LA GIORNATA
Fmi: favorire la crescita con spesa in istruzione e infrastrutture
- Conti pubblici, Bankitalia: ad agosto il debito sale di 25,4 miliardi a 3.082 miliardi
- Industria, Eurostat: ad agosto calo della produzione dell’1,2%
- Ue, la maggioranza dei Paesi a favore del rinvio delle norme sulla deforestazione
IN SINTESI
“L’attuazione di una politica fiscale strutturale migliora le prospettive di crescita e rafforza le complementarità e le sinergie con il settore privato. Il governo può anche modificare la composizione della spesa pubblica mantenendo invariato il budget complessivo. Ad esempio, orientando la composizione della spesa pubblica verso settori favorevoli alla crescita, come l’istruzione e le infrastrutture”. È la raccomandazione che fa Fondo Monetario Internazionale nel Fiscal Monitor. Il documento stima che la riallocazione di un punto percentuale del PIL dalla spesa corrente agli investimenti in capitale umano porterà a un aumento di oltre il 3% del PIL entro il 2050 nelle economie avanzate e quasi il doppio molto nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo. “Migliorare l’efficienza della spesa può amplificare ulteriormente questi benefici. Dal punto di vista delle entrate, i paesi con una capacità fiscale insufficiente dovrebbero puntare a superare gradualmente il 15% del PIL di gettito fiscale per dare slancio alla crescita”, segnala il Fmi, con una stima che “i dividendi di crescita derivanti da un tale approccio saranno a doppia cifra nel lungo termine”. Il Fmi raccomanda di “migliorare le prospettive di crescita e rafforzare la fiducia dei cittadini nel governo contribuisce a riequilibrare l’equazione fiscale”. “Partendo da deficit e debiti troppo elevati – è l’avvertimento -, il persistere di una spesa superiore alle entrate fiscali spingerà il debito a livelli sempre più alti, minacciando la sostenibilità e la stabilità finanziaria”, mentre “dare priorità alla politica di bilancio è essenziale per sostenere la sostenibilità del debito e preparare riserve di bilancio da utilizzare in caso di gravi shock negativi, comprese le crisi finanziarie”. Inoltre, il Fiscal Monitor segnala che “le spese incombenti per la difesa, le catastrofi naturali, le tecnologie dirompenti, la demografia e lo sviluppo si aggiungono alle richieste di spesa pubblica”.
Conti pubblici, Bankitalia: ad agosto il debito sale di 25,4 miliardi a 3.082 miliardi
Lo scorso agosto il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 25,4 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 3.082,2 miliardi. L’incremento è dovuto all’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (25,3 miliardi, a 72,1) e all’effetto complessivo di scarti e premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (0,7 miliardi), solo in minima parte compensati dall’avanzo di cassa (0,6 miliardi). E’ quanto emerge dai dati della Banca d’Italia relativi al debito e fabisogno delle amministrazioni pubbliche e alle entrare tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato. Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 25,6 miliardi, mentre quello delle Amministrazioni locali è diminuito di circa 0,2 miliardi. Il debito degli Enti di previdenza è rimasto invece sostanzialmente stabile. La vita media residua del debito – immutata rispetto al mese precedente – è pari a 7,9 anni. La quota del debito detenuto dalla Banca d’Italia è diminuita al 19- La produzione industriale nell’Eurozona è diminuita dell’1,2% ad agosto rispetto al mese precedente, mentre nell’insieme dell’Ue la flessione è stata dell’1%. Lo comunica Eurostat. Il dato interrompe la crescita di luglio, quando la produzione era aumentata dello 0,5% nell’Eurozona e dello 0,4% nei Ventisette. Su base annua, si registra comunque un incremento dell’1,1% in entrambe le aree.
Industria, Eurostat: ad agosto calo della produzione dell’1,2%
Tra i Paesi membri per i quali sono disponibili dati, le performance peggiori sono state osservate in Germania (-5,2%), Grecia (-4,5%) e Austria (-3,1%), mentre l’Italia ha segnato -2,4%. In controtendenza Irlanda (+9,8%), Lussemburgo (+4,8%) e Svezia (+3,6%). (,2 per cento (dal 19,5 per cento del mese precedente). A luglio (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) la quota detenuta dai non residenti è lievemente diminuita (33,3 per cento, dal 33,4 del mese precedente) mentre è aumentata quella degli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie; 14,3 per cento, dal 14,1 del mese precedente). Ad agosto le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 56,1 miliardi, in diminuzione del 10,2 per cento (6,4 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2024, una dinamica su cui incidono anche gli effetti di una disomogeneità temporale in alcune scadenze di versamento. Nei primi otto mesi del 2025 le entrate tributarie sono state pari a 381,7 miliardi, in aumento del 2,7 per cento (10,0 miliardi) rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
Istat: sono 4,5 milioni le imprese di industria e servizi nel 2023, +0,8% annuo
Nel 2023 le imprese industriali e dei servizi sono oltre 4,5 milioni (+0,8% rispetto all’anno precedente). La crescita del numero di aziende è più sostenuta nei settori avanzati dei servizi, mentre nell’industria è limitata ad energia e costruzioni. Lo rileva l’Istat sottolineando che il valore aggiunto cresce, in termini nominali, del 7,3% (+15,6% nelle Costruzioni, +7,2% nei Servizi e +5,6% nell’Industria in senso stretto). Gli addetti crescono del 2,4% mentre gli investimenti per addetto crescono, in termini nominali, di oltre l’11%, passando da 7,6 a 8,4mila euro. Le imprese organizzate in gruppi (poco più di 190mila imprese) generano il 65,3% del fatturato totale e il 57,9% del valore aggiunto dell’industria e dei servizi, quest’ultimo cresce dell’8,4% rispetto al 2022. L’occupazione dipendente è cresciuta del 3,3% sul 2022.
Fs, Donnarumma: “La sicurezza al centro della crescita infrastrutturale del Paese”
«La sicurezza sul lavoro supera tutti gli interessi di parte perché è un valore sociale, economico, culturale ed è motore di sviluppo». Lo ha detto l’amministratore delegato del Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma, intervenuto nel convegno dal titolo “Rafforzare la collaborazione, propagare la sicurezza”, organizzato ieri presso l’auditorium Inail di Roma. La giornata ha voluto fare il punto sulla collaborazione tra Inail e Gruppo FS in materia di sicurezza sul lavoro, dopo il protocollo d’intesa firmato tra l’Istituto e Ferrovie dello Stato nel 2022. «Come Gruppo FS – ha sottolineato Donnarumma – mettiamo questo tema al centro quando facciamo pianificazione industriale, approntiamo progetti o formiamo i nostri dipendenti. Siamo insomma impegnati ad accompagnare la grande crescita infrastrutturale del Paese tenendo al centro il valore della sicurezza». La centralità e l’importanza della safety nell’evoluzione dei progetti del Gruppo FS è stata rimarcata anche da Gian Luca Orefice, Chief People, Culture & Transformation Officer Gruppo FS. «Siamo un gruppo di quasi 100 mila persone con 180 mila ore lavorate, solo negli ultimi tre anni abbiamo assunto circa 10 mila persone – ha spiegato Orefice – Investire in sicurezza significa investire sulle persone. E il protocollo di Inail è una storia di successo in questo senso». Una collaborazione che ha portato già a buoni risultati, come riconosciuto nei suoi saluti anche dal Presidente dell’Inail Fabrizio D’Ascenzo. E proprio queste esperienze comuni portate avanti nell’ambito del protocollo d’intesa siglato nel 2022 sono state al centro della giornata organizzata a Roma. Tra questi progetti molto importanti sono stati quelli volti a trovare le migliori pratiche da adottare in un cantiere ferroviario per l’alta velocità Napoli Bari nella tratta Orsara-Bovino dove è in corso la realizzazione una serie di gallerie per un totale di circa 10. Particolarmente intenso, inoltre, il confronto sugli aspetti sanitari che ha visto la collaborazione tra i medici del Gruppo FS e la sovraintendenza medica generale dell’Istituto con la pubblicazione, tra le altre cose, di articoli scientifici su riviste di settore. Non meno importante la collaborazione sul fronte organizzativo in termini scambio dati, di valutazione dei fornitori e della raccolta di esperienze applicative in materia di sicurezza. In particolare, il lavoro sulle esperienze in materia di appalti che ha portato a raccogliere le esperienze fatte da diversi importanti gruppi imprenditoriali.
