PROGETTO CORALE / 17
I Luoghi Comuni di Torino e gli Studentati oltre l’idea di residenza, portatori di cultura, sport, aggregazione
“…servizi, spazi comuni e attività rivolte sia agli abitanti che al quartiere e alla città, per andare oltre alla funzione residenziale e promuovere una nuova cultura dell’abitare.” Se questa frase sembra un Luogo Comune, è perché, per fortuna, a Torino letteralmente lo è.
Luoghi Comuni è infatti un progetto di housing sociale promosso a Torino dal Programma Housing della Compagnia di San Paolo, in collaborazione con l’Ufficio Pio. (…)
Il progetto comprende due strutture, Luoghi Comuni Porta Palazzo (in piazza della Repubblica) e Luoghi Comuni San Salvario (in via San Pio V), entrambe sviluppate intorno a un nucleo centrale rappresentato da una Residenza Temporanea, a cui si affiancano altre attività e servizi.
Il concept del progetto Luoghi Comuni si basa su una spiccata idea di Integrazione, sociale, progettuale, culturale, economica.
Questa modalità di gestire la trasformazione di un immobile, innovativa e sperimentale, ha avuto come obiettivo il raggiungimento dell’equilibrio tra sostenibilità economica e funzione sociale e si è basato su attività di ricerca nella fase istruttoria, a cui è seguito uno studio di fattibilità, per poi estendersi alla realizzazione di bandi di selezione per i soggetti che a vario titolo sono entrati nel processo realizzativo, e ancora alla co-progettazione tra Programma Housing, gestori e progettisti al fine di integrare gli aspetti architettonici e sociali; a ciò si sono aggiunte le attività di monitoraggio e valutazione e rivolte sia agli aspetti gestionali e sociali che al commissioning dei sistemi impiantistici e dei consumi energetici.
Il risultato sono 51 unità abitative: per single e coppie nel caso della Residenza Temporanea di Porta Palazzo, per famiglie bi e mono parentali con figli minori per quella di San Salvario, comunque persone che per ragioni economiche, sociali e familiari vivono una fase di transizione e quindi di vulnerabilità sociale ed economica (lavoratori in mobilità e personale in formazione, popolazione in situazione di stress abitativo, city users e visitatori occasionali) e che abbisognano, per un periodo limitato, di un supporto abitativo facilitato.
Ma il risultato è, nei fatti, molto di più.
Se guardiamo, per esempio, all’intervento di Porta Palazzo, è evidente come questo attivi un mix di esperienze, di attività e di persone come misura di prevenzione della stigmatizzazione, che solitamente si accompagna alla concentrazione di categorie di popolazione disagiata in un’unica area o struttura. Luoghi Comuni Porta Palazzo ospita infatti diverse iniziative: la Residenza, i Servizi, gli Eventi, le Attività Commerciali (la storica Pescheria Gallina e L’agenzia Viaggi Solidali) ed il Coworking.
L’intervento si colloca in un edificio di proprietà del Comune di Torino che era in condizione di degrado pressoché totale. Il cantiere di ristrutturazione è stato avviato a settembre 2011 e, dopo imprevisti e qualche complicazione, i lavori sono terminati nel luglio del 2013, con il recupero di 2.250 metri quadrati e la realizzazione di 27 alloggi (13 monolocali e 14 bilocali), un ristorante e 3 locali commerciali oltre a spazi comuni. Il tutto è costato circa 5 milioni di euro. L’edificio è dotato di impianto fotovoltaico e pannelli solari per la produzione di energia da fonti rinnovabili. La ristrutturazione ha inoltre previsto l’impiego di materiali eco-compatibili di origine naturale, riciclati e riciclabili.
Complementare al principio del mix sociale, è quello del coinvolgimento attivo di chi abita la Residenza Temporanea. Quest’ultima, infatti, vuole essere una casa per chi vi soggiorna, anche se per brevi periodi, promuovendo sì la conoscenza reciproca e lo scambio, ma anche coinvolgendo gli abitanti nella cura di spazi comuni e nell’auto-organizzazione delle attività, supportando chi ne ha necessità nell’attivazione e nello sviluppo delle proprie risorse per il raggiungimento di una piena autonomia abitativa.
