DA DOMANI RIUNIONI NELLA MAGGIORANZA PER DECIDERE CHE FARE

Il salva-Milano s’era suicidato già con l’interpretazione autentica. Il centrodestra al bivio: affossarlo o cambiarlo? Restano urgenti regole chiare

L’interpretazione retroattiva su vecchie norme sarebbe valsa in tutta Italia con esiti diversi, avrebbe impedito di separare nettamente le norme ambigue del passato dalle riforme necessarie per dare certezze al futuro, avrebbe rischiato una forzatura istituzionale: la Consulta ha messo paletti robusti su questo genere di leggi e non è chiaro cosa avrebbe pensato il Quirinale di una norma che sarebbe intervenuta pesantemente sulle inchieste dei giudici. Il destino della proposta di legge all’esame del Senato sembra segnato, ma la maggioranza di governo ha convocato una riunione martedì per decidere. Tajani spinge per andare avanti, ma Forza Italia è disponibile a modificare il testo. Salvini dice di “aspettare le soluzioni di Sala” ma difende chi ha comprato una casa che forse non avrà mai. La strada della regolarizzazione (anche senza sanatoria) è sempre più impervia e passa comunque per una nuova formulazione del testo. Posizione congiunta di Ingegneri, Architetti e Geometri al Mit: subito il testo unico delle costruzioni, separare le norme sulla ristrutturazione edilizia da quelle della rigenerazione urbana.

10 Mar 2025 di Giorgio Santilli

Condividi:

Martedì prossimo la maggioranza di centtrodestra dovrebbe decidere ufficialmente al Senato quale posizione adottare sul salva-Milano. Da mercoledì si sarebbe dovuto cominciare a esaminare e votare gli emendamenti, ma l’iter a questo punto dipenderà da quanto emergerà nella maggioranza. Le strade sono tre, in ordine di probabilità: abbandonare la proposta di legge, modificarla sostanzialmente, mandarla avanti come è.

Dopo che il Pd con Elly Schlein e il comune di Milano con il sindaco Sala si sono sfilati, togliendo ufficialmente l’appoggio alla proposta di legge dopo un travaglio durato tre mesi, pochissimi nel centrodestra ritengono che la proposta di legge possa effettivamente andare avanti com’è e anzi la gran parte sono convinti che la legge sia definitivamente morta. Le dichiarazioni dei leader non aiutano,a prima vista, a capire la situazione reale. Il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, è stato il più esplicito. “Noi siamo favorevoli al salva-Milano – ha detto giovedì scorso – indipendentemente dalle posizioni giudiziarie, anche perché noi siamo sempre garantisti, a differenza di altri. E noi lo siamo anche quando si tratta di amministrazioni di sinistra”. Ma anche Tajani sa che per mandare avanti il salva-Milano bisogna cambiarlo radicalmente e infatti sottolinea ora che “non speculiamo sulle vicende giudiziarie, se ci sono persone che hanno sbagliato, è giusto che paghino”.

Più tattico Matteo Salvini. “Un giorno il Pd dice di sì, un giorno il Pd dice di no. Quindi – dice il leader della Lega – io sono a disposizione anche domani mattina per andare avanti in base a quello che il sindaco di Milano mi suggerisce di fare. Se il sindaco dice ‘fermiamo la legge’, io non vado avanti con una legge contro la città che dovrebbe essere aiutata da questa legge”. Colpisce, però, che Salvini citi le “centinaia di famiglie che hanno il mutuo su una casa che non sanno se è casa loro perché in Comune qualcuno ha sbagliato”. Anche qui il risultato è lo stesso: cambiamo musica.

In pubblico il gioco del cerino va avanti da mesi, anche se nel centrodestra c’è pure la voglia di mostrare che una legge non è che si fermi perché ci sono le inchieste giudiziarie.

La legge così come è non andrà comunque avanti. “Dopo l’altolà di Sala, è impossibile andare avanti con una norma che serviva solo a Milano. E in verità era già molto difficile andare avanti prima, con quel testo, dopo l’ultima tornata di audizioni che ha sollevato tanti dubbi sull’interpretazione autentica”, dice un parlamentare fra i più impegnati nel lavoro sul testo al Senato. La tornata di audizioni cui fa riferimento è quella del 4-5 febbraio che ha spazzato via, di fatto, l’ipotesi dell’interpretazione autentica, spostando anche una gran parte della maggioranza su una posizione più moderata.

