UNIONCAMERE

Economia del mare, surplus da 76,6 miliardi. Più addetti e imprese

Completata la ripresa post-Covid tra 2023 e 2024, l’intero comparto contribuisce all’11,3% del pil nazionale con 216,7 miliardi di valore attivato nel complesso dell’economia italiana. La classifica delle aziende (giovanili, femminili e straniere), la distribuzione regionale e provinciale. Tutti i numeri del tredicesimo rapporto sull’economia del mare appena presentato da Unioncamere, Ossermare e Centro studi Tagliacarne.

09 Lug 2025 di Mauro Giansante

Condividi:

L’Italia è ricca di mare. Non solo geograficamente, ambientalmente, ma anche economicamente. Nel 2023, ultimo anno preso a riferimento, la filiera legata alle nostre acque ha visto crescere le imprese a 232.841 (+2% contro il -2,4% nazionale) e gli occupati a 1.089.710, generando un valore aggiunto diretto di 76,6 miliardi (+15,9%, contro il +6,6% nazionale, oltre un punto percentuale in più del rapporto 2024) e contribuendo all’11,3% del pil nazionale con 216,7 miliardi di valore attivato nel complesso dell’economia. Numeri snocciolati dal tredicesimo rapporto sull’economia del mare appena presentato da Unioncamere, Ossermare e Centro studi Tagliacarne. Secondo cui, il moltiplicatore economico si conferma a 1,8; gli addetti aumentano del 7,7%, più di quattro volte al dato complessivo del Paese (+1,9%).

Tornando alle imprese, quelle giovanili in Italia sono pari al 8,9% dell’economia blu, le femminili al 22,6% e le straniere al 7,7%. Mentre in termini regionali spicca la Liguria con il 13,8% di incidenza del valore aggiunto. Seguono Sardegna (8,8%), Friuli-Venezia Giulia (8,4%). Lazio (6,7%) e Campania (6,6%). Guardando alle città, invece, la top five vede protagoniste Trieste (25,4%), Livorno (18,7%), La Spezia (17,4%), Venezia (15,4%), Rimini (14,7%). E’ però il Sud a consolidare il suo primato di area a maggiore produzione di valore aggiunto con una quota del 32,5%. E anche per l’occupazione, con il 37,7%, e per le imprese, che si attestano nel 2024 al 49,2%. Più basso invece il moltiplicatore pari all’1,6, a fronte del 2,1 del Nord-Est, del 2,0 del Nord-Ovest e dell’1,7 del Centro. La popolazione residente al 31 Dicembre 2024 nei comuni nelle zone costiere è pari a 20.106.255 e nei comuni litoranei 16.555.017.

 

 

 

Numeri importanti, tutti questi, che testimoniano la definitiva ripresa post-covid dell’intero comparto, trainato soprattutto dal traffico passeggeri e merci. Infatti, il contributo dei singoli settori all’economia del mare vede al 42,4% i servizi di ristorazione e alloggio, al 31% la movimentazione di merci e passeggeri, appunto.

Guardando l’export, domina la cantieristica con un saldo positivo 5.866 milioni nel 2024 rispetto ai -6.569 milioni dell’ittica. Un’economia, quella delle navi e imbarcazioni, che dal 2014 è cresciuta in valore percentuale del 56,3%, con un +119,5% (7,4 miliardi) di valore export aumentato da dieci anni a questa parte.  E’ sempre nella cantieristica, però, che si registra un dato forte (34%) ma negativo: quello della difficoltà di reperimento di personale con competenze tecniche.

 

 

“I dati indicano che è stato raggiunto il picco più alto dell’economia del mare a partire dal 2019. Anche il contributo della blue economy alla crescita del complesso dei beni e servizi prodotti in Italia è crescente nel tempo perché è passato dal 5,8% del 2021 all’attuale 9,5%”, ha sottolineato Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne. “Tuttavia, occorre considerare il forte clima di incertezza che caratterizza l’economia: se ci fosse un ulteriore aumento di circa il 30% dell’incertezza sperimentata fino ad ora ciò si potrebbe tradurre in una perdita per la blue economy di 1,2 miliardi quasi completamente concentrata nel turismo e nella logistica”. Secondo Antonello Testa, Coordinatore dell’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare OsserMare, “l’Economia del mare italiana conferma il suo trend di crescita superando i 216 miliardi di euro di valore aggiunto pari al 11,3% del pil. I dati confermano la leadership dell’Italia in Europa, a differenza di quanto registrato dal Eu Blue Economy Report 2025 che ci colloca al 4° posto come valore aggiunto dopo Germania, Spagna e Francia guardando a un perimetro diverso dal nostro”.

 

Argomenti

Argomenti

Accedi