DALLA CHAT "AMICI DI DIAC"

Digitalizzazione, fanno discutere le parole “nuove” del presidente Anac Busìa nell’intervista a Diac

Il reale “sentimento” degli operatori verso la digitalizzazione, l’obiettivo dell’industrializzazione del settore delle costruzioni, le difficoltà dei piccoli comuni, l’aiuto che possono dare (o non dare) Demanio e Italferr, il processo di qualificazione delle stazioni appaltanti che non può non andare avanti e altri argomenti nella discussione che si è tenuta ieri nella chat “Amici di Diac” dopo la pubblicazione dell’intervista al presidente dell’ANAC, Giuseppe Busìa (che si può leggere qui).

 

02 Lug 2025

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SERGIO PASANISI: Non vorrei apparire per uno che “spara sulla croce rossa” ma auspico una bella inchiesta giornalistica con interviste off record agli operatori (imprese di costruzione, progettisti e valutatori, pubblici e privati) sulla utilità e i benefici del BIM nel ciclo del progetto. Ho l’impressione, da modesto operatore del settore, che ci sarebbero grandi sorprese! Ma sono sempre pronto a cambiare idea…

GIORGIO SANTILLI: Magari potresti cominciare tu esternando i tuoi dubbi e vediamo chi ti viene dietro. Potresti metterla in termini problematici. Possiamo fare un ciclo di interventi. Angelo Ciribini ci può aiutare forse a “leggere” difficoltà, resistenze, dissensi che arrivano da SA E OE. mi pare che una digitalizzazione formale, procedurale, una mezza digitalizzazione o anche solo un quarto rischi di fare danni in termini di occasioni perse e mancato sviluppo… tutto questo deve arrivare però a un elenco concreto e comprensibile di cose da NON fare e di cose da fare. E comunque bisogna metterci la faccia.

ANGELO CIRIBINI: Certamente

PASANISI: Mancano molti presupposti culturali e sistemici per ottenere dei ritorni. Ora occorre evitare che una logica da adempimento svuoti il tutto di contenuti, ma, per fare questo, serve una azione di supporto a livello dei territori che sia mirata e che coinvolga entrambe le parti contrattuali. Soprattutto, dobbiamo ragionare nell’ottica della riforma della PA in quanto tale, non tanto del contratto pubblico. E bisogna che la classe politica percepisca dei dividendi, almeno in termini di consenso: ad esempio, da regioni e province che supportano gli enti locali sulla gestione informativa o da municipalità che facilitano gli investimenti tramite il permesso di costruire digitale.

PIERO BARATONO: L’industrializzazione del settore delle costruzioni è un obiettivo assolutamente necessario allItalia, anche per migliorare la competitività del nostro Sistema Paese e per rispondere alle future sfide che si giocheranno su questo settore.
La Commissione di Monitoraggio BIM creata dal Ministro delle Infrastrutture aiuterà le Stazioni Appaltanti rispondendo a quesiti e predisponendo documenti di supporto, tratti anche dal grande lavoro attualmente in corso all’UNI.
La logica sottesa dalla gestione digitale è di processo, di capacità organizzativa: non è necessario che un RUP conosca i software “BIM”, così come non mi risulta che i singoli RUP o DL conoscano i software strutturali e geotecnici.

CIRIBINI: Sono d’accordo con Piero. Il lavoro in UNI è sicuramente molto prezioso, ma la mia impressione è che manchi ancora un livello zero di comunicazione corretta ai destinatari nelle PA che, onestamente, io almeno, non sono riuscito a definire. Secondo me è una esigenza di contestualizzazione, come dicevo e di linguaggio. Recentemente sono intervenuto con 150 RUP della Provincia Autonoma di Bolzano: non mi avevano avvertito che, in buona parte, erano segretari comunali…Forse bisogna ripartire dalle Bassanini. Recentemente ho anche organizzato un seminario sulla storia dell’industrializzazione edilizia in Italia: non vi era un riferimento concettuale che non fosse ancora strettamente attuale. Dal punto di vista dello storico, terrificante.

BARATONO: Angelo un RUP potrà essere anche un segretario comunale, ma esiste la possibilità di costruire un ufficio di supporto al rup o al DL con le competenze necessarie. Ti ricordi cosa scrivevamo nel Handbook dell’ EU BIM Taskgroup: la necessità di una leadership pubblica …

CIRIBINI: Certo: ma bisogna trovare un punto comune tra chi si occupa di amministrazione, di IT e di temi tecnico-gestionali. Anche in molti enti più grandi e virtuosi questa dialettica è difficile. Forse servono economisti della PA per proporre in maniera convincente questa leadership. Noi siamo percepiti come apportatori di complicazioni del vissuto quotidiano, i giuristi (per cui si ha più fiducia) pure, credo.

Come hanno osservato alcuni amici di ANCE, persino gli slogan della mostra del SAIE del 1969 o simili erano simili a quelli proposti ora in Biennale…

MARISA ABBONDANZIERI: Fatevi un giro nei Comuni, privati ormai del minimo, poi capirete la differenza tra il dire e il fare! Ciò che è rimasto è allo stremo per numeri e competenze…. si naviga a vista e associarsi non è la soluzione!

