Ue: risponderemo ai dazi Usa. Ma Confindustria in allarme e Borse giù
Caro bollette, oggi le misure al consiglio dei ministri
Al via il nuovo piano strategico di Eni 2025-2028, previsti investimenti per 7 miliardi l’anno
Rinnovabili: entra in vigore il decreto Fer X transitorio
Supporto, tutele sindacali e consulenza ai Rup, firmato un protocollo d’intesa tra Cisl Fp e Assorup
Reway Group, alla controllata Gema un nuovo contratto da 97 milioni da Rfi per lavori di manutenzione straordinaria
27 Feb 2025
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IN SINTESI
All’annuncio del presidente Usa Donald Trump dell’imposizione dei dazi al 25% sui prodotti europei , l’Unione Europea intende opporre la linea della fermezza. È la reazione che arriva da Bruxelles mentre la guerra dei dazi scuote i mercati finanziari. Chiudono in ribasso le borse europee sulla scia delle vendite dei titoli auto e tech. La peggiore è Milano con il FTSE Mib che archivia la seduta perdendo sul terreno l’1,52%. L’Ue assicura , dunque, che risponderà “con fermezza e immediatezza contro le barriere ingiustificate al commercio libero ed equo, anche quando le tariffe vengono utilizzate per contestare politiche legali e non discriminatorie”, ha dichiarato un portavoce della Commissione. Trump ha annunciato, intanto, che a partire dal 4 marzo scatteranno i dazi del 25% contro Messico e Canada e del 10% contro la Cina. “Continuano ad arrivare nel nostro Paese fiumi di droghe dal Messico e dal Canada a livelli altissimi e inaccettabili. Una grande percentuale di queste, molte sotto forma di Fentanil, sono prodotte e fornite dalla Cina”, ha accusato Trump in un post. Incontrando il premier britannico, Keir Starmer, Il presidente Usa ha anche rincarato la dose nei confronti dell’Europa: “non ci piace come la Ue tratta le nostre aziende, avremo dazi reciproci con la Ue”.
L’Unione europea è “pronta a collaborare se gli Stati Uniti rispettano le regole”, ma proteggerà “i nostri consumatori e le nostre imprese in ogni occasione”, è la linea indicata da Bruxelles. “L’Unione europea è il più grande mercato libero del mondo. Ed è stata una manna per gli Stati Uniti — ha ricordato il portavoce —. Creando un mercato unico ampio e integrato, l’Ue ha facilitato il commercio, ridotto i costi per gli esportatori statunitensi e armonizzato standard e regolamenti in 27 Paesi. Di conseguenza, gli investimenti statunitensi in Europa sono altamente redditizi. Crediamo che l’Unione europea, sin dalla sua fondazione, sia stata una manna per gli Stati Uniti”. Come indicato dallo stesso Trump, i dazi sull’import europeo colpiranno il settore dell’auto. Ma a rischiare sono anche la farmaceutica, l’ agroalimentare, chip, acciaio e alluminio.
Orsini: “è saltato un paradigma, servono coraggio e una visione di lungo termine”
Grande l’allarme che si leva dalle imprese. “È saltato un paradigma: serve coraggio e serve agire subito con una visione di lungo termine. L’Europa deve mettere al centro la competitività del sistema industriale e quindi la crescita sociale”, ha dichiarato Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ribadendo così la necessità di agire in questa “ora buia”. “La preoccupazione è innegabile. È un cambio di paradigma impensabile e tutti noi imprenditori europei confidavamo che non accadesse. Abbiamo solo una possibilità: cambiare subito con misure straordinarie per un momento straordinario”, ha commentato il numero uno di viale dell’Astronomia che ieri ha ospitato al Consiglio Generale, il presidente di BusinessEurope, Fredrik Persson. “Con BusinessEurope stiamo costruendo un percorso che coinvolgerà le confindustrie europee. Siamo tutti europeisti, ma quello che è uscito ieri da Bruxelles, sul pacchetto Omnibus e sul Clean Industrial Deal sono misure insufficienti. I tempi sono cambiati e le azioni dell’Europa devono sterzare decisamente per tutelare le imprese e le famiglie. Le democrazie occidentali si basano sul patto tra impresa e lavoro: mettiamoli finalmente al centro con azioni decise. Costo dell’energia, sburocratizzazione, transizione ambientale e credito sono aree su cui si deve intervenire…ieri. Chiediamo alle forze politiche e alle parti sociali un patto bipartisan per il Paese e per l’Europa. USA, Cina, India, si sono date una visione e la perseguono. Serve che l’Europa faccia lo stesso, subito”.
