CALO DI FIDUCIA IN ITALIA E UE

L’inversione delle imprese di costruzioni, ora più PESSIMISTE

Come certificano i dati diffusi dall’Istat, si deteriora il clima di fiducia delle imprese di costruzione. A febbraio si registra un calo a differenza, invece, delle imprese manifatturiere che si mostrano lievemente più fiduciose. Anche in Europa, l’indicatore Esi sulla fiducia nell’economia dell’eurozona mostra la stessa tendenza con le aziende dell’edilizia più pessimiste mentre quelle manifatturiere si mostrano più positive.

27 Feb 2025 di Maria Cristina Carlini

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Una ventata di pessimismo soffia sulle imprese di costruzione italiane ed europee mentre, a sorpresa, appaiono più fiduciose quelle manifatturiere, nonostante la crisi nera dell’industria che si avvia a toccare nel nostro Paese il traguardo dei due anni e la debolezza del settore in Europa che hanno evidenziato gli ultimi dati. A tracciare un quadro piuttosto inaspettato sono le rilevazioni diffuse ieri dall’Istat sul clima di fiducia di imprese e consumatori del mese di febbraio. I segnali sono contrastanti: se da un lato,  aumenta la fiducia per i consumatori – da 98,2 a 98,8 –  l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese scende da 95,7 a 94,8. Un dato, quello delle imprese, che non è omogeneo: infatti, ed è qui la sorpresa, l’indice di fiducia aumenta lievemente solo nella manifattura, da 86,8 a 87,0, mentre diminuisce negli altri tre comparti indagati: nelle costruzioni l’indice scende da 104,2 a 103,4, nei servizi di mercato cala da 99,0 a 97,5 e nel commercio al dettaglio si riduce da 106,3 a 104,0. Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nel comparto manifatturiero migliorano i giudizi sugli ordinativi, le scorte sono giudicate stabili e le aspettative sulla produzione sono in calo; nelle costruzioni e nei servizi di mercato tutte le componenti registrano una dinamica negativa. Per quanto riguarda il commercio al dettaglio, i giudizi e le attese sulle vendite sono improntati al pessimismo mentre il saldo dei giudizi sulle scorte di magazzino diminuisce. Tra i consumatori, invece, si evidenzia un miglioramento delle opinioni sulla situazione personale, corrente e futura mentre peggiorano le valutazioni sulla situazione economica generale: il clima personale aumenta da 97,1 a 98,3, quello corrente sale da 99,8 a 100,5 e il clima futuro passa da 96,1 a 96,6; invece il clima economico diminuisce da 101,3 a 100,2.

Come si è detto, il calo di fiducia accomuna le imprese di costruzione italiane ed europee. A febbraio, in Europa si rafforza l’indicatore Esi sulla fiducia nell’economia: nell’eurozona ha registrato un aumento di un punto raggiungendo 96,3 punti. Nella Ue a 27 è aumentato di 1,1 punti a 97,1 punti. Il rafforzamento dell’indicatore Esi sulla fiducia nell’economia è determinato da una maggiore fiducia nell’industria e tra i consumatori, moderata da una diminuzione della fiducia nell’edilizia. La fiducia nel commercio al dettaglio è rimasta sostanzialmente invariata e la fiducia nei servizi è rimasta stabile. Il miglioramento del sentiment economico si è riflesso nella maggior parte delle maggiori economie: aumento significativo in Polonia (+3,4) e notevole anche in Francia (+2,3), Germania (+1,2) e Olanda (+0,8). Italia (-0,4) e Spagna (-2) hanno registrato un calo.

Nella Ue la fiducia dell’industria è aumentata per il secondo mese consecutivo a febbraio (+1,4), con tutte e tre le componenti (cioè,  le aspettative di produzione dei manager e le loro valutazioni del livello attuale dei portafogli ordini e delle scorte di prodotti finiti) sono migliorate.  La fiducia nei servizi è rimasta stabile:  le aspettative di domanda in peggioramento da parte dei manager sono state compensate da una valutazione più positiva della domanda passata. La valutazione dei manager della situazione aziendale passata è rimasta sostanzialmente invariata. La fiducia nelle costruzioni è diminuita a febbraio (-1), poiché sia le aspettative occupazionali dei costruttori sia le loro valutazioni del livello dei portafogli ordini si sono deteriorate. La percentuale di responsabili delle costruzioni che indicavano domanda insufficiente (0 punti al 32,5%), vincoli finanziari (-0,3 punti al 7,5%) o carenze di materiali/attrezzature (-0,4 punti al 6,7%) come fattori limitanti per le costruzioni è rimasta stabile o è  diminuita marginalmente tra gennaio e febbraio. Tuttavia, la percentuale di costruttori che indicava carenze di manodopera come fattori limitanti è aumentata (+1 punti al 27,8%).

