, agli immobili del settore agricolo, in rialzo del 9,5%, fino al settore delle altre destinazioni, che mostra un incremento del 4,1%; frenano, invece, gli scambi di immobili a destinazione produttiva, in calo dell’1,6%. Più in dettaglio, rispetto al II trimestre del 2024, si evidenzia l’incremento degli scambi nel mercato dei negozi e dei depositi commerciali, rispettivamente +6,1% e +5,1%; compravendite in aumento anche per gli uffici, +4,2%, in particolare nelle grandi città, Milano in primis, dove la variazione tendenziale supera il 19%. Le superfici scambiate dei terreni, nel secondo trimestre del 2025, tornano a crescere, facendo registrare un aumento tendenziale del 3,2%. In questo secondo trimestre sono stati compravenduti oltre 37 mila ettari di terreni, circa 1.100 ettari in più rispetto allo stesso trimestre del 2024. A incidere sul dato nazionale è l’aumento degli scambi di terreni rilevati nelle Isole e nel Sud, che prevalgono sui decrementi osservati nel Centro e nel Nord Ovest e sulla stabilità degli scambi registrata nel Nord Est. Tra le aree geografiche, la quota maggiore di superficie di terreni scambiata, con oltre un quarto del mercato nazionale, continua ad essere il Sud. Nelle Isole gli scambi arrivano al 22% del totale, le due aree del Nord detengono ciascuna una quota del 18% del mercato e infine il 15% è rappresentato dal Centro. In questo contesto, risultano in crescita solo le compravendite di terreni agricoli, con un tasso tendenziale del +3,7%, mentre la superficie dei terreni edificabili scambiati nel II trimestre 2025 è in calo dello 0,8%.
Legacoop: dall’aumento dei dazi un impatto negativo sul Pil di 0,4-0,5 punti in due anni, crescita 2025 dello 0,5%
Una perdurante incertezza che pesa sull’attività delle imprese italiane e sulla crescita del Paese. A dominare la scena è il tira e molla sui dazi tra Stati Uniti ed Europa, accompagnato da tensioni geopolitiche e conflitti ancora irrisolti e da consumi delle famiglie che continuano ad essere molto deboli. Un quadro che impatta negativamente sulle prospettive di crescita media del PIL, che in chiusura d’anno è stimabile attorno allo 0.5%. È questo, in estrema sintesi, lo scenario tratteggiato dal Monitor “Dal tira e molla dei dazi allo stallo della crescita”, realizzato da Area Studi Legacoop in collaborazione con Prometeia.L’estate 2025 non ha portato le attese schiarite. Insieme alla perdurante e drammatica assenza di spiragli per la soluzione dei conflitti in corso, prosegue l’incertezza della politica commerciale, mai stata così alta come quella registrata a partire da novembre 2024, con un picco in corrispondenza del 2 aprile, quando il presedente Trump annunciò forti aumenti dei dazi in occasione del “Liberation Day Tariffs”. Finora sono stati più di 100, nel secondo mandato del presidente Trump, i provvedimenti annunciati e le decisioni intraprese in materia di politica commerciale. Ma gli accordi sui dazi, alcuni dei quali siglati e sempre a favore degli USA, sono ancora in discussione. Nonostante l’accordo formalizzato a fine agosto tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti, non si escludono ulteriori contrattazioni sulle esportazioni di prodotti farmaceutici. Inoltre, entro fine ottobre è previsto il pronunciamento della Corte Suprema USA sulla legittimità delle misure tariffarie decise dal presidente. Basandosi su dazi del 15% su tutti i beni che gli USA importano dall’UE (fatta eccezione per acciaio, alluminio e derivati cui è applicato un incremento del 50%), e tenendo conto della composizione delle esportazioni italiane negli Stati Uniti, l’analisi di Area Studi Legacoop e Prometeia evidenzia come il dazio medio effettivo salirebbe al 16% rispetto al 2.2% del 2024, con un impatto sulla crescita del PIL italiano pari a -0.4/-0.5 punti percentuali cumulati nell’arco di due anni, che risulterebbe più forte se si tenesse conto anche dell’apprezzamento dell’euro sul dollaro. Nel nostro Paese, nel primo trimestre dell’anno in corso le esportazioni di merci e servizi in volume sono aumentate molto (il 2.1% in più sul trimestre precedente), per un probabile effetto di anticipazione degli aumenti attesi dei dazi; rilevante è stato infatti il contributo dell’export italiano verso gli USA, anche per la vendita di beni di natura eccezionale, quale una nave da crociera. Il secondo trimestre, invece, registra il contraccolpo negativo, con le nostre esportazioni che calano, in volume, dell’1.7% rispetto al primo trimestre.
Se il fronte estero appare problematico, nemmeno la domanda interna fornisce slancio all’economia. La prudenza registrata nel primo trimestre dell’anno in corso -con le famiglie che, nonostante un recupero del potere d’acquisto, hanno preferito aumentare la propensione al risparmio, che rimane di circa due punti percentuali superiore ai livelli pre-pandemia- si conferma nel secondo trimestre, nel quale la spesa delle famiglie registra una crescita zero rispetto ai tre mesi precedenti. L’impatto dell’inflazione passata è ancora rilevante. Rispetto al 2019, il costo dei servizi finanziari è cresciuto del 48%, quello dei prodotti alimentari del 26%, quello dei servizi legati all’abitazione del 15%. Le conseguenze economiche più rilevanti si sono verificate tra le famiglie a basso reddito, per le quali i beni alimentari e i servizi dell’abitazione rappresentano una quota elevata dei rispettivi panieri. Dopo un primo trimestre positivo (+0,3% sul periodo precedente), il PIL italiano ha registrato un calo dello 0.1% nel secondo trimestre, riflesso sia del contraccolpo negativo sulle esportazioni dopo l’effetto anticipazione nel primo sia della debolezza dei consumi. In prospettiva, gli indicatori congiunturali non evidenziano, per il terzo trimestre, un’inversione di tendenza nel ciclo italiano, che rimarrà caratterizzato da un’evoluzione particolarmente debole del PIL. Secondo le stime contenute nel Monitor, il 2025 si chiuderà con una crescita media del PIL attorno allo 0.5%, grazie soprattutto al contributo positivo degli investimenti del PNRR.
