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Industria, 45% della domanda di calore SI PUO’ già elettrificare

Oggi, il 68% della domanda di calore di processo in Italia dipende dall’uso di combustibili fossili e nell’Ue questa quota sale al 75%. Il 31% di tale domanda è rappresentato da calore di processo a bassa e media temperatura (fino a 200°C). Secondo il centro di ricerca, nel 2025 l’elettrificazione dei processi al di sotto degli 80°C appare come una soluzione conveniente ma il processo completo potrà avvenire solo disaccoppiando i prezzi elettricità-gas.

05 Mar 2025 di Mauro Giansante (inviato a Rimini)

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Unica via l’elettrificazione, già ora. Per l’industria italiana la strada è inevitabile, secondo un nuovo studio del think tank Ecco Climate presentato ieri alla fiera Key Energy di Rimini sulle rinnovabili. Nel 2025, l’elettrificazione dei processi al di sotto degli 80°C appare come una soluzione conveniente. Il contesto è quello in cui il 68% della domanda di calore di processo in Italia dipende dall’uso di combustibili fossili e nell’Ue questa quota sale al 75%. Il 31% di tale domanda, inoltre, è rappresentato da calore di processo a bassa e media temperatura (fino a 200°C). E ancora, in Europa l’industria produce il 20% delle emissioni e in Italia la percentuale sale al 22%. Entro il 2030, l’obiettivo è ridurre le emissioni dell’Esr del 43,7% e le emissioni dell’Eu Ets del 66% rispetto ai livelli del 2005. Ma, sostiene lo studio di Ecco, il processo di svolta finale potrà avvenire coinvolgendo le temperature oltre gli 80°C solo disaccoppiando i prezzi elettricità-gas. Un tema caldo proprio in queste settimane a Bruxelles.

In termini economici, accelerare l’elettrificazione costerà in sostegno pubblico 2,3 miliardi da qui al 2040. “In particolare – si legge – con una riduzione al 4% del Costo Medio Ponderato del Capitale (Weighted Average Cost of Capital – Wacc), rispetto al 10% considerato nelle simulazioni base, con politiche finanziarie, e l’introduzione di un incentivo in conto capitale del 50% sui costi di investimento delle tecnologie elettriche ad alta efficienza inducono il modello a un’adozione anticipata di cinque anni delle pompe di calore, raggiungendo un tasso di elettrificazione dell’86% entro il 2035, e a risparmi sui costi nel lungo periodo”.

Dal punto di vista normativo, invece, occorrerebbe riformare un quadro attualmente troppo frammentato “che, pur sostenendo l’efficientamento energetico, premia anche l’installazione di tecnologie alimentate a gas, come gli impianti di cogenerazione, aumentando il rischio di lock-in tecnologico”. Una nuova cornice, ma con cosa? Anzitutto, dice lo studio, un obiettivo esplicito di elettrificazione per il calore di processo industriale. Ma non solo: occorre assicurare la diffusione delle energie rinnovabili nel mercato elettrico; consentire ai consumatori di trarre vantaggio dalla produzione di energia da fonti rinnovabili, favorendo il disaccoppiamento dei prezzi dell’elettricità e del gas; rivedere gli squilibri tra le tariffe elettriche e gas a livello nazionale; espandere e modernizzare le reti di trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica; infine agevolare la creazione di mercati guida (lead market) per i prodotti decarbonizzati attraverso una serie di politiche, comprese le agevolazioni fiscali e gli appalti pubblici verdi.

Il tutto, con forza lavoro qualificata e una strategia finanziaria che preveda l’assegnazione di fondi dedicati appunto all’elettrificazione industriale inerenti il Fondo europeo per la competitività. Ma serve anche assegnare con più rigore le spese dagli Ets 1 e 2, occorrono nuove e più chiare condizioni per gli aiuti di Stato, uno sviluppo per le reti dall’Innovation Fund.

 

 

 

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