“Il peggioramento del clima di fiducia delle imprese registrato dall’Istat a febbraio ci preoccupa ma non ci stupisce. Nell’indagine di inizio anno sulle aspettative delle piccole imprese, condotta dalla nostra Area studi e ricerche, era già emersa infatti l’immagine di un 2025 difficile”, afferma la Cna commentando i dati Istat.. “La fiducia è un elemento fondamentale per il sistema Paese – prosegue- senza fiducia le imprese non investono e non assumono, non innescando quindi un ciclo virtuoso, senza fiducia i cittadini non spendono. Sicuramente incide su questo clima la turbolenta situazione geopolitica internazionale ma esistono problemi interni che vanno risolti. Prima di tutto il caro bollette. Ci aspettiamo tanto su questo fronte e ce lo aspettiamo fin dal Consiglio dei ministri fissato per domani (oggi, ndr).  Ma chiediamo anche lo snellimento delle procedure per provvedimenti già varati, che avrebbero potuto ridurre l’impatto della crescita dei costi energetici, come l’autoproduzione da energie rinnovabili, che proprio noi avevamo proposto. Un provvedimento dalle complessità burocratiche tali da costringere le piccole imprese, in pratica, a rinunciare alla importante opportunità”. La Confcommercio sottolinea i “segnali contrastanti, sintomo di una situazione complessa di cui è difficile prevedere gli sviluppi. Non mancano, comunque, marginali spunti positivi, la fiducia delle famiglie migliora per il secondo mese consecutivo, dato che potrebbe preludere ad un atteggiamento meno prudente delle famiglie in materia di consumi, e i minimi segnali di miglioramento della fiducia degli operatori del manifatturiero, che potrebbero indicare l’inizio di una fase meno emergenziale dell’industria, anche se il recupero appare ancora lontano”.

A dicembre, dall’industria sono arrivati altri segnali negativi. Sempre secondo quanto riferito dall’Istat, il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, è diminuito in termini congiunturali del 2,7% in valore e del 2,5% in volume, con dinamiche negative sul mercato interno (-3,0% in valore e -2,7% in volume) e su quello estero (-2,1% in valore e -2,3% in volume). Per il settore dei servizi, si osserva un incremento dello 0,3% in valore e una diminuzione dello 0,1% in volume, con una dinamica positiva nel commercio all’ingrosso (+1,0% in valore e +0,8% in volume) e lievemente negativa negli altri servizi (-0,2% in valore e -0,4% in volume). Gli indici destagionalizzati del fatturato in valore riferiti ai raggruppamenti principali di industrie registrano a dicembre un aumento congiunturale per l’energia (+2,8%), mentre risultano in diminuzione i beni strumentali (-5,3%), i beni intermedi (-3,0%) e i beni di consumo (-1,1%). Nell’ultimo trimestre del 2024, in termini congiunturali, il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, registra un aumento sia in valore (+0,4%) sia in volume (+0,2%). Nello stesso arco temporale il fatturato dei servizi registra una variazione positiva dello 0,8% in valore e dello 0,7% in volume.

Su base tendenziale, a dicembre 2024, il fatturato dell’industria, corretto per gli effetti di calendario, registra una flessione del 7,2% in valore (-7,0% sul mercato interno e -7,5% su quello estero) e del 7,7% in volume (-8,3% sul mercato interno e -6,4% sul mercato estero). I giorni lavorativi di calendario a dicembre 2024 sono stati 20 contro i 18 di dicembre 2023. Gli indici corretti per gli effetti di calendario del fatturato in valore riferiti ai raggruppamenti principali di industrie registrano, su base annua, un marcato calo per i beni strumentali (-9,4%), per i beni intermedi (- 8,9%) e per l’energia (-5,2%) e flessioni più contenute per i beni di consumo (-2,7%). Nei servizi si osservano aumenti tendenziali dell’1,9% in valore e dello 0,1% in volume. Si registrano incrementi nel commercio all’ingrosso (+0,6% in valore e +0,3% in volume); per gli altri servizi cresce il fatturato in valore (+3,3%) mentre è in lieve flessione il volume (-0,2%).

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