“La fase dell’incertezza -sottolinea Simone Gamberini, presidente Legacoop- comincia a rendere concrete le minacce già paventate nei mesi scorsi. La conferma di una flessione della previsione di una crescita del PIL ferma allo 0,5% è un segnale preoccupante che evidenzia la necessità di una politica industriale e di misure economiche e commerciali più stabili e lungimiranti. Le nostre imprese, e in particolare il mondo cooperativo, hanno bisogno di certezze per pianificare investimenti e creare lavoro di qualità. È evidente che i dazi e l’instabilità internazionale mettono a rischio la competitività e la coesione sociale, e inevitabilmente costituiscono uno stimolo a rafforzare la capacità del Paese di innovare, diversificare i mercati e valorizzare le filiere produttive più radicate e robuste. Occorre quanto mai a livello di sistema paese e tra istituzioni e forze economiche e sociali, un impegno ‘cooperativo’ per costruire insieme strumenti che sostengano la domanda interna e riattivino uno sviluppo che permetta di reagire all’impatto che un ciclo prevedibilmente negativo può avere sulla nostra economia; un vero e proprio patto per il lavoro e lo sviluppo per l’Italia”.
Federmeccanica: nei prime sei mesi produzione in calo del 4,3%, l’83% delle imprese teme i dazi
Nei primi sei mesi del 2025, la produzione metalmeccanica è diminuita in media del 4,3% rispetto al primo semestre 2024, evidenziando una perdita più marcata rispetto al comparto industriale nel suo complesso (-2,8%). A rilevarlo è l’indagine congiunturale di Federmeccanica sull’industria metalmeccanica-meccatronica italiana. Nei primi sei mesi dell’anno in corso, tutti i comparti hanno subìto perdite produttive rispetto all’analogo periodo del 2024, in particolar modo la fabbricazione di autoveicoli e rimorchi (-18,7%), solo quelli della metallurgia e degli altri mezzi di trasporto hanno registrato variazioni positive ma molto contenute: rispettivamente +0,7% e +0,2%. Nel secondo trimestre i volumi di produzione hanno registrato una variazione positiva dello 0,5%, ma nel confronto tendenziale, l’attività settoriale si è confermata negativa con una contrazione del 2,8%. L’export del settore, nel primo semestre, è diminuito dello 0,5% nel confronto tendenziale (-0,4% verso i paesi Ue e -0,6% verso i mercati extracomunitari). Il calo dei flussi verso i mercati statunitensi è stato pari a -6,1%, in forte peggioramento. L’83% delle imprese teme impatti negativi dalle nuove misure protezionistiche, soprattutto perdita di quote export (32%), difficoltà nelle catene di approvvigionamento (25%) e aumento della pressione competitiva sul mercato Ue (21%). La vicepresidente di Federmeccanica, Alessia Miotto, ha commentato: «Questa è la nostra prima indagine congiunturale successiva all’introduzione dei dazi da parte dell’amministrazione statunitense ma ancora non siamo in grado di comprenderne gli effetti reali sia diretti che indiretti. Una cosa si può dire con certezza, nell’incertezza dominante, che anche l’introduzione di tariffe piccole possono generare un grande danno, soprattutto quando ricadono sulle spalle di molte imprese che hanno una ridotta marginalità, in tanti casi è in ulteriore contrazione. Già da alcuni anni le aziende del nostro settore devono fare i conti con una bassa produttività, cui si affiancano un costo del lavoro per unità di prodotto in crescita, l’aumento del prezzo delle materie prime ed un costo dell’energia strutturalmente più alto rispetto alla media UE. In questa situazione già complessa anche un solo punto percentuale di dazi è troppo. La nostra industria è a vocazione esportatrice e non si può pensare di cambiare pelle, puntando sulla domanda interna, così come trovare altri mercati di sbocco non è di facile realizzazione in tempi brevi. Il rischio concreto, nel frattempo, è di perdere una buona parte della nostra industria metalmeccanica, mettendo a rischio la continuità di intere filiere. Non possiamo e non dobbiamo lasciare indietro nessuno. Questo è l’obiettivo che tutti devono avere, dalle Parti Sociali alle Istituzioni, a partire da quelle Europe
Cna: nel 2024 tax rate in lieve calo al 52,3%, le imprese personali hanno lavorato due giorni in meno per il fisco
Lieve calo della tassazione sulle imprese personali nel 2024 al 52,3% dal 52,8%, e conferma di consistenti divari territoriali. Sono le principali evidenze dell’Osservatorio sul fisco della CNA “Comune che vai fisco che trovi” giunto alla settima edizione. In media, le imprese hanno lavorato per il fisco fino al 9 luglio, due giorni in meno rispetto all’anno precedente. Dalla fotografia scattata dall’Osservatorio CNA, Bolzano si conferma sul gradino più alto del podio con una tassazione al 46,3% mentre a chiudere la graduatoria dei 114 capoluoghi di provincia è Agrigento con una pressione fiscale complessiva del 57,4%. Il rapporto della CNA riguarda un’impresa tipo rappresentativa. Nello specifico un’impresa individuale che utilizza un laboratorio artigiano di 350 mq e un negozio di proprietà destinato alla vendita di 175 mq con valori immobiliari di 500mila euro in tutti i comuni, ricavi per 431mila euro e un reddito d’impresa di 50mila. Le differenze territoriali riflettono in particolare le addizionali regionali e comunali sul reddito, l’IMU e l’imposizione per raccolta e gestione rifiuti. Il rapporto inoltre rileva che il livello di tassazione è più elevato nelle province dove è minore l’efficienza della gestione e della qualità dei servizi offerti a cittadini e imprese. In media nel nord-Italia la pressione fiscale è più lieve rispetto al Sud.
