La giornata
Papa Francesco, cinque giorni di lutto. A Roma oltre 200mila ai funerali
- Sabato von der Leyen a Roma per i funerali del Papa, non esclusi incontri bilaterali
- Lutto nazionale e celebrazioni “sobrie” per il 25 aprile, scoppia il caso sulle decisioni del Governo
- Fmi: i dazi peseranno sulla crescita globale per lo 0,5%, stimato +2,8% nel 2025
- Il Fmi taglia le stime di crescita dell’Italia a +0,4% nel 2025
- Antiriciclaggio, Uif: nel 2024 balzo delle segnalazioni dalla Pa di operazioni sospette, +205%
IN SINTESI
Sono oltre duecentomila le persone attese sabato a Piazza San Pietro per i funerali di Papa Francesco. E’ questa la stima emersa ieri sera nel corso del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. La macchina organizzativa è entrata nel vivo per accogliere i grandi della Terra e tutti i pellegrini , fedeli e cittadini che arriveranno nella Capitale. Ieri il Consiglio dei ministri ha proclamato cinque giorni di lutto nazionale e ha adottato il provvedimento che consente al Capo dipartimento della Protezione civile, Fabio Ciciliano, di occuparsi di mobilità, assistenza e accoglienza in questi giorni fino alla elezione del nuovo pontefice. Per quanto riguarda le misure di ordine pubblico, rimangono in capo al Prefetto di Roma che comunque si raccorderà con il Capo dipartimento il quale opererà anche in regime di deroga, ha spiegato il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci, al termine del Consiglio dei ministri, spiegando che “è già stato adottato un provvedimento per i primi 5 milioni di euro”, e che la figura di Ciciliano “corrisponde a quella di un commissario”. Si profila un piano di trasporti straordinario, ha confermato il ministro: “Certamente, saranno adottate tutte le misure organizzative necessarie. Tenete conto che, d’intesa con il Ministero degli affari esteri, il Capo dipartimento della Protezione civile si occuperà anche dell’accoglienza delle delegazioni straniere, che sono tante”. E’ ancora difficile prevedere quante persone confluiranno in questi giorni a Roma. “Per il Giubileo degli Adolescenti, confermato per questo fine settimana avevamo una presenza di 120mila persone nella giornata di domenica: è presumibile pensare che tutte queste parteciperanno anche ai funerali oltre ad altre migliaia e migliaia di pellegrini”, ha spiegato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. “Stiamo mettendo tutti i nostri servizi al lavoro perché la città sia pronta a questo evento e ad accogliere migliaia di persone da tutto il mondo- ha aggiunto il primo cittadino riferendosi alla macchina organizzativa che coinvolge anche Roma Capitale- Sarà impegnativo ma è giusto e necessario farlo, con il massimo impegno perché tutti possano avere la possibilità di rendere omaggio a Papa Francesco”.
Sul fronte dei trasporti, le Ferrovie dello Stato, hanno predisposto un piano straordianario potenziando l’offerta di collegamenti ferroviari a lunga percorrenza e verso gli aeroporti, in collaborazione con la Protezione Civile che coordina gli interventi di emergenza e logistici necessari per accogliere i fedeli. L’offerta straordinaria e di assistenza – già prevista in occasione degli eventi del Giubileo – sarà attiva per tutta la durata delle celebrazioni.
Alla Farnesina si è tenuta ieri una riunione operativa per l’accoglienza delle delegazioni ufficiali di tutti i Paesi che parteciperanno ai funerali. Arriveranno, tra gli altri, il presidente Usa Donald Trump con la moglie Melania, il presidente francese Emmanuel Macron, il premier britannico Keir Starmer, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Non intende partecipare Il presidente russo Vladimir Putin, secondo quanto riferito dal portavoce Dmitry Peskov, e non è ancora stato deciso chi rappresenterà la Russia ai funerali. Ci sarà il presidente ucraino Volodomyr Zelensky, il quale, ieri nel corso di un briefing con i giornalisti, ha detto di voler incontrare Trump in Vaticano. Presenti i monarchi spagnoli Felipe VI e Letizia.