Le audizioni al Senato, così è cambiata l’aria

Due, in particolare, sono state le audizioni che hanno spostato gli orientamenti alla commissione Ambiente del Senato e hanno suonato il de profundis dell’interpretazione autentica, proposta a novembre 2024 alla commissione Ambiente della Camera dall’allora relatore, Tommaso Foti. La prima è quella del professore di diritto amministrativo dell’Università cattolica di Milano, Aldo Travi. Qui si può leggere l’articolo di Diario DIAC del 6 febbraio su quell’audizione “Sul salva-Milano pesano i limiti alla ristrutturazione e la retroattività”.

In particolare, fra le molte cose significative dette da Travi, si può richiamare soprattutto il passaggio dulla posizione severa espressa dalla Corte costituzionale sulle leggi di interpretazione autentica. “La Corte costituzionale – aveva detto Travi – ha precisato con cura i limiti da rispettare”. In particolare la Consulta “ha affermato che ogni intervento legislativo che operi in via retroattiva, soprattutto a distanza di tempo, è assoggettato a un sindacato rigoroso e a questi fini ha dato rilievo a una serie di fattori”, fra i quali l’incidenza su giudizi in corso, il tempo trascorso dall’entrata in vigore della normativa assoggettata a interpretazione autentica, la sussistenza di effettivi contrasti giurisprudenziali che la nuova legge avrebbe inteso superare. “Se non sono rispettati questi requisiti – continua Travi – la nuova legge è illegittima e i suoi effetti non possono operare per il passato”.

Il ragionamento di Travi se ne portava dietro altri, più politici, che erano nell’aria da tempo: che penserà il Quirinale di una legge che è destinata a impattare pesantemente sulle inchieste in corso della Procura di Milano? Non c’è stato di tempo di arrivare a quel passaggio istituzionale, la legge si fermerà prima.

La seconda audizione significativa dell’aria che stava rapidamente cambiando è quella degli Ordini delle professioni tecniche, in particolare del Consigli nazionali degli Ingegneri e degli Architetti, autori di una drastica inversione di marcia sull’intepretazione del salva-Milano (lasciando per altro isolati gli Ordini milanesi). Anche qui Diario DIAC aveva puntualmente registrato l’importanza di queste audizioni nell’articolo del 5 febbraio intitolato “Rallenta il salva-Milano, CRESCONO le obiezioni all’interpretazione autentica. Ma Ance e immobiliaristi: urgente” che si può leggere cliccando qui. Cosa avevano detto i professionisti? Prendiamo le parole chiarissime della delegazione del Consiglio nazionale degli architetti. “Il disegno di legge – ha detto il Cnappc – presenta aspetti di criticità. Occorre evitare soluzioni contraddittorie giustificate dalla situazione di emergenza venutasi a creare a seguito dell’operato di alcuni Comuni che hanno equiparato interventi di riqualificazione urbana a interventi riconducibili alla ristrutturazione edilizia. Quanto avvenuto non può essere superato con l’interpretazione autentica di norme che hanno più di cinquanta anni, cambiandone il contenuto e commettendo un grave errore sul piano della certezza del diritto. Lo strumento dell’interpretazione autentica – continuano gli architetti – è inadeguato e non è praticabile la scelta di superare l’impasse ampliando il campo operativo della ristrutturazione edilizia a livello nazionale e negando alla rigenerazione urbana il compito di offrire prospettive per città più sostenibili ed eque”. Serve un quadro nazionale – è la conclusione – “che dia certezza agli ambiti locali con soluzioni in tempi brevi attraverso una specifica norma urgente transitoria che affronti puntualmente la fattispecie”.

Chissà che oggi questa posizione non torni utile per ripartire.

Le fragilità dell’interpretazione autentica

Gli sviluppi delle inchieste milanesi hanno mostrato, d’altra parte, le fragilità accumulate dal provvedimento da mesi. Principalmente per due fattori.

Il primo fattore è tutto politico, vale a dire l’insofferenza crescente nel Pd sulla necessità di andare avanti con la legge, come già dicevano chiaramente le numerosissime assenze in Aula al momento del voto della Camera. Parlamentari di primissimo piano nella materia urbanistica, come Roberto Morassut, avevano preferito uscire dall’Aula al momento del voto. Le parole di Elly Schlein della settimana scorsa chiudono quindi definitvamente un tormento che era dentro il cuore del partito da tempo: fra le preoccupazioni diffuse fra parlamentari e amministratori locali del Pd c’era soprattutto quella che la norma aiutasse solo Milano ma danneggiasse tutte le altre amministrazioni che avevano scelto di differenziare le semplificazioni normative e procedurali di questi anni sulla ristrutturazione edilizia “leggera” (senza aumento delle volumetrie) da quelle, interpretate radicalmente a Milano, sulla ristrutturazione pesante (demolizione e ricostruzione con aumento delle volumetrie). Alla fine ha prevalso nel Pd l’esigenza di una norma più equilibrata nella composizione dei diversi interessi locali nel quadro nazionale.