Webuild; un piano commerciale globale di ampia portata da realizzare insieme a una rete di 17.500 imprese
“E’ solo creando un sistema sempre più coeso che saremo capaci di affrontare e vincere insieme le sfide globali”: con queste parole Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, ha aperto il Supplier Meeting 2025 presso il Museo Ara Pacis di Roma, incontro seguito da circa 4.500 tra principali partner e fornitori della filiera industriale del Gruppo. Nel suo intervento, Salini ha sottolineato come il settore delle infrastrutture stia vivendo una fase di espansione a livello globale, spinta dai bisogni crescenti delle persone: mobilità, accesso all’acqua, energia, sostenibilità. “Assistiamo alla crescita dei bisogni delle persone nei diversi paesi e i progetti infrastrutturali sono fondamentali per i governi per continuare nel percorso di miglioramento di stili di vita quotidiana. Webuild si distingue per la sua capacità di delivery: abbiamo consegnato oltre 330 progetti dal 2012 insieme a una grande squadra di fornitori e subappaltatori con cui lavoriamo da anni. Gli investimenti di un grande gruppo come il nostro vanno a beneficio di tutta la filiera innalzando gli standard di qualità, sicurezza, legalità e compliance nel settore”, ha dichiarato. A raccontare come le infrastrutture siano state volano dello sviluppo italiano e internazionale è la mostra immersiva multimediale EVOLUTIO, ideata dal Gruppo e aperta al pubblico fino al 9 novembre proprio presso il Museo dell’Ara Pacis di Roma: 120 anni di storia industriale e sociale attraverso le grandi opere realizzate dal Gruppo, che hanno trasformato il volto delle città e il modo di vivere delle persone. Con una presenza in oltre 50 Paesi e 95.000 persone coinvolte, Webuild si conferma leader globale nel settore delle infrastrutture, con progetti iconici come il Canale di Panama, le metropolitane di Copenaghen, Parigi, Doha, Riyadh, Roma e Milano, le ferrovie ad alta velocità italiane e le grandi dighe africane. “Oggi vince chi sa muoversi più velocemente, innovare più a fondo e costruire valore insieme alla propria filiera puntando su persone, processi e innovazione. Webuild ha vissuto negli ultimi dieci anni una profonda trasformazione industriale e organizzativa, evolvendo in una piattaforma globale capace di affrontare progetti infrastrutturali di scala crescente. I ricavi sono oggi 5 volte superiori rispetto al 2012, con un backlog ordini di circa 59 miliardi di euro, a conferma della solidità e visibilità del business per i prossimi anni. La governance avanzata e il presidio del rischio, la crescita dimensionale, la diversificazione geografica e gli investimenti crescenti hanno rafforzato la resilienza del Gruppo e generato impatti positivi su tutta la catena del valore, anche in presenza di scenari complessi e a volte imprevedibili”, ha proseguito Massimo Ferrari, Direttore Generale di Webuild, sottolineando la centralità della filiera per affrontare le sfide globali. Nel suo intervento, Claudio Lautizi, Direttore Generale Webuild, ha invece ricordato i principali progetti consegnati negli ultimi mesi dal Gruppo. Uno tra tutti, la Grand Ethiopian Renaissance Dam, “il più grande progetto idroelettrico mai costruito in Africa, che raddoppia la produzione energetica dell’Etiopia e favorisce la transizione energetica del continente”, ha dichiarato, per passare poi alle prospettive che offre il piano commerciale del Gruppo per il biennio 2025–2026, fondato su selettività delle opere e investimenti in sicurezza sul lavoro, innovazione e sostenibilità. “Webuild conta su un piano commerciale di ampia portata, con solida presenza in Europa, Australia, Nord America e Medio Oriente, tutte aree in espansione dove gode di forte posizionamento competitivo”, ha commentato. Nel corso dell’incontro, Claudio Notarantonio, Chief Supply Chain Officer di Webuild, ha sottolineato come lo sviluppo del Gruppo abbia viaggiato in parallelo all’evoluzione del suo modello di approvvigionamento, evidenziando come “la digitalizzazione e l’innovazione siano strumenti fondamentali per affrontare la complessità del settore e garantire l’eccellenza operativa. Il concept dell’evento ‘Next is now’ ci deve spingere a guardare sempre avanti, continuando a fare co-design e co-development insieme a tutta la nostra filiera produttiva”.
Ue, la maggioranza dei Paesi a favore del rinvio delle norme sulla deforestazione
nvio deforestazioneLa maggior parte degli Stati membri Ue sarebbe favorevole al rinvio di un altro anno delle norme contro la deforestazione importata. E’ quanto si apprende a Bruxelles dopo un confronto tra gli ambasciatori Ue al Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) e l’Esecutivo comunitario che nelle scorse settimane ha anticipato di voler avanzare una proposta in tal senso, ancora non formalmente adottata. Il regolamento, già rinviato di un anno nel nome della semplificazione, dovrebbe applicarsi dal 30 dicembre 2025 per le grandi aziende e il 30 giugno 2026 per le Pmi. Il rinvio, secondo Palazzo Berlaymont, sarebbe giustificato questa volta dalla necessità di risolvere criticità al sistema informatico. Oltre al rinvio, a quanto si apprende, diversi Stati membri si sono espressi a favore di un’ulteriore semplificazione del regolamento, mentre alcuni hanno auspicato che la Commissione esplori opzioni per risolvere le questioni senza modificare la normativa. Alla Commissione europea è stato richiesto di avanzare “quanto prima” la proposta per garantire chiarezza giuridica. La presidenza danese dell’Ue si è detta pronta “a portare avanti la proposta una volta che sarà stata presentata dalla Commissione”.
Efficienza energetica, Di Santo (Fire): “Tecnologie servono ma anzitutto occorre corretta regolazione e gestione”
Molti gli spunti emersi dall’annuale conferenza FIRE “Servizi energetici: modelli, contratti e misura e verifica delle prestazioni”. Ad aprire i lavori è stato Dario Di Santo (FIRE) che ha tracciato una panoramica sui servizi energetici e sui contratti di rendimento energetico o di prestazione energetica, evidenziando che adottare le migliori soluzioni non è sufficiente per conseguire i risultati auspicati. Le prestazioni energetiche degli edifici, dei processi e degli impianti dipendono, infatti, dall’uso degli stessi, da variabili esterne e da una corretta regolazione e gestione, prima ancora che dalle tecnologie adottate. “Conviene sempre partire dall’individuazione di sprechi e usi impropri dell’energia, come quelli dovuti alla regolazione non efficiente degli impianti e dei processi.” ha evidenziato Di Santo “Un energy manager e un sistema di monitoraggio e automazione possono aiutare a conseguire le prestazioni ottimali e sono quindi consigliati. D’altra parte, esistono barriere agli investimenti in efficienza energetica come la mancanza di competenze, di confidenza nelle soluzioni proposte dai fornitori o di risorse economiche. Servizi energetici e contratti EPC possono consentire di superare queste problematiche e di liberare risorse economiche di imprese ed enti, tramite la garanzia sulle prestazioni e il finanziamento tramite terzi.”
