La giornata
Fibrillazioni sul terzo mandato, adesso la Lega BLINDA Zaia
- Nel 2024 l’inflazione in picchiata, a +1% da +5,7% del 2023
- Pa: arriva la nuova direttiva del ministro Zangrillo con obiettivi di performance per i dirigenti e più ore per il rafforzamento delle competenze
- Terna: nel 2024 i consumi elettrici aumentano del 2,2%, per la prima volta le rinnovabili superano il 40% di copertura del fabbisogno
- Ocse: l’occupazione rimane a livelli record al 70,3% nel terzo trimestre, l’Italia sale al 62,5% ma è ancora sotto la media
- Consob: nel 2024 la capitalizzazione a Piazza Affari cresce del 4%, prosegue la tendenza al delisting
IN SINTESI
«Totale sintonia e condivisione degli obiettivi fra Matteo Salvini, Luca Zaia e l’intero Consiglio federale. Il Veneto è un modello di buon governo apprezzato a livello nazionale e internazionale. Per la Lega, squadra che vince non si cambia». Poche parole per esprimere una linea netta e inequivocabile: sono quelle del Consiglio federale, il massimo organo di governo del Carroccio, rilasciate al termine della riunione che si è svolta ieri a Roma, per fare il punto dopo l’approvazione della norma che impedisce il terzo mandato ai governatore. Poche parole che pesano come pietre all’interno della compagine governativa dove si sta consumando un duro braccio di ferro sul fronte della successione a Zaia. “Se il buon governo della Lega e di Zaia in Veneto da anni è riconosciuto a livello internazionale da tutti i punti di vista, metterlo in discussione per equilibri politici e per scelte romane non mi sembrerebbe utile”, ha detto ieri sera Salvini, in un’intervista tv. Un messaggio, quello di Salvini che è diretto anche all’interno del suo partito: parlare di “totale sintonia” con Zaia vuole essere la risposta alle accuse di debolezza mosse dalla Liga veneta, strenuamente arroccata a difesa di Zaia. Se questo può rasserenare il cielo sopra la Lega, lo stesso non si può dire per quello sopra la maggioranza. Eppure, Salvini si dice fiducioso in un accordo con i partner: “sono sicuro che con gli alleati troveremo una quadra come abbiamo sempre trovato e sono sicuro che nessuno voglia mettere in discussione uno dei governi più virtuosi d’Europa per mettere una bandierina a qualche parte”. Anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ostenta fiducia. Si troverà la quadra? “Ma sì, si trova”, risponde. E, “assolutamente” tutti al fianco di Zaia. La strategia della Lega la mette in chiaro il capogruppo al Senato e segretario della Lega Lombardia, Massimiliano Romeo: “La Lega, ovviamente, essendo un partito del territorio, si vuole tenere le Regioni dove governa, il buon governo. E’ interesse della Meloni trovare una soluzione soddisfacente che faccia sì che gli alleati leali e collaborativi siano soddisfatti”. Altro messaggio chiaro per la premier rientrata in Italia dalla missione ad Abu Dhabi.
