Rigenerazione e diritto allo studio

@Fischer
Napoli accoglie uno studentato privato di alto profilo. Il 22 settembre 2025 è stata inaugurata la nuova student house di Campus X, con spazi dedicati a servizi e attività per gli studenti, sorta al posto dell’ex sede INPS di via Ferraris 4. Il progetto, realizzato da Investire Sgr, società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Finnat, tramite il fondo iGeneration, punta ad ampliare l’offerta di alloggi per universitari e a valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico, restituendo nuova vita a un edificio strategico nel cuore della città.
La moderna residenza universitaria fa parte del programma nazionale di co-investimento da 300 milioni, siglato tra il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) e CDP Real Asset Sgr. Il complesso si presenta come un vero e proprio resort urbano con oltre 353 camere e più di 485 posti letto, reso possibile grazie a un investimento di circa 40 milioni di euro. Al suo interno sono disponibili spazi comuni e aree di coworking, pensati per favorire la nascita di community e l’interazione tra gli studenti, che alloggeranno a ridosso della ferrovia e della fermata Garibaldi della Linea 1 della metropolitana.
Tuttavia, nonostante l’apprezzamento per questa ambiziosa iniziativa, tra le diverse realtà studentesche permane uno scetticismo legato a vari aspetti che riguardano questo progetto di rigenerazione urbana. Uno dei primi ad esprimere perplessità a riguardo è Matteo Grilli, rappresentante della Confederazione degli Studenti di Napoli all’interno del CdA Adisurc, che ha dichiarato: “Apprezzo la riqualificazione di spazi in disuso, come quella dell’ex sede INPS di via Ferraris, ora studentato. Il progetto porta vitalità al quartiere e contribuisce alla rigenerazione urbana, ma il costo delle stanze proposte supera sia le tariffe ADISURC sia gli affitti privati in zona universitaria. Rischiamo di avere studentati di alta qualità, ma accessibili a pochi. Gli alloggi universitari devono essere una vera risposta alle esigenze degli studenti, con prezzi sostenibili e convenzioni che garantiscano diritto allo studio a tutti. Solo così questi investimenti avranno un reale impatto sociale e faranno crescere la comunità e gli atenei di Napoli”.
Il costo elevato delle stanze costituisce la principale fonte di preoccupazione poiché, intrecciandosi con la fragilità economica degli studenti, rende l’accesso agli alloggi universitari diventa sempre più difficile e selettivo. Una situazione ulteriormente aggravata dalla natura precaria del lavoro studentesco, frequentemente svolto in nero o in forme di impiego sommerso, caratterizzate da retribuzioni irregolari e inadeguate, che impediscono agli studenti di sostenere i costi abitativi nelle aree centrali e ne accrescono la vulnerabilità economica quotidiana.
Secondo la consigliera degli studenti della Federico II di Link Napoli, Maria Teresa Trinchese: “Il primo fattore che emerge da questo progetto di rigenerazione, è che il principale investitore in questo fondo è il settore privato: anche se il progetto si presenta come “sociale”, il ritorno economico per gli investitori è centrale. Questo significa che i posti letto non saranno necessariamente accessibili economicamente alla fascia più fragile della popolazione studentesca. Un altro fattore riguarda le tariffe calmierate, un concetto ancora troppo relativo e una soluzione che oggi risulta non adeguata rispetto alle necessità economiche delle studentesse e degli studenti, rischiando di creare studentati inaccessibili e classisti”.
Come spiegato da Trinchese, l’elevato costo delle stanze contribuisce ad alimentare i processi di gentrificazione in corso, che stanno costringendo già molti studenti a cercare soluzioni abitative in quartieri lontani dalle zone universitarie o addirittura nelle periferie. In questi contesti, sebbene i prezzi possano risultare più contenuti, le condizioni di vita sono spesso meno favorevoli e i collegamenti con le sedi universitarie più complicati, aumentando il disagio quotidiano. Tale situazione genera un crescente disagio quotidiano e limita fortemente l’autonomia degli studenti, i quali si vedono costretti a compiere scelte dettate quasi esclusivamente da motivazioni economiche, a discapito della qualità della vita e del pieno esercizio del diritto allo studio.
A confermarlo è Paolo Barbera, senatore accademico della Federico II appartenente all’Unione degli Universitari, che ha affermato: “Il boom turistico sta incidendo profondamente sull’aumento degli affitti per studenti e studentesse in tutta Napoli. C’è una grande concentrazione della richiesta nella zona del centro, ormai incapace di soddisfare la domanda sempre più alta. La situazione, però, non è migliore anche nelle zone meno centrali della città. La gentrificazione progredisce continuamente, espellendo sempre più napoletani e napoletane dal proprio quartiere. A proposito delle difficoltà prettamente universitarie, oltre ai numerosi affitti a nero e all’assenza di alloggi studenteschi, emergono nuove problematiche. In casi come quello del ‘semestre filtro’ di medicina, la precarietà nello studio si intreccia con quella abitativa. Di fronte all’incertezza di poter proseguire il proprio percorso, studenti e studentesse si vedono di fatto costretti ad accettare affitti di breve durata, spesso per soli pochi mesi. Si tratta di un vero e proprio business, come avviene ad esempio nella zona del Policlinico, dove alcuni proprietari affittano le proprie case a studenti e studentesse in nero e senza garanzie, approfittando della loro posizione di vulnerabilità”.
Per i rappresentati degli studenti, dunque, il nodo centrale rimane l’equilibrio tra riqualificazione urbana e reale accessibilità alle strutture abitative per la comunità studentesca. Una sfida a cui si sarebbe potuto rispondere, almeno in parte, destinando il 30% degli spazi abitativi della student house all’ente per il diritto allo studio, ipotesi discussa ma che alla fine non si è concretizzata.