LA CONFERENZA STAMPA AL SENATO
Impianti sportivi, Abodi: coinvolgere i territori per uscire dalla sindrome NIMBY, Olimpico in due-tre anni comunità energetica. La proposta di legge di Forza Italia


IN SINTESI
La politica e il governo provano a passare dalle parole ai fatti su uno dei dossier infrastrutturali più critici in Italia, quello degli impianti sportivi. In occasione di una conferenza stampa organizzata in Senato, Forza Italia ha annunciato la presentazione di una proposta di legge sull’ammodernamento degli stadi e il ministro Abodi ha fatto il punto sul lavoro del suo dicastero tra le aggiudicazioni delle città che ospiteranno le partite di Euro2032 e più in generale il percorso di riqualificazione del patrimonio esistente nel nostro Paese.
La proposta di legge di Forza Italia
Nelle linee guida menzionate alla stampa, anticipatrici del progetto di legge di Forza Italia, si legge che “è fondamentale rivisitare il concetto di stadio come luogo di incontro in grado di soddisfare una molteplicità di utenze”; “è essenziale che lo stadio diventi di proprietà dei club o che venga concesso a condizioni diverse da quelle generalmente in uso; “al fine di ottimizzare il modello economico di reddività, è indispensabile l’integrazione con aree di pertinenza da destinare a strutture commerciali ricettive, direzionali e di servizio pubblico”. Secondo il piano discusso da Occhiuto, poi, “è urgente proporre alle comunità scientifiche e professionali il Masterplan integrato per un piano più ampio che includa trasporti pubblici, infrastrutture viarie, connessioni verdi col resto della città”. Insomma, rigenerare le città italiane può e deve passare anche dalla riqualificazione o costruzione degli stadi sportivi, ripensandoli in uno spazio integrato.
Nella proposta di Fi si legge, poi, che dovranno essere ridotti i tempi autorizzativi per costruire e ristrutturare gli stadi. Come? Con un tetto a 60 giorni per la conferenza dei servizi in caso di ritardi; con procedura straordinaria e un commissario ad hoc che concluda l’iter in 15 giorni; con il silenzio-assenso che valga in caso di mancate autorizzazioni, salvo pareri vincolanti; con lo strumento del partenariato pubblico-privato, con concessioni fino a 90 anni (per gli stadi e le strutture intorno) per favorire investimenti privati. Infine, dovrà valere la qualità degli impianti: nella proposta forzista rientra a tal proposito l’obbligo di concorsi internazionali di architettura.
Quanto alle risorse, Forza Italia punta a un credito d’imposta al 30% per investimenti privati che sale al 40% per progetti Leed o Breeam. Si prevede poi un Fondo nazionale per la rigenerazione urbana e altre agevolazioni fiscali con riduzioni fino al 70% per immobili adiacenti agli stadi, destinati ad attività commerciali o culturali (sempre nell’idea che lo stadio debba vivere sette giorni su sette). Infine, un catalogo nazionale degli stadi tenuto da Sport e Salute per monitorare gli impianti in base alla multifunzionalità, alla destinazione del 20% di superficie per altri usi non sportivi. Il paradigma, secondo Forza Italia, si riassume nel termine rinascenza: rinascita, rinnovamento, vitalità e splendore.
Lo stato dell’arte degli impianti sportivi
Quello della vetustà delle strutture è proprio il punto di partenza della proposta di legge di Forza Italia, raccontata dal Senatore Mario Occhiuto. “In Italia si contano 129 stadi con omologazione da 5.500 spettatori. Ma circa il 60% è antecedente agli anni Sessanta”, ha detto lo stesso Occhiuto. Nel dettaglio, il 33% risale agli anni 1920-1937; il 27% al periodo 1950-1970; il 33% all’epoca 1972-1990. Solo il 7% è stato realizzato dal 1990 ad oggi. “Ciò che fa sbilanciare i costi di gestione è l’uso breve durante l’anno degli stadi”, ha aggiunto Occhiuto, riferendosi a un uso attuale pari a 80 giorni/anno. Molto meno di quanto avviene a livello europeo dove gli stadi sono di proprietà.