Nel 2024 l’inflazione in picchiata, a +1% da +5,7% del 2023
Si raffredda, e di molto, l’inflazione. Nel 2024, i prezzi al consumo registrano una crescita dell’1%, un dato in netta discesa rispetto al +5,7% del 2023. Al netto degli energetici e degli alimentari freschi, al netto, quindi, dei fattori volatili, l’inflazione di fondo sale del 2,0% (+5,1%
nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici del 2,1% (+5,3% nel 2023). A rilevarlo è l’Istat, che ieri ha diffuso i dati definitivi del mese di dicembre, completando così il quadro dell’intero 2024. A dicembre, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività
(NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1% su novembre e dell’1,3% su dicembre 2023, come nel mese precedente, confermando la stima preliminare. La stabilità dell’inflazione sottende andamenti contrapposti di diversi aggregati di spesa: in rallentamento
risultano principalmente i prezzi degli alimentari non lavorati (da +3,8% a +2,3%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,7% a +3,1%); per contro, accelerano i prezzi degli energetici regolamentati (da +7,4% a +12,7%), mentre si attenua ancora il calo dei prezzi degli energetici non regolamentati (da -6,6% a -4,2%). A dicembre, l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi,
decelera (da +1,9% a +1,8%), come anche quella al netto dei soli beni energetici (da +2,0% a +1,7%). I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale da +2,3% a +1,7%, mentre accelerano di poco quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +1,6% a +1,7%). L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la crescita dei prezzi degli energetici
regolamentati (+1,5%), dei servizi relativi ai trasporti (+1,4%), dei servizi relativi all’abitazione (+0,4%), degli energetici non regolamentati e dei Beni non durevoli (+0,3% entrambi). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalle diminuzioni dei prezzi degli Alimentari non lavorati (-0,7%) e lavorati (-0,3%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,2%). L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,1% su novembre e dell’1,4% rispetto a dicembre 2023 (da +1,5% del mese precedente), confermando la stima preliminare. La sua variazione media annua nel 2024 è pari a +1,1% (+5,9% nel 2023). L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, aumenta dello 0,1% su novembre e dell’1,1% su dicembre 2023. In media d’anno, la variazione dell’indice FOI, al netto dei tabacchi, è pari a +0,8% (era +5,4% nel 2023). Nel 2024, l’inflazione, misurata dall’IPCA, per le famiglie con minore capacità di spesa è pari al +0,1%, contro il +1,6% registrato per quelle con capacità di spesa più elevata.
La netta attenuazione dell’inflazione nell’anno appena concluso è per lo più imputabile alla marcata discesa dei prezzi dei beni energetici (-10,1% da +1,2% del 2023). Anche negli alimentari si assiste a un rapido ridimensionamento della dinamica dei prezzi (+2,2% da +9,8%) che
tuttavia resta ben al di sopra del tasso di inflazione. Nel 2024, l’inflazione di fondo si attesta al +2,0% (da +5,1% del 2023). Analoga crescita si registra per i prezzi del “carrello della spesa” (+2,0% da +9,5% dello scorso anno). A dicembre, il trascinamento
“Il processo di rientro dell’inflazione puo’ ormai dirsi praticamente concluso. Restano, pero’, tensioni sui prezzi delle materie energetiche, che ancora non hanno riassorbito i picchi raggiunti due anni fa. Nel 2024, i costi di energia elettrica, gas e combustibili sono stati ancora superiori di quasi il 70% ai livelli del 2021. Imprese e famiglie italiane continuano a pagare tra le bollette piu’ alte d’Europa”, osserva l’Ufficio economico di Confesercenti. “Si stanno iniziando a manifestare tendenze rialziste dei beni energetici. Una prospettiva che preoccupa e richiede un monitoraggio costante. Un nuovo rialzo dei beni energetici potrebbe riportare in alto l’inflazione, con un impatto significativo sulla spesa delle famiglie. Sara’ essenziale sorvegliare l’andamento dei costi energetici e valutare interventi mirati per contenerli”.