L’altro aspetto critico del disegno di legge al Senato riguarda invece proprio il merito delle norme e nasce dalla scelta della commissione Ambiente della Camera, su proposta del relatore di allora, Tommaso Foti, di approvare una norma di interpretazione autentica, quindi con valore retroattivo. Ben presto la norma si è rivelata molto fragile perché destinata a produrre un braccio di ferro con i giudici (detto molto semplicisticamente l’interpretazione autentica postula in questo caso che l’interpretazione data dai giudici alla norma sia sbagliata) e perché ha imboccato la strada giuridicamente più impervia per portare a termine una regolarizzazione.

Se si vuole uscire da una zona ritenuta “grigia”, per quanto creata dall’affastellamento di norme contraddittorie e confuse, come successo con il testo unico dell’edilizia, la strada più lineare è individuare per il futuro una strada diversa da quella seguita in passato. Dare il segno chiaro che anche le inchieste, i conflitti e le diverse interpretazioni di questi mesi non siano passati invano ma abbiano prodotto una riforma chiara e trasparente capace di risolvere quelle criticità. Per il passato si possono creare le condizioni per regolarizzare comportamenti e atti nati da interpretazioni forzate solo abbandonando l’idea che tutto sia stato sempre fatto al meglio. Se, viceversa, si è convinti che l’area grigia non esista e tutto sia avvenuto regolarmente e alla luce del sole, l’unica strada da percorrere non è quella legislativa, ma quella dello svolgimento dei processi.

L’interpretazione autentica impedisce, per definizione, di adottare soluzioni distinte per il passato e per il futuro. Anzi, modella soluzioni pensate per risolvere i problemi del passato anche sul presente e sul futuro. Inoltre, come è stato detto, non è un “salva-Milano”, ma un “salva-Italia”, anche nel senso che quella interpretazione si applicherebbe univocamente e rigidamente a ogni comune d’Italia, paradossalmente anche a quelli che hanno dato un’interpretazione più conforme a quella dei giudici milanesi (magari incassando oneri di urbanizzazione più alti che oggi verrebbero a cadere).

Di queste criticità è definitivamente prigioniero oggi il salva-Milano. Le riunioni di maggioranza diranno se la legge sia destinata a finire su un binario morto oppure se si possa ancora tentare di cambiare profondamente, rinunciando all’interpretazione autentica e cercando soluzioni, condivise con il Pd, che separino più nettamente le regolarizzazioni del passato rispetto alle norme vigenti in futuro. Senza dimenticare, a questo proposito, che comunque sono urgenti norme chiare che diano la possibilità agli operatori pubblici e privati di agire nella certezza.

Le proposte di Ingegneri, Architetti, Geometri al MIT

Intanto, è arrivata la proposta congiunta dei Consigli azionali di Ingegneri, Architetti e Geometri alla consultazione avviata dal ministro Salvini per acquisire contributi concreti per il riordino e la semplificazione della disciplina in materia di edilizia e costruzioni. Oltre alla rinnovata richiesta di un urgente codice delle costruzioni e alle proposte specifiche di revisione delle attuali norme edilizie (su cui Diario DIAC tornerà nei prossimi giorni quando sarà reso noto il documento di sintesi), i tre Consigli nazionali sono tornati anche sul tema del confine fra le norme sulla ristrutturazione edilizia e quelle sulla rigenerazione urbana che era stata la spinta ad assumere una posizione critica sul salva-Milano.

La posizione congiunta conferma la preoccupazione che interpretazioni forzate della ristrutturazione edilizia possano danneggiare anche i tentativi di definire un quadro chiaro e innovativo per la rigenerazione urbana. “In tema di rigenerazione urbana – spiegano i tre Ordini – la normativa deve prevedere una netta distinzione tra la disciplina della ristrutturazione edilizia e quella ben più complessa della rigenerazione urbana, il cui ambito, dovrebbe riguardare prioritariamente programmi di recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare a scala urbana e non  edilizia, al fine di incidere sui palesi squilibri tra aree centrali e periferiche. L’auspicio è che venga al più presto definita una nuova normativa che operi per la ricomposizione dei diversi contesti urbani in una visione policentrica di prossimità”.

Argomenti

Argomenti

Accedi