Caro bollette, oggi le misure al consiglio dei ministri
Arrivano sul tavolo del Consiglio dei ministri gli interventi contro il caro bollette per famiglie e imprese. La riunione è convocata per le ore 11,30 (inizialmente era alle 9) di questa mattina e l’ordine del giorno prevede “misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale, di riduzione dell’onere fiscale, nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio”.Sul tavolo del Cdm anche il ddl di “delega al Governo in materia di energia nucleare sostenibile”. Il decreto è stato al centro del vertice di Governo che si è svolto ieri a Palazzo Chigi. Dopo l’ insoddisfazione lasciata trapelare dalla premier Giorgia Meloni, a inizio settimana, per la prima versione del decreto (che ne ha determinato lo slittamento a oggi), in tarda serata ieri fonti di Palazzo Chigi hanno riferito che “è emersa soddisfazione in occasione dell’incontro di maggioranza sul decreto contro il caro-bollette”. “Verrà adottato un pacchetto di misure che va incontro alle esigenze delle famiglie e delle imprese italiane, garantendo un sostegno concreto in un momento di difficoltà economica legato all’aumento dei costi energetici. Gli interventi – spiegano le stesse fonti – sono il risultato di un lavoro costante, dei ministri competenti condiviso dalle forze politiche di maggioranza, per dare una risposta rapida e mirata a una delle principali preoccupazioni di cittadini e imprese. Il Governo continuerà a lavorare parallelamente per ulteriori iniziative di medio-lungo periodo che possano rafforzare ed efficientare il sistema nel suo complesso”. Il provvedimento costerebbe intorno ai 3 miliardi di euro.
Al via il nuovo piano strategico di Eni 2025-2028, previsti investimenti per 7 miliardi l’anno
Implementazione della strategia, coerente e distintiva, che coglie le significative opportunità di un mercato dell’energia in trasformazione; capacità della società di fare leva sui punti di forza per rispondere ai cambiamenti in corso, attraverso un portafoglio di attività consolidate, nuove ed emergenti, facendo leva su modelli di business solidi e integrati in grado di generare una crescita altamente competitiva e rendimenti attrattivi; struttura finanziaria rafforzata a supporto di un business resiliente e allo stesso tempo innovativo, flessibile e in grado di creare valore sostenibile nel lungo termine; opportunità di investimento attrattiva che combina business esposti alla transizione e progressiva crescita di valore, e una remunerazione attrattiva agli azionisti, quest’anno ulteriormente potenziata. Sono queste le principali direttrici del piano strategico 2025-2028, presentato ieri da Eni nel Capital Market Update. Eni prevede investimenti, al netto delle operazioni di portafoglio, pari a 7 miliardi di euro all’anno nel corso del Piano, in linea con lo scorso anno nonostante il significativo contributo di portafoglio nel 2024, e pur in presenza di inflazione a valere sui costi e dell’apprezzamento del dollaro. Per il 2025 si prevedono investimenti organici inferiori a 9 miliardi, e tra 6,5 e 7 miliardi al netto del portafoglio Eni prevede che il business crescerà in modo altamente competitivo, che il CFFO (il cash flow from operations)/azione crescerà a un tasso medio annuo del 14% fino al 2028 e continuerà con tale trend fino al 2030, grazie al miglioramento della performance e alla crescita di tutti i business. Partendo da un livello di CFFO nel 2025 pari a 13 miliardi a 75 dollari per barile, si prevede un CFFO complessivo nel corso del piano pari a 60 miliardi, che, associato a un piano disciplinato di investimenti netti, genererà complessivamente 33 miliardi di Free Cash Flow nel periodo 2025-2028. La crescita sostenuta del flusso di cassa e la disciplina negli investimenti garantiscono un andamento fortemente positivo dei ritorni con un miglioramento di 6 punti percentuali del ROACE (return on average capital employed) fino a circa 13% entro il 2030.
