APPALTI: SE NE PARLERA' AL CONVEGNO ANCE DEL 12
In house dilagante, destino Pizzarotti, settori speciali, concessionari, PPP: torna il nodo concorrenza
Fra attuazione del codice appalti e riforma delle direttive Ue, si apre spazio per tornare a parlare del vulnus della disciplina nazionale: le regole per garantire un mercato competitivo non dominato da procedure senza bando, strapotere delle società pubbliche con l’in house, assenza di paletti per i settori speciali. La partita delle acquisizioni verticali di Fs.

ASSEMBLEA ANNUALE ANCE 2025
La navigazione relativamente tranquilla del codice appalti del 2023, corretto a fine 2024, è messa in discussione oggi da fattori determinanti per il settore delle opere pubbliche ma estranei al codice (la copertura degli extracosti determinati dal caro materiali e vicenda Pizzarortti-Fs), dalla pre-procedura di infrazione europea sul diritto di prelazione nel partenariato pubblico-privato, dalla riforma delle direttive europee che ridiscuterà equilibri consolidati della disciplina. L’unica questione pesante interna al codice che crea tensione è quella della revisione prezzi: per i lavori non è ancora decollata, in attesa che si completi la definizione dei nuovi indici Istat; per i servizi la formulazione attuale viene considerata del tutto insufficiente dai settori interessati che chiedono l’obbligatorietà della cosiddetta revisione prezzi ordinaria per i contratti di durata.
Di tutto questo si parlerà nel convegno annuale dedicato dall’Ance alle opere pubbliche mercoledì 12 novembre. Il clima è meno teso delle due precedenti edizioni, quando doveva ancora assestarsi il nuovo codice e non era molto condivisa nei settori interessati la posizione attendista e “contraria alla schizofrenia legislativa” del ministro Salvini, poi rivelatasi non solo vincente ma anche corretta e alla lunga condivisa, in virtù però del fatto che il correttivo del dicembre 2024, finalmente arrivato, ha sistemato un paio di grosse magagne, come la revisione prezzi per i lavori e l’equo compenso.
Se il clima è meno drammatizzato che in passato, questo non vuol dire che mancheranno argomenti da dibattere perché la situazione in superficie è più stabile, ma nel profondo resta il grande tema che il codice ha ignorato ripetutamente, il tema della concorrenza o, se vogliamo, di regole chiare e univoche per definire un mercato concorrenziale e trasparente per tutti. Al ministro Salvini il tema piace poco, convinto come è che impatti poco o niente sugli assetti effettivi di un mercato frammentato. Il dilagare delle procedure negoziate senza bando, spinte proprio dalle norme del codice, la sempre maggiore autonomia data ai settori speciali (ma qui è la disicplina europea che la consente), l’attenzione riservata a certe posizioni di concessionari in scadenza che puntano a prorogare le concessioni (dai balneari all’idroelettrico), la vicenda della gara dell’Autobrennero che ha riattivato tutti i riflettori europei, la stessa vicenda del Ponte sullo Stretto duramente contestata dall’Anac con argomenti concorrenziali sono tutti tasselli di una posizione che conferma la scarsa sensibilità di Salvini ai temi concorrenziali.
L’Europa, però, può essere un fattore scatenante. La pre-procedura di infrazione avviata dalla commissione Ue l’8 ottobre scorso e la imminente decisione della Corte di giustizia europea sull’ordinanza di remisione del Consiglio di Stato del novembre 2024 porteranno, con tutta probabilità, alla cancellazione o a un forte ridimensionamento del diritto di prelazione nel partenariato pubblico-privato. I temi concorrenziali torneranno così al centro del confronto Roma-Bruxelles e più in generale del dibattito europeo: la Fiec, la federazione europea dei costruttori, li ha già portati sul tavolo delle nuove direttive europee.
A creare tensione e dibattito c’è poi la posizione dell’amministratore delegato di Fs, Stefano Antonio Donnarumma, che in più interviste ha confermato e motivato la volontà strategica del gruppo Fs di acquisire operatori nei settori verticali (confermando l’interesse per il ramo ferroviario di Pizzarotti per cui è stata presentata anche una manifestazione di interesse). Un’evoluzione che interesserà le norme sulla concorrenza e quelle sugli aiuti di Stato, ma che soprattutto consoliderebbe la tendenza affermatasi da alcuni anni al dilagare dell’in house nei settori pubblici. Una tendenza che può risultare devastante sull’indotto ferroviario ma che, ancora una volta, non sembra preoccupare né il settore pubblico né il governo, mai intervenuto su un tema tanto rilevante per gli assetti di mercato in molti settori economici.