La Gestione Informativa Digitale nel Contratto Pubblico e le Medio-Piccole Stazioni Appaltanti

26 Giu 2025 di Angelo Ciribini

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La ricezione della disciplina relativa alla Gestione Informativa Digitale (GID) prevista nel Codice dei Contratti Pubblici vede sostanzialmente molte stazioni appaltanti palesemente in ritardo rispetto alla scadenza stabilita per il 1° gennaio 2025 e fortemente preoccupate per l’eventuale retroattività inerente ai procedimenti tecnico-amministrativi preesistenti: come traspare da molte iniziative e da molti incontri tenuti pubblicamente e istituzionalmente. Naturalmente la maggior parte di queste strutture di committenza non possiede una piena cognizione dei contenuti della legislazione, non è al corrente della normativa volontaria in materia, percepisce come inedite le logiche che sono sottese alla cogenza e forse pure estranee al proprio vissuto quotidiano, di per se stesso non agevole. Ciò comporta per esse la necessità di essere poste al corrente della documentazione da redigere (atto organizzativo con programma formativo e piano strumentale, capitolati informativi, ecc.), degli strumenti da adottare (dispositivi di produzione e di controllo dei modelli informativi, ambiente di condivisione dei dati, e così via) e dei profili professionali di cui dotarsi (gestore dell’ambiente di condivisione dei dati, gestore dei processi digitalizzati, coordinatore dei flussi informativi).

Ovviamente la conoscenza di tali temi dovrebbe essere parimenti detenuta dalla controparte contrattuale, rappresentata dagli operatori economici, vale a dire dal ceto professionale e dalla classe imprenditoriale. Soprattutto, ciò che difetta è la sensibilità attinente alla profonda rivisitazione delle strutture organizzative, dei processi decisionali, delle logiche di committenza e, in definitiva, della natura stessa di una committenza digitalizzata e degli oggetti contrattuali (fisici e immateriali) che essa commissiona. Il che richiederebbe, inoltre, il coinvolgimento attivo del livello politico elettivo e amministrativo e una molteplicità di unità organizzative, anzitutto per definire una normalizzazione dei processi e delle procedure, oltre che per rintracciare una convergenza semantica, culturale, strumentale, al fine di porre i dati e le informazioni al centro dei flussi e dei processi. Per forza di cose, l’asincronia probabile tra i processi di apprendimento e i tempi di adempimento potrebbe condurre a una forte banalizzazione della Gestione Informativa Digitale e a una sua conseguente neutralizzazione quanto a portati innovativi.

Quale che sia l’esito della obbligatorietà contemplata dalla legge, quali che siano gli esiti delle future controversie digitalizzate, allorché evidentemente, ma anche fisiologicamente, difetta un governo pieno delle professionalità e delle funzioni della committenza autenticamente digitale sul piano della programmazione degli investimenti e sulla gestione (affidamento ed esecuzione) dei contratti pubblici relativi ai servizi di ingegneria e di architettura nella fase della progettazione, le incognite maggiori si incentrano sulla fase di realizzazione dei lavori, come direzione dei lavori e collaudo tecnico-amministrativo. Tale condizione difficoltosa riguarda, in primo luogo, le piccole e le medie stazioni appaltanti, qualificate o meno, che si appoggino o meno a centrali di committenza o ad altri soggetti, che rischiano, cimentandosi, peraltro, colla tematica in maniera più sporadica ed estemporanea, di subire maggiormente le criticità poc’anzi illustrate che, per le stazioni appaltanti mediograndi e grandi, è ipotizzabile che siano risolvibili in tempi più accettabili e che potrebbero, quindi, procedere nella evoluzione della propria maturità digitale.

Alcune di queste ultime stazioni appaltanti, come alcune amministrazioni regionali (e provinciali) si stanno attrezzando per creare centri di competenza e strutture di supporto che, in maniera condivisa, possano validamente supportare le amministrazioni e le organizzazioni minori sotto i diversi punti di vista prima menzionati. Le azioni che, con il coinvolgimento di entità istituzionali o riconosciute (come gli European Digital Innovation Hub) si potrebbero attuare verterebbero su:

  • configurazione di centri di servizio che agiscano di volta in volta a supporto delle stazioni appaltanti medio-piccole, dislocando all’uopo soggetti in grado di redigere e di aggiornare la documentazione, di supportare la formazione continua e l’acquisizione strumentale, di mettere a disposizione le professionalità dedicate;
  • costituzione di tavoli di raccordo tra le rappresentanze di queste stazioni appaltanti e gli attori dell’offerta professionale e imprenditoriale attivi nei territori specifici in funzione di sensibilizzazione reciproca pre-negoziale;
  • realizzazione di comunità di pratica che sostengano l’evoluzione incrementale delle stazioni appaltanti e che consentano la condivisione delle esperienze e le strategie di acquisizione ottimizzata delle risorse umane e strumentali;
  • creazione di sistemi incentivanti rivolti alle relazioni con i soggetti istituzionali nell’ecosistema digitale nazionale.

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