ENERGIA
Niente gnl a Rovigo ad agosto. Snam, dalla Bei 264mln per il biometano
Fermo programmato per manutenzione dal 1° al 30 per l’Adriatic Lng, primo impianto offshore italiano. Che nel primo semestre ha aumentato del 2,2% il contributo energetico nazionale rispetto allo scorso anno. Nell’accordo tra la banca europea e il gruppo milanese guidato da Agostino Scornajenchi ieri è arrivato l’ok alla prima tranche da 140 milioni: obiettivo la costruzione di 240 km di nuovi gasdotti per il trasporto di 12.000 GWh/anno di energia rinnovabile, in linea con gli obiettivi del Pnrr e del piano RePowerEu.
Anche i rigassificatori vanno in ferie. E’ il caso del primo impianto italiano, l’Adriatic Lng di Rovigo, che non rigassificherà né riconsegnerà carichi per (quasi) l’intero mese di agosto in base a quanto calendarizzato per il 2025. Per cui, il 30 luglio la capacità sarà limitata a 21,9 mln SMC; il 31 luglio a 9 mln SMC; dal 1 al 30 Agosto 2025 fermo totale; il 31 agosto la capacità sarà limitata a 9 mln SMC; dal 1 al 15 settembre a 16 mln SMC. L’intervento di manutenzione a cui verrà sottoposto il terminale riguarderà le macchine e la piattaforma di cemento armato ancorata in mare a 15 km dalla costa. E sarà propedeutico anche all’aumento della capacità da 9,6 a 10,4 miliardi di mc/anno autorizzato di recente dal Mase.
Come detto, Rovigo (Alto Adriatico) è il rigassificatore più grande che anche nel primo semestre 2025 ha registrato un aumento del contributo al sistema energetico nazionale del 2,2% con 4,5 miliardi di metri cubi di gas naturale immessi, pari al 14% della domanda nazionale e il 44% delle importazioni nazionali di gas liquefatto (circa 10,3 miliardi di metri cubi, +35% sul semestre 2024), con 39 metaniere accolte da Qatar e Usa in primis. Numeri che fanno di Adriatic Lng la terza fonte di ingresso per le importazioni in Italia dopo il gasdotto dall’Algeria e quello dall’Azerbaijan. Ieri, intanto, il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin intervenuto al festival PiazzAsiago ha detto che “sull’invio di una nave rigassificatrice per la ex Ilva non abbiamo ancora deciso perché la città di Taranto non vuole la nave”, ma “c’è un accordo di massima con la Regione” ha dichiarato.
Più in generale, sul gnl l’Italia insieme a Egitto e Germania registra un primato per le importazioni di maggio dagli Stati Uniti. Infatti, le esportazioni d’oltreoceano hanno toccato i 12,3 miliardi di metri cubi, con un aumento del 18,6% rispetto allo stesso mese del 2024, secondo il rapporto mensile del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti. E, appunto, le principali destinazioni sono state i Paesi Bassi (2,2 miliardi di metri cubi), la Francia (1,5 miliardi di metri cubi), l’Italia (0,9 miliardi di metri cubi), la Germania (0,8 miliardi di metri cubi) e l’Egitto (0,8 miliardi di metri cubi). Questi cinque paesi hanno rappresentato il 50,4% di tutte le esportazioni di gnl statunitense. Mentre proprio in questi giorni un altro fornitore di gnl come il Qatar (terzo dopo l’Australia) ha minacciato di interrompere la vendita all’Ue per via della direttiva Csddd sulla due diligence che impone il rispetto di elevati standard sui lavori forzati e i danni ambientali delle aziende.
Ma l’Italia e l’Ue guardano già al prossimo inverno anche in termini di riserve. Secondo i dati di Gas Infrastructure Europe, gli impianti di stoccaggio sotterraneo di gas europei hanno raggiunto quasi il 67% (398 milioni di metri cubi, contro l’83,9% del 2024) mentre l’Italia è già a quota 79,42%. Nel frattempo, le importazioni di gas naturale liquefatto da parte dei paesi europei hanno già superato i 47 miliardi di metri cubi. E dopo l’accordo sui dazi raggiunto tra Donald Trump e Ursula von der Leyen secondo cui l’Ue importerà in tre anni 639 miliardi di prodotti energetici, l’Italia riceverà sempre più gnl dal Paese a stelle e strisce.
Ieri, intanto, il gruppo di riferimento italiano sulle infrastrutture gas cioè Snam ha siglato un importante accordo con la Banca europea degli investimenti su un nuovo finanziamento per un importo massimo di 264 milioni di euro. L’obiettivo è favorire l’integrazione degli impianti di produzione di biometano nelle infrastrutture energetiche italiane e promuovere la transizione verso un sistema energetico più sostenibile e diversificato. Ieri è stata sottoscritta la prima tranche del finanziamento, pari a 140 milioni di euro, alla presenza di Gelsomina Vigliotti, Vicepresidente della Bei, e di Agostino Scornajenchi, ceo di Snam. In termini infrastrutturali si punta a realizzare 240 chilometri di nuovi gasdotti dedicati alla connessione tra impianti di produzione di biometano da fonti rinnovabili e la rete di trasporto gas nazionale. Le nuove infrastrutture saranno in grado di trasportare fino a 12.000 GWh di energia all’anno, pari a 1,13 miliardi di metri cubi di biometano, contribuendo così al raggiungimento del target previsto dal Pnrr, che prevede una produzione di 5 miliardi di metri cubi l’anno entro il 2030.