L'EMENDAMENTO AL SENATO BLOCCA TUTTO FINO Al 2026

Proroga concessioni idroelettriche, è scontro: sì di FI e Pd, Foti BLINDA il Pnrr. Calenda: utili eccessivi, subito le gare

Il successore di Raffaele Fitto agli Affari europei continua da giorni a dichiarare che serve un’interlocuzione con Bruxelles, che la vera zappa sui piedi è imputabile al governo Draghi quando scrisse la milestone nel Pnrr sulla legge della concorrenza 2021. Per il leader di Azione, le grandi società che stanno chiedendo di rinnovare senza gara “continuano a fare montagne di denaro, facendo pagare in borsa l’energia a imprese e cittadini”. Quanto agli altri due partiti della maggioranza, Fratelli d’Italia rimane distante dalla linea forzista mentre la Lega segue la via della regionalizzazione.

06 Feb 2025 di Mauro Giansante

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Proroga concessioni idroelettriche, è scontro: sì di FI e Pd, Foti BLINDA il Pnrr. Calenda: utili eccessivi, subito le gare

“Le grandi società stanno chiedendo un rinnovo delle concessioni idroelettriche senza gara mentre continuano a fare montagne di denaro, facendo pagare in borsa l’energia a imprese e cittadini. Noi speriamo che il rinnovo avvenga con gara ma il punto è che avvenga con prezzo a cui viene ceduta energia alle imprese. Come fa la Francia col nucleare che cede l’80% calmierato alle imprese”. Carlo Calenda, come suo solito, non usa mezzi termini e (tra le tante cose) si schiera sul fronte della concorrenza prevista dal Pnrr e dalla legge europea per il settore idroelettrico ma soprattutto sulla riforma dei prezzi per le rinnovabili. “A confronto la Ferrari, che ha avuto un anno straordinario, sta guadagnando il 30%. Questo significa che imprese anche come Terna – che sono totalmente in regime di gestione particolare, perché siamo noi a pagare i loro investimenti e la loro remunerazione – stanno facendo un ammontare di denaro che non ha nulla a che vedere col mercato. Questa situazione non può continuare”.

Calenda tuona contro le grandi società

Ieri, insieme al responsabile energia di Azione Giuseppe Zollino (accompagnati da Matteo Richetti ed Ettore Rosato), il leader ed ex ministro dello Sviluppo economico ha presentato in conferenza stampa i punti chiave del documento da condividere con opposizioni e governo per intervenire su diversi settori dell’industria italiana. Dall’energia all’automotive passando per nuove imprese, ires premiale e politica degli investimenti. Quelli sull’idroelettrico, ha spiegato Calenda ieri, “sono tutti ammortizzati, avrebbero un ritorno sui 20 euro al MWh e vendono intorno ai 150euro”. Secondo Zollino, “non è neppure un provvedimento punitivo. Prima della buriana sul prezzo del gas, 2021, le imprese vendevano a mercato a circa 57 euro al MWh, come media dei dieci anni precedenti l’aumento del prezzo del gas. Come se al rinnovo delle concessioni parlassimo di un impianto nuovo e si può fare con l’appiglio del rinnovo delle concessioni”. Sui 40 TWh rimanenti, ha aggiunto Zollino, “sottoposti a incentivo chiamato Conto Energia. I primi quattro remuneravano tutto l’investimento: l’anno scorso alcune società energetiche hanno venduto fotovoltaico a 400 euro al MWh, energia già remunerata. Però invece di 110-140, proponiamo il prezzo medio dei dieci anni precedenti così invece di un incasso a 400 parleremmo di 340 euro al MWh”. Il ricavo sarebbe di 60 TWh applicando il prezzo equo per l’energia “vecchia”, idroelettrica e geotermica. I restanti 40 TWh sono legati al Conto termico e verrebbero gestiti o dal Gse o dalle imprese. Insomma, serve il disaccoppiamento del prezzo dell’energia rinnovabile dal gas, reintroducendo anche il meccanismo del prezzo equo per l’energia rinnovabile, che può ridurre la bolletta elettrica delle imprese tra i 4,5 e i 7 miliardi.

“E’ complicatissimo e richiederebbe una riforma europea – ha ammesso Giuseppe Zollino – ma possono essere disaccoppiati con un meccanismo che già si applica per le nuove energie rinnovabili: il Gse acquista tutta l’energia ad un prezzo di riferimento e poi la quota per le nuove rinnovabili la si può rimettere in borsa oppure – quello che chiediamo noi – il Gse potrebbe venderlo con contratti a lungo termine ad alcune categorie di consumatori, segnatamente l’industria, che è in difficoltà. La nostra proposta – ha ribadito Zollino – prevede che ai rinnovi delle concessioni sulle rinnovabili storiche (idroelettrico e geotermico) si applichi la clausola del contratto a due vie: non ti rinnovo le concessioni con le gare e ti lascio vendere l’energia come ti pare, anche al prezzo la sera di 160 euro/MWh”.