Sabato von der Leyen a Roma per i funerali del Papa, non esclusi incontri bilaterali
A seguito della notizia della presenza nella capitale del presidente americano Donald Trump, che si recherà a Roma per i funerali, dalla Commissione Ue evidenziano che “la visita della presidente von der Leyen” a Roma Sabato prossimo “avverrà nel contesto delle esequie del Papa, ma al momento non possiamo né escludere né confermare possibili incontri bilaterali”. In merito ai rapporti con gli Stati Uniti, la portavoce della Commissione europea Arianna Podestà, nel corso del briefing quotidiano con la stampa, ha aggiunto che “i colloqui tecnici con gli Usa continuano; come ha detto la presidente von der Leyen sarebbe una cosa positiva incontrare le controparti americane per riuscire a trovare un accordo”.
Lutto nazionale e celebrazioni “sobrie” per il 25 aprile, scoppia il caso sulle decisioni del Governo
Scoppia il caso delle celebrazioni del 25 aprile, giornata che rientra nel novero dei cinque giorni di lutto nazionale decisi dal Consiglio dei ministri per la morte del Papa. “Tutte le cerimonie sono consentite, ma tenendo conto del contesto e quindi con sobrietà”, ha detto ieri il ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci. Opposizioni all’attacco. Il Pd ha replicato che, ‘in segno di adesione al lutto nazionale per la scomparsa di Francesco’, sospenderà tutte le iniziative programmate fino al 24 aprile, ma celebrerà la festa del 25 aprile. ‘A Palazzo Chigi sono allergici al 25 aprile’, attacca il leader di Sinistra italiana Fratoianni. L’Anpi conferma tutti gli eventi previsti nelle città ‘rispettando il lutto per la perdita di Francesco
Fmi: i dazi peseranno sulla crescita globale per lo 0,5%, stimato +2,8% nel 2025
La guerra commerciale scatenata dalla Casa Bianca con l’annuncio dei dazi punitivi del Liberation day pesera’ sulla crescita globale per lo 0,5% del pil nel corso del 2025 e per lo 0,3% nel 2026. A prevederlo sono le nuove stime pubblicate oggi dal Fondo Monetario Internazionale che per il 2025 prevede ora una crescita del 2,8% quest’anno e del 3% il prossimo, in calo dal 3,3% previsto a gennaio per entrambi gli anni. Le stime, precisano gli economisti del Fondo, rappresentano tuttavia solo uno ‘scenario di riferimento’ data l’enorme incertezza dello scenario geo-politico. Il Fondo sottolinea come i livelli tariffari effettivi siano ora a valori che non si vedevano da un secolo e ‘questo, da solo, rappresenta uno shock negativo significativo per la crescita economica.
L’imprevedibilita’ con cui queste misure sono state introdotte ha anch’essa un impatto negativo sull’attivita’ economica e sulle prospettive, rendendo allo stesso tempo piu’ difficile del solito formulare ipotesi coerenti su cui basare proiezioni affidabili e tempestive’. ‘L’improvvisa escalation delle tensioni commerciali e gli altissimi livelli di incertezza politica – si legge nel rapporto – sono destinati ad avere un impatto significativo sull’attivita’ economica globale. Secondo la previsione di riferimento che incorpora i dati fino al 4 aprile, la crescita globale e’ attesa rallentare dal 3,3% del 2024 al 2,8% nel 2025 e al 3% nel 2026, in calo rispetto al 3,3% previsto per entrambi gli anni nell’aggiornamento del Weo di gennaio 2025. Cio’ rappresenta una revisione cumulativa al ribasso di 0,8 punti percentuali, ben al di sotto della media storica (2000-2019) del 3,7%’. Secondo la previsione di riferimento, la crescita nelle economie avanzate e’ prevista all’1,4% nel 2025. Negli Stati Uniti, si prevede un rallentamento all’1,8% nel 2025 (dal 2,7% previsto a gennaio) e all’1,7% nel 2026 (da +2,1%) a causa dell’aumento dell’incertezza politica, delle tensioni commerciali e del rallentamento della domanda. Nella zona euro, la crescita e’ prevista allo 0,8% nel 2025 e all’1,2% nel 2026, in calo di 0,2 punti percentuali in entrambi gli anni. La Cina infine e’ attesa a +4% in entrambi gli anni, con un taglio rispettivamente di sei e cinque decimi per il 2025 e il 2026.