“Eni continua a ottenere risultati eccellenti in un contesto in continua evoluzione, a conferma della nostra consolidata capacità di esecuzione, abilità nel gestire le sfide emergenti e nel cogliere le opportunità future. Eni è focalizzata su business in cui detiene punti di forza distintivi in termini di competitività, basati su tecnologia e catene del valore integrate, e che generano crescita e rendimenti attrattivi in rapporto al rischio. Il nostro approccio strategico sempre coerente ci ha consentito di adattare all’evoluzione del mercato i nostri punti di forza tradizionali, come u; di rilanciare la chimica; di creare nuovi business di valore in ogni ambito delle nostre aree operative, quali Plenitude, Enilive, la società satellite relativa alla CCUS e la business combination in Indonesia-Malesia. Questi risultati riflettono la solidità della nostra strategia: prevediamo di proseguire nel nostro percorso di successo anche nel 2025, e di compiere ulteriori significativi progressi”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi.
Nel 2025 Eni prevede di lanciare la nuova società satellite relativa al business della CCUS (Carbon, Capture, Utilisation and Storage), consolidando i propri progetti in un’unica entità e facendo leva sulla propria competenza tecnica e finanziaria, avviando così un nuovo e importante business dalla fine di questa decade. Inoltre, ieri, Eni e Petronas hanno annunciato oggi un Memorandum of Understanding per definire la costituzione di una Joint Venture per la gestione di una selezione di asset upstream in Indonesia e Malesia. Questa jv creerà significative opportunità di crescita, sia in Malesia che in Indonesia, e potrà generare importanti sinergie per diventare uno dei principali operatori nel settore del gnl nella regione, garantendo nel medio termine una produzione sostenibile di 500 mila barili di olio equivalente al giorno. La riserve della joint venture ammontano a circa 3 miliardi di barili di olio equivalente (boe), e il potenziale esplorativo è di circa 10 miliardi di boe. Inoltre, Eni vede nei data center, alimentati tramite blue power, un’importante potenziale nuova area di business. Il gruppo, spiega, identifica ulteriori upside nel soddisfare la domanda emergente di energia da parte dei data center per l’Intelligenza Artificiale e i servizi digitali. In questo ambito Eni ha vantaggi significativi, grazie: alla propria potenza di calcolo, con l’avvio del supercomputer HPC6 nel 2024; alla disponibilità di siti industriali e capacità di sviluppo progettuale; alla capacità esistente di generazione elettrica alimentata a gas e alle sinergie con la CCS per decarbonizzare la fornitura elettrica; e infine, all’ esperienza consolidata nello sviluppo di opportunità emergenti con efficienza e capacità imprenditoriale, con conseguente attrazione di capitali. Questo ambito ha il potenziale di diventare per Eni un’opportunità di business con ritorni sull’investimento a doppia cifra.
Intanto, nel 2024, Eni ha realizzato ulteriori progressi nella strategia di crescita e generazione di valore facendo leva sul portafoglio di asset e sul modello satellitare e ha realizzato risultati sopra le sue attese. Nel 2024 il gruppo ha conseguito le previsioni di utile operativo adjusted di 14,3 miliardi con il contributo della E&P, la performance di GGP superiore del 40% rispetto alla guidance iniziale e ai significativi contributi di Enilive/Plenitude in uno scenario sfavorevole. L’utile netto adjusted si attesta a 5,26 miliardi con una flessione del 37% sul 2023 e l’utile netto a 2,46 miliardi (-45%). Nel quarto trimestre e’ stato conseguito l’utile operativo proforma adjusted di 2,7 miliardi e l’utile netto adjusted di 892 milioni in flessione del 46 per cento. L’accelerazione del programma di valorizzazione del portafoglio e il maggior contributo rispetto a quanto pianificato hanno consentito, sottolinea la nota, di distribuire agli azionisti 5,1 miliardi di cassa attraverso i dividendi e l’esecuzione di un programma di acquisto di azioni proprie quasi raddoppiato a 2 miliardi.