A seguire Piergabriele Andreoli (RENAEL) ha parlato di strategie per la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e degli incentivi a disposizione, focalizzando sul Partenariato Pubblico-Privato (PPP) che può rappresentare uno strumento strategico sia per il know-how e le competenze che il privato può apportare, che per completare il finanziamento dei progetti in ambito di sviluppo sostenibile e infrastrutturale. Insomma, può rappresentare una soluzione per realizzare progetti che, altrimenti, potrebbero rivelarsi opportunità mancate. Conto termico 3.0 e misura PNRR M.7 – I.17 sono stati i temi affrontati da Manuela Maliardo (GSE). La «MISURA PNRR M7.I17» è un sostegno finanziario per l’efficientamento dell’edilizia residenziale pubblica (ERP), per un miglioramento dell’efficienza energetica almeno del 30%. Essa ha una dotazione finanziaria di 1,331 milioni di euro erogabile in forma di sovvenzione. Per specifiche sui soggetti coinvolti nella misura e sul conto termico si rimanda alla presentazione messa agli atti. Si sono quindi susseguiti gli interventi di Michele Grassi (Centrica Business Solution) che ha trattato il tema dei servizi energetici a investimento zero, Lorenzo Gaio (Maps Group) che in sala ha parlato di servizi energetici e ottimizzazione data-driven, presentando casi studio in contesti terziario/ospedaliero e di Giorgia Maschera e Camilla Franceschi (Rödl & Partner), che hanno approfondito gli aspetti giuridici legati alle diagnosi e alle misurazioni. Dalla tavola rotonda moderata da Dario Di Santo a cui hanno partecipato Mario Nevali (Assistal), Deborah De Angelis (Assoege), Francesco Ricciardi (Assoesco), Federico Zizzini (CdP), Claudio Ferrari (Federesco) Pietro Torretta (Italia Solare), Piergabriele Andreoli (Renael) sono emersi diversi spunti di interesse, riguardanti i fattori che frenano la riqualificazione del patrimonio pubblico, le strategie e i modelli di finanziamento alternativi al PNRR, utili a sostenere e portare avanti la riqualificazione energetica degli edifici. Si è parlato anche del ruolo dell’EGE nel mercato della riqualificazione degli edifici e delle ESCO, nonché delle modalità in cui si può concretamente supportare la PA nel passare dall’identificazione del fabbisogno di investimento alla realizzazione degli interventi di riqualificazione. La possibilità di attivare risorse private esiste, ma sono necessarie politiche stabili, con un orizzonte di almeno cinque anni, e regole pensate per favorire gli investimenti.
La seconda sessione si è aperta con l’intervento di Daniele Forni (FIRE) sulla misura e verifica dei risparmi energetici (M&V). “Il piano M&V è essenziale per qualsiasi EPC” commenta Forni “e idealmente dovrebbe essere completato al momento della consegna della diagnosi energetica. Le parti interessate dovrebbero approvare il piano M&V prima dell’implementazione del progetto e quindi allegarlo al contratto. Il coinvolgimento di un revisore di terza parte fa parte delle attività di garanzia della qualità.” Si ricorda che FIRE ha introdotto in Italia il protocollo IPMVP, che garantisce che i risparmi e l’impatto dei progetti di efficienza energetica e sostenibilità siano determinati attraverso un’appropriata misura e verifica (M&V), e ha dato vita ad una ampia comunità di professionisti certificati, grazie ai corsi di formazione. Ricordiamo anche che l’IPMVP è il principale riferimento internazionale per la misura e verifica delle prestazioni energetiche di edifici, impianti e trasporti, e che FIRE è il training partner di EVO – Energy Valuation Organisation – il soggetto che gestisce a livello internazionale il Protocollo. A seguire si è tenuta la sessione con focus sulla misura e verifica nella riqualificazione edifici pubblici, durante la quale sono intervenuti Stefano Dotta (Environment Park), Massimiliano Pancani (certificato PMVA) e Giulia Prampolini(AESS). I relatori hanno evidenziato l’esperienza sul campo, le attività portate avanti e gli aspetti utili per chi opera nel settore pubblico.
Rinnovabili, crescita sotto obiettivo climatico
Lo scorso anno è stata aggiunta una quantità record di capacità di energia rinnovabile a livello globale, ma ciò ha comunque lasciato i Paesi lontani dall’obiettivo di triplicare la capacità entro il 2030. È quanto ha evidenziato un rapporto di gruppi globali per le energie rinnovabili. In occasione del vertice sul clima COP28 di Dubai del 2023, oltre 100 Paesi hanno concordato di triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030, nell’ambito degli sforzi per raggiungere gli obiettivi climatici globali. Il rapporto dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, della Global Renewables Alliance e della presidenza brasiliana della COP30 monitora i progressi verso il raggiungimento dell’obiettivo e anticipa i colloqui sul clima COP ONU di quest’anno, che si terranno a novembre a Belem, in Brasile. Nel 2024 è stata aggiunta una capacità rinnovabile record di 582 GW, con un tasso di crescita annuo del 15,1%. Raggiungere l’obiettivo entro il 2030 richiede una crescita annua del 16,6% dal 2025 al 2030. Entro la fine del 2024, a livello globale saranno installati 4.443 GW di energia rinnovabile, rispetto all’obiettivo triplicato di 11.174 GW. Nonostante la sfida, il direttore generale di IRENA, Francesco La Camera, ha dichiarato che l’obiettivo è ancora raggiungibile: “potremmo essere vicini a oltre 700, forse 750 GW di capacità aggiuntiva nel 2025, e questo significa che stiamo colmando il divario”, ha dichiarato in un’intervista all’agenzia Reuters. Secondo un rapporto del think tank Ember della scorsa settimana, nella prima metà del 2025 le fonti di energia rinnovabile per la prima volta hanno generato più elettricità del carbone. Quest’anno il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rivisto i crediti d’imposta per i progetti solari ed eolici, il che potrebbe ostacolare gli investimenti in nuovi progetti rinnovabili nel Paese, ma La Camera ha affermato che a livello globale si prevede ancora una crescita. “Questa transizione non è arrestabile. Il mercato delle energie rinnovabili ha fatto questa scelta, è il modo più economico per produrre elettricità”.Secondo il rapporto, per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo, i governi devono sviluppare politiche che supportino meglio lo sviluppo delle energie rinnovabili, aiutino a riqualificare la forza lavoro e si impegnino a migliorare le catene di approvvigionamento e le infrastrutture, come le reti elettriche. Lunedì scorso un rapporto di 160 ricercatori di tutto il mondo, intitolato “Global Tipping Points”, ha avvertito che il riscaldamento globale sta superando le soglie pericolose prima del previsto.
Acqua, gara da 5 mld in Campania. De Luca anticipa le nuove regole, è scontro Cirielli-Fico
Una maxi-gara da quasi 5 miliardi di euro per affidare la gestione del sistema acquedottistico regionale per i prossimi 30 anni. La Regione Campania lancia un bando destinato a ridisegnare il futuro dell’acqua, una mossa che di fatto anticipa l’entrata in vigore delle nuove regole nazionali per le gare del servizio idrico, che l’Autorità di settore (Arera) renderà obbligatorie solo a partire dal 1° gennaio 2026. L’operazione, che prevede la creazione di una nuova società a maggioranza pubblica con un socio privato di minoranza, si inserisce in un clima politico già rovente. Dure le accuse Cirielli-Fico sulla gestione regionale del settore.