Il Fmi taglia le stime di crescita dell’Italia a +0,4% nel 2025
Il Fondo monetario Internazionale taglia le stime di crescita del pil italiano sia per il 2025 che per il 2026 nel contesto della grande incertezza creata dalla guerra dei dazi scatenata dalla Casa Bianca. Per l’anno in corso l’istituzione di Washington vede ora un’espansione ridotta allo 0,4% dal +0,7% atteso a gennaio (quando era gia’ stato limato di un decimo rispetto all’outlook di ottobre) mentre per il 2026 la crescita dovrebbe attestarsi allo 0,8%, un decimo in meno delle proiezioni di tre mesi fa. Per quanto riguarda l’inflazione, l’Fmi vede i prezzi al consumo attestarsi all’1,7% quest’anno e al 2% il prossimo mentre il tasso di disoccupazione e’ previsto attestarsi al 6,7% in entrambi gli anni, un decimo in piu’ del livello 2024. L’avanzo delle partite correnti infine dovrebbe essere pari allo 0,9% sia nel 2025 che nel 2026 contro l’1,1% del 2024.
Antiriciclaggio, Uif: nel 2024 balzo delle segnalazioni dalla Pa di operazioni sospette, +205%
E’ in forte crescita il contributo complessivo del comparto pubblico al sistema di prevenzione antiriciclaggio. Nel 2024. il flusso di informative trasmesso dagli uffici delle PA ammonta complessivamente a 2.301 comunicazioni, registrando il picco massimo con un aumento del 205%. Lo riferisce il nuovo numero della newsletter della Uif, dedicato alle comunicazioni di operazioni sospette ricevute dagli uffici della Pubblica Amministrazione. Il 2024 è anno in cui si concentra più della metà del contributo attivo (1.264 comunicazioni, pari al 55% del totale). L’andamento riflette anche la costante azione di sensibilizzazione svolta negli ultimi anni dalla UIF sul ruolo fondamentale che la PA può svolgere nel sistema antiriciclaggio, soprattutto a fronte delle ingenti risorse pubbliche stanziate a sostegno dell’economia. In particolare, la UIF collabora con la Scuola Nazionale dell’Amministrazione e con il Dipartimento della Funzione Pubblica a progetti del Piano Nazionale per il Governo Aperto volti a promuovere il confronto tra le amministrazioni e la condivisione di buone pratiche e di soluzioni organizzative innovative ed efficaci. È in via di completamento una survey basata su interviste con enti pubblici che hanno inviato comunicazioni alla UIF, per conoscere quali fattori interni a ciascun ente sono stati in concreto determinanti per consentire ai gestori di rilevare e comunicare alla UIF fenomeni sospetti. Nell’ultimo quadriennio, la maggioranza delle informative trasmesse dagli uffici della PA ha riguardato anomalie connesse all’attuazione del PNRR (1.042 comunicazioni). I contesti comunicati alla UIF si riferiscono prevalentemente al segmento delle agevolazioni alle imprese, selezionati per la ricorrenza di significativi elementi di rischio che caratterizzano gli assetti proprietari e societari delle richiedenti o anche per le false attestazioni rese allo scopo di simulare il possesso dei requisiti previsti per l’accesso ai benefici. Le informative sono riferite, in misura significativa, anche a ulteriori fattispecie anomale emerse principalmente dai controlli effettuati dalle PA nell’ambito dell’attività istituzionale svolta in contropartita con soggetti privati. Queste comunicazioni di operazioni sospette si riferiscono anche a fenomeni a carattere transfrontaliero e possono integrare i dati di natura finanziaria a disposizione della UIF che scaturiscono dalle segnalazioni inviate dagli altri soggetti destinatari degli obblighi. Nel corso del tempo è progressivamente aumentata la quota delle comunicazioni trasmesse da enti a carattere nazionale che, al 31 dicembre 2024, raggiunge il 92% del flusso complessivo (era pari al 75% al 30 novembre 2021); tra le altre categorie rileva il contributo degli enti territoriali (poco più del 6% del totale), tra cui in prevalenza Comuni, con una decisiva concentrazione su un numero molto esiguo di uffici. La polarizzazione si è particolarmente acuita nel 2024: il 95% di tutte le comunicazioni pervenute nell’anno è stato trasmesso da soli due enti a carattere nazionale. L’iscrizione degli uffici della PA al portale Infostat-UIF agevola le interlocuzioni con la UIF per l’approfondimento finanziario delle comunicazioni e segnalazioni di operazioni sospette. Dal 2020 l’Unità ha inoltrato richieste a 14 uffici della PA per integrare le informazioni presenti nelle comunicazioni trasmesse dalla medesima amministrazione interpellata ovvero nell’ambito dell’analisi finanziaria di segnalazioni di operazioni sospette inviate dagli altri soggetti destinatari degli obblighi. L’interlocuzione con gli uffici preposti rappresenta una preziosa occasione di sensibilizzazione e orientamento dell’azione della PA al fine di accrescere l’efficacia complessiva della collaborazione attiva.