L’attenzione verso il territorio e la sostenibilità sociale sono altrettanto rilevanti: Luoghi Comuni Porta Palazzo lavora costantemente nel quartiere, con la rete di soggetti che lo animano e vi operano, per migliorarlo e renderlo sempre più accessibile e piacevole. La scelta di realizzare le Residenze Temporanee nelle zone di Porta Palazzo e San Salvario non è stata difatto casuale: si tratta di quartieri centrali, ben collegati al resto della città, ma contraddistinti allo stesso tempo dalla presenza di edifici in stato di degrado e dal bisogno di preservare e rafforzare la coesione sociale, anche a seguito degli importanti flussi migratori che li hanno interessati negli ultimi decenni.
Le attività culturali e aggregative proposte hanno poi esteso l’influenza socializzante di Luoghi Comuni anche al resto del quartiere, che ormai vede nella piazzetta in pendenza davanti all’ingresso un luogo di ritrovo e di riferimento, che si affianca a quelli storici. Il mix sociale è anche legato alla volontà di promuovere lo sviluppo locale, sia a livello di quartiere che cittadino, richiamando professionisti e lavoratori in trasferta, personale in formazione e city users, tutti soggetti che contribuiscono alla competitività di Porta Palazzo e dell’intera città e qui trovano una ospitalità insolita, contemporanea e sicuramente meno “asettica” di quelle tradizionali.
Se l’esperienza di Luoghi Comuni è ormai nota, studiata, monitorata, pubblicata ed è possibile approfondirne tutti i diversi aspetti tecnici, gestionali e culturali, essa ha però un altro grande pregio su cui vale la pena soffermarsi: apre il ragionamento alla connessione fortissima tra abitare e rigenerazione urbana, che devono autosostenersi e possono farlo in modo autentico attraverso sperimentazioni coraggiose e in grado di intercettare davvero il senso dell’abitare contemporaneo.
Proprio a Torino si è concluso da poco il festival Utopian Hours, la tre giorni che racconta idee, progetti e luoghi che stanno migliorando la vita nelle città del mondo, e proprio qui città di media dimensione come Brescia, Piacenza, Savona, Arezzo hanno raccontato la propria urgente situazione di disagio abitativo, ma anche le peculiarità dei nuovi abitanti che ognuna ha e che sono portatori di esigenze e aspettative anche molto differenti dagli abitanti “tradizionali” di questi luoghi. La temporaneità sembra essere una costante, il bisogno di vivere l’alloggio anche come una scelta a breve-medio termine, e non l’espressione di un progetto di vita compiuto, prende sempre più piede.
Lo vediamo tutti nella nostra esperienza quotidiana che gli stili di vita e le aspirazioni stanno mutando rapidamente: spostarsi per lavoro o per formazione, anche con un orizzonte temporale limitato, anche senza certezze occupazionali o senza un piano a lungo termine, anche se si ha già una famiglia, non è più una eccezione e non è più un tabù. Chi per scelta, chi per necessità, sono comunque tanti i residenti in Italia che si cimentano in questi spostamenti. Di priorità, di riferimenti e di cultura dell’abitare prima ancora che di geografia.
Non è un caso che in moltissimi progetti di Rigenerazione ci siano Studentati, che, a ben guardare, sono molto di più: sono forme ibride di residenzialità collettiva e temporanea, che si aprono al quartiere, che integrano funzioni culturali, sportive e aggregative, che si prendono cura di spazi pubblici rilevanti. A volte vengono guardati con diffidenza dal “locals”, perché sono anomali nei tessuti di piccoli condomini e parchetti pubblici delle città italiane. Ma spesso diventano in un lasso di tempo ristretto un nuovo riferimento urbano, che accoglie e connette gruppi sociali anche molto diversi tra loro. E che incuriosisce e attira, perché, in fondo, tutti stiamo un po’ modificando il nostro modo di vivere, incrementando il peso di relazioni estranee al nucleo familiare ristretto, il numero delle ore fuori casa, il ruolo del benessere fisico e dello scambio sociale.
La diffusione di queste strutture deve allora far riflettere: se la Rigenerazione ha tra i sui focus anche il problema abitativo, prima di promuovere nuovi condomini o addirittura quartieri, siamo certi di avere ben presente quale – e non solo quanta – richiesta di Abitare ci viene rivolta?