Ddl attività subacquee, Inail: “Lavoriamo per migliorare attività in immersione, venga reinserita la figura del medico competente”
“Inserire Inail tra enti per la sicurezza, prevenzione e ricerca sul lavoro delle attività subacquee”. Lo ha detto Enrico Marchetti, referente Inail per le atmosfere iperbariche, in audizione alla Commissione Trasporti, nell’ambito dell’esame del disegno di legge, approvato dal Senato, recante disposizioni in materia di sicurezza delle attività subacquee. “I nostri obiettivi attuali – ha spiegato Marchetti – sono di cercare di migliorare le attività operative in immersione”. Anche l’Inail, come Aisi e Aaspi ieri (si veda l’articolo su Diario Diac del 15 ottobre), ritiene troppo basso il limite di operatività di 15 metri. “Soprattutto perché le linee guida internazionali parlano di un limite di 30 metri”, ha aggiunto Enrico Marchetti. Il quale, concludendo, ha fatto notare la necessità di reinserire accanto alla figura del medico iperbarico anche quella del medico competente.
Accordo tra UniCredit, UniCredit RE Services e Ance per supportare la sostenibilità nel comparto edilizio
UniCredit, UniCredit RE Services, società di intermediazione immobiliare del Gruppo, e Ance hanno sottoscritto un protocollo di intesa finalizzato a consolidare la collaborazione tra il settore bancario, l’industria delle costruzioni e l’intermediazione immobiliare, con un impegno congiunto a sostegno della sostenibilità e della crescita del Paese. L’accordo, siglato nella sede di Piazza S.S. Apostoli a Roma della società di intermediazione immobiliare del Gruppo UniCredit, si fonda sulla condivisione di valori comuni e sull’obiettivo di perseguire azioni concrete in tre ambiti prioritari: efficienza energetica del patrimonio immobiliare, quale leva strategica per la decarbonizzazione e la competitività del sistema Paese; accessibilità delle abitazioni, per rendere il mercato immobiliare più inclusivo e vicino ai bisogni delle comunità; sicurezza sul lavoro, come presupposto imprescindibile per lo sviluppo sostenibile del settore edilizio e promozione della cultura finanziaria presso le imprese. Per UniCredit la firma dell’accordo è la conferma dell’obiettivo di supportare il Paese creando sinergie concrete a beneficio delle comunità locali. L’Ance è l’associazione che rappresenta le imprese italiane di qualunque dimensione che operano nel campo delle costruzioni. Un settore, quest’ultimo, che contribuisce per il 12% del PIL e arriva al 22% considerando anche le attività immobiliari e la filiera e incide per il 25,2% in termini di occupazione rispetto al settore industriale. In tale contesto, UniCredit RE Services metterà a disposizione le proprie competenze e tecnologie per una valorizzazione efficace degli immobili, integrando la propria esperienza nelle dinamiche del mercato locale e contribuendo a una filiera più efficiente, sostenibile e orientata al futuro. Annalisa Areni, Head of Client Strategies di UniCredit Italia: “Con questo protocollo confermiamo l’impegno di UniCredit a sostenere la transizione energetica e la crescita sostenibile del Paese, attraverso un dialogo costruttivo con i principali attori della filiera immobiliare ed edilizia. Crediamo che solo una collaborazione stabile e strutturata possa produrre soluzioni concrete e durature a beneficio delle comunità e dei territori”. Fabio Mucci, CEO UniCredit RE Services: “Il nostro ruolo è mettere a disposizione competenze, tecnologie e conoscenza del mercato per valorizzare al meglio il patrimonio immobiliare e accompagnare cittadini e imprese in un percorso di innovazione e sostenibilità. Lavorare insieme ad Ance in sinergia col Gruppo significa dare concretezza a un progetto comune che guarda al futuro dell’abitare”.
Per la Presidente Ance, Federica Brancaccio, “Questo Accordo consolida un rapporto che Ance porta avanti con UniCredit da sempre, rafforzando il legame banca impresa che nel settore delle costruzioni è imprescindibile. L’Associazione ha investito tanto in questi anni per aumentare la cultura finanziaria delle imprese associate allo scopo di renderle più solide e pronte ad affrontare le difficoltà, sfruttando pienamente le opportunità di mercato. Oggi possiamo contare su aziende più strutturate sotto il profilo finanziario, per questo vogliamo continuare questo percorso di crescita per garantire un tessuto industriale delle costruzioni sano e in grado di rispondere alle sfide di sviluppo infrastrutturale e di benessere sociale di cui il Paese ha bisogno”.
Acqua, bozza Ue: fondi privati ed europei
Il Consiglio Ue è pronto a esortare gli Stati membri a mobilitare finanziamenti privati e a utilizzare i fondi Ue disponibili per progetti di resilienza idrica e a chiedere alla Commissione europea di sostenere attivamente gli Stati membri nell’attuazione della legislazione sulla resilienza idrica e nel raggiungimento degli obiettivi della strategia europea. Queste alcune delle richieste contenute nella bozza di conclusioni sulla Strategia europea di resilienza idrica, presa in visione da Public Policy e che il Consiglio Ue Ambiente si appresta ad approvare martedì prossimo.
La Strategia europea di resilienza idrica è stata adottata dalla Commissione Ue il 4 giugno. Il Consiglio è pronto a chiedere alla Commissione di riferire sui progressi compiuti nell’attuazione della strategia e a effettuare una revisione intermedia entro il 2027, coinvolgendo regolarmente gli Stati membri. Ancora sul piano delle risorse, la bozza di conclusioni incoraggia incentivi economici per un uso sostenibile dell’acqua e sottolinea “l’importanza di tenere conto del principio del recupero dei costi dei servizi idrici in linea con le disposizioni della direttiva quadro sulle acque”.
La bozza incoraggia gli Stati membri e la Commissione europea a integrare in modo più sistematico la resilienza idrica nei finanziamenti, nelle politiche e nei settori, ad esempio nell’agricoltura, nell’industria, nella bioeconomia, nello sviluppo rurale e urbano e nel turismo, “promuovendo al contempo un approccio integrato e sostenibile alla gestione delle risorse idriche, compreso l’approccio ‘dalla fonte al mare’, la combinazione di soluzioni tecniche innovative e soluzioni basate sulla natura, l’economia circolare, il principio dell’efficienza idrica e il principio ‘chi inquina paga’”.
Inoltre, si incoraggia la Commissione europea a prendere in considerazione lo sviluppo di norme per il riutilizzo sicuro dell’acqua al di là dell’irrigazione. Occorre affrontare e prevenire l’inquinamento idrico alla fonte, compresi gli eccessi di nutrienti e gli inquinanti persistenti ed emergenti come le sostanze per-e polifluoroalchiliche (Pfas), compreso l’acido trifluoroacetico (Tfa). La bozza invita la Commissione europea “ad adottare le misure necessarie, in linea con il piano d’azione dell’Ue per l’inquinamento zero e la strategia per la sostenibilità nel settore delle sostanze chimiche, al fine di eliminare gradualmente le sostanze chimiche più nocive”. Si sottolinea l’urgenza per l’Unione di affrontare alla fonte gli inquinanti che rappresentano un rischio per le fonti vitali di acqua potabile, in particolare quelli elencati nelle direttive relative all’acqua potabile, agli standard di qualità ambientale e alle acque sotterranee.
Tra le altre cosa, la bozza di conclusioni anche la necessità di affrontare gli aspetti di sicurezza della resilienza idrica, compresa la resilienza alle perturbazioni esterne dell’approvvigionamento idrico e delle infrastrutture di trattamento delle acque reflue e della qualità dell’acqua, compresi sabotaggi, attacchi informatici e altre minacce esterne.