Nel complesso la divergenza territoriale rimane di 11 punti come l’anno precedente. Soltanto in 10 comuni il total tax rate è inferiore al 50%. Tra le grandi città Milano è in 18ma posizione con una pressione complessiva al 50,5% che consente di smettere di lavorare per il fisco il 3 luglio, a Palermo il tax free day è il 7 luglio (46ma in classifica), il 12 luglio a Roma e Genova, il 15 a Torino che mostra un total tax rate al 53,9%, il 17 a Firenze, il 19 luglio a Napoli mentre a Bologna si deve attendere fino al 23 luglio. Il presidente CNA, Dario Costantini, sottolinea che “il nostro Osservatorio certifica una lieve riduzione del total tax rate ma è evidente che il livello di tassazione resta molto elevato e rappresenta un vincolo alla crescita. Le imprese meritano un fisco più leggero, più semplice e più equo. Auspichiamo che la proroga per la riforma del fisco sia utilizzata per attuare l’equiparazione delle detrazioni a prescindere dalla tipologia di reddito e la separazione della tassazione del reddito d’impresa delle imprese personali tra quello che viene distribuito e quello destinato ai consumi personali”.
Il segretario generale della Confederazione, Otello Gregorini, rileva che “dalla nostra analisi emerge che la pressione fiscale è minore
nelle province più efficienti e comunque fa impressione che in alcune aree del Paese il fisco assorbe quasi il 60% del reddito. Il livello di tassazione è la questione principale ma il fisco è anche complicato. Il percorso tracciato dalla riforma va nella giusta direzione ed è necessario che il progetto venga completato nella sua interezza e assicurare successivamente stabilità all’impianto normativo, evitando le continue modifiche che producono forte incertezza”.
Ponte sullo Stretto, Cgil: nessuna deroga dell’Ue alla direttiva Habitat, Italia rischia infrazione
L’incontro svoltosi ieri tra la Cgil e la Commissione Ambiente dell’Unione Europea, a Bruxelles, “ha di fatto smascherato l’ennesimo tentativo ambiguo e pretestuoso del Governo Italiano di aggirare le normative, in questo caso europee, in materia di ambiente, annunciando la prossima apertura dei cantieri”. A riferirlo, in una nota, è il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo. In particolare, aggiunge il dirigente sindacale: “La relazione ‘Iropi’, nella quale il Governo aveva ‘furbescamente’ inserito la fantasiosa caratterizzazione del ponte come ‘opzione militare’, non risponde ai motivi imperativi di interesse pubblico che possono giustificare una deroga alla direttiva Ue ‘Habitat’ e, comunque sia, tutta la documentazione prodotta è sottoposta a procedure di verifica da parte della Commissione che valuterà se la richiesta di deroga attivata dal Governo italiano risponda o meno ai requisiti della normativa europea relativi all’ambiente e alla sua tutela. Non è quindi assolutamente vero, come sostiene il Governo, che la relazione con l’Ue sia stata soddisfatta”.
“Ricordiamo – prosegue Gesmundo – che furono proprio le violazioni alla direttiva ‘Habitat’ in tema di ambiente e di tutela delle biodiversità che nel 2005 portarono l’Italia a subire una procedura di infrazione da parte della Ue e ricordiamo anche che il progetto attuale, nei termini, è rimasto lo stesso del 2005. Quella procedura fu chiusa solo per il ritiro del progetto attivato dal Governo nel 2011”. Per il segretario confederale “quanto emerso oggi durante l’incontro dovrebbe indurre il Governo e il Ministro Salvini a maggiore prudenza e attenzione nei rapporti con le Istituzioni sovranazionali. È fondamentale evitare che, oltre al danno rappresentato da un’opera ritenuta inutile, si aggiunga anche la beffa di una procedura di infrazione, i cui costi andrebbero ad aggravare ulteriormente il già enorme peso economico che questa infrastruttura ha scaricato sulle spalle dei cittadini italiani”.
“Confermiamo e rafforziamo il nostro giudizio di netta contrarietà – sottolinea Gesmundo – alla realizzazione di quest’opera: non solo dannosa per l’ambiente e per la tutela della biodiversità, ma anche eccessivamente costosa e sostanzialmente inutile rispetto all’urgenza di ammodernare le reti infrastrutturali del Sud, a partire da quelle stradali e ferroviarie.Nelle prossime ore – conclude Gesmundo – chiederemo alla Corte dei conti, alla quale sono stati trasmessi gli atti per l’autorizzazione finale, di tenere debitamente conto del fatto che, al momento, non esiste alcuna deroga alla direttiva “Habitat” da parte dell’Ue. Dare il via libera all’avvio dei cantieri senza attendere la conclusione del confronto in corso sottoporrebbe quasi certamente il nostro Paese ad una ennesima procedura di infrazione, con conseguenze gravi per le casse dello Stato”.
