CASA, IL COMMISSARIO JORGENSEN

Alloggi accessibili, arriva il piano Bei. Riqualificazioni, procedure semplificate sui permessi di costruire, FONDI pubblici e privati

24 Mar 2025 di Mauro Giansante

Condividi:
Alloggi accessibili, arriva il piano Bei. Riqualificazioni, procedure semplificate sui permessi di costruire, FONDI pubblici e privati

L’Unione europea prova a sterzare sulla riforma delle politiche abitative. L’occasione per spiegare nel dettaglio i prossimi passi delle istituzioni brussellesi è stata la conferenza stampa tenuta dal commissario alla Casa (e all’energia) Dan Jorgensen. “Consentiremo ai Paesi membri di raddoppiare i fondi coesione per gli alloggi accessibili”, ha confermato presentando il piano congiunto con la Banca europea degli investimenti. Il grande contenitore sarà la piattaforma paneuropea lanciata già a inizio mese e c’è poi il piano d’azione del gruppo guidato da Nadia Calviño, che è in arrivo. “Stiamo preparando un piano d’azione per degli alloggi sostenibili e abbordabili che dovrebbe essere approvato tra qualche settimana dal Consiglio direttivo della Bei”, ha detto la sua vice Ioannis Tsakiris. “Questo piano poggia su consultazioni che si sono estese per oltre nove mesi. Con questo piano vogliamo raddoppiare il finanziamento per il settore degli alloggi, sbloccando anche molti fondi per alloggi nuovi, per ristrutturazioni e per delle soluzioni innovative”. Investimenti per circa dieci miliardi nei prossimi due anni ma non solo, anche un nuovo portale di sportello unico per l’edilizia abitativa per fornire consulenza e finanziamenti a sostegno dell’innovazione nel settore delle costruzioni, costruire abitazioni a prezzi accessibili e investire nell’efficienza energetica e nella ristrutturazione del parco immobiliare in tutta Europa. Tra gli altri temi emersi dalla conferenza per illustrare il problema e avviare la strada alle soluzioni, c’è stato quello del tandem qualità-quantità da garantire per alloggi più dignitosi. Secondo il commissario Jorgensen, poi, “occorrono soluzioni ad hoc, piani mirati”. La ricetta macro può essere la stessa in partenza per tutti: procedure semplificate come sui permessi di costruire, ad esempio, come ha fatto notare Daniel Buda della Commissione per lo sviluppo regionale. L’effetto leva, quindi, dovrebbe mobilitare fondi privati e pubblici. “Entro breve apriremo un dialogo anche sugli aiuti di stato”, ha aggiunto Jorgensen.

Il piano d’azione della Banca europea degli investimenti e le altre leve per la casa

Riprendendo il piano della Bei, l’obiettivo sarà fornire 1,5 milioni di unità abitative nuove o rinnovate in tutta Europa. La situazione attuale vede, oltre a una mancanza di alloggi a prezzi accessibili in Europa, in particolare nelle grandi città (si veda qui sotto), una connessa preoccupazione crescente in relazione alla crescita economica e alla produttività dell’Europa. Proprio su questi due punti, secondo il rapporto Bei presentato al Forum di marzo, altri fattori di sofferenza sono la bassa produttività e un’innovazione insufficiente nel settore edile europeo, da cui deriva un aumento sia dei costi che dei tempi di realizzazione dei progetti abitativi. Allo stesso tempo, anche il costo dell’energia e l’impatto delle emissioni di anidride carbonica destano preoccupazione: due terzi del consumo energetico delle famiglie sono utilizzati per il riscaldamento delle abitazioni e, con 46 milioni di europei che vivono in condizioni di povertà energetica, l’efficienza energetica del parco immobiliare europeo è un obiettivo fondamentale.