Accordo da 40 miliardi tra Blackrock e Nvidia per i data center Ia
Un gruppo di investitori, tra cui BlackRock e Nvidia, acquisterà Aligned Data Centers da Macquarie Asset Management in un accordo del valore di 40 miliardi di dollari. Lo riporta la Reuters sul proprio sito citando le aziende interessate. L’accordo sottolinea l’intensificarsi della corsa all’espansione dell’infrastruttura per sviluppare la tecnologia dell’ intelligenza artificiale, mentre le aziende si affrettano a costruire modelli sempre piu’ sofisticati. L’acquisizione segue una serie di maxi accordi incentrati sull’ambita capacità di calcolo. OpenAI, il creatore di ChatGPT, ha svelato nelle ultime settimane accordi per un totale di circa 26 gigawatt di capacità di calcolo, sufficienti ad alimentare circa 20 milioni di case negli Stati Uniti. Il consorzio di investimento, denominato Artificial Intelligence Infrastructure Partnership (Aip), ha un obiettivo iniziale di 30 miliardi di dollari di capitale azionario, con il potenziale di raggiungere i 100 miliardi di dollari, debito incluso. Si tratta del primo investimento di Aip e la transazione dovrebbe concludersi nella prima metà del 2026. “Con questo investimento in Aligned Data Centers, consolidiamo il nostro obiettivo di fornire l’infrastruttura necessaria per alimentare il futuro dell’intelligenza artificiale”, ha dichiarato Larry Fink, Ceo di BlackRock e presidente di Aip. Aip include anche xAI e Microsoft, insieme alla Kuwait Investment Authority e all’investitore statale di Singapore Temasek come investitori di riferimento. Aligned progetta, costruisce e gestisce data center per hyperscaler, neocloud e aziende. Il suo portafoglio comprende 50 campus e oltre 5 gigawatt di capacità operativa e pianificata, inclusi asset in fase di sviluppo, situati negli Stati Uniti e in America Latina. Aligned manterrà la sede centrale a Dallas, in Texas, e sarà guidata dal Ceo Andrew Schaap
Ia, Casellati: “Implementata al ministero per semplificare”
“Nel ministero che guido abbiamo tradotto questo approccio” etico e sostenibile ai nuovi strumenti digitali “in azione, sperimentando l’uso dell’intelligenza artificiale a supporto e non in sostituzione dei nostri giuristi, per ripulire l’ordinamento da ridondanze e sovrapposizioni”. Così Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministra per le Riforme istituzionali, nel videomessaggio inviato al Digital Innovation Forum Comolake, in corso a Cernobbio.
Ia, Engineering: è motore di nuova competitività
“L’Intelligenza Artificiale deve essere un motore di progresso, accessibile, etico e al servizio delle persone”. Lo ha detto Aldo Bisio, ceo di Engineering, concludendo il suo intervento al ComoLake 2025, delineando la strategia “AI First” del gruppo. “Stiamo entrando in una nuova fase dell’AI: i Large Language Model restano centrali, ma gli Small Language Model e gli Agentic AI stanno aprendo la strada a sistemi realmente autonomi, capaci di pianificare, agire e adattarsi in tempo reale”.
Engineering, azienda italiana specializzata della trasformazione digitale con 14 mila dipendenti e oltre 80 sedi nel mondo, utilizza l’AI e la Generative AI in tutti i principali settori, dall’industria alla sanità, dall’energia alla pubblica amministrazione. “Con EngGPT, la nostra piattaforma di Private GenAI conforme all’AI Act – ha aggiunto Bisio – offriamo alle organizzazioni strumenti per sviluppare un’intelligenza digitale sicura e personalizzata”. “Il nostro obiettivo – ha concluso – è accompagnare imprese e istituzioni verso un futuro in cui l’AI non sostituisce, ma amplifica le capacità umane, creando un’economia più competitiva, sostenibile e inclusiva”.
Ia, Cisco Readiness Index: “Rischio debito infrastrutturale per aziende Ue”
Solo il 23% delle aziende europee dispone di una solida capacità GPU per fare fronte all’aumento del carico di lavoro delegato all’IA e appena il 21% è in grado di rilevare o prevenire minacce specifiche a essa legate. Lo rivela il Cisco AI Readiness Index, studio condotto dall’azienda statunitense Cisco Systems Inc. su 8.000 dirigenti senior dei settori IT e business, responsabili della strategia di IA in organizzazioni con oltre 500 dipendenti.
L’indagine introduce il concetto di “debito infrastrutturale in IA”: accumulo di compromessi, aggiornamenti rimandati e architetture sottofinanziate che rallentano l’innovazione ed erodono i rendimenti delle imprese. A tal riguardo, il 36% degli intervistati afferma che le proprie reti non sono in grado di scalare in base alla complessità o al volume dei dati. Sull’integrazione dell’IA nei flussi di lavoro, il 66% delle aziende su scala globale ritiene tuttavia che questa già aumenti l’efficienza e la produttività dei dipendenti.
Carceri, Nordio: “Al lavoro per 2.754 nuovi posti detentivi”
Quella delle carceri “è una situazione sicuramente molto difficile, che però si è sedimentata non negli anni, ma nei decenni. Tra gli interventi in corso di realizzazione di prossima ultimazione si annotano gli istituti di Cagliari, Milano-Opera, Milano-Bollate, Roma-Rebibbia, Bologna, Gorizia e Agrigento. Inoltre sono stati affidati gli appalti integrati dei nuovi padiglioni di Vigevano, Rovigo, Ferrara, Viterbo, Perugia, Civitavecchia e Santa Maria di Capua Vetere, la cui realizzazione dovrà essere ultimata entro il 2026”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio durante un question time nell’aula della Camera, rispondendo a un’interrogazione di Italia viva sul sovraffollamento carcerario.
“Attraverso tali interventi saranno creati 2.574 nuovi posti detentivi, e a questi si aggiungono altri 524 posti recuperati in interventi in corso nelle strutture di Napoli-Poggioreale, Udine, Brindisi, Potenza e altro. Stiamo anche intervenendo per ridurre la popolazione carceraria, nel ridurre la carcerazione preventiva e nel tentativo di far espiare la pena di denuti extracomunitari nei Paesi d’origine oltre a quella ben nota di una detenzione differenziata per tossicodipendenti”, ha concluso il ministro. I numeri ricordati da Nordio: “Al 30 giugno 2025, a fronte di un totale di 62mila detenuti, 19.534 erano tossicodipendenti. In questo contesto, l’entrata in vigore del nuovo regime di detenzione può portare alla riduzione di un terzo del sovraffollamento carcerario nei confronti di queste persone”.
“Il Governo continua a non fare nulla per il sovraffollamento carcerario e anzi sembra agire con il segreto intento che prima o poi la situazione diventi incandescente”, ha replicato Bobo Giachetti, deputato di Italia viva.
“Un anno fa il governo ha detto no alla liberazione anticipata speciale. Ha messo in campo un decreto-fuffa che non conteneva nessuno strumento concreto contro il sovraffollamento se non la previsione di commissario straordinario per l’edilizia carceraria. Il ministro Nordio, però, ha poi detto che le carceri non si possono costruire perché costano troppo e i residenti non le vogliono. A quel punto la soluzione sono diventati i prefabbricati, ovvero qualche centinaio di posti a fronte di 16500 detenuti in più. Ma il bando di gara è stato annullato perché le stime sui costi, lievitati da 32 a 46,6 milioni, erano sballate. Adesso si deve ricominciare tutto da capo. Ma le carceri scoppiano, detenuti, operatori, polizia penitenziaria sono allo stremo. L’unica cosa che il governo sa fare è solo di di dire no a tutto”, ha concluso.
Todde, la Consulta boccia la decadenza
“Ho appreso da Bruxelles la notizia della sentenza della Corte Costituzionale mentre presiedevo il Forum delle regioni insulari europee. La Consulta ha riconosciuto che il Collegio di garanzia elettorale ha esorbitato dai propri poteri, pronunciandosi sulla mia decadenza in ipotesi non previste dalla legge come cause di ineleggibilità, e ha quindi menomato le attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione Sardegna.