Corte dei Conti, Associazione Magistrati: auspichiamo l’accoglimento delle proposte di modifica a tutela delle risorse pubbliche
“L’Associazione magistrati della Corte dei conti, come più volte rappresentato, anche in sede di audizione presso le competenti commissioni, esprime preoccupazione per le possibili conseguenze della riforma sull’efficacia delle funzioni, giurisdizionali e di controllo, della magistratura contabile, in particolare, sull’effettività del regime di responsabilità dei funzionari pubblici che, con condotte gravemente negligenti, arrecano danni alle risorse pubbliche”. È quanto afferma l’Amcc in occasione della ripresa dell’esame del disegno di legge di riforma della Corte dei conti, già approvato alla Camera, in questi giorni all’esame delle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia del Senato. “Tra i principali punti di criticità l’Associazione dei magistrati contabili richiama, come già fatto in passato, la previsione di visti taciti e pareri impliciti con efficacia esonerante della responsabilità, anche in mancanza di un’effettiva attività di controllo o consultiva, e l’introduzione di stringenti limiti quantitativi al danno risarcibile (ridotto al 30% del pregiudizio e, comunque, ad un ammontare non superiore a due annualità di stipendio o di indennità di servizio), con conseguente traslazione a carico della collettività della quota residua di perdita economica”, si legge nella nota. “Su tutti questi aspetti l’Associazione ha formulato specifiche proposte di modifica, di carattere tecnico, di cui auspica l’accoglimento nel corso dei lavori parlamentari; ciò con l’obiettivo di assicurare che il disegno di legge garantisca un adeguato livello di tutela delle risorse pubbliche e rimanga coerente con la natura delle funzioni attribuite alla Corte dei conti dagli articoli 100 e 103 della Costituzione”, conclude la nota.
La Commissione Ue presenta le nuove linee guida per rafforzare le infrastrutture critiche
La Commissione europea ha presentato nuove linee guida per aiutare gli Stati membri a rafforzare la resilienza delle infrastrutture critiche in tutta l’Ue. Le linee guida forniscono raccomandazioni e istruzioni pratiche per aiutare gli Stati membri a identificare le entità critiche in 11 settori chiave, tra cui l’energia, i trasporti, le acque potabili e reflue, gli alimenti, le banche e le infrastrutture digitali.Le nuove linee guida – sostiene la Commissione in una nota – aiuteranno inoltre gli Stati membri ad attuare la direttiva sulla resilienza delle entità critiche, volta a sviluppare strategie nazionali, condurre valutazioni periodiche dei rischi e identificare le entità critiche. Queste entità critiche devono poi adottare misure tecniche, di sicurezza e organizzative per garantire la loro resilienza.
Clima, Serafin: nella Ue 2 mila morti per il forte caldo, il 75% degli europei vive nelle città più colpite
“Oltre il 75 % degli europei vive in città che, per molti versi, hanno subito il peso maggiore degli impatti climatici, ma sono anche centri nevralgici per l’innovazione”. Lo ha dichiarato il commissario europeo al Bilancio, Piotr Serafin, durante un dibattito in plenaria al Parlamento europea sull’ondata di caldo nell’estate del 2025. “L’ondata di caldo di quest’estate ha causato oltre due mila vittime in 12 grandi città europee e senza adeguamenti e con l’invecchiamento della popolazione, i decessi legati al caldo estremo potrebbero solo aumentare in modo significativo”, ha aggiunto. Nel corso del suo intervento il polacco ha ricordato le iniziative della Commissione europea nella promozione di “tecniche di raffreddamento passivo negli edifici nuovi e ristrutturati” e le novità “delle normative in materia di eco-progettazione ed etichettatura energetica”. Altri sforzi, ha sottolineato, “includono una pianificazione urbana sostenibile che contribuisce a ridurre gli effetti delle isole di calore e un raffreddamento urbano efficiente basato sulle energie rinnovabili”. “Tutte queste soluzioni contribuiscono anche a ridurre il consumo energetico e a costruire quando fa molto caldo”, ha detto ancora. “Le ondate di calore hanno anche accelerato la diffusione delle malattie trasmesse da vettori”, ha aggiunto. “La Commissione, attraverso la sua autorità di preparazione e risposta alle emergenze sanitarie Hera, sta contribuendo allo sviluppo di diagnosi mirate, terapie e vaccini contro le malattie trasmesse dalle zanzare, sempre più diffuse nell’Ue”, ha detto ancora.
