OSSERVATORIO RUP 2025 DI IFEL AL CONVEGNO SNA/MIT
Il 42% dei Rup ha più di 55 anni. Incubo BIM: solo l’8% ha una struttura adeguata. La carica dei 60mila formati dalla SNA
Le principali criticità segnalate dai 6.386 Responsabili unici del progetto intervistati da Ifel sono gli eccessivi adempimenti burocratici preliminari alla programmazione e la complessità degli iter autorizzativi, l’interoperabilità delle banche dati, la Gestione informativa digitale, la revisione prezzi e ancora l’elevato grado di responsabilità personale. Fra le criticità superate il Fascicolo virtuale dell’operatore economico e l’utilizzo delle PAD. Valentina Lostorto ha analizzato le 58.389 “teste uniche” formate in tre anni dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione (7.380 di livello specialistico). Consuelo del Balzo (Anac): sono 1.700 le stazioni appaltanti già qualificate per la seconda fase. Pietro Baratono (Mit): la sfida della Gestione informativa digitale è l’industrializzazione del settore delle costruzioni.

Pietro Baratono
Ifel ha presentato ieri l’Osservatorio Rup 2025, indagine svolta presso 6.386 Responsabili unici del progetto, giunta quest’anno alla terza edizione. L’indagine – presentata al convegno organizzato dalla SNA con il MIT “Il futuro dei contratti pubblici: tra governance multilivello e innovazione” – ha confermato che in questo momento l’incubo principale dei Rup è il BIM: solo l’8% di quelli che hanno risposto pensano di avere una struttura adeguata alla Gestione informativa digitale, mentre il 39% pensa sia inadeguata per mancanza di risorse tecnologiche necessarie e il 33% inadeguata per la mancanza di figure professionali adeguate. Il 42% non sa o non risponde, confermando l’insidiosa nebulosità del tema per tante stazioni appaltanti.
La composizione del campione intervistato dà uno spaccato interessante del mondo dei Rup: l’età media è di 52 anni con il 42% di età superiore a 55 anni e solo il 35% di età inferiore ai 50 anni (solo il 10% sotto i 40 anni). Dal punto di vista delle competenze professionali, la maggioranza, vicina alla metà, è di formazione tecnico-ingegneristica, ma la quota supera l’80% se parliamo di appalti di soli lavori.
La parte più interessante della ricerca è, come sempre, quella relativa alle criticità e alle questioni aperte. Queste criticità sono state suddivise per le diverse fasi. Nella programmazione le difficoltà principali sono a tutte a monte, in particolare eccessivi adempimenti burocratici preliminari e complessità degli iter autorizzativi ambientali, storico-paesaggistici, tecnici. Nella progettazione prevale la difficoltà ad operare con la Gestione informativa digitale delle costruzioni (BIM). Nell’affidamento pure incombe il mondo digitale ma in questo caso viene denunciata la carenza di interoperabilità fra le piattaforme, soprattutto se se ne usano diverse per la stessa gara oppure per le fasi dell’affidamento e poi dell’esecuzione. Altro incubo emergente del Rup è la revisione prezzi che vince incotrastata la partita delle criticità della fase di esecuzione contrattuale. Infine trasversale a tutte le fasi si ripresenta invece un problema storico, l’elevato grado di responsabilità personale che il Rup sente sulle sue spalle (evidentemente senza le coperture sufficienti).
C’è anche un capitolo dedicato alle criticità rilevate negli anni passati che oera sembrano superate. In questo caso le inidicazioni sono precise: il Fascicolo virtuale dell’operatore economico e l’utilizzo delle piattaforme certificate per la digitalizzazione della fase di esecuzione.
In un dibattito centrato su due aspetti – la formazione e la digitalizzazione – decisivi per non arretrare dopo gli avanzamenti indotti dalla stagione del Pnrr, altri due numeri si sono imposti all’attenzione oltre alla ricerca dell’Ifel. Il primo lo ha dato Valentina Lostorto, coordinatrice del Dipartimento Regole e funzionamento delle pubbliche amministrazioni della Scuola Nazionale dell’Amministrazione: dal 2023 a oggi sono state 58.389 le “teste uniche” che hanno partecipato ai corsi della Sna in materia di appalti, 7.380 hanno partecipato a corsi di livello specialistico.
L’altro umero nuovo lo ha dato la consigliera ANAC, Consuelo del Balzo, che, parlando dell’intensa stagione della qualificazione delle stazioni appaltanti, con la chiusura della prima fase biennale e l’avvio della qualificazione per l’esecuzione, ha rivelato che sono già 1.700 le stazioni appaltanti qualificate per la seconda fase.

Grande spazio agli avanzamenti dell’Hub Contratti pubblici (gestito dal MIT) a supporto di Rup e stazioni appaltanti, con l’uso dell’Intelligenza artificale che Diario DIAC ha raccontato ieri nell’articolo che si può leggere qui. Vale però certamente richiamare l’intervento di Pietro Baratono, coordinatore scientifico della commissione del MIT per il monitoraggio del Bim e precursore in Italia dell’impiego del Bim nella pubblica amministrazione (2017), che ha invitato a guardare avanti e ha ricordato che la sfida della Gestione informativa digitale è l’industrializzazione del settore delle costruzioni.