Dfp, Alleanza delle Cooperative: “Più sviluppo, tutele e liquidità per consentire alle imprese di affrontare la crisi dei dazi”
Il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica certificato dal Documento di Finanza Pubblica 2025 rappresenta una notizia positiva per la tenuta economica del Paese, grazie anche alle maggiori entrate fiscali. Tuttavia, le Centrali cooperative dell’Alleanza segnalano l’assenza di una strategia esplicita di riprogrammazione delle risorse pubbliche a sostegno dello sviluppo, delle imprese e dell’economia sociale. A dirlo sono Simone Gamberini, presidente di Legacoop, e Marco Venturelli, segretario generale di Confcooperative, intervenuti ieri, anche in rappresentanza di Giovanni Schiavone, presidente AGCI, all’audizione sul DFP presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato. La riduzione della spesa netta nel 2024 e il mantenimento dell’avanzo primario sono valutati favorevolmente. Preoccupa, tuttavia, la debolezza dell’intervento pubblico in ambito sociale e sanitario. Il comparto socioassistenziale è sottofinanziato, come evidenziato da Ufficio Parlamentare di Bilancio e Banca d’Italia. In assenza di interventi mirati, il sistema rischia seri squilibri e un’ondata di contenziosi, come nel caso dei ricoveri per Alzheimer, a seguito della recente sentenza della Cassazione. Nel primo semestre 2025, il sentiment economico tra le cooperative è negativo, anche se si prevede una crescita di fatturato nei settori sociale, sanitario e agroalimentare. Persistono criticità strutturali, tra cui il mismatch tra domanda e offerta di lavoro e la crisi demografica della cooperazione, con un saldo negativo di iscrizioni e cessazioni. Il movimento sollecita una riflessione sull’evoluzione normativa degli ultimi vent’anni, affinché lo Stato torni a promuovere attivamente la cooperazione, in linea con l’articolo 45 della Costituzione. La nuova crisi dei dazi statunitensi rischia di travolgere il settore agroalimentare, in particolare il vino, l’olio EVO, i formaggi, i salumi e le conserve di pomodoro. Le cooperative, che esportano negli USA prodotti ad alto valore aggiunto, non possono delocalizzare e invocano misure di emergenza per evitare perdite di mercato e occupazione. Le stime parlano di rischi occupazionali tra i 18 e i 20 mila posti, con cali potenziali di export fino al 30% per i vini e al 20% per i salumi.
Le centrali cooperative avanzano una serie articolata di proposte su quattro assi principali: tutela dalle crisi commerciali – Attivazione di fondi europei e nazionali per sostenere le imprese colpite dai dazi, con risorse straordinarie, promozione nei nuovi mercati e strumenti digitali per l’export; sostegno alla competitività – Ammortizzatori sociali speciali, contenimento della pressione fiscale, estensione dei benefici alle imprese agricole cooperative, e semplificazione burocratica; accesso alla liquidità – Misure di sostegno al credito sul modello del temporary framework UCRAINA e moratorie simili a quelle attuate durante il Covid; fiscalità internazionale – Revisione della disciplina della Global minimum tax per renderla compatibile con le specificità delle cooperative e delle imprese sociali. In vista della legge annuale per le PMI e dell’attuazione della Raccomandazione UE sull’economia sociale, la cooperazione chiede incentivi per gli investimenti nel capitale delle imprese sociali, un rilancio della fiscalità sul patrimonio indivisibile delle società cooperative e correttivi agli Indici Sintetici di Affidabilità. Sul fronte degli appalti pubblici, è urgente eliminare la disparità tra lavori e servizi nella revisione prezzi. Inoltre, il rinnovo del CCNL della cooperazione sociale e i nuovi costi che ne derivano devono essere riconosciuti dalla PA. Infine, è indispensabile un intervento coordinato per l’adeguamento delle tariffe dei servizi sociosanitari, oggi ampiamente insufficienti.