In parole semplici, la Corte ha affermato che non spettava né allo Stato, né al Collegio di garanzia dichiarare la mia decadenza né che vi erano i presupposti per poterla dichiarare”. Lo afferma la presidente della Regione, Alessandra Todde. “In questi mesi – continua la presidente – mi hanno chiamata decaduta, hanno provato ad affossare il lavoro della Giunta, a screditare il mandato che le cittadine e i cittadini sardi mi hanno affidato. Hanno provato a mettere in discussione la legittimità di un governo democraticamente eletto. Noi, invece, abbiamo scelto un’altra strada: quella della fiducia nella giustizia e nelle istituzioni, della serietà e del lavoro quotidiano. Abbiamo continuato a fare ogni giorno tutto ciò che è necessario per risollevare la Sardegna, ignorando i detrattori. Lo abbiamo fatto con la schiena dritta e con la convinzione che la verità avrebbe parlato da sé”.
“Oggi la Corte Costituzionale si è espressa. E noi continuiamo ad andare avanti, a lavorare a testa alta, con ancor più energia e determinazione con un solo obiettivo in mente: il bene della Sardegna”, conclude Todde.
Energia, Descalzi: Europa ancora non ha ancora un piano di sicurezza
“I nodi vengono al pettine, nel senso che si parla di transizione energetica o Green deal dalla Cop21 del 2015, ma ci vuole tempo prima che le situazioni emergano. La prima volta che l’Europa si è occupata in modo serio di energia è con la guerra in Ucraina”. Lo dice l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, al Forum Coldiretti 2025. Ma, continua, “l’Europa ancora non ha un piano di sicurezza energetica”. “La transizione energetica ha un grosso senso, perché è l’unico modo per bilanciare forze e debolezze: Bisogna avere altri lati su cui difendersi”, ma “una transizione non sussidiata, perché ha pochissimo senso, anche fiscale, se non produce ritorno”. Lo dice l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, al Forum Coldiretti 2025. “L’Europa ha guardato alla transizione e sicurezza energetica in modo monodimensionale”, spiega, ma “la transizione non è morta e gli investimenti vanno mantenuti”.
Rinnovabili, Scornajenchi: “non ignorare i loro limiti tecnici”
“Le energie rinnovabili hanno grandi pregi ma anche delle implicazioni tecniche. Quando si dimenticano queste implicazioni ci si trova in situazioni come quella in cui si è trovata la Spagna e si stava per trovare la Germania lo scorso inverno e ci si rende conto di alcuni limiti”. Ad affermarlo è stato l’amministratore delegato di Snam, Agostino Scornajenchi, intervenendo al Forum Enpaia 2025. Per risolvere il problema energetico, ha aggiunto, “l’unità di misura non è l’anno ma il decennio, quindi per quanto correremo è un tema che non vedremo risolto per i prossimi 10 anni”. “Metà dell’energia elettrica che abbiamo in Italia è fatta con il gas”, ha ricordato.
Gse e Confcommercio insieme per la transizione energetica delle imprese
È stato firmato ieri l’accordo di collaborazione istituzionale tra il Gestoredei Servizi Energetici e Confcommercio–Imprese per l’Italia, con l’obiettivo di supportare la decarbonizzazione delle imprese associate attraverso l’incremento dell’utilizzo di energia prodotta da fonti rinnovabili, l’efficientamento energetico, la mobilità sostenibile e la diffusione di modelli di economia circolare. L’accordo prevede l’attivazione di strumenti operativi e tavoli tecnici per individuare le opportunità offerte dai meccanismi di incentivazione gestiti dal GSE, favorire la nascita di Comunità Energetiche Rinnovabili e configurazioni di autoconsumo, promuovere l’impiego di biometano e tecnologie innovative e sviluppare iniziative di formazione e informazione rivolte alle imprese del commercio, del turismo, dei servizi e della logistica. Altro punto importante dell’intesa riguarda l’avvio di una collaborazione volta all’efficientamento
energetico del patrimonio immobiliare delle imprese associate a Confcommercio e delle strutture connesse alla loro funzione. Attraverso l’elaborazione congiunta di analisi sui consumi e sul fabbisogno energetico, verranno individuate le possibili iniziative di riqualificazione e di ottimizzazione degli interventi di risparmio energetico che più si adattano al settore. La predisposizione di un tavolo di confronto permanente, inoltre, consentirà al GSE di ascoltare e
recepire le esigenze delle imprese così da poter elaborare percorsi di formazione dedicata, mirati anche alle diverse realtà produttive accompagnandole in modo efficace verso modelli più efficienti e sostenibili. “Questo protocollo – dichiara Paolo Arrigoni, presidente del GSE – consolida la sinergia tra il
sistema pubblico e il mondo delle imprese, con l’obiettivo di affiancare anche il vasto tessuto produttivo e dei servizi nel percorso verso la neutralità climatica. Attraverso il dialogo tecnico e il supporto informativo, il GSE intende collaborare con Confcommercio per favorire l’efficienza energetica, l’autoproduzione e l’utilizzo di fonti rinnovabili”, “Confcommercio e le imprese associate – sottolinea Vinicio Mosè Vigilante, amministratore delegato del GSE – rappresentano il target ideale per trasferire le competenze e il know how del GSE nell’utilizzo degli strumenti a disposizione delle Pmi quali ad esempio, i PPA, contratti a lungo termine che da una parte supportano le imprese nel contenimento del costo dell’energia e, dall’altra, sono in grado di trasferire i benefici della riduzione dei prezzi delle rinnovabili direttamente sul consumatore finale”. “L’intesa di oggi – dichiara Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio – riconosce il ruolo delle imprese del terziario nella transizione energetica e, al contempo, punta a ridurre i costi in bolletta e a rafforzare la sostenibilità economica delle nostre attività. Si tratta di una partnership che integra innovazione, tecnologia e responsabilità condivisa, creando un collegamento virtuoso tra decarbonizzazione e competitività aziendale”. Il protocollo, della durata di tre anni, si inserisce nel quadro delle azioni strategiche per il perseguimento degli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) e per l’attuazione delle misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), rafforzando il partenariato tra istituzioni e sistema produttivo per accelerare i processi di decarbonizzazione del Paese.
Immobiliare, contrazione per gli affitti. Buoni segnali per le vendite
Nel terzo trimestre del 2025 (luglio-settembre) trovano conferme le dinamiche che il mercato immobiliare ha mostrato nell’ultimo periodo: sul fronte della pressione di domanda , il settore degli affitti mostra una contrazione, mentre quello delle vendite ribadisce i segnali incoraggianti evidenziati fin dalla seconda metà dello scorso anno. Rispetto agli stessi tre mesi del 2024, la pressione di domanda per le case in vendita è infatti aumentata del 12,4%, mentre quella per le locazioni è diminuita del 16,5%. Sono queste alcune delle evidenze tratte dall’Osservatorio trimestrale del mercato residenziale realizzato da Immobiliare.it Insights, proptech company guidata da Luke Brucato del gruppo Immobiliare.it, il portale immobiliare leader in Italia, specializzata in big data e market intelligence. L’offerta di immobili in vendita si è contratta rispetto a 12 mesi fa (-1,3%), mentre quella di immobili in affitto è cresciuta del 29,3%. Guardando ai prezzi, si nota una crescita in entrambi i settori nel trimestre, ma gli affitti sono aumentati in misura decisamente maggiore, di oltre il doppio, rispetto alle vendite: nel primo caso si riscontra infatti un +6%, nel secondo invece un +2,6%. Attualmente, per acquistare un immobile nel Paese servono mediamente 2.114 euro/mq, mentre per affittare bisogna prevedere una spesa media di 14,3 euro/mq. «Giunti ormai quasi alla fine dell’anno, si può stilare un primo bilancio di come si è mosso il mercato immobiliare in questo 2025 – commenta Paolo Giabardo, Direttore Generale di Immobiliare.it. – La tendenza è ormai chiara: le compravendite sono ripartite con maggiore slancio, sostenute da una rinnovata fiducia da parte degli acquirenti, da condizioni creditizie in lieve miglioramento e da una maggiore stabilità economica generale. Si tratta di segnali importanti, che indicano una ripresa graduale ma solida dopo un periodo caratterizzato da incertezza e attese.