CIRIBINI: La situazione è chiara nei Comuni, ma come allora far fronte alla solitudine? A Venezia ho tenuto un altro incontro dove una collega mi seguiva con grande attenzione. Si trattava di una persona che lavorava da sola in un piccolo Comune. Che potevo suggerirle?

PACELLA: Siamo sicuri che non possa essere utile fare efficienza e servizi per un numero cospicuo di comuni. Non penso sia più il tempo per 8.000 municipalità, soprattutto per l’efficienza dei servizi al cittadino e al territorio. Grazie

ABBONDANZIERI: I Comuni per mantenere una democrazia in salute, meritavano più rispetto e risorse. La prevalenza della visione finanziaria e accademica è prevalsa! Il danno è enorme e penalizza fortemente le aree minori e interne, inutile parlare di come arrestare il declino, ecc….. siamo alla Resistenza!

CIRIBINI: Nella Provincia Autonoma di Bolzano e in quella di Trento si pensa ai consorzi di Comuni per creare service su questo tema.

ABBONDANZIERI: Passate qualche settimana in un Comune piccolo, in sede e tra le persone possibilmente

BARATONO: Io mi chiedo però come facessero i comuni, fatti da poche o addirittura una sola persona, anche prime del codice, ad appaltare in modo consapevole e corretto senza un supporto esterno…

GABRIELLA SPARANO: Non esistono solo i piccoli Comuni. Purtroppo, ci sono tante realtà di società partecipate che, pur avendo una struttura e una organizzazione di tipo privatistico (con contratti di lavoro privato), devono fare i conti con una normativa studiata per enti pubblici.

BARATONO: Dati ANCE mi pare che gli appalti esclusi dall’obbligo della gestione informativa siano l’80%. Il tema dei piccoli comuni esiste, dobbiamo trovare soluzioni (che magari già ci sono) ma questo tema non deve essere una scusa per un ritorno al passato..

ABBONDANZIERI: Non è in discussione il codice, ieri, oggi , deve essere messo in discussione ormai il 267/2000 e una serie di molti altri inutili adempimenti. Di fatto in tempi di dichiarata autonomia il centralismo nazionale e regionale ha assunto dimensioni di cui nessuno parla. Le Prefetture incombono, ecc.

CIRIBINI: Grazie a @Pietro Baratono già il DM 560 ragionava per requisiti richiesti alle organizzazioni, ma tutti hanno preferito guardare al singolo procedimento, alla sua natura e alla sua soglia, fingendo di ignorare che non si trattava di cercare di evadere sul singolo investimenti.

SANTILLI: Cara Marisa, sono d’accordo che i comuni meritavano più rispetto e l’evoluzione del Pnrr, dove sono stati “puniti” ma poi sono più avanti di altri, ne è la conferma. Detto questo, non esiste un diritto divino a essere stazioni appaltanti. Il sistema deve garantire livelli di efficienza ed è evidente che i piccoli comuni non possono fare da stazione appaltante. Lo diceva anche il 50 e non mettiamoci a discutere perché non si sia fatto. Ora si sta finalmente facendo ed è la direzione giusta. Va accompagnata, certo, ma la direzione è giusta

ABBONDANZIERI: Nessuno vuole eludere gare, passaggi, ci aspettiamo solo di non dover implodere!

BARATONO: Bravo, Giorgio!

ABBONDANZIERI: Stazioni appaltati associate, fuori dai vincoli della cessione assunzionale, con competenze che possano garantire tempi veloci, certi e atti corretti

SANTILLI: Penso che la strada intrapresa sia quella giusta. Lì dentro ci sono margini per flessibilità limitate e formule associative. Ma la strada è quella. Non smontiamo le cose che funzionano.

Comunque è evidente che le parole di Busìa a Diac (si legga qui l’intervista) aprono una fase nuova in cui non possiamo più tenere il coperchio sopra il vaso di Pandora. È arrivato il momento di un dibattito approfondito e aperto, senza abbandonare la strada che si sta percorrendo ma sapendo che il processo ottimale – la digitalizzazione progettuale e gestionale di cui parla Busìa – è ancora molto lontano e richiede più cultura digitale diffusa, il ruolo attivo di alcuni grandi soggetti (Busìa cita Demanio e Italferr), un’azione progressiva che non va fermata.

PASANISI: Giorgio la gran parte del mercato non è fatta dagli interventi che progetta Italferr. Sul Demanio la questione la porrei differentemente: è opportuno che nel 2025 lo Stato abbia una propria struttura di progettazione? E lo dico io che nel passato lavoravo nella più grande società di ingegneria dell’IRI…

CIRIBINI: Accanto all’Osservatorio servirebbe una iniziativa come questa: https://www.bimdeutschland.de/english. In particolare, all’interno di essa, il BIM-Portal.

 

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