Webuild: a breve l’apertura della stazione metro Monte Sant’Angelo a Napoli, in visita De Luca e l’artista Anish Kapoor
Un nuovo capolavoro di ingegneria e arte contemporanea realizzato da Webuild si prepara ad arricchire il patrimonio artistico underground della città di Napoli. È la stazione Monte Sant’Angelo della nuova Linea 7, visitata ieri dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e dall’artista di fama internazionale Anish Kapoor, autore delle due sculture monumentali che caratterizzano l’infrastruttura. La visita anticipa l’imminente apertura ufficiale della stazione, prevista al termine delle ultime verifiche attualmente in corso per la messa in esercizio del primo tratto della Linea 7, compreso tra le fermate Soccavo e Monte Sant’Angelo. La stazione Monte Sant’Angelo, realizzata da Webuild per conto di EAV (Ente Autonomo Volturno), soggetto attuatore della Regione Campania, è situata nel quartiere Fuorigrotta e sarà una nuova “Stazione dell’Arte” nel panorama metropolitano cittadino. Le due uscite, una all’interno del campus dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e l’altra nel quartiere Rione Traiano, sono scenograficamente arricchite dalle opere di Kapoor, che evocano il mito della Sibilla Cumana narrato nell’Eneide, trasformando l’accesso dei passeggeri alla stazione in una esperienza che rappresenta una potente metafora visiva della discesa agli Inferi. Elemento distintivo della stazione è la scultura monumentale collocata in corrispondenza dell’uscita all’interno del polo universitario: una struttura di dimensioni ciclopiche di 220 tonnellate e 19 metri di altezza, a forma di bocca che ingloba le scale mobili e accompagna i passeggeri in un viaggio immersivo verso l’interno della stazione. Anche l’altra opera posta all’uscita di Rione Trainano è pensata come una bocca che introduce il visitatore all’interno della stazione, alta 11 metri e con un peso di oltre 42 tonnellate. L’ambiente sotterraneo, interamente sviluppato su un unico livello che degrada verso il basso, è rivestito in spritz-beton, materiale che richiama l’idea dell’antro di una caverna e rafforza l’immaginario mitologico. Il collegamento tra l’area dove transitano i treni e gli ingressi è garantito da scale mobili e caratteristici ascensori inclinati, ispirati alle funicolari presenti in città. L’apertura al pubblico della stazione e l’attivazione della prima tratta della Linea 7, nota anche come Bretella di Monte Sant’Angelo, permetteranno di connettere la zona occidentale di Napoli con il centro della città e l’area flegrea, grazie all’interscambio nel nodo di Montesanto tra la Circumflegrea e la Cumana, due linee ferroviarie che collegano il centro con la zona flegrea. La nuova tratta offrirà ulteriori possibilità di interconnessione anche con il sistema metropolitano esistente: a Montesanto con la funicolare e la Linea 2, e con le vicine fermate di Piazza Dante e Toledo della Linea 1, rafforzando così nel complesso il sistema di trasporto pubblico regionale e cittadino e offrendo un’alternativa sostenibile alla mobilità in un’area ad alta densità abitativa. Monte Sant’Angelo è una delle 14 stazioni metropolitane realizzate da Webuild a Napoli. Il Gruppo è stato protagonista della costruzione di 10 delle 20 stazioni attualmente in esercizio sulla Linea 1, incluse alcune delle più iconiche “Stazioni dell’Arte”, come Toledo, pluripremiata a livello internazionale, ma anche Università, Dante, Museo e Materdei. A Napoli Webuild è attualmente impegnata anche nella costruzione della stazione Capodichino sempre sulla Linea 1, della fermata Parco San Paolo sulla Linea 7, che rappresenta la seconda delle quattro stazioni da realizzare complessivamente per questa linea, e nel raddoppio della Cumana, la linea ferroviaria che collega Napoli con Pozzuoli, su un tratto di circa 5 chilometri compreso tra le stazioni Dazio e Cantieri.
GreenIt firma un accordo di finanziamento da 370 milioni a sostegno del piano industriale
GreenIT, la joint venture italiana partecipata da Plenitude (società controllata da Eni) e CDP Equity (Gruppo CDP) e attiva nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ha sottoscritto un nuovo accordo di finanziamento su base Project Finance del valore complessivo di circa 370 milioni di euro. Il finanziamento, conforme ai Green Loan Principles, è finalizzato a sostenere gli investimenti per lo sviluppo di un perimetro di progetti greenfield onshore in Italia, attraverso una struttura flessibile e di lungo termine. L’avvio della fase operativa degli impianti finanziati è previsto entro il 2028, in linea con il piano industriale di GreenIT che prevede un target di capacità installata di 1GW entro il 2030. “La chiusura di questa importante operazione consentirà a GreenIT di rafforzare ulteriormente la propria struttura finanziaria, mettendo a disposizione nuove risorse a sostegno degli investimenti previsti nei prossimi anni dall’ambizioso piano industriale. La fiducia che ci è stata riconosciuta dai finanziatori supporta la visione strategica di GreenIT di assumere un ruolo chiave nella transizione
energetica in Italia” ha dichiarato Paolo Bellucci, amministratore delegato di GreenIT. La Banca Europea per gli Investimenti ha sottoscritto complessivamente 220 milioni di euro, di cui 180 milioni in prestiti diretti a rischio proprio e 40 milioni attraverso intermediari finanziari. La restante parte del finanziamento è stata sottoscritta da primari istituti finanziari europei, tra cui BNP Paribas – Italian Branch, Crédit Agricole Corporate & Investment Bank – Milan Branch, ING Bank N.V. – Milan Branch e Société Générale – Milan Branch.
Logistica, Hub Telematica: 10 milioni di documenti digitalizzati e governance più forte, arriva nuovo dg Zoratti
Al culmine di un anno importante, nel quale è stato sfondato il tetto dei 10 milioni di documenti digitalizzati con circa 60000 interventi e 10000 navi portacontainer o ro-ro coinvolte, Hub Telematica, società controllata pariteticamente da Assagenti e Spediporto, compie un passo avanti nel processo di rafforzamento strategico e di potenziamento della governance. È stato infatti nominato Direttore Generale della società Andrea Zoratti, 57 anni, ingegnere meccanico laureato a Genova, che in passato ha collaborato in particolare con aziende del settore dello shipping e della logistica integrata e proviene dal ruolo di Segretario Generale dell’Istituto Internazionale delle Comunicazioni di Genova. Una scelta che si lega all’accelerazione dell’innovazione che è condizione di base anche per l’apertura a nuovi mercati. “Con la nomina dell’ing. Zoratti – ha affermato il Presidente di Hub telematica, Giorgio Cavo – la società ribadisce la volontà di proseguire e rafforzare il percorso di digitalizzazione in ambito logistico, confermando la sua operatività nel maggiore porto italiano, in altri scali del Paese e nell’elaborazione della Piattaforma logistica nazionale”. Dal canto suo Zoratti spiega come già ora Hub Telematica sia un team ricco di passione e competenza: “A queste – afferma il neo Direttore Generale – desidero aggiungere le mie, per lavorare insieme allo sviluppo e all’ampiamento degli storici servizi già offerti al mondo della logistica portuale”.