Al contrario, il mercato delle locazioni sta attraversando una fase di rallentamento, segnando una prima battuta d’arresto dopo il boom registrato negli anni post-pandemia. Si intravedono tensioni del mercato, derivanti da un aumento dei canoni più che proporzionale all’aumento dei salari, soprattutto nelle grandi città».
A trainare verso l’alto i prezzi di affitto è soprattutto il Centro, che nel terzo trimestre di quest’anno ha registrato una crescita di oltre il 10% rispetto a 12 mesi fa. Più contenuti rispetto alla media nazionale invece i rialzi di Nord-Ovest (+4,6%) e Isole (+4,2%). Il Centro è anche l’area in cui la pressione di domanda è calata maggiormente nel periodo considerato (-19,6%), mentre la diminuzione più contenuta si è verificata ancora una volta nelle Isole (-6,9%).
Si notano differenze rilevanti nel comportamento di prezzi e domanda di locazioni anche tra grandi e piccoli centri 2 : la pressione di domanda cala molto più drasticamente nel primo caso (-26,4%) che nel secondo (-8,8%). Tuttavia, i prezzi sono cresciuti più nelle piccole città (+5%) piuttosto che nelle grandi (+3,7%). L’offerta è invece salita ovunque a due cifre nel periodo, con incrementi quasi del 40% nelle grandi città e di oltre il 20% nelle piccole. Tra le diverse macroaree della Penisola, il Nord-Est è quella in cui lo stock è aumentato maggiormente nell’ultimo anno (+36,6%). Passando alle vendite, il discorso è opposto rispetto a quello sulle locazioni. La pressione di domanda è infatti aumentata ovunque nel terzo trimestre dell’anno, con incrementi sempre superiori al +10%. Le Isole arrivano addirittura a un +15,3%, mentre l’ascesa più contenuta si verifica al Nord-Est (+10,8%). Proprio quest’ultima area è però quella in cui i prezzi sono cresciuti di più in 12 mesi, +4,6%. Si nota, al contrario, una stabilità pressoché assoluta sia al Sud (+0,9%) che nelle Isole (+0,7%). A differenza di quanto riscontrato per le locazioni, nelle vendite grandi città e piccoli centri si comportano allo stesso modo a livello di domanda, con incrementi in entrambi i casi intorno al +12,5%. I prezzi, però, solo saliti molto di più nel primo caso (+5%) piuttosto che nel secondo (+2,1%). Per quanto concerne l’offerta, Sud e Isole si discostano dalla tendenza nazionale di decrescita, con un +4% e un +1,2% rispettivamente. Cali invece molto simili, tra il -2% e il -3%, al Nord-Ovest, al Nord-Est e al Centro.
La Valle d’Aosta si conferma la regione in assoluto più cara per affittare casa in Italia, con canoni che hanno sfondato il tetto dei 22 euro/mq in seguito a una crescita del 14,1% nell’ultimo anno. Al secondo posto la Lombardia (18,7 euro/mq medi). La Basilicata rimane invece la regione più economica in assoluto (7,1 euro/mq) e i canoni sono in netto calo rispetto al terzo trimestre del 2024 (-9,4%). Tra i capoluoghi di regione, Milano rimane imbattibile (22,5 euro/mq), ed è anche la città più costosa della Penisola, ma non si notano variazioni nell’ultimo anno (+0,1%). Firenze, invece, che è al secondo posto con 21,3 euro/mq, continua a salire (+5,3% nel periodo). Roma rimane terza (18,2 euro/mq, cresciuta dell’11,2% nel trimestre) davanti a Bologna (17,1 euro/mq).
I grandi centri sono quelli che superano i 250.000 abitanti, i piccoli rimangono al di sotto di tale soglia. Il Trentino-Alto Adige mantiene il primato di regione più onerosa per acquistare un immobile, con 3.573 euro/mq medi (+3,8% in 12 mesi). La Calabria resta invece la più conveniente, con 953 euro/mq. Milano è in testa anche nella classifica dei prezzi di vendita (5.564 euro/mq medi), in crescita del 2,3% rispetto a 12 mesi fa. Firenze è seconda anche in questo caso (4.669 euro/mq, +9% in un anno), mentre Bologna è di poco davanti a Roma (3.685 euro/mq vs. 3.641 euro/mq).
Connettività, I-Com e Join Group: “Tempi ancora lunghi per le reti: semplificazioni frenate da resistenze e criticità burocratiche”
Negli ultimi anni Governo e Parlamento sono ripetutamente intervenuti con strumenti di semplificazione normativa – dai decreti semplificazioni (nn. 76/2020 e 77/2021) alle misure introdotte in sede di recepimento del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche – in grado di agevolare e accelerare lo sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazione. Tuttavia, dal punto di vista della lunghezza e della complessità degli iter autorizzativi, la situazione è ancora critica. Le tempistiche di risposta, sia da parte degli enti di rilevanza nazionale sia delle amministrazioni locali, pur mostrando miglioramenti rispetto allo scorso anno, risultano ancora eccessivamente lunghe e non conformi ai termini stabiliti dalla normativa. È quanto emerge dallo studio dal titolo “VERSO LA NUOVA CONNETTIVITÀ. L’approccio delle comunità locali al deployment delle reti fisse e mobili” realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e Join Group Business Advisory nell’ambito di Futur#Lab, progetto svolto con la partnership di Ericsson, FiberCop, INWIT, Open Fiber, Unidata e WindTre, presentato presso la sede I-Com nel corso di una tavola rotonda alla quale hanno partecipato esperti della materia, rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni e delle aziende. Per comprendere lo stato applicativo delle semplificazioni normative ed eventuali miglioramenti ravvisati nella gestione dei processi burocratici e nelle tempistiche degli iter autorizzativi, è stata realizzata un’indagine coinvolgendo alcune delle principali aziende che operano nel settore in Italia. Relativamente alle infrastrutture fisse, con riferimento all’iter amministrativo necessario ad ottenere l’illuminazione pubblica è emersa una tempistica media a livello nazionale che si attesta sui 105 giorni, in sensibile miglioramento rispetto ai 121 giorni rilevati lo scorso anno. Nel dettaglio, il Centro risulta ancora una volta il più efficiente con 100 giorni medi per il completamento delle procedure, seguito dal Sud (104) e dal Nord (106,5). Per quanto riguarda i tempi medi delle istanze per l’ottenimento dell’autorizzazione agli scavi si rileva un miglioramento ancor più significativo, con un dato medio nazionale di 92 giorni (-21,4% rispetto al 2024). In questo caso, sul versante territoriale, a risultare più celeri sono gli enti locali del Nord (85 giorni), seguiti dal Sud (94) e dal Centro (103). Con riferimento alle reti mobili, i dati sui giorni medi utili ad ottenere l’autorizzazione alla realizzazione di infrastrutture segnalano un passaggio dai 162 giorni per il 2022 ai 144 dello scorso anno, ravvisando un lieve miglioramento. Fondamentali per la semplificazione e la razionalizzazione dei procedimenti autorizzativi sono le conferenze dei servizi (cds), finalizzate al rilascio dei cosiddetti “atti di assenso” necessari alla realizzazione di nuovi interventi. Lo strumento, tuttavia, trova una scarsa applicazione da parte delle amministrazioni locali. Rispetto alla rete fissa e al Piano Italia 1 Giga, è stato riscontrato un atteggiamento poco efficiente da parte delle amministrazioni locali, per cui la media nazionale di convocazione delle conferenze si attesta intorno al 15% del totale delle richieste presentate. Per quanto riguarda le convocazioni di tali rispetto alle infrastrutture di rete mobile i valori continuano ad essere negativi, ma si osserva una situazione complessivamente favorevole. Infatti, tra il 2022 e il 2024 la quota di conferenze non convocate rispetto al totale delle istanze si è notevolmente ridotta a livello nazionale, passando dal 58,8% al 41%. Permangono tuttavia alcune criticità legate a casi specifici, su tutti le percentuali di non convocazione più elevate sono Campania (66,2%) e Sicilia (68,6%).
