IL RAPPORTO
Iea: BOOM di elettricità dei data center ma con l’Ia emissioni giù
Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia: “La domanda globale di elettricità dei data center è destinata a più che raddoppiare nei prossimi cinque anni, consumando entro il 2030 la stessa quantità di elettricità consumata oggi dall’intero Giappone. Ma i paesi che vogliono trarre vantaggio dal potenziale dell’intelligenza artificiale devono accelerare rapidamente i nuovi investimenti nella produzione di energia elettrica e nelle reti, migliorare l’efficienza e la flessibilità degli stessi data center e rafforzare il dialogo tra i decisori politici, il settore tecnologico e l’industria energetica”.

La mappa mondiale dei cluster di data center
IN SINTESI
Quella in corso è “una delle rivoluzioni tecnologiche più importanti del nostro tempo”. Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia, non ha paura di usare termini troppo enfatici per parlare delle nuove frontiere digitali già in corso e che saranno via via sempre più impattanti nel prossimo futuro. Nel nuovo rapporto pubblicato ieri sul rapporto tra energia e intelligenza artificiale, l’Iea immagina anzitutto che la domanda di elettricità dei data center in tutto il mondo più che raddoppierà entro il 2030, raggiungendo circa 945 terawattora (TWh), un target leggermente superiore all’intero consumo elettrico del Giappone oggi. Di più, lo scenario di base del rapporto prevede che il consumo globale di elettricità dei data center salirà a circa 1.200 TWh entro il 2035. E a guidare questo aumento significativo (a dir poco) sarà l’intelligenza artificiale, con una domanda di elettricità da parte dei data center ottimizzati per l’Ia che dovrebbe più che quadruplicarsi entro fine decennio.
Guardando ai dati del 2024 ricordati dal rapporto, i data center rappresentavano circa l’1,5% del consumo di elettricità mondiale, ovvero 415 terawattora (TWh). Gli Stati Uniti rappresentavano la quota maggiore del consumo di elettricità globale dei data center nel 2024 (45%), seguiti da Cina (25%) ed Europa (15%). A livello globale, il consumo di elettricità dei data center è cresciuto di circa il 12% all’anno dal 2017, oltre quattro volte più velocemente del tasso di consumo di elettricità totale.
Il fabbisogno energetico per i data center
Dunque, da qui in avanti, ci sarà bisogno di parecchia energia per alimentare questi centri tech. Un decimo della crescita della domanda globale di elettricità al 2030. Secondo l’Iea verrà sfruttata una vasta gamma di fonti energetiche, anche se le energie rinnovabili e il gas naturale sono destinati a prendere il sopravvento grazie alla loro competitività in termini di costi e alla loro disponibilità nei mercati chiave. Alcuni numeri stimati: +450 TWh al 2035 di fonti green e +175 TWh di gas naturale. E un ruolo potrà essere svolto anche dal nucleare: secondo l’Agenzia, contribuisce con circa la stessa quantità di generazione aggiuntiva per soddisfare la domanda di data center, in particolare in Cina, Giappone e Stati Uniti. I primi piccoli reattori modulari entreranno in funzione intorno al 2030. E le aziende tecnologiche hanno in programma di finanziare oltre 20 GW di Smr ad oggi, sebbene uno sviluppo efficace della tecnologia potrebbe aprire opportunità ancora maggiori.

Ma l’intelligenza artificiale è destinata a stravolgere in due direzioni opposte le relazioni energetiche: da un lato, intensificando alcune tensioni come quelle legate agli attacchi informatici sofisticati, sempre più in aumento. Inoltre, con i data center aumenterà la richiesta di minerali essenziali, la cui offerta oggi rimane molto concentrata in pochi Paesi. Dunque, anche questo genererà crescenti insicurezze strategiche. Dall’altro, però, la stessa Ia potrà aiutare a difendersi a livello aziendale dagli attacchi web; così come potrà compensare gli aumenti delle emissioni legate all’uso di elettricità nei data center, favorendo l’accelerazione degli sviluppi di batterie e solare fotovoltaico.
Gli investimenti sulle reti e i rischi
Ma, evidentemente, serviranno tanti investimenti anche sulle reti oltre che sulla produzione di energia. Su questo, dice il rapporto: “un data center incentrato sull’intelligenza artificiale richiede un investimento di capitale 10 volte superiore a quello di una fonderia di alluminio, il che significa che ridurne le operazioni per fornire flessibilità alla rete è molto costoso”. Un’altra opzione, legata al fatto che molti data center operano con una riserva di capacità server inutilizzata, vede il ricorso a incentivi a utilizzare la capacità server inutilizzata o le risorse di generazione o storage di backup in modo più flessibile. Secondo l’Iea, gli operatori di rete potrebbero anche valutare incentivi per localizzare i data center in aree in cui le reti sono meno vincolate.
Un’altra opzione vede ancora protagonista l’Ia: potrà, infatti, migliorare la previsione e l’integrazione di generazione variabile delle fonti green, riducendo tagli ed emissioni. Potrà, inoltre, aiutare a identificare i guasti di rete riducendo del 30-50% le interruzioni. E grazie ai sensori remoti potrà aumentare la capacità delle linee di trasmissione, sbloccando fino a 175 gigawatt.
Di contro, cioè lasciando le reti allo sbaraglio, il rischio sarà di vedere vanificati almeno il 20% dei progetti per i data center. E sarà importante, secondo l’Iea, rafforzare il dialogo tra i decisori politici, il settore tecnologico e l’industria energetica.
Edifici, trasporti, clima: l’impatto dell’Ia
Guardando ad altri fronti, secondo l’Iea l’adozione diffusa nel settore dei trasporti, ad esempio, potrebbe portare a un risparmio energetico equivalente a quello di 120 milioni di automobili.
Negli edifici, invece, i sistemi di riscaldamento e raffreddamento, nonché l’uso di elettricità potranno essere ottimizzati grazie all’intelligenza artificiale. Ma, dice il rapporto, dovranno essere superate le frammentazioni di proprietà, i gap digitali e la scarsità di incentivi. Il potenziale può essere un primo: risparmi da 300 TWh a livello globale. Pari alla produzione elettrica di un anno di Australia e Nuova Zelanda.
Sul cambiamento climatico, infine, le emissioni provocate dal boom di elettricità dei data center (da 180 Mt a 300 Mt nel 2035 fino a un picco di 500 Mt) potranno essere compensate dall’Ia fino a un 5% delle emissioni energetiche al 2035. “Ma non sarà una soluzione miracolosa e non elimina la necessità di politiche proattive”, avverte l’Iea. Rivoluzione tech sì, insomma, ma con juicio.