Enac: nel primo trimestre di consolida il trend di crescita del traffico aereo, 43 milioni di passeggeri (+8%)
Con oltre 43 milioni di passeggeri dal 1° gennaio al 31 marzo 2025, l’8% in più rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, continua il trend di
crescita del traffico aereo registrato dall’Enac, con il superamento dei volumi pre-Covid (2019) pari al +15%. Sono 43.213.643 i passeggeri transitati nei quarantacinque aeroporti italiani aperti al traffico commerciale, con un incremento del +8% rispetto al 2024. Il traffico nazionale, con 14,5 milioni, ha registrato un aumento del +6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre il traffico internazionale ha registrato una crescita maggiore, pari al +9%, con 28,7 milioni di passeggeri. Sono 208 mila tonnellate movimentate nel primo trimestre 2025 nel comparto cargo, dato
sostanzialmente invariato rispetto al 2024. Il traffico risulta trainato principalmente dalla componente internazionale Extra-UE, con un forte aumento sulle rotte con l’Asia. Sono 347 mila i movimenti aerei complessivi nei primi tre mesi del 2025, con +5% rispetto al 2024 e +3% sul 2019 (Benchmark pre-Covid). In aumento anche la quota media di passeggeri trasportati per volo, che passa dai 121 del primo trimestre del 2024 ai 125 del 2025 (circa +3,3%).
“I 10 Key Trend sul clima in Italia”, crescono gli eventi estremi e la temperatura aumenta di 1,5 grad
Crescono gli eventi climatici estremi, 3.631 (erano circa 3.400 nel 2023), la temperatura ha raggiunto un aumento di 1,5 °C rispetto alla media 1991-2020, contro una media mondiale di circa +0,65; si è registrato un taglio molto contenuto delle emissioni di gas serra, pari a circa -2,3% (era -6,5% nel 2023) mentre i consumi energetici tornano ad aumentare. Dopo un 2023 che aveva dato segnali positivi, grazie a un taglio delle emissioni di gas serra abbondantemente in linea con gli obiettivi nazionali di decarbonizzazione, i principali trend climatici ed energetici del 2024 non sono positivi. È online il Report “I 10 Key Trend sul clima in Italia”, realizzato da Italy for Climate e presentato in occasione della Giornata Mondiale della Terra, che fornisce una rappresentazione sintetica delle tendenze rilevanti in materia di clima ed energia che hanno caratterizzato l’Italia nel 2024.
“Dopo il forte taglio delle emissioni di gas serra dello scorso anno, la frenata dell’Italia del 2024 – con una riduzione stimata solo intorno al 2% – preoccupa molto. Anche perché i settori che aumentano le emissioni (trasporti ed edifici) sono quelli affidati alle misure nazionali, fuori dalla regolazione europea ETS per i grandi impianti” ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. “Negli edifici, dopo il blocco per i costi insostenibili del superbonus del 110%, non è stata adottata alcuna una nuova misura, più ragionevole ed efficace, necessaria e possibile, per promuovere il risparmio delle bollette e delle emissioni. Nei trasporti si sentono solo richieste di rinvio delle misure di decarbonizzazione, continuando a puntare su una propaganda a favore delle auto a benzina e diesel e di freno delle auto elettriche, con pochi investimenti anche per la mobilità collettiva e ciclo-pedonale. Noto che sia l’edilizia, sia il settore auto sono anche quelli più colpiti dalla crisi. Non dovrebbe sorprendere perché rallentare la decarbonizzazione oggi significa anche frenare innovazione, investimenti e sviluppo“.
I dati pubblicati nel Rapporto danno l’immagine di un Paese che ancora non sta marciando con il passo giusto sulla via della transizione energetica e che, per di più, paga i costi sempre più salati degli impatti crescenti della crisi climatica. Tra emissioni che ancora non si riducono quanto dovrebbero, solo il 2,3% (che porta a un taglio complessivo del 28% rispetto all’anno base 1990, insufficiente a conseguire gli obiettivi europei e gli impegni dell’Accordo di Parigi al 2030) e consumi di energia di nuovo in crescita, in totale controtendenza rispetto agli impegni 2030 sull’efficienza energetica. Aumento dei consumi che è stato trainato dai trasporti e dagli edifici, due ambiti su cui più si possono misurare le politiche nazionali di decarbonizzazione, da un lato, e le scelte dei cittadini, dall’altro. L’unico ambito della transizione energetica su cui si può promuovere – ma non a pieni voti – l’Italia nel 2024 resta quello delle rinnovabili, con eolico e solare che insieme hanno raggiunto +7,5 GW di nuovi impianti installati, un salto in avanti rispetto ai 5,7 GW del 2023 ma ancora lontano dagli oltre 10 GW all’anno che sarebbero necessari per conseguire i target 2030. E proprio grazie alla crescita delle rinnovabili degli ultimi tre anni, rinnovabili che nel 2024 hanno rappresentato il 49% della produzione nazionale arrivando a un soffio dal sorpasso ai fossili, l’Italia ha tagliato in due anni appena di 7 punti percentuali la dipendenza energetica dall’estero (passata dal 79% del 2022 al 72% nel 2024) riducendo così le importazioni dei costosi combustibili fossili.