Nel documento, visionato da Diario Diac, Azione ricorda che “i prezzi medi dell’energia elettrica in Italia nel 2024 sono stati i più alti dell’Unione Europea. In particolare, l’Italia ha pagato l’energia elettrica il doppio della Francia, il 70% in più della Spagna e il 30% in più della Germania”. E che il nostro Paese “è il principale importatore di energia elettrica nell’Ue, con 52 TWh, pari al 17% del fabbisogno nazionale, quasi il doppio della Germania”.

Milleproroghe in ritardo, l’emendamento di Forza Italia

Il tema dell’idroelettrico, più in generale, continua a scaldare tutta la politica italiana. Dividendola. Lunedì ripartirà, in ritardo per via della mancanza dei pareri del Mef e il ritardo dei voti della commissione Affari costituzionali (si doveva andare in Aula tra tre giorni), l’esame del Dl Milleproroghe dove si parla anche di concessioni da rinnovare per gli impianti. In scadenza da qui al 2029.

L’emendamento segnalato da Forza Italia all’esame della 1a commissione del Senato, a firma Claudio Fazzone, chiede che “in relazione ai tempi necessari ad assicurare a livello europeo parità di trattamento e uniformità in materia di produzione di energia elettrica e di assegnazione delle concessioni di grande derivazione d’acqua ad uso idroelettrico, nonché al fine di garantire la tutela dell’indipendenza e della sovranità energetica nazionale, le procedure di assegnazione delle concessioni di grande derivazione d’acqua ad uso idroelettrico […] ivi incluse quelle già avviate al momento dell’entrata in vigore della presente disposizione, sono temporaneamente sospese fino al 31 dicembre 2025.

Fino all’assegnazione delle concessioni di grande derivazione d’acqua ad uso idroelettrico secondo le modalità che verranno stabilite dai singoli Stati membri in attuazione della normativa euro-unionale che sarà adottata […] le concessioni di grande derivazione d’acqua ad uso idroelettrico già scadute all’atto di entrata in vigore della presente norma, nonché quelle che scadranno successivamente, continuano ad essere esercitate dagli attuali operatori a condizioni invariate“. Insomma, bloccare e posticipare tutto. Ancora.

Maggioranza spaccata, Pd e Forza Italia a braccetto. Foti accusa il governo Draghi

E c’è di più. Due identici emendamenti (ma senza la dicitura “fino al 31 dicembre 2025”) sono stati presentati dal Pd (a firma Michele Fina) e da Italia viva (proposte a firma Silvia Fregolent e Dafne Musolino) ma sono poi stati dichiarati improponibili. Quindi, Forza Italia a braccetto con Italia Viva e Pd. E il resto del governo? Tommaso Foti, da poco nominato ministro agli Affari europei e al Pnrr in successione di Raffaele Fitto, continua da giorni a dichiarare che serve un’interlocuzione con Bruxelles, che la vera zappa sui piedi è imputabile al governo Draghi quando scrisse la milestone nel Pnrr sulla legge della concorrenza 2021 che chiede espressamente di adottare norme per assicurare procedure di gara per le concessioni idroelettriche. La negoziazione sarà difficile, a detta del ministro, ma il referente giusto c’è ed è proprio il suo predecessore Fitto. A livello di governo, invece, Fdi non sposerà la linea forzista (nel Dl Emergenze, il deputato Riccardo Zucconi ha presentato un emendamento sul rinnovo delle concessioni per autoconsumo e consumo locale) mentre la Lega segue la via della cosiddetta regionalizzazione: proroga sulla base di un piano di investimenti che veda le Regioni protagoniste.

Quanto vale l’idroelettrico italiano e cosa servirebbe per riformarlo

Come abbiamo raccontato qui, solo la Lombardia ha ricevuto numerose offerte anche da player stranieri per la gestione di due centrali dopo l’apertura dei nuovi bandi. Le società italiane coinvolte su tutto il territorio per questa partita, da Enel a Edison e A2a passando per Dolomiti, Cva e Alperia, puntano a restare protagoniste proprio per le alte rendite. E così continuano da anni a promettere di investire nel settore, chiedendo di evitare la colonizzazione (con rischio privatizzazione) di altri gruppi stranieri e accusando la legge per cui siamo gli unici che prevedono l’assegnazione immediata delle grandi concessioni idroelettriche scadute tramite gara.

Idroelettrico, gara per il socio privato nella spa in Umbria ma tempi lunghi

Nel frattempo, passano gli anni e nulla cambia. Il settore rimane strategico, arrivando a contare quasi 5mila centrali e 15mila occupati producendo un quinto di fabbisogno energetico nazionale. Ma le infrastrutture invecchiano, superando il mezzo secolo di vita, e andrebbero rinnovate (servirebbero, si stima, dieci miliardi) proprio da chi le gestisce. E che, però, non ne vuol sapere.

 

 

 

 

 

 

 

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