Bankitalia: sul mercato immobiliare si rafforzano segnali di rialzo dei prezzi
Nel quarto trimestre del 2024 si sono rafforzati i segnali di rialzo dei prezzi delle abitazioni pur restando prevalenti i giudizi di stabilità. La quota di operatori che hanno venduto almeno un’abitazione nel trimestre è la più elevata dall’inizio della serie storica. Il numero di transazioni intermediate è aumentato rispetto al periodo corrispondente del 2023. Lo sconto medio rispetto alle richieste iniziali del venditore è rimasto vicino ai minimi storici e i tempi di vendita si confermano molto contenuti. È quanto emerge dall’indagine della Banca d’Italia condotta su un campione di1488 agenti immobiliari dal 7 gennaio al 6 febbraio 2025.
Alle pressioni al rialzo sui prezzi ha contribuito principalmente la ripresa della domanda: i giudizi sul numero dei potenziali acquirenti sono significativamente migliorati rispetto allo scorso anno. Per contro, l’offerta rimane debole. A sostenere la domanda ha contribuito un migliore accesso al credito: la quota di operatori che segnalano difficoltà nell’ottenimento del mutuo tra le cause prevalenti di cessazione dell’incarico a vendere si è ridotta per il quinto trimestre consecutivo. I giudizi sui canoni di locazione sono sui livelli massimi dall’avvio dell’indagine: le pressioni al rialzo sui canoni sono sostenute da una domanda robusta a fronte di un’offerta di immobili che rimane bassa, anche per la preferenza dei proprietari per le locazioni brevi (con durata inferiore a 30 giorni). Secondo le valutazioni degli agenti, tale preferenza influenzerebbe anche le compravendite. Le attese sul mercato nazionale e su quello proprio di riferimento, sia per il trimestre in cui si è svolta la rilevazione sia su un orizzonte biennale, sono nuovamente migliorate rispetto al periodo corrispondente del 2023. Per quanto riguarda le prospettive sui prezzi nel trimestre in corso, il saldo tra le percentuali di risposte “in aumento” e “in diminuzione” è ulteriormente aumentato.
Rinnovabili: entra in vigore il decreto Fer X transitorio
Entra in vigore oggi il decreto Fer x transitorio, il meccanismo che sostiene la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività di mercato. Il provvedimento, che supporta tecnologie come il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e i gas residuati dai processi di depurazione, è stato pubblicato ieri sul sito del Mase ed avrà validità fino al 31 dicembre 2025. “Proseguiamo con l’obiettivo di sostenere la produzione italiana di energia elettrica di impianti a fonti rinnovabili per favorire l’innovazione e la sicurezza energetica del Paese”, ha dichiarato il Ministro Pichetto. “E’ un provvedimento molto atteso da imprese e famiglie a conferma che la transizione verde e l’adozione di tecnologie pulite sta accelerando e coinvolge un numero crescente di operatori”. Il provvedimento era stato approvato dalla Commissione europea a dicembre scorso e firmato da Pichetto a inizio febbraio. Lo schema di decreto promuove la realizzazione di impianti da rinnovabili mature, con contingente pari a 17,65 GW di nuova capacità, di cui tre destinati a impianti fino a 1 megawatt e la restante parte per quelli di potenza superiore.
Hydrogen Valley, Teha-Wave: progetti Pnrr a rischio
Nonostante gli oltre 2,5 miliardi di euro stanziati dal Pnrr per l’idrogeno, una quota significativa delle risorse non è stata assegnata a causa della scarsa partecipazione delle aziende ai bandi. Inoltre, per quanto riguarda le Hydrogen Valley, una parte rilevante dei progetti approvati rischia di non essere portata a termine. A titolo esemplificativo, il monitoraggio avviato da Teha e Wave sullo stato di attuazione delle Hydrogen Valley, evidenzia che, tra le 57 iniziative ammesse a finanziamento per 532 milioni di euro, alla data odierna e da informazioni estratte da banche dati di libera consultazione, 9 Hydrogen Valley hanno finalizzato il processo autorizzativo e di procurement, per un totale di 132 milioni di euro di finanziamento (circa 25%). E’ quanto emerge dal Tavolo di Lavoro promosso da Teha Group (The European House Ambrosetti), in collaborazione con Wave (We Add Value), per esplorare le priorità e le prospettive di sviluppo delle Hydrogen Valley in Italia.