“Un’accelerazione nel processo di digitalizzazione che – come confermano Giampaolo Botta e Paolo Pessina, Amministratori Delegati di HUB Telematica – è oggi più che mai di importanza determinante e strategica per il porto di Genova, chiamato quotidianamente ad affrontare difficoltà operative derivanti dall’esecuzione delle nuove opere e quindi fortemente motivato a garantire, attraverso una digitalizzazione documentale, una fluidificazione dei movimenti di merce e container in e out”.
Università, dal Mur oltre 13 milioni a La Sapienza per potenziare spazi e didattica inclusivi
Un aumento di circa 8.000 metri quadrati le superfici fruibili per aule, sale studio e laboratori didattici (pari a 6 punti percentuali in più rispetto all’attuale dotazione). Questi i risultati attesi dal finanziamento di oltre 13 milioni del ministero dell’Università e della Ricerca all’Università La Sapienza di Roma. Tutti gli interventi prevedono abbattimento delle barriere architettoniche, upgrading tecnologico e facilities per la mobilità sostenibile mentre sul fronte energetico, le riqualificazioni porteranno un incremento di circa 15.700 m² di superfici in elevata classe energetica (rispetto a una baseline poco inferiore a 8.400 m²), con un effetto diretto su efficienza e consumi. L’iniziativa, informa il Mur, persegue un duplice obiettivo pubblico: innalzare la qualità dell’esperienza universitaria, migliorando l’esperienza di studio e didattica in ambienti più capienti, confortevoli e tecnologici, e ridurre le disuguaglianze di accesso, rimuovendo barriere architettoniche e valorizzando la dimensione inclusiva degli spazi. Le risorse assegnate dal MUR – che coprono quasi metà del costo complessivo – saranno destinate alla realizzazione e riqualificazione di spazi dedicati alla didattica e allo studio, con l’obiettivo di migliorarne accessibilità, fruibilità, sicurezza ed efficienza energetica. In concreto, Sapienza potrà offrire più posti e spazi confortevoli, aumentare l’accessibilità di studentesse e studenti con disabilità e DSA, e ridurre i consumi energetici: un passo concreto verso un’università più inclusiva, sostenibile e a misura di studente.
L’iniziativa guarda anche alla riforma complessiva dell’accesso a Medicina, che aumenta la presenza in aula nel primo semestre e rende quindi strategici spazi didattici capienti, accessibili e tecnologici, diventando quindi parte integrante delle politiche MUR.Il tema dell’edilizia universitaria e della manutenzione e tutela del patrimonio immobiliare degli atenei italiani è un aspetto cruciale per il MUR e lo è ancora di più nel caso della Sapienza, a cui fanno capo oltre 240 edifici diffusi sul tessuto urbano romano, spesso vincolati sotto il profilo storico-architettonico. Le analisi degli ultimi anni evidenziano l’esigenza di spazi più capienti, accessibili e funzionali, in coerenza con gli obiettivi di inclusione e sostenibilità dell’Agenda 2030 – con particolare riferimento alla sostenibilità ambientale e alla mobilità “dolce”, intesa come modalità di spostamento a basso impatto per l’accesso alle sedi universitarie – e con le priorità nazionali sull’efficienza energetica del patrimonio pubblico.
Sapienza è costantemente impegnata in azioni per favorire una sempre migliore accoglienza di studentesse e studenti con disabilità e con DSA, assicurando percorsi e servizi dedicati e fornendo risposte sempre più efficaci e specialistiche alle richieste di supporto che, di anno in anno, crescono in termini di frequenza e di specificità. Tra le diverse attività realizzate sono attivati ed implementati servizi di supporto per le prove di accesso e le immatricolazioni, di promozione della partecipazione alle attività didattiche per gli studenti sordi, di supporto didattico individualizzato, di supporto e counselling per migliorare il benessere e la comunicazione e di potenziamento cognitivo, di mentoring e outplacement. Inoltre, sul piano scientifico, l’Ateneo ha promosso la realizzazione di bandi per tesi di laurea e tesi di Dottorato dedicati, attività di formazione rivolta a docenti e personale TAB sul tema della disabilità o dei disturbi specifici di apprendimento, nonché numerosi progetti di ricerca innovativi come quello per la localizzazione indoor e la navigazione all’interno degli edifici a beneficio delle persone con disabilità visive, in fase di realizzazione nelle 4 sedi della Facoltà di Lettere e Filosofia a cura del Dipartimento di Informatica, con il coinvolgimento attivo degli studenti di Dottorato e della laurea magistrale in Computer Science.
