La prima legge di principi per le ricostruzioni post calamità: una svolta storica, un primo passo nella direzione giusta

Il disegno di legge sulle ricostruzioni, avviato nell’ultima fase dal governo Draghi e ora approvato per iniziativa del governo Meloni e del ministro Musumeci, che si è impegnato con tenacia per raggiungere il risultato, è molto più di quel che dice il titolo perché contiene l’idea di far uscire l’Italia, il suo territorio meraviglioso ma “fragile”, dalla logica delle emergenze continue, delle ricostruzioni “caso per caso”, del commissario straordinario del giorno dopo, delle cento leggi, delle mille ordinanze, dei labirinti delle procedure.

Ora la direzione di marcia è un’altra. Una legge quadro con principi comuni nazionali, un solo Dipartimento forte presso la Presidenza del consiglio, accanto a quello di Protezione civile, piattaforme digitali per i quadri conoscitivi territoriali, poteri di deroga  per i commissari straordinari per favorire le semplificazioni amministrative, un rapporto organico tra amministrazione politica e corpi tecnici  (CNR, INGV, Università italiane), un’organizzazione stabile dove sedimentare le molte competenze specialistiche del paese che non possono essere di volta in volta disperse e, soprattutto, un modello di governo multilivello e condiviso tra Stato, Regioni, Comuni.

Una legge necessaria per il territorio dell’Italia, dove 23 milioni di abitanti vivono in zone a rischio sismico e due terzi dei comuni sono in zone a rischio idrogeologico, reso ancor più grave dai cambiamenti climatici che generano acquazzoni improvvisi e violenti.

12 Mar 2025 di Pierluigi Mantini

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Prevenzione e messa in sicurezza del territorio, a partire dalle ricostruzioni che impegnano risorse pubbliche ingentissime, sono il punto di partenza dello sviluppo sostenibile del Paese ma costituiscono anche una grande questione politica e culturale.

Si può forse dire che se il Novecento è stato il secolo della scoperta e dell’affermazione della questione ambientale, della “protezione della natura”, il primo secolo del Terzo millennio sarà quello della “protezione dalla natura”, della prevenzione dai rischi naturali, della sicurezza fisica degli insediamenti umani?

Sarà possibile superare il narcisismo antropocentrico che ha sin qui ignorato gli effetti distruttivi sulla natura da parte dell’opera umana in termini di inquinamenti, abusivismo cementizio, appropriazione di risorse naturali comuni, colpevole incuria dell’ambiente e oggi può arrivare, come un’altra faccia della stessa medaglia, a disconoscere, con la stessa arrogante presunzione, la forza distruttiva della natura sulle comunità umane, con terremoti, alluvioni, frane e dissesti idrogeologici, siccità, epidemie, come se tutto dipendesse sempre dalla signoria dell’uomo e dai suoi stili di vita e il pianeta Gaia non avesse una sua vita, una sua forza, un suo linguaggio, scientificamente documentato da storie millenarie?

Il disegno di legge approvato dal Senato, dopo un costruttivo confronto tra maggioranza e opposizione, svoltosi soprattutto nella Commissione Ambiente della Camera in prima votazione, va nella direzione giusta e potrebbe costituire una svolta storica.

I contenuti si basano molto sul modello del “Testo unico della ricostruzione privata del Centro Italia”: distinzione tra ricostruzione privata e ricostruzione pubblica, schede di identificazione dei danni, disciplina degli interventi urgenti e di messa in sicurezza, soggetti legittimati, contenuti della domanda e del contributo, semplificazione delle procedure, disciplina speciale per i beni culturali e per gli edifici di culto, misure per la ripresa economica e molto altro ancora.

Ma, soprattutto, un modello di governance multilivello, con lo Stato, le Regioni e i comuni interessati, senza rivendicazione di competenze, in un’amministrazione per obiettivi orientata ai risultati.

La legge approvata introduce anche la nuova nozione dello “stato di ricostruzione” oltre quella consolidata di “stato di emergenza”. È ben chiaro infatti che le ricostruzioni, in specie post sisma, hanno tempi lunghi e diversi rispetto agli interventi di emergenza.

Tuttavia, la legge di principi non affronta e risolve tutti i problemi, che dovranno esse implementati da un’azione legislativa integrativa e di contorno.

C’è chi ha posto l’accento sulla necessità di migliorare e consolidare il sistema di rilevazione dei danni, attraverso la scheda Aedes, che dovrebbe costituire un compito fondamentale del nuovo Dipartimento consentendo una stima dei danni sicura, affidabile, anche ai fini della programmazione delle risorse economiche. In effetti un sistema di rilevazione e di stima dei danni, omogeneo e standardizzato sulla base di accordi non occasionali (ad esempio con consorzi universitari e ordini professionali, come in parte già avviene), renderebbe assai più agevole e solida la fase di avvio della ricostruzione e della programmazione.

C’è chi ha sottolineato, anche nella maggioranza, la necessità di non disperdere il ruolo fondamentale degli Uffici Speciali Regionali, essenziali ai fini dell’indirizzo e del coordinamento e “cerniera” tra i commissari straordinari di nomina governativa e le regioni interessate dalla calamità.

E così pure c’è chi ha lamentato la carenza delle previsioni volte a rafforzare la capacità amministrativa dei comuni o la scarsa considerazione di misure più efficaci per istituire l’obbligo di assicurazione privata (come in molti Paesi) per le costruzioni in zone ad elevato rischio.

È un primo passo, ma nella direzione giusta.

 

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