Come avevamo raccontato su questo giornale qualche mese fa, secondo il Report Calcio della Figc l’età media degli impianti ammonta a 66 anni mentre solo nel 17% degli stadi di Serie A vengono utilizzate strutture che sfruttano fonti rinnovabili di energia. Ancora: appena il 10% degli stadi del calcio professionistico italiano non risulta di proprietà pubblica. L’Italia con appena cinque nuovi impianti incide per meno dell’1% degli investimenti in nuovi stadi nel calcio europeo operati nel periodo 2007-2023 (213 nuovi stadi inaugurati e € 22,8 miliardi investiti). Secondo Openeconomics, poi, i 18 progetti attualmente in fase di pianificazione o di effettiva realizzazione di nuovi impianti calcistici prevedono un investimento di oltre 3 miliardi di euro, che produrrebbe un ulteriore impatto sul Pil italiano di 5,6 miliardi, 2,5 miliardi di entrate fiscali aggiuntive e circa 14.000 nuovi posti di lavoro.
Gli esempi da seguire
I modelli citati da Occhiuto in conferenza sono gli stadi inglesi. Da Wembley al nuovo stadio del Tottenham fino all’Emirates dell’Arsenal. Ma non solo, la Cruijff Arena di Amsterdam, il Santiago Bernabeu di Madrid, casa del Real, o lo Stade de France di Parigi. Quanto all’Italia, ci sono gli stadi di Torino, della Juventus, il Gewiss Stadium di Bergamo (Atalanta) e il Blue Energy Stadium di Udine, ex Friuli. “I vincoli urbanistici impediscono l’impiego a tempo pieno degli impianti e le società riscontrano difficoltà di intervento nel fornire garanzie per l’ottenimento di finanziamenti agevolati da parte del Credito Sportivo. Lo stadio non è considerato un bene commerciabile a causa dell’univocità del rapporto di concessione”, ha aggiunto il Senatore rifacendosi all’analisi condotta dal suo gruppo politico.
Secondo l’architetto Giovanni Polazzi (Archea), i tre esempi migliori con il discorso di rigenerazione urbana dagli impianti sportivi sono lo stadio di Udine, quello di Tirana e il nuovo centro sportivo della Fiorentina a Bagno a Ripoli (Viola Park).
Il punto del ministro Abodi
Secondo il ministro Andrea Abodi, titolare del dicastero sportivo, con stadi di proprietà e moderni è certificato che si arrivi a raddoppiare i ricavi. Il gruppo di lavoro avviato con il Ministero dell’Economia (al quale partecipano Federcalcio, Cdp, Sace, Credito Sportivo) dovrà comporre un portafoglio fatto non di risorse a fondo perduto “perché non ce ne sono” ma puntare su fondo immobiliare, fondo equity, sulla struttura delle garanzie e la delocalizzazione delle compensazioni industriali e commerciali. “Dovremo rigenerare gli stadi esistenti più che costruirne di nuovi e soprattutto garantirne l’accessibilità in ogni settore degli impianti”. E poi, ha rimarcato il ministro, “dobbiamo dialogare con le comunità locali, i territori, per far comprendere la dimensione umana e sociale degli stadi per uscire dalla logica dei no”. La sindrome Nimby (Not in my back yard) che vale in tanti settori ma in generale per le nuove infrastrutture. “Rispetto alla media degli ultimi anni – ha detto Abodi – il surplus sportivo è triplicato dai 50 ai 154 milioni di quest’anno, oltre il minimo garantito dei 400 milioni. La catena del valore si è rafforzata, determinando il 68% in più per la finanza pubblica e il 32% per il sistema sportivo”.
Sul tavolo, anzitutto, c’è il tema di Euro2032, i campionati europei che l’Italia ospiterà insieme alla Turchia. Allianz Stadium (Juventus), Olimpico (Roma) e San Siro (Milano) sono quelli già sicuri, ha ribadito Abodi. “Adesso abbiamo già incontrato le amministrazioni e i club di Bologna, Firenze, Parma, Cagliari ed Empoli. Stiamo parlando con Milano, Roma, Genova, Verona, Bari, Palermo e Napoli”. La lista finale (di 5 o 6 stadi totali) dovrà essere consegnata alla Uefa entro ottobre 2026. Lavori in corso, dunque. “Un investimento sullo stadio non si limita solo allo stadio”, ha chiarito Abodi. Perché attiva una catena di effetti sulla comunità.
Tra gli altri annunci finali, Abodi ha parlato della riconversione dello Stadio Olimpico “che in due-tre anni avrà una nuova copertura, con una nuova visibilità su Monte Mario, rinnovandosi a livello paesaggistico rispetto a quanto avvenuto nel 1990. E l’Olimpico diventerà una comunità energetica in grado di alimentare tutto il Foro Italico”. Insieme, verrà realizzato anche il tetto allo Stadio Centrale del tennis.