Green Stone e Pictet Alternative: venduto immobile riqualificato di via Albricci a Milano
Green Stone SICAF, società di investimento immobiliare che gestisce oltre 400 milioni di euro di asset, ha ceduto a un family office veneto l’immobile di via Albricci 5, nel cuore di Milano. L’immobile era nel Comparto Stone 18, sottoscritto dal promotore della Sicaf, Cannonball SICAV Plc e dall’investitore Pictet Alternative Advisors, uno dei principali gestori patrimoniali indipendenti in Europa, con oltre 638 miliardi di franchi svizzeri in asset under management. L’operazione rappresenta una delle principali transazioni di rigenerazione urbana attualmente in corso nel centro storico della città di Milano. L’immobile è stato acquisito nel dicembre 2023 da un fondo gestito da Generali Real Estate SGR e si distingue per posizione strategica, a pochi passi dal Duomo, e per il pregio architettonico: è un edificio del secondo dopoguerra, progettato da Giovanni Muzio, rinomato esponente dell’architettura milanese di inizio ‘900. Il 30 luglio 2024 è stato siglato un contratto di locazione con B&B HOTELS, catena alberghiera internazionale in forte crescita. Con oltre 800 strutture attive in 17 Paesi europei, B&B HOTELS è l’unico operatore di smart hotel presente in Italia, con 80 strutture nazionali, di cui 13 già operative nella sola Milano. Il nuovo hotel, la cui apertura è prevista nel secondo semestre 2026, porterà un’offerta moderna e accessibile nel cuore della città, contribuendo alla valorizzazione dell’intera area. Green Stone ha dunque avviato un’importante attività di ristrutturazione dell’asset, incluse opere di bonifica ambientale, la presentazione di una SCIA per restauro e risanamento conservativo, e il completamento delle attività propedeutiche al cambio di destinazione d’uso da residenziale a ricettivo, che sarà realizzato direttamente dal nuovo conduttore dell’immobile. Il progetto prevede il restauro della facciata originale, in linea con lo stile essenziale dell’architettura moderna milanese, e la riqualificazione completa degli interni, per un totale di 109 camere e servizi accessori destinati all’ospitalità. L’operazione conferma la capacità di Green Stone di raccogliere capitale di rischio italiano e internazionale, allocandolo in operazioni ad alto potenziale e valorizzando immobili attraverso una strategia con un elevato valore aggiunto per gli investitori, che attrae operatori internazionali leader nei rispettivi settori.
Energia: Graditi (ENEA), prezzi accessibili per la crescita dell’industria europea
“I costi elevati dell’energia – ha proseguito Graditi – continuano a pesare in modo significativo sui cittadini europei e il divario tra i prezzi dell’energia nell’UE e nei nostri principali concorrenti si allarga, con il rischio che i nuovi investimenti siano diretti al di fuori dell’Europa e che le industrie delocalizzino, in particolare quelle che trainano l’economia e creano posti di lavoro di qualità”.
Il DG Graditi ha concluso rimarcando come lo sviluppo di tecnologie a bassa impronta di carbonio rappresenti un pilastro per la competitività, in grado di rafforzare la leadership industriale nazionale. “Bisogna anche migliorare la sinergia tra ricerca e industria, favorire ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico, rafforzare e indirizzare i finanziamenti UE, attrarre investimenti e facilitare l’accesso al mercato delle stesse tecnologie”.
Economia circolare, Ais: terre e rocce da scavo risorse chiave
Va in questa direzione la pubblicazione, del Position Paper n.10 di AIS, nel quale si affronta un tema cruciale per il futuro delle infrastrutture italiane: il recupero, la gestione e la valorizzazione delle terre e rocce da scavo.Tradizionalmente considerate scarti, le TRS sono oggi viste come una risorsa strategica nell’ambito dell’economia circolare, una vera e propria leva per la sostenibilità ambientale, sia in ambito riutilizzo industriale, sia come ripristino paesaggistico del territorio. Il Paper raccoglie esperienze, pratiche virtuose, analisi normative e proposte concrete per ridurre sprechi, abbattere i costi e diminuire gli impatti ambientali.
La partecipazione alla stesura del documento è stata numerosa: ciascun membro ha contribuito mediante la partecipazione a uno dei quattro sottogruppi: “Scenari”, “Reperimento e gestione”, “Riutilizzo”, “Sostenibilità”, condividendo la propria esperienza tecnica.
Una delle principali proposte del Position Paper riguarda l’uso della digitalizzazione per migliorare la gestione delle TRS. L’adozione di tecnologie avanzate consente una maggiore trasparenza e tracciabilità dei materiali, facilita l’incrocio tra domanda e offerta di materiali da scavo, e ottimizza la pianificazione dei flussi. Questo approccio digitale rappresenta un passo avanti significativo rispetto alle pratiche tradizionali, rendendo l’intero processo più efficiente e sostenibile.
Inoltre, il Position Paper dedica attenzione a casi complessi, come le gallerie di grande diametro, dove la gestione di grandi volumi di terre scavate richiede soluzioni specifiche, e la presenza di amianto naturale, che impone regole rigorose di caratterizzazione e possibilità di riutilizzo sotto il controllo delle autorità competenti. Questi approcci specialistici rispondono a sfide concrete che, se non gestite correttamente, potrebbero rallentare l’avanzamento dei lavori.
«Il recupero delle terre e rocce da scavo rappresenta una delle sfide più rilevanti per la sostenibilità delle infrastrutture» – dichiara Lorenzo Orsenigo, presidente AIS – «Con questo Position Paper vogliamo offrire criteri chiari e condivisi per valorizzare le TRS, trasformando un problema in un’opportunità. La sostenibilità richiede innovazione, trasparenza e collaborazione: elementi che AIS promuove con forza all’interno della filiera».
Alla luce della recente evoluzione del quadro normativo, con il nuovo regolamento nazionale destinato a sostituire il DPR 120/2017, AIS sottolinea l’importanza di un quadro normativo stabile e aggiornato che supporti le imprese e le stazioni appaltanti nel gestire in modo sostenibile le TRS.
In definitiva il documento si pone come riferimento da un lato per una maggiore applicazione nel territorio e dall’altro per favorirne l’utilizzo coadiuvato da sistemi e principi innovativi.
Gas, EDF Europe: “Sotto pressione, le norme europee sul metano devono rimanere in vigore”
Il Regolamento sul metano è perfettamente applicabile. Come ogni nuova legge, richiederà adeguamenti, sia da parte dell’industria che delle autorità preposte all’attuazione. Tuttavia, l’approccio graduale già integrato nella legislazione sul metano offre flessibilità agli importatori e ai loro fornitori ed esistono soluzioni per catene di approvvigionamento complesse come quelle degli Stati Uniti.
Molte aziende statunitensi ed europee stanno già attuando misure di riduzione del metano e rendicontando secondo gli standard OGMP 2.0. Questo quadro, progettato in collaborazione con l’industria e che copre il 40% della produzione globale di petrolio e gas, conta membri impegnati a rispettare i più elevati standard di rendicontazione entro 3-5 anni, alcuni dei quali lo fanno già oggi. I principali esportatori statunitensi sviluppano da oltre sei anni sistemi di misurazione e rendicontazione del metano, dimostrando che l’industria americana dispone già degli strumenti e dell’esperienza necessari per soddisfare i requisiti dell’UE.
Regole indebolite non risolvono nulla. Diluire, ritardare o abolire il Regolamento non risolverebbe le cause profonde dell’attuale pressione politica. Al contrario, minerebbe la fiducia, creerebbe incertezza per l’industria e invierebbe un segnale dannoso, ovvero che gli standard europei possono essere negoziati.
“La legge europea sul metano non è un peso, è una salvaguardia per il nostro clima, per la sicurezza energetica e per una concorrenza leale. Indebolirla invierebbe il segnale sbagliato nel momento sbagliato”, ha affermato Helen Spence-Jackson, Executive Director di EDF Europe.
La riduzione del metano è una delle leve più rapide ed economiche per ridurre l’inquinamento climatico. Il Regolamento UE sul metano non è solo fondamentale per la strategia climatica dell’Europa, ma anche per il suo nuovo paradigma di sicurezza energetica, basato su trasparenza, tracciabilità e riduzione della dipendenza da fornitori inaffidabili. Il Regolamento sul metano rafforza la reputazione dell’Europa come leader climatico e le sue esigenze come importatore di energia. Le parti interessate europee si stanno concentrando giustamente sull’attuazione piuttosto che sull’indebolimento di questa legislazione fondamentale.
Ambiente: alberi in città, 5% in più possono prevenire 5mila morti premature all’anno
“In ambito urbano polveri sottili, biossido di azoto e ozono sono tra gli inquinanti più pericolosi per la nostra salute e per quella degli ecosistemi. Entro il 2050, si stima che circa l’80% della popolazione europea risiederà in contesti urbani, accentuando la rilevanza di queste problematiche”, spiega la coordinatrice del progetto per ENEA Alessandra De Marco, responsabile del Laboratorio Impatti sul territorio e nei paesi in via di sviluppo. “Aumentare la quantità di alberi in città – aggiunge – permetterebbe di ottenere benefici simultanei come il miglioramento della qualità dell’aria, la mitigazione dell’effetto isola di calore estiva, la conservazione della biodiversità e, soprattutto, il benessere dei cittadini”.
La Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) raccomanda l’adozione della strategia del 3-30-300 che consiste nel raggiungimento di tre obiettivi specifici: 3 alberi visibili da ogni casa, scuola o luogo di lavoro, 30% di copertura arborea in ogni quartiere e 300 metri di distanza massima della propria abitazione da un parco o da spazio verde pubblico”.
Utilizzando un approccio integrato che combina dati ambientali e sanitari a livello europeo[2] su un arco temporale di 20 anni (2000-2019), lo studio ha evidenziato che la copertura arborea media è cresciuta di appena 0,76 punti percentuali e che il 73,5% delle città analizzate ha registrato un incremento del verde. Parallelamente, la mortalità attribuibile all’inquinamento atmosferico è diminuita in media del 3,4%. Nel 2019, 130 città dei 744 centri urbani europei presi in esame (oltre 50 milioni di abitanti, pari a circa il 25% della popolazione di questi centri) avevano una copertura arborea media superiore al 30%. Attualmente, in Italia la copertura vegetale raggiunge il 30% solo a Napoli (32%), mentre a Milano e a Roma arriva, rispettivamente, al 9% e 24%.
“Una copertura arborea urbana al 30%, come quella raggiunta da alcune città europee, potrebbe ridurre le morti premature del 9,4% da PM2,5, del 7,2% da biossido di azoto e del 12,1% da ozono. Al contrario, abbattere la superficie alberata fino ad azzerarla comporterebbe un aumento della mortalità: +19,5% da PM2,5 (circa 19 mila morti premature in più ogni anno), +15% da biossido di azoto (oltre 5.200 in più) e +22,7% da ozono (circa 700 in più)”, sottolinea De Marco. I benefici del verde urbano non si fermano alla qualità dell’aria; gli alberi possono infatti ridurre la temperatura percepita, mitigando l’impatto delle ondate di calore come quella dell’estate 2022 che ha causato circa 62 mila morti in Europa (+4%).
La Strategia Ue sulla biodiversità al 2030 prevede l’impegno dei Paesi aderenti a piantare almeno 3 miliardi di alberi entro la fine del decennio per portare a un aumento significativo della copertura arborea media nelle città. “Per raggiungere questo obiettivo, i programmi di piantumazione dovrebbero interessare non solo gli spazi pubblici, ma anche – e soprattutto – quelli privati, come cortili residenziali, oltre alle aree periurbane. È fondamentale che urbanisti e amministratori vengano incoraggiati a integrare infrastrutture verdi urbane pensate su misura per i diversi contesti locali. Questo approccio dovrebbe essere accompagnato da politiche di riduzione delle emissioni e da interventi complementari, come i corridoi di aria fredda o i tetti verdi, per massimizzare i benefici in termini di salute pubblica e qualità della vita, con il risultato di città più sostenibili e resilienti ai cambiamenti climatici nel lungo termine”, conclude De Marco.
Maria Cristina Carlini