“La pagella 2024 per l’Italia, purtroppo, presenta poche luci e tante ombre. Tuttavia, una di queste luci ci restituisce anche un insegnamento importante” afferma Andrea Barbabella, Responsabile scientifico di Italy for Climate, “La crescita delle installazioni di impianti di generazione elettrica da fonti rinnovabili non è un dato positivo solo per il clima, ma anche per la nostra sicurezza e per la nostra economia: in un paio di anni appena abbiamo installato impianti eolici e fotovoltaici in grado di produrre, ogni anno da qui ai prossimi 15-20 anni, circa 16 miliardi di kWh. Per avere un’idea, è come se negli ultimi 24 mesi in Italia avessimo messo in funzione qualcosa come 8 (otto!) Small Modular Reactors. Invece, grazie alle nuove rinnovabili, abbiamo già oggi ridotto in modo significativo e strutturale le importazioni di gas e carbone di uno dei Paesi europei più dipendenti dalle importazioni di fossili.”
Questi i10 Key Trend sul clima del 2024. Crisi climatica – Ancora record per gli eventi climatici estremi con 3,631 eventi, un valore triplicato rispetto al 2018, con ben 1,600 episodi di piogge intense. Nuovo record per la temperatura, +1,5 °C rispetto alla media 1991-2020, contro il +0,65 °C alla scala globale. Acqua – Sono di 7 miliardi di metri cubi di acqua equivalente le scorte idriche, con un deficit del 36% sulla media del periodo 2011-2022 e picchi di -86% nel bacino del Tevere e dell’Aterno. Emissioni – Circa il 2,3% il taglio delle emissioni, poco più di 10 milioni di tonnellate di gas serra, che attesta le emissioni nazionali a circa 375 milioni di tonnellate nel 2024, con un forte rallentamento rispetto al -6,5% del 2023. Energia – I consumi finali di energia invece di ridursi tornano a crescere con un aumento di 1,6 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) pari a +1,5% sull’anno precedente. Dipendenza energetica – grazie alla crescita delle rinnovabili la dipendenza dall’import fossile scende al minimo storico: 72% contro il 79% del 2022. L’Algeria è il primo fornitore di combustibili fossili mentre e rientra nella top ten anche la Russia, seppure con appena il 4%.
Produzione elettrica – Prosegue la decarbonizzazione del settore elettrico con un nuovo record storico, 1 kWh prodotto in Italia ha emesso appena 200 grammi di CO2, quasi il 65% in meno rispetto ai primi anni ’90. Questo, in particolare, grazie alle rinnovabili che hanno contribuito per il 49% alla produzione elettrica nazionale, record assoluto a un soffio dallo storico soprasso di carbone e gas. Eolico e solare – +7,5 GW di nuovi impianti, un buon risultato, ma lontani da quanto necessario per conseguire i target del 2030 e da quanto installato in Germania (+21 GW). Un dato positivo la crescita delle Comunità energetiche rinnovabili, che in un anno sono triplicate e hanno superato nel 2024 le 300 iniziative. Industria – Ridotte del 40% le emissioni dal 1990 e nuovo record per l’intensità carbonica del valore aggiunto (la quantità di emissioni prodotte per unità di ricchezza prodotta), sceso a circa 340 milioni di tonnellate di gas serra per milione di € prodotto, ma pesano due anni consecutivi di riduzione della produzione industriale.
Edifici – Crescono i consumi energetici (0,9 Mtep) e calano le vendite delle pompe di calore (scese a meno di 360 mila unità), bene il fotovoltaico residenziale con oltre 1,6 milioni di impianti installati sui tetti delle case degli italiani (oltre 9 GW di potenza installata, pari al 15% di tutti i consumi elettrici residenziali). Trasporti – Si conferma il vero settore hard to abate d’Italia con le emissioni cresciute di oltre il 2% sul 2023, superando le 110 milioni di tonnellate di gas serra. Italia fanalino di coda in Europa per l’auto elettrica: solo il 4,2% delle nuove autovetture immatricolate sono state elettriche (in diminuzione rispetto al 2023).
Ponte sullo Stretto, Cgil: “il Governo lo trasforma in una infrastrutture di guerra”
“La scelta del Governo italiano di trasformare il Ponte sullo Stretto da infrastruttura civile a ‘opera strategica per la difesa europea e della Nato’ è irresponsabile e rende palese l’ennesima forzatura tesa ad aggirare, dopo quello nazionale, anche il sistema autorizzativo europeo”. A dichiararlo è il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo. “La scelta assunta con la delibera IROPI del 9 aprile il Governo – spiega il dirigente sindacale – ha il solo obiettivo di evitare le valutazioni sull’impatto ambientale previste dalla direttiva ‘Habitat’ indicando ‘motivi imperativi’ che non prevedono soluzioni alternative. Questa scelta si inserisce in un già ‘forzato’ percorso autorizzativo ‘nazionale’ che vede non ancora concluse le verifiche sismiche necessarie, che ha già escluso dal procedimento il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, nonostante la legge imponga la sua partecipazione, e che di fatto rende ininfluenti le prescrizioni della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), del 13 novembre 2024, che ricordava al Governo come molte prescrizioni del CIPE del 2003 non siano ancora rispettate. Il tutto in piena difformità con i requisiti richiesti dal DL 35/2023”. Per Gesmundo, “Un livello di spregiudicatezza pericolosissimo che sembra non fermarsi nemmeno davanti alle stesse evidenze che il Governo è costretto ad assumere per giustificarne l’approccio: affermare che fra i motivi ‘imperativi di interesse pubblico’ che la equiparano di fatto ad una infrastruttura di guerra vi sia quello di garantire alle due regioni interessate, ‘vulnerabili sia dal punto di vista sismico che idrogeologico’, un ‘rapido dispiegamento del sistema dei soccorsi di protezione civile’ nel caso di terremoti o alluvioni, dà il senso della totale irresponsabilità con la quale l’esecutivo Meloni caratterizza ormai il suo agire sul Ponte”. “Uno degli altri ‘motivi imperativi di interesse pubblico’ – aggiunge il segretario confederale – è la necessità di assicurare attraverso il Ponte ‘la continuità dell’approvvigionamento idrico in caso di grave carenza d’acqua’ attraverso le autobotti. Un’affermazione che, a fronte dei gravi ritardi del piano di manutenzione delle dighe e delle reti idriche (PNRR e Pnissi), in particolar modo in Sicilia, dove il tasso di dispersione idrica supera il 51%, sono di fatto completamente al palo, dà il senso del ridicolo, della mera presa in giro proprio nei confronti di quelle comunità territoriali. Di fronte a così tanta arroganza e mistificazione della realtà – prosegue il segretario confederale – contiamo in uno scatto di sensibilità e di attenzione degli europarlamentari e che la Commissione Europea sappia reagire adeguatamente respingendo il tentativo di renderla ‘complice’ di una delle scelte più pericolose, inutili e dispendiose degli ultimi decenni. Si blocchi questo sperpero di risorse pubbliche e si torni ad utilizzare quei soldi per completare e ammodernare le reti viarie, ferroviarie ed infrastrutturali già previste per le due Regioni. Per quel che ci riguarda, insieme alla grande rete civica e ai comitati territoriali, di fronte a questa ennesima forzatura organizzeremo l’ennesima manifestazione di protesta perché una cosa è certa: non staremo in silenzio rendendoci complici di questo sfregio”, conclude Gesmundo.