L’idrogeno, spiegano Teha e Wave, nonostante rappresenti una leva indispensabile nel processo di decarbonizzazione industriale, sta attraversando una fase di ridimensionamento delle aspettative legata all’incapacità di garantire un confronto competitivo con le alternative fossili. In questo contesto, bisogna tenere conto che i progetti legati all’idrogeno non possono prescindere da un’integrazione tra offerta e domanda, e che l’individuazione dei settori di consumo non deve avvenire in ambiti in cui l’idrogeno si trovi in competizione diretta con le alternative fossili. È dunque necessario promuovere l’inserimento dell’idrogeno in modelli produttivi in cui esso rappresenti una componente di un modello di business a maggior valore aggiunto. Le Hydrogen Valley, con particolare riferimento a quelle in grado di garantire un ritorno concreto, non solo favorirebbero la sostenibilità dei processi produttivi, ma rappresenterebbero anche un supporto strategico per le imprese, mitigando il rischio legato all’incertezza del mercato attraverso modelli di derisking che riducano le barriere economiche e tecnologiche all’adozione dell’idrogeno. Inoltre, queste iniziative fornirebbero un contributo significativo alle attività di ricerca e innovazione delle imprese, rafforzando la filiera industriale nazionale e favorendo la nascita di nuove opportunità di investimento e crescita per il Paese. Tutti i progetti, compresi quelli che hanno già attuato il processo di procurement finanziato, si trovano ad affrontare un mutato scenario rispetto alla domanda di idrogeno. Molti degli accordi stipulati tra produttori e consumatori in fase di presentazione dei bandi, infatti, non hanno trovato attuazione. Questa situazione rischia di compromettere la realizzazione dei progetti PNRR, con la conseguenza che i fondi allocati potrebbero rimanere inutilizzati (11 iniziative hanno già rinunciato ufficialmente ai fondi) o essere spesi in modo inefficace per infrastrutture prive di una reale ricaduta industriale e territoriale. Questo scenario comporterebbe un rilevante rischio politico e reputazionale per l’Italia.
L’analisi che TEHA Group ha condotto, in collaborazione con Wave, ha messo in luce che sarebbero necessarie risorse marginali rispetto a quelle previste nel PNRR e a quelle che rischiano di rimanere inutilizzate per garantire l’operatività di questi progetti e il consumo dell’idrogeno. A tal fine, il settore dei trasporti può generare rapidamente poli di consumo significativi, influenzando positivamente le filiere nazionali. Con un contributo CAPEX inferiore a 100 milioni di euro e un contributo OPEX annuale di circa 20 milioni di euro, è possibile mettere in circolazione circa 200 mezzi pesanti (autobus, camion, mezzi off-road) e garantire l’utilizzo di circa 1.500 tonnellate di idrogeno verde non allocate dalle Hydrogen Valley. Una cifra notevolmente inferiore rispetto agli oltre 2 miliardi di euro di fondi PNRR che rischiano di non essere spesi. Sebbene di entità ridotta, tali risorse potrebbero svolgere un ruolo strategico nel sostenere le filiere industriali nazionali, attenuando le attuali incertezze e favorendo lo sviluppo di un ecosistema più solido e integrato. Ragionamenti analoghi potrebbero emergere dalla valorizzazione e dall’estensione dei progetti che prevedono la miscelazione dell’idrogeno in rete, così come nella produzione di combustibili alternativi, come l’HVO (Hydrotreated Vegetable Oil).
Tra le evidenze condivise durante la riunione, è emersa anche l’assenza di una governance nazionale complessiva sull’idrogeno che sia in grado di garantire un coordinamento strategico delle iniziative, superando l’attuale frammentazione nella filiera dell’idrogeno. Di conseguenza, gli sviluppatori di Hydrogen Valley operano senza adeguata visibilità sullo sviluppo delle stazioni di rifornimento e in un contesto privo di stimoli nei confronti del trasporto privato. In parallelo, le politiche di rinnovo del trasporto pubblico, gestite dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) in collaborazione con le Regioni, non sembrano aver prioritizzato un utilizzo strategico dell’idrogeno in maniera coordinata con le Hydrogen Valley promosse dal Mase. Alla luce delle criticità evidenziate e delle proposte già avanzate da Teha Group a inizio 2024, risulta necessario orientarsