Finanza, dati e attori nel settore dell’Ambiente costruito
L’Intelligenza Artificiale è attualmente considerata dagli operatori del mondo delle costruzioni e dell’immobiliare con forti aspettative, talora, invero, miracolistiche.
Essa, peraltro, è anche oggetto di un intenso dibattito relativo alla opportunità di regolamentarne le evoluzioni.
Certo è che, a prescindere dalle capacità emergenti, di cui è difficile oggi definire i limiti, tanto che sovente si accenna a forme di ibridazione, l’esito tangibile che essa sta contribuendo a sortire è una particolare attenzione rivolta al valore dei dati prodotti, elaborati e acquisiti dalle organizzazioni e, di conseguenza, al ruolo del Knowledge Management.
Ovviamente, chi si occupa seriamente del tema è in attesa dell’esaurimento dell’hype per iniziare a valutarne le prospettive sul medio e sul lungo termine.
Come che sia, certamente, allorché il settore dell’Ambiente Costruito pare, anzitutto, preoccuparsi nominalmente del cosiddetto BIM e delle sue relazioni con forme evolute del GIS, il punto di svolta si sta verificando altrove, nella ormai iniziata transizione dall’Information Modelling all’Information e al Data Management.
Ciò accade anche proprio in virtù della centralità del dato nel ricorso ai dispositivi di Intelligenza Artificiale che, in verità, mettono già in discussione la distinzione tra dati strutturati o meno, uno dei portati rilevanti del fenomeno, assieme alla dialettica tra spiegazioni causali o meno degli accadimenti passati e futuri.
Questo passaggio è fortemente rilevante in quanto, per prima cosa, mette in discussione una possibile primazìa dei soggetti e delle unità organizzative che si dicono esperti e specializzati nel cosiddetto BIM a favore degli individui e degli apparati che si dimostrano in grado di gestire i dati e di metterli realmente a profitto.
Dal rappresentare i beni si passa alla visualizzazione dei processi.
Secondariamente, si assiste frequentemente, propria a far data dal cosiddetto BIM, a una enfatizzazione sui benefici che esso potrebbe generare in termini di recupero di produttività, ma, nella realtà, la posta in gioco principale pare, ancora una volta, risiedere in altro luogo.
Ciò di cui il settore, infatti, dovrebbe maggiormente preoccuparsi è relativo all’utilizzo dei dati prodotti (anche a livello della normazione internazionale la locuzione Information Production si sta affermando) nei termini della mitigazione del rischio, attinente, in particolare, al rapporto tra il settore delle costruzioni (e dell’immobiliare) e il mondo finanziario.
Di là del fatto che tale rapporto appaia influente in molteplici ambiti, dalle soluzioni finanziarie relative all’efficientamento energetico degli edifici alle determinanti che esso genera nei contratti partenariali inerenti alla rigenerazione urbana, e delle controversie che logiche finanziarie abbiano causato a proposito della gentrificazione dei centri urbani o della finanziarizzazione della casa (argomento pertinente al Piano Casa e, soprattutto, alla Affordable Housing Initiative), il quesito da porsi riguarda il ruolo del dato, in corso di accrescimento nel settore, a fronte dei finanziatori e degli investitori.
Non a caso, a titolo esemplificativo, si accenna alla possibilità che gli Ambienti di Condivisione dei Dati possano essere resi interoperabili con i sistemi informativi relativi al monitoraggio e al controllo degli investimenti pubblici gestiti dal MEF e da ANAC.
Del resto, nonostante le iniziative legislative e regolamentari in materia, le metriche relative ai cosiddetti Criteri ESG, ad esempio, rimangono piuttosto eterogenee e, al contempo, non sembra che flussi di dati dedicati siano per ora stati integrati nel protocollo di valutazione del merito di credito degli istituti corrispondenti.
Per questi e per altri motivi, laddove i dati iniziano, sia pure disordinatamente a valere (vale a dire estemporaneamente, senza una architettura infrastrutturale che li connetta e che ne governi il supporto alle decisioni), risulterebbe impellente avviare una riflessione congiunta tra il settore dell’Ambiente Costruito e quello della Finanza (non solo sostenibile) per determinare quale possa essere davvero il valore del dato prodotto per offrire garanzie ai finanziatori e agli investitori.
Questa notazione solleva, ad esempio, spunti di meditazione nella relazione che intercorra tra Asset Management Company, sviluppatori immobiliari e imprese di costruzioni, pure per forme di disintermediazione.
In altre occasioni, una stessa riflessione è stata proposta a proposito del ruolo delle Equity Company nel creare Supply Chain specializzate.
Ovviamente, si tratterebbe di coniugare semantiche, culture, orizzonti spesso divergenti, tanto più alla luce di precedenti complessi.
Epperò, serve uscire dalla narrazione legata al BIM e alla produttività, per guardare oltre: verso il rapporto che intercorra tra gestione del dato e dell’informazione e criteri di riduzione del rischio.