Una novità è l’analisi della gestione dei processi burocratici e delle tempistiche degli iter autorizzativi legati alla realizzazione di edge data center. Nello specifico, l’indagine si è focalizzata su tre attività disciplinate dal Testo Unico Edilizia: permesso di costruire, autorizzazione sismica e segnalazione certificata
di inizio attività (SCIA). Si riscontrano risultati positivi dal momento che le tempistiche medie rilevate per il rilascio delle autorizzazioni risulta in linea con i termini previsti dalla normativa di riferimento. Tuttavia, la peculiarità, le sfide e le opportunità che caratterizzano questa tipologia di infrastruttura richiedono una procedura dedicata che vada oltre quanto stabilito dal Testo Unico, anche in linea con quanto previsto dal disegno di legge attualmente in discussione in Parlamento.
Cassa Geometri: parte la seconda annualità assicurativa con Generali Italia
Cassa Geometri fa partire la seconda annualità assicurativa con Generali Italia per l’assistenza sanitaria gratuita dei propri iscritti e dei loro nuclei familiari, confermando il proprio impegno per garantire un’assistenza sanitaria gratuita e di qualità. Sarà possibile ampliare le prestazioni e includere i familiari dal 16 ottobre 2025 fino al 13 gennaio 2026. La copertura assicurativa è articolata in 3 moduli. La Garanzia A è offerta gratuitamente ai geometri iscritti e ai pensionati attivi della Cassa Geometri e garantisce la copertura delle spese sanitarie in caso di Grandi Interventi Chirurgici e Gravi Eventi Morbosi, l’indennità per non autosufficienza e per invalidità permanente da infortunio, nonché il pacchetto maternità, le cure per il neonato nel primo mese di vita, esami di alta diagnostica e il pacchetto prevenzione per la copertura delle spese sanitarie relativamente a una serie di prestazioni di prevenzione per uomini e donne, suddivise per fasce di età. La polizza prevede, inoltre, la possibilità di estendere al proprio nucleo familiare la Garanzia A, con pagamento del premio a carico del richiedente, e di attivare due ulteriori piani assicurativi: il piano denominato Garanzia B, che consente di ampliare la garanzia della polizza con ulteriori prestazioni sanitarie non comprese nel Piano base A e la Garanzia C che aumenta il massimale disposto a copertura per il rischio di non autosufficienza per gli assicurati in forma collettiva, ovvero iscritti e pensionati attivi, e dà la possibilità di poter attivare tale assistenza anche al proprio nucleo familiare. Il presidente di Cassa Geometri, Diego Buono, dichiara: “La prosecuzione dell’accordo con Generali Italia S.p.A. conferma l’impegno di Cassa Geometri nel garantire un’assistenza sanitaria gratuita e di qualità agli iscritti e ai loro familiari. L’attenzione alla prevenzione, con esami e visite specialistiche mirate, rappresenta un pilastro fondamentale della nostra strategia, volta a tutelare la salute e a offrire strumenti concreti per una diagnosi precoce e una maggiore sicurezza.”
Stadio della Roma, confermato obiettivo consegna progetto entro fine anno
Arrivano novità in merito al nuovo stadio della Roma. Si è tenuta ieri in Campidoglio una riunione, coordinata dal Direttore generale Albino Ruberti, con Assessori e tecnici dei Dipartimenti Urbanistica, Mobilità, Lavori Pubblici e Patrimonio di Roma Capitale e i rappresentanti della Roma per fare un punto coordinato in vista degli ultimi passaggi amministrativi. Al termine della riunione, durata circa un’ora e mezza, è stato confermato l’obiettivo condiviso di arrivare alla consegna del progetto definitivo per lo stadio entro la fine dell’anno. L’iter amministrativo previsto consentirà di rispettare le scadenze Uefa che fissano per la fine del mese di luglio 2026 il termine dei processi autorizzativi per la candidatura dell’impianto ad ospitare incontri degli Europei di calcio 2032.
Porti: Rixi, riforma in via di bollinatura in Ragioneria Stato
“La riforma portuale è alla Ragioneria dello Stato in via di bollinatura. Dopodiché, visto che siamo nella seconda parte della legislatura, la cosa che stiamo aspettando è il via libera per poterla inserire nel Pnrr l’anno prossimo in modo di avere la certezza che una volta portata in aula si chiuda in tempi certi perché la cosa peggiore in un momento come questo è partire con una riforma e rimanere poi in mezzo al guado”. Lo ha detto il viceministro a Infrastrutture e Trasporti Edoardo Rixi intervenendo al panel dedicato al sistema portuale italiano del forum “Shipping and intermodal transport – Porti e logistica, esplorare le nuove frontiere” nell’ambito della Genoa shipping week. “Quello che manca oggi nel sistema portuale italiano è una visione complessiva” ha spiegato a proposito della finalità della riforma. “E’ necessario avere un soggetto a livello nazionale che non solo coordina i porti d’Italia – ha spiegato – ma possa andare anche a cogliere quelle opportunità che oggi il mondo ci pone dinanzi, vuol dire arrivare per prime rispetto ad altri su determinati mercati”.
In Italia servizi idrici frammentati, i gestori sono 1.800
Il servizio idrico integrato italiano continua a soffrire di profonde disparità territoriali. Il Mezzogiorno e le aree montane emergono come le zone più fragili, caratterizzate da una miriade di micro-gestori che faticano a modernizzare le reti e il servizio. Questo uno degli elementi emersi dalla mappa elaborata da Centro Studi Enti Locali nella ricerca “Il futuro dell’acqua”. Il numero complessivo dei gestori del servizio idrico integrato supera le 1.800 unità, ma circa la metà serve – mediamente – meno di 5.000 abitanti. Il risultato è una mappa a due velocità: al Nord e in alcune regioni centrali, si è consolidato un modello industriale più capace di investire sulla modernizzazione sulle reti; al Sud e nell’arco alpino, invece, il nanismo gestionale frena l’attuazione dei piani d’investimento e rende difficile, ad esempio, accedere ai finanziamenti europei. Il Trentino-Alto Adige è emblematico: con una media di 3.949 abitanti per gestore su 1,09 milioni di residenti, questo è un esempio di configurazione policentrica . Il Centro è l’area dove la gestione del servizio idrico integrato risulta essere, in assoluto, la più concentrata. In particolare, la Toscana rappresenta un esempio di integrazione industriale. Con una media di 457.604 abitanti per gestore, questo territorio trascina significativamente in alto la mediana macro-regionale. Nello stesso solco si collocano anche le regioni Veneto (media di 323.457 abitante per gestore) e Umbria (283.985 abitanti per gestore), che completano un «podio» di regioni a elevata concentrazione. In questi contesti, il disegno d’ambito e la prevalenza di modelli societari hanno accelerato l’aggregazione, riducendo la frammentazione storica. Per il Centro studi enti locali è necessario accelerare i processi di aggregazione territoriale e di creare incentivi specifici per i Comuni che scelgono di unificare la gestione.
Nelle aree con maggiore frammentazione, gli investimenti pro capite annui sono inferiori del 40% rispetto alla media nazionale, e il tasso di dispersione idrica si mantiene sopra il 45%, contro una media del 36% nel resto del Paese. “Senza un adeguato riconoscimento del valore economico dell’acqua, la capacità d’investimento del settore per rinnovarne le reti, in molti casi ancora vetuste e inadeguate, l’obiettivo di efficientamento del servizio rimarrà un sogno inevaso”, afferma l’AD di Centro Studi Enti Locali Nicola Tonveronachi.