Pa: arriva la nuova direttiva del ministro Zangrillo con obiettivi di performance per i dirigenti e più ore per il rafforzamento delle competenze
Il Ministro per la pubblica amministrazione, senatore Paolo Zangrillo, ha adottato la nuova direttiva in materia di formazione e valorizzazione del capitale umano. Il documento si inserisce nel solco dei precedenti atti di indirizzo sul rafforzamento delle competenze (23 marzo 2023) e sulla misurazione e valutazione della performance (28 novembre 2023). “Con questo nuovo atto di indirizzo vengono ribaditi i principi cardine della formazione, che costituisce una leva strategica per la crescita delle nostre persone e per le amministrazioni pubbliche”. Lo afferma il
ministro per la Pubblica amministrazione, senatore Paolo Zangrillo. Con la nuova direttiva sono indicati gli obiettivi, gli ambiti di formazione trasversali e gli strumenti a supporto della formazione del personale pubblico, a partire dall’offerta formativa messa a disposizione dal Dipartimento della funzione pubblica, dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione (SNA) e dal Formez PA. Sottolinea il ministro per la Pubblica amministrazione: “La formazione, come specificato nell’atto di indirizzo, è uno specifico obiettivo di performance, concreto e misurabile, che ciascun dirigente deve assicurare attraverso la partecipazione attiva dei dipendenti e a partire dal 2025 con una quota non inferiore alle 40 ore di formazione pro-capite annue conseguite dai dipendenti. Così i dirigenti sono i veri “gestori” del personale pubblico a cui è affidata la responsabilità di prendersi cura delle proprie persone e creare uno spirito di squadra”. L’atto di indirizzo ha tali obiettivi fondamentali: guida le amministrazioni verso l’individuazione di soluzioni formative funzionali al raggiungimento degli obiettivi strategici; individua i presupposti per un sistema di monitoraggio e valutazione della formazione e del suo impatto sulla creazione di valore pubblico. La Direttiva si inserisce nel quadro più ampio delle attività adottate dal Dipartimento della funzione pubblica in materia di formazione come il rafforzamento della
piattaforma Syllabus, il rilancio dei Poli formativi territoriali, lo stanziamento di circa 20 milioni di euro erogati direttamente alle amministrazioni per supportare percorsi formativi professionalizzanti. “Sono tutte iniziative che supportano le nostre persone in un processo di aggiornamento continuo, necessario per affrontare le complesse sfide dell’innovazione e per guidare il Paese verso la crescita e lo sviluppo” conclude
Zangrillo.
Terna: nel 2024 i consumi elettrici aumentano del 2,2%, per la prima volta le rinnovabili superano il 40% di copertura del fabbisogno
Secondo le rilevazioni di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, nel 2024 i consumi elettrici italiani sono aumentati del 2,2% rispetto al 2023, attestandosi a 312,3 miliardi di kWh (con punta oraria massima di 57,5 GW registrata il 18 luglio dalle 15 alle 16). Lo scorso anno le fonti rinnovabili hanno registrato il dato più alto di sempre di copertura della domanda, pari al 41,2% (rispetto al 37,1% del 2023). Il valore è in aumento grazie al contributo positivo, in particolare, della produzione idroelettrica e fotovoltaica. L‘incremento tendenziale della domanda elettrica è il risultato di variazioni positive in quasi tutto il corso dell’anno, in particolare nei mesi di luglio e agosto, caratterizzati da temperature superiori alla media decennale. A livello territoriale la variazione della domanda elettrica è risultata ovunque in aumento: +2,2% al Nord, +2,3% al Centro e +2,1% al Sud e nelle Isole. Nel 2024 l’indice IMCEI elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali di circa 1.000 imprese “energivore”, è risultato pressoché stazionario (-0,3%). In particolare, positivi i settori del cemento, calce e gesso, cartaria, alimentari e siderurgia; in flessione metalli non ferrosi, chimica, mezzi di trasporto e ceramiche e vetrarie. Relativamente all’offerta, nel 2024 si è registrata una crescita rilevante della produzione rinnovabile (+13,4%) e una lieve flessione del saldo netto con l’estero (-0,5%), come conseguenza di un forte aumento dell’export (+47,9% rispetto al 2023) e di uno più modesto dell’import (+2,4%). Nel mese di dicembre, per la prima volta, in alcune ore l’export elettrico italiano ha superato quota 4.000 MW, confermando il ruolo chiave delle interconnessioni non solo per importare energia a prezzi convenienti ma anche, e sempre più in futuro, per fornire un fondamentale strumento di flessibilità per condividere risorse di generazione e capacità di accumulo a fronte di una variabilità sempre più marcata della generazione rinnovabile.
Più nel dettaglio, la domanda di energia elettrica italiana nel 2024 è stata soddisfatta per l’83,7% con produzione nazionale e per la quota restante (16,3%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta (264 miliardi di kWh) è in aumento del 2,7% rispetto al 2023 con la seguente articolazione per fonti: crescita a due cifre della produzione idroelettrica (+30,4%) e fotovoltaica (+19,3%), che nel 2024 ha raggiunto il record storico arrivando a superare i 36 TWh. In flessione la fonte eolica (-5,6%) e geotermica (-0,8%). In calo rispetto al 2023 anche la fonte termica (-6,2%): in tale contesto si distingue la forte riduzione della produzione a carbone (-71%), ormai sostanzialmente azzerata a eccezione della Sardegna, cui corrisponde una riduzione delle emissioni di CO2 stimabile in oltre 8 Mt.
