il presidente De Ruvo all'assemblea di Confetra
“La logistica resiste e cresce grazie alle imprese, manca visione strategica per il rilancio”
Tiene il fatturato della filiera della logistica che nel 2023 ha toccato 115,8 miliardi. La previsione per il 2024 è di una lieve crescita dello 0,7% in linea con l’economia nazionale. Ma “c’è poco da festeggiare”, dice il presidente di Confetra che denuncia la carenza di manodopera: 22 mila autisti solo in Italia. Sul settore pesano criticità a livello nazionale, dai valichi alla sempre attesa riforma dei porti, e quelle geopolitiche internazionali, a cominciare dalla crisi del Mar Rosso. Manca una visione organica dei problemi – ne è la prova la decarbonizzazione – e ora serve una governance complessiva.
IN SINTESI
“Mancano 22 mila autisti, la carenza di manodopera mette a rischio il sistema. Si può ricomporre la lacerazione con i sindacati sul contratto”
Le criticità geopolitiche internazionali: la crisi di Suez penalizza i porti del Mediterraneo centrale e orientale
I valichi alpini: le limitazioni al Brennero costano 2 miliardi all’anno
La ‘tempesta perfetta’ del cargo ferroviario
Tra il 2021 e il 2023 +3,8% il traffico autostradali di veicoli pesanti
Riforma dei porti: “le risposte sono insufficienti, serve un confronto con imprese e lavoratori”
Dalla decarbonizzazione alla semplificazione: “manca una visione strategica”
La corsa alla decarbonizzazione dei trasporti, secondo Confetra, è iniziata senza un realistico studio ex ante e senza un bilancio adeguato ad ammortizzare i costi sociali ed economici della transizione. Un esempio su tutti, in questo senso, la revisione delle accise per contribuire al Green Deal, dove la soppressione dei “sussidi ambientalmente dannosi”, agevolazioni date alle imprese ma considerate controproducenti per l’ambiente, non è stata valuta per l’impatto che potrebbe avere su tutta la filiera dei prezzi alla produzione e al consumo e sulla competitività del paese. Analogamente, si deve ragionare sugli impatti sugli scambi di misure come l’Ets e il Cbam e sui tempi attuativi del Green Deal che sta attualmente generando una crisi rilevante dell’automotive. La mancanza di visione strategica si riflette anche sul tema della semplificazione amministrativa e della sburocratizzazione, sui cui, chiede Confetra, occorrono misure concrete e condivise anche per far fronte alle richieste del PNRR. “Il carico degli oneri burocratici si configurano come altrettanti svantaggi competitivi in grado di spostare attività economiche da un paese all’altro e l’azione della nostra Pubblica amministrazione a volte sembra complicarli, piuttosto che alleggerirli”, ha spiegato il presidente. E proprio la riforma doganale è l’esempio di come sulla via della semplificazione si proceda a zig-zag:”si è tradotta in una legislazione che mina la competività delle aziende, complicando i modelli organizzativi e facendo lievitare i costi”, ha spiegato De Ruvo, che ha sottolineato l’auspicio che in sede di correttivi vengano prese in considerazione le obiezioni della Confederazione. Rispetto alla questione della contribuzione ART, invece, il Presidente ricorda che in generale “va affrontato il tema dell’effettiva regolazione delle attività del comparto sottoposte a contribuzione, che sta generando cospicui avanzi di gestione, non verificati da una effettiva vigilanza sul finanziamento delle Authority”. C’è poi il fronte della fiscalità e della lotta all’evasione, sopratutto a quella dell’Iva, che solo nell’ultimo anno ha generato nel comparto della logistica sanzioni superiori al mezzo miliardo di euro. Confetra da tempo promuove l’applicazione dell’inversione contabile, il reverse charge, che sposterebbe gli obblighi relativi all’IVA sul committente. “Auspichiamo la possibilità di affrontare di petto il trema dell’evasione Iva sugli appalti della logistica con la reverse charge, anche su questa, nell’ultima discussione sulla legge di bilancio c’è stata una apertura del ministro Giorgetti, che rispondendo a una domanda di Confetra ha detto che si sta analizzando la possibilità del reverse charge, che in italiano chiamiamo revisione contabile, per gli appalti della logistica come già avviene per l’edilizia, questo sarebbe molto importante per il nostro settore”.
