MISURE ALLO STUDIO PER LA MANOVRA
Sulla copertura extracosti ora c’è l’impegno del MIT: “Problema noto, presto le soluzioni con il MEF”
Nella risposta all’interrogazione Mazzetti, il ministero guidato da Matteo Salvini (nella foto) si impegna “a sostenere l’equilibrio contrattuale degli investimenti pubblici attraverso una pluralità di azioni”. Il problema è “ben noto”: il governo ora lo riconosce nella sua gravità e ammette il rischio che si fermino i cantieri (anche quelli Pnrr). Allo studio misure da inserire in manovra.

MATTEO SALVINI MINISTRO INFRASTRUTTURE
La questione della copertura degli extracosti delle opere pubbliche è a un tornante decisivo. Il ministero delle Infrastrutture si è infatti impegnato, in sede parlamentare, “a sostenere l’equilibrio contrattuale degli investimenti pubblici attraverso una pluralità di azioni che, nel rispetto delle esigenze del settore e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, possano evitare situazioni di stallo in opere strategiche e di grande rilievo per il territorio”.
A tenere banco è ancora l’interrogazione 5-04555 presentata alla Camera dei deputati da Erica Mazzetti, Forza Italia, (si veda anche Diario Diac di ieri) e soprattutto fa notizia la risposta arrivata dal MIT, che segna un punto di svolta nella travagliata ricerca dei finanziamenti necessari per coprire i costi aggiuntivi, ancora scoperti, per il 2024, 2025 e 2026.
Punto di svolta perché per la prima volta in questo documento il MIT assume un impegno pubblico alla copertura mancante degli extracosti, aggiungendo che il problema “è ben noto a questo Ministero” e, in più punti, anche di aver rappresentato la questione al Ministero dell’Economia. Ora, le risposte del governo alle interrogazioni ribadiscono quasi sempre concetti ben noti e molto raramente segnalano passi avanti concreti sul tema proposto. In questo caso, invece, il fatto che il MIT sia venuto allo scoperto, rivelnado anche l’interlocuzione con il MEF, è il segno inequivocabile non solo della volontà di risolvere il problema ma anche che questa volontà è condivisa a livello di esecutivo. Fino a qualche settimana fa, sul tema tutto il governo – Mef in testa – nicchiava, niente affatto convinto del rischio che una mancata copertura degli extracosti avrebbe potuto fermare le opere in corso, a partire da quelle del Pnrr. Il tono e il contenuto della risposta MIT dice chiaramente che sul punto il governo ha acquisito un atteggiamento più consapevole.
Non solo. La questione, come è noto, è riferita a due partite temporali differenti di cui Diario Diac ha parlato più volte, da ultimo in questo articolo (scaricare qui): la prima è la copertura del “pregresso” (ultima finestra 2024 e prima finestra 2025), cioè delle domande già presentate che sono rimaste scoperte per 1,5 miliardi; la seconda è il “futuro”, con la seconda finestra 2025 (le cui domande arriveranno a febbraio 2026), stimata da Ance in un miliardo circa, e con la continuazione della copertura anche nel 2026. Ebbene, il MIT dà risposte puntuali su tutte queste partite.
Sul primo punto, il MIT fa anzi una ricostruzione dettagliata di quanto accaduto e di quel che ancora occorre fare. Eccola, letterale: “Con specifico riferimento alle richieste di accesso al Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche – scrive il MIT – si conferma che tutte le domande presentate nelle finestre temporali del 2023 e nelle prime due del 2024 sono state regolarmente evase. Le risorse disponibili sono state interamente erogate alle stazioni appaltanti che risultavano ammesse. Per quanto riguarda la terza finestra temporale del 2024, a seguito del decreto di ammissibilità, è stato possibile procedere con l’erogazione dei contributi solo a una parte delle stazioni appaltanti ammesse, fino al completo utilizzo dei fondi disponibili in cassa, avvenuto nel mese di agosto 2025. Per far fronte alle restanti richieste ritenute ammissibili, a seguito di apposita richiesta di integrazione di cassa, formulata al Ministero dell’economia e delle finanze, con decreto del Ragioniere Generale dello Stato, n. 206861 del 16 ottobre 2025, è stata acquisita la disponibilità di 320 milioni di euro. Tali risorse saranno erogate alle stazioni appaltanti nel più breve tempo possibile. Quanto ai fabbisogni aggiuntivi legati alle ultime finestre temporali di accesso al Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche – conclude sul punto il MIT – si conferma che specifiche esigenze in tal senso sono state rappresentate al Ministero dell’economia e delle finanze nell’ambito delle interlocuzioni funzionali alla predisposizione della manovra di bilancio”.
A queste domande scoperte, per 1,5 miliardi, va aggiunto, per competenza 2025, un altro miliardo, stimato dall’Ance per la seconda finestra 2025. Totale della competenza mancante per il 2025 è quindi 2,5 miliardi. Il MIT sembra orientato a trovare subito il miliardo e mezzo del “pregresso” e per poi recuperare le altre risorse (forse dal proprio bilancio) quando le domande saranno state presentate, a febbraio 2026.
Sulla partita del “futuro”, quella relativa al 2026, la posizione nel documento del MIT è più sintetica, ma porta in sostanza alla stessa conclusione: “Analogamente – scrive il MIT – sono state trasmesse al Ministero dell’economia e delle finanze proposte volte a sostenere la continuità delle opere pubbliche in esame a decorrere dal 2026”. Ed è proprio in questo punto che si aggancia l’impegno “a sostenere l’equilibrio contrattuale degli investimenti pubblici attraverso una pluralità di azioni che, nel rispetto delle esigenze del settore e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, possano evitare situazioni di stallo in opere strategiche e di grande rilievo per il territorio”. Su questo aspetto, è prioritaria anzitutto una norma di proroga della misura del decreto Aiuti al 2026, generalmente collocata nella legge di bilancio insieme a un primo, limitato stanziamento.
La questione nel suo complesso è quindi sui tavoli del MEF e il termine “manovra” va qui inteso nel senso più ampio del complesso dei provvedimenti che la costituiscono: decreto legge economico, legge di bilancio e relative tabelle. Per il momento la copertura non è comparsa nelle bozze circolate, ma bisogna ricordare che, oltre ai testi approvati dal Cdm (ancora non definitivi), c’è il passaggio parlamentare che consente di trovare soluzioni attraverso lo spostamento di risorse da uno stanziamento all’altro (quando le tabelle ministeriali si saranno consolidate) o con le risorse aggiuntive che sempre il MEF mette a disposizione del Parlamento.