Secondo le rilevazioni di Terna, considerando tutte le fonti rinnovabili, nel 2024 l’incremento di capacità in Italia è stato pari a 7.480 MW, valore superiore di 1.685 MW (+29%) rispetto al 2023. Al 31 dicembre in Italia si registrano 76,6 GW di potenza installata da fonti rinnovabili, di cui, nel dettaglio, 37,1 GW di solare e 13 GW di eolico. Rispetto a quanto previsto dal DM Aree Idonee (21 giugno 2024), il target fissato per il quadriennio 2021-2024 di nuove installazioni è stato superato di 1.609 MW.
Da gennaio a dicembre 2024, la potenza nominale degli accumuli in esercizio è aumentata di 2.113 MW. Nel 2024 si registrano in Italia circa 730.000 installazioni che corrispondono a 12.942 MWh di capacità e 5.565 MW di potenza nominale, di cui 1065 MW utility scale. La crescita della capacità di accumulo è stata guidata per quanto riguarda i piccoli impianti dalle politiche incentivanti di carattere fiscale, per gli impianti utility scale, invece, l’aumento è il risultato dei meccanismi di contrattualizzazione a termine previsti dal capacity market.
Passando all’analisi del mese di dicembre la domanda elettrica ha registrato una variazione positiva (+2,8%) grazie alla presenza di due giorni lavorativi in più (20 invece di 18) e una temperatura media mensile inferiore di 1,6°C rispetto a dicembre del 2023. Positiva anche la variazione con il dato destagionalizzato e corretto dall’effetto della temperatura e del calendario (+1,3%). Sostanzialmente stabile la variazione in termini congiunturali (+0,1% rispetto a novembre). A livello territoriale, la variazione a dicembre 2024 è risultata ovunque positiva: +1,9% al Nord, +3,5% al Centro e +4,4% al Sud e Isole. La domanda è stata soddisfatta per l’83% con produzione nazionale e per la quota restante (17%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. Le fonti rinnovabili hanno coperto il 31,7% del fabbisogno mensile (34,3% a dicembre 2023).
La produzione nazionale netta (21,5 miliardi di kWh) è risultata in aumento del 4,5% rispetto a dicembre 2023 con la seguente articolazione per fonti: fotovoltaico (+35,3%), termico (+11,2%) eolico (+8,2%), idrico (-35,4%) e geotermico (-1,5%). Il dato del saldo import-export è in diminuzione del 3,6% per effetto di un aumento dell’export (+12,9%) e una diminuzione dell’import (-2,2%). L’indice IMCEI relativo ai consumi industriali ha fatto registrare nel mese di dicembre 2024 una variazione del -6,5% rispetto a dicembre 2023: in crescita cartaria, alimentari, cemento calce e gesso, ceramiche e vetrarie, meccanica; in flessione chimica, siderurgia, metalli non ferrosi e mezzi di trasporto. Il dato destagionalizzato e corretto dagli effetti di calendario porta ad una variazione stazionaria pari rispetto al mese precedente (-0,1%). L’indice IMSER del mese di ottobre mostra, per la seconda volta nell’anno, una variazione leggermente negativa: -0,4% rispetto a ottobre 2023. I primi dieci mesi dell’anno risultano comunque in aumento con una variazione del +3,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Ocse: l’occupazione rimane a livelli record al 70,3% nel terzo trimestre, l’Italia sale al 62,5% ma è ancora sotto la media
Il tasso di occupazione e di attività (Lfp, labour force partecipation) nei Paesi dell’Ocse è rimasta, nel terzo trimestre del 2024, sono rimasti sostanzialmente stabili, rispettivamente al 70,3% e al 74%: ai massimi registrati dal 2005 e dal 2008. . In Italia, il tasso di occupazione al 62,5% dal 62% del precedente trimestre. Il tasso di occupazione ha superato il tasso medio del 70,3% in circa due terzi dei Paesi dell’Ocse, con la “notevole eccezione”, segnala l’organizzazione con sede a Parigi, di Francia e Italia tra i Paesi del G7. Il Paese con il più basso tasso di occupaziome è la Turchia con il 55,2% mentre i picchi più alti, oltre l’80%, si registrano in Svizzera, Paesi Bassi e Islanda. Nel terzo trimestre 2024, i tassi di partecipazione alla forza lavoro (Lfp) per le persone di eta’ compresa tra 15 e 64 anni erano superiori alla media Ocse (74%) in quasi tre quarti dei paesi aderenti all’Organizzazione. Turchia (60,7%), Messico (65,8%) e Italia (66,6%) hanno registrato i tassi piu’ bassi, precisa inoltre l’Ocse. Rispetto al secondo trimestre del 2024, i tassi di Lfp sono rimasti invariati in 15 paesi, sono aumentati in 12 e diminuiti in 11. Stabili ai massimi storici gli indicatori di Lfp per donne (67,1%) e uomini (81%). L’Italia e’ stabile al 57,6% per le donne e in calo al 75,6% (dal 75,8%) per gli uomini, con un divario di 18 punti, il quinto piu’ ampio dell’area. I tassi maschili hanno superato quelli femminili in tutti i paesi Ocse, con il gap maggiore a svantaggio delle donne in Turchia (-36,8%) e in Messico (-30,4%), seguiti da Costa Rica (-23,4%), Colombia (23%) e Italia. I divari piu’ contenuti sono stati registrati in Estonia (1,2%), Finlandia (-2,5%) e Svezia (-2,7%).
L’Ocse ha inoltre reso noto che a novembre 2024, il tasso di disoccupazione dell’area e’ rimasto stabile al 4,9%, mantenendosi quindi inferiore o pari al 5% dall’aprile 2022. Il tasso e’ rimasto ai minimi storici per il quarto mese consecutivo nell’Unione europea (5,9%) e nell’area dell’euro (6,3%). Rispetto a ottobre, i livelli di disoccupazione sono rimasti invariati in 22 paesi Ocse, sono diminuiti in 5 e aumentati in 5. L’Italia e’ migliorata al 5,7% dal 5,8%. L’indice e’ rimasto invariato sia per le donne (al 5,1%) sia per gli uomini (al 4,8%). L’Italia e’ al 6,1% (dal 6,3%) e al 5,4% (stabile) rispettivamente. Tasso medio Ocse di senza lavoro invariato anche per i lavoratori piu’ giovani (15-24 anni) all’11,2% (Italia al 19,2% dal 17,8%) e per i lavoratori di eta’ pari o superiore a 25 anni al 4,1%.
Consob: nel 2024 la capitalizzazione a Piazza Affari cresce del 4%, prosegue la tendenza al delisting
Il valore complessivo di mercato delle azioni in Piazza Affari a fine 2024 (836 miliardi di euro) risulta in crescita del 4% rispetto alla fine dell’anno precedente (+12% l’incremento registrato dalle società quotate italiane). Forte balzo dei volumi scambiati sia per i titoli azionari che per i titoli di Stato italiani, che hanno registrato un incremento su base annua, rispettivamente, del 17% e del 77%. Prosegue la tendenza delle società ad uscire dal listino. Il numero di società negoziate sull’Euronext Growth Milan (Egm) raggiunge il numero di società quotate vigilate dalla Consob sul listino principale (Exm, Euronext Milan). Sono questi alcuni dei dati principali contenuti nel Bollettino statistico relativo al secondo semestre
2024 pubblicato oggi dalla Consob. Il valore relativo alla capitalizzazione a fine 2024, pari a 836 miliardi di euro, include anche i dati di
Egm, la piattaforma multilaterale di negoziazione costituita come mercato non regolamentato per le piccole e medie imprese, nonché quelli del sistema multilaterale di negoziazione Vorvel, sul quale sono scambiati prevalentemente i titoli di alcune banche di minori dimensioni, tra cui popolari e casse di risparmio. Al 31 dicembre 2024 il rapporto capitalizzazione/Pil (sulla base dei dati relativi al Pil disponibili a fine settembre) è cresciuto al 38,1% dal 37,5% di fine 2023. In crescita del 17% (656 miliardi di euro rispetto ai 562 miliardi del 2023) il controvalore degli scambi
di azioni di società quotate vigilate dalla Consob sulle piattaforme nazionali. In aumento (+77%) il volume delle negoziazioni su titoli di Stato italiani. Il controvalore dei bond governativi passati di mano sulle piattaforme italiane è salito nell’anno a 8.007 miliardi di euro dai 4.512 dell’anno precedente. In aumento anche gli scambi di obbligazioni di emittenti italiani diverse dai titoli di Stato (+5%) e gli scambi di strumenti derivati cartolarizzati (+44%). In lieve crescita le posizioni nette corte (Pnc), l’indicatore che rileva l’andamento delle vendite allo
scoperto su azioni quotate italiane, salite a fine dicembre a 1,2% della capitalizzazione totale (dallo 0,8% di un anno prima). Per le società del settore finanziario il dato si conferma allo 0,8%. Prosegue nel 2024 la tendenza delle società ad uscire dalla Borsa, fenomeno che contraddistingue non solo il listino domestico, ma tutti i mercati finanziari maturi in Europa e nel Nordamerica. In particolare, risulta negativo (-15) il saldo tra entrate e uscite sul listino principale, Euronext Milan. A fronte di due new entry si registrano diciassette delisting, di cui due società estere. Sale, invece, a 209 il numero delle imprese con titoli negoziati sull’Egm, con un saldo positivo tra entrate e uscite (+7): viene così raggiunto, per la prima volta, il numero delle imprese quotate vigilate sull’Exm. Complessivamente, scende a 434 il numero totale delle società quotate (vigilate) o negoziate al 31 dicembre su Exm, Egm e Vorvel. Di queste sono 419 le società italiane (erano 428 a fine 2023).
PONTE STRETTO, AD CIUCCI: “INFONDATA LA NOTIZIA SU AMMISSIBILITÀ DA PARTE DEL TAR”
E’ infondata la notizia sulla ammissibilità del ricorso al Tar presentato dalle amministrazioni comunali di Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Lo ha precisato l’amministratore delegato della società Stretto di Messina,. Pietro Ciucci. “La ricostruzione fornita dei fatti – ha dichiarato Ciucci – non è assolutamente coerente con lo svolgimento dell’udienza. In particolare, diversamente da quanto ricostruito, l’avvocato incaricato dalle due amministrazioni ha rinunciato alla fase cautelare da lui stesso richiesta, con conseguente cancellazione dal ruolo della causa disposta dal Presidente della sezione. È quindi falso che il TAR abbia “dichiarato ammissibile l’impugnazione del parere della commissione Via Vas” e non abbia accolto l’istanza del Ministero delle Infrastrutture e di Stretto di Messina”. “Ciò che è avvenuto processualmente – ha continuato Ciucci – è la rinuncia alla fase cautelare del giudizio da parte dei ricorrenti, che comporterà la fissazione di una nuova udienza di merito da parte del Tribunale Amministrativo”. “Nessuna istanza del MIT e della società è stata respinta – ha concluso Ciucci -, al contrario la rinuncia alla fase cautelare da parte dei ricorrenti conferma la correttezza dell’eccezione sollevata dal MIT e dalla società circa l’assenza dei presupposti di urgenza per la richiesta di sospensione del parere VIA”.