“Le prospettive della logistica tra criticità geopolitiche, infrastrutturali e ambientali”: il confronto in assemblea
Dalle strozzature del sistema all’impatto del Green Deal, i temi sollevati dalla relazione del presidente di Confetra sono stati al centro di un approfondito dibattito al quale sono intervenuti Alessandro Gili, : Research Fellow Geoeconomia e Infrastrutture, ISPI; Oliviero Baccelli, Direttore del Master MEMIT in Trasporti, Logistica e Infrastrutture e responsabile area trasporti di GREEN, Università Bocconi di Milano; Alessandro Panaro, Responsabile Servizio Maritime & Energy, SRM; Ercole Incalza, Editorialista ed esperto di Economia dei Trasporti e Infrastrutture.
Di “nuova geometria del commercio mondiale” ha parlato Gili, precisando che “non si sa ancora dove si sta andando” anche se la direzione e l’obiettivo è quello di “una riduzione delle dipendenze strategiche”. Uno scenario dove ora incombe la seconda era Trump: “Il ritorno di Trump, che non è mai stato un campione del libero commercio, è segnato da un elemento: ha sempre visto i dazi come strumenti fondamentali per ridurre gli squilibri dell’economia Usa. Nel corso degli anni il disavanzo commerciale non è però diminuito, ha superato i 1.000 miliardi di dollari, mentre erano 750 nel 2016”. Ora, Trump ha annunciato “un dazio generalizzato del 10-20% e addirittura fino al 60% su Cina”. Inoltre,”dopo lo scoppio della guerra in Ucraina gli Usa forniscono 1/5 del gas naturale all’Europa” ha continuato Gili, spiegando che questo, cioè l’aumento dell’acquisto del gas, potrebbe essere “una delle leve” su cui Trump potrebbe agire e su cui “ci si sta confrontando in modo bilaterale”.
Uno dei temi affrontati da Baccelli è stato quello della “crisi delle reti” dei trasporti, che rappresentano uno “strumento di competitività della manifattura”, se si pensa a infrastrutture ormai datate, come tunnel e trafori, ferroviarie e stradali, che “hanno evidenti limitazioni” e alla questione dei contingentamenti. “Serve una fortissima accelerazione”, ha detto il docente della Bocconi che ha anche posto l’accento sull’impatto dello “tsunami dei regolamenti” con il loro “ruolo crescente e pervasivo nell’evoluzione normativa europea per la sostenibilità”.
A sollecitare una riforma della portualità è stato Incalza: “viene indicata come priorità – così hanno fatto i ministri Toninelli e Giovannini – ma non si è fatto nulla. Ora, ho una grande stima per il viceministro Rixi ma le riforme non si fanno con i convegni e le buone intenzioni”, ha detto. Per Incalza, l'”gli hub della logistica devono avere una gestione non pubblica ma privata, devono avere autonomia finanziaria, devono essere società per azioni”. Sul versanmte delle risorse finanziarie, Incalza ha sottolineato la necessità di “una rivisitazione della quota dell’1% dei proventi da Iva legata alla movimentazione portuale”, “di utilizzare una quota del fondo delle reti Ten-T” e la definizione “di un piano per la digitalizzazione dei porti e degli interporti con un unico gestore a scala comunitaria”.
A scattare una fotografia sull’impatto della crisi del Mar Rosso sui porti italiani è stato Panaro. “A seguito della crisi di Suez continua la sofferenza delle navi porta container, che hanno un calo del 71% dei transiti. Il Pireo ha perso traffico e si segnala una particolare sofferenza dei porti adriatici, 7%, e un guadagno dei tirrenici, +6%, per una ristrutturazione di rotta. Le rotte vanno allungandosi per tutte le tipologie di naviglio, trend opposto a quello precedente le due guerre”, ha spiegato Panaro rilevando il primato dell’Italia nelle attività di short sea. “Purtroppo dalle nostre analisi cresce l’ex works, siamo arrivati al 75% di imprese che ne fa utilizzo e il 61% non intende valutare modalità alternative”.