Accordo strategico tra Duferco e Ansaldo Green Tech per un elettrolizzatore da 1 MW in Sicilia
Un accordo strategico per la fornitura e messa in esercizio di un elettrolizzatore da 1 MW, destinato alla produzione di idrogeno verde nell’ambito del progetto Hydrogen Valley di Giammoro, in provincia di Messina. È questo il motivo della firma dell’accordo tra Duferco Energia e Ansaldo Green Tech, che con questa iniziativa, sostenuta dal Pnrr attraverso la Regione Siciliana, andranno a realizzare una delle opere di rilevanza europea per la transizione energetica e lo sviluppo della filiera dell’idrogeno in Italia. L’elettrolizzatore fornito da Ansaldo Green Tech utilizza la tecnologia innovativa AEM (Anion Exchange Membrane – membrana a scambio anionico), caratterizzata da elevata efficienza e flessibilità operativa. Progettato e costruito nell’ambito del progetto IPCEI finanziato dall’Unione Europea – “NextGenerationEU”, l’impianto sarà assemblato presso la nuova linea produttiva in fase di realizzazione a Genova Campi. Il sistema avrà la capacità di produrre oltre 500 kg di idrogeno verde al giorno, con un consumo energetico ottimizzato e garantendo una purezza del 99,9%. Il progetto Hydrogen Valley di Giammoro prevede l’installazione di un impianto fotovoltaico da 4 MW per alimentare l’elettrolizzatore, consentendo la produzione di circa 100 tonnellate di idrogeno verde all’anno. L’idrogeno prodotto sarà destinato principalmente a supportare la decarbonizzazione di settori industriali strategici, tra cui la siderurgia, la logistica e la mobilità. Con un investimento complessivo di 10 milioni di euro, la Hydrogen Valley rappresenta un modello di sviluppo innovativo e sostenibile per il Mezzogiorno. Il progetto avrà un impatto significativo sull’economia locale, favorendo la creazione di nuovi posti di lavoro e stimolando la crescita dell’indotto legato alla produzione e distribuzione dell’idrogeno verde. “L’Hydrogen Valley in Sicilia rappresenta un passo concreto verso la transizione energetica e il rafforzamento dell’indipendenza energetica dell’isola” – afferma Massimo Croci, Amministratore Delegato di Duferco Energia. Questa iniziativa non solo porterà benefici ambientali, ma anche nuove opportunità economiche e occupazionali per il territorio. La sostenibilità ambientale può andare di pari passo con lo sviluppo industriale e sociale”. “Siamo estremamente orgogliosi di poter contribuire al progetto di Hydrogen Valley Giammoro Messina guidato da Duferco Energia. – afferma Vittorio Olcese, Amministratore Delegato di Ansaldo Green Tech. Questo accordo rappresenta un importante riconoscimento della tecnologia di Ansaldo Green Tech, focalizzata su efficienza e flessibilità operativa nella produzione di idrogeno verde per decarbonizzare attività nei settori della mobilità, logistica e hard to abate come quello siderurgico”. L’iniziativa si inserisce all’interno delle strategie europee di decarbonizzazione previste dal piano RePowerEU, che mira a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e accelerare la diffusione delle energie rinnovabili. La Hydrogen Valley di Giammoro contribuirà quindi non solo alla sostenibilità ambientale del territorio, ma anche al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica dell’Unione Europea.
Fisco, il Governo corregge la norma sugli acconti Irpef
“Il Consiglio dei ministri ha approvato un provvedimento per chiarire le regole sulla determinazione degli acconti IRPEF 2025. La nuova disposizione conferma che i lavoratori dipendenti e i pensionati senza redditi aggiuntivi non dovranno versare alcun acconto IRPEF per il 2025, evitando così qualsiasi aumento del carico fiscale”. Lo ha annunciato ieri, al termine della riunione del Cdm, Maurizio Leo, viceministro dell’Economia e delle Finanze. “L’intervento si è reso necessario per correggere un difetto di coordinamento tra il decreto legislativo del 2023, attuativo della delega fiscale, che prevedeva per il solo 2024 la riduzione delle aliquote IRPEF da 4 a 3 e la legge di bilancio 2025 che ha reso strutturale la predetta riduzione di aliquote”, spiega Leo. Ora, “attendiamo la pubblicazione del provvedimento approvato oggi in Consiglio dei Ministri, ma se, come annunciato, risolverà la questione degli acconti Irpef e delle detrazioni, consentendo che siano calcolati sulla base della normativa attuale e non di quella abrogata, che avrebbe costretto lavoratori e pensionati a pagare somme non dovute, saremmo di fronte a una buona notizia per chi vive di salario o di pensione”, hanno commentato il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari e Monica Iviglia presidentessa Consorzio nazionale Caaf Cgil. “Era questo l’obiettivo della denuncia della Cgil e del Caaf, e siamo soddisfatti di aver difeso i diritti delle persone che rappresentiamo”. Per Ferrari e Iviglia “c’è però un altro impegno che si era assunto il Governo, tuttora disatteso: rimediare alla clamorosa ingiustizia che stanno subendo i redditi tra 8.500 e 9.000 euro annui che, a causa del meccanismo scelto per fiscalizzare il cuneo contributivo, stanno perdendo, a partire da gennaio, circa 100 euro al mese”. “Si tratta – proseguono – di lavoratrici e lavoratori che già faticano a far quadrare i bilanci familiari e che non possono essere penalizzati così pesantemente. Sollecitiamo nuovamente l’Esecutivo a intervenire subito per risolvere questo problema”, concludono Ferrari e Iviglia.
Maria Cristina Carlini