World economic forum: allarme per i rischi di una guerra commerciale allargata
Per l’economia mondiale, “tutti i segnali puntano verso ulteriori turbolenze commerciali” nel 2025: ben l’89% degli economisti si aspetta “una guerra commerciale fatta di ritorsioni e restrizioni commerciali fra gli Usa e la Cina”, mentre il 68% prevede uno scontro più ampio. E’ l’allarme lanciato dal Forum economico mondiale (Wef) nel suo Chief Economists Outlook. Tuttavia “anche se la nuova amministrazione Usa probabilmente imprimerà la sua linea sulle prospettive del 2025, questo potrebbe non comportare un cambiamento drammatico nella traiettoria” del commercio globale. L’Europa continua a essere considerata la regione piu’ debole per il terzo anno consecutivo, con quasi tre quarti (74%) degli intervistati che prevedono una crescita debole o molto debole mentre negli Stati Uniti si prevede un temporaneo miglioramento a breve termine.
Edison, accordo con EDf ed Ena su tecnologie nucleari innovative
Implementare tecnologie nucleari innovative di piccola taglia, come gli Small Modular Reactor (Smr). E’ questo l’obiettivo del Memorandum of Understanding siglato da Edf, Edison ed Enea che si impegnano a collaborare per le applicazioni industriali degli Smr, considerati necessari per raggiungere gli obiettivi di neutralita’ carbonica fissati a livello europeo e per assicurare al contempo la sicurezza del sistema energetico. In particolare, spiega una nota, la collaborazione si focalizzera’ sull’analisi dei sistemi termoidraulici e di sicurezza passiva, delle nuove tecnologie, del funzionamento integrale del sistema e dell’opportunita’ di fornire energia elettrica e calore in modalita’ cogenerativa per esigenze industriali. L’accordo prevede anche attivita’ di formazione e scambio di know-how tra ricercatori e dottorandi.
Saipem vende la partecipazione detenuta in Kca Deutag a H&P
Saipem ha venduto la propria partecipazione del 10% in KCA Deutag (KCAD) a Helmerich & Payne che, ieri, ha comunicato al mercato il closing dell’operazione di acquisizione di KCAD annunciata in data 25 luglio 2024. Il corrispettivo per la cessione della partecipazione è pari a circa 89,5 milioni di dollari, di cui circa 8 milioni verranno trattenuti in un conto di garanzia fino al verificarsi di determinate condizioni ai sensi del contratto di compravendita in essere tra i soci di maggioranza di KCAD e H&P. La vendita da parte di Saipem rientra nel contesto della citata operazione di acquisizione di KCAD da parte di H&P e fa seguito all’esercizio del diritto di trascinamento (drag-along) nei confronti dei soci di minoranza, tra cui Saipem. La partecipazione detenuta da Saipem in KCAD era stata acquisita nel 2022 nell’ambito della vendita delle proprie attività di Drilling Onshore. Il valore di bilancio di tale partecipazione al 30 giugno 2024 era pari a 82 milioni di euro.
Anbi: arriva la neve ma non risolve la crisi idrica, bisogna avviare un piano di invasi per la raccolta delle acque
Dopo l’autunno ed un inizio di stagione invernale avari di precipitazioni nevose sulle regioni settentrionali (-52% in Piemonte con punte del 98% sulle aree meridionali della regione, -70% circa in Lombardia,- 55% in Veneto da Ottobre a Dicembre 2024), l’abbassamento delle temperature ha riportato la bianca coltre sulle Alpi con accumuli di 240 centimetri su alcune delle vette più alte del versante italiano. Anche su alcune stazioni degli Appennini, principalmente quelli centrali e meridionali, il manto nevoso raggiunge altezze superiori alle scorse stagioni invernali (in Abruzzo, a Passolanciano sono caduti fino a 125 centimetri; in Irpinia si superano i 60 centimetri; sul Matese molisano, cm. 40 e sulla Sila, cm. 35; sul toscano monte Amiata sono presenti cm. 28 di neve, mentre cm. 12 si registrano sul monte Acuto nelle Marche). “La situazione registra un incoraggiante miglioramento, ma non cessano le preoccupazioni per il futuro, a causa dell’insufficiente presenza di bacini per la raccolta delle acque, ma soprattutto perché in alcune regioni dell’Italia meridionale lo stato delle riserve idriche è ancora ben lontano dal recuperare l’enorme deficit accumulato a causa di una lunghissima siccità” segnala Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (ANBI).
Maria Cristina Carlini