Di qui, le priorità ribadite ieri in conferenza stampa: ristrutturazioni-riqualificazioni-adeguamenti al 2030. Ma anche rafforzamento del sostegno degli investimenti pubblici, estensione della portata del piano ma stabilendo le priorità in base ai Paesi con una situazione più critica. “Possiamo aumentare l’offerta di alloggi solo includendo investitori privati. Una possibilità è quella di includere gli investitori privati con garanzie. Possiamo anche pensare a soluzioni miste, di cui esistono esempi molto positivi”, ha detto Helmut von Glasenapp, segretario generale dell’Associazione europea degli investitori a lungo termine (Elti). E per Marie Linder, presidente dell’Unione internazionale degli inquilini, “il controllo degli affitti è un elemento importante, perchè gli inquilini devono potersi permettere di restare in una data unità abitativa. E’ importante che ci si possa permettere un contratto a lungo termine, perchè un contratto a breve termine non garantisce una casa sicura. Quindi, è importante combinare il controllo degli affitti con i contratti a lungo termine”. Ancora, Philip Van Nieuwenhuizen – presidente della Confederazione europea dei costruttori edili (Ebc) – ha proposto “una mappatura delle possibilità di finanziamento Ue per la costruzione e la ristrutturazione di alloggi”. Ad oggi, ha aggiunto, “c’è una frammentazione, sembra che ci siano due ambizioni contraddittorie: l’accessibilità e la sostenibilità. Per i percorsi di transizione sarebbero necessari i fondi europei”.

La situazione abitativa in Ue, una crisi socio-economica

Il problema abitativo, insomma, è ormai troppo grande per essere ignorato o trattato con superficialità. Molti cittadini europei – ha ricordato Jorgensen – non hanno una casa e circa 400mila bambini in Europa sono senzatetto. Questa non è solo una crisi di domanda e offerta, è una crisi che riguarda la morale, che colpisce il cuore stesso dell’Europa. Siamo qui perché dobbiamo garantire più alloggi accessibili per gli europei. Nel 2023, un cittadino europeo su dieci spendeva il 40% o più del proprio reddito per gli alloggi e i costi collegati ad essi”. Sempre nello stesso anno, “47 milioni di persone nell’Ue non potevano permettersi di mantenere il proprio alloggio, è una cosa inaccettabile”. Sono tante le cifre menzionabili per fotografare l’emergenza, divenuta triste normalità: secondo dati Eurostat, in meno di 10 anni, tra il 2015 e il 2023, i prezzi delle case nell’Ue sono aumentati in media del 48%. L’aumento maggiore si è registrato in Ungheria, dove i prezzi sono aumentati del 173%, e il più basso in Finlandia, con solo il 5%. Le cause? I maggiori costi di costruzione e tassi dei mutui più elevati, affitti sempre più alti, una diminuzione delle costruzioni che ha limitato l’offerta e l’aumento degli acquisti di immobili come investimento per generare reddito aggiuntivo.

Secondo Irene Tinagli (Pd-S&D), presidente della commissione speciale del Parlamento europeo sulla Crisi degli alloggi (Hous), “la crisi degli alloggi che dobbiamo affrontare oggi non è solo una questione di politiche sociali e di giustizia sociale, è anche una sfida fondamentale dal punto di vista economico. I costi elevati degli alloggi limitano la mobilità del lavoro, soprattutto per i giovani lavoratori e per coloro che hanno un basso reddito, e rende difficile per le autorità locali e le aziende attirare e mantenere i lavoratori semplicemente perché in certe città le persone con un salario medio-basso non riescono a permettersi un alloggio neppure in affitto. Questo è un ostacolo enorme alla crescita economica e alla produttività”. Ecco perché, ha aggiunto, “se non agiamo rischiamo di acuire ulteriormente le disuguaglianze economiche, mettendo a repentaglio la coesione stessa della nostra Unione. Tutti meritano di avere un tetto sopra la testa, un luogo da chiamare casa”. Inoltre, “se non si dispone di abitazioni efficienti dal punto di vista energetico, le persone che vi accedono dovranno pagare tre volte le bollette per l’energia. Non vedo quindi alcun conflitto tra costo della casa e sostenibilità. Una casa a prezzi accessibili è anche una casa efficiente dal punto di vista energetico, che non costringe a lavorare e a spendere un mese di stipendio per le bollette. Questo è ciò che stiamo cercando di fare”, ha concluso. Tra task force, nuovi investimenti e commissari ad hoc la questione abitativa balza in primo piano nell’agenda europea. Per affrontarla non ci sono più scuse.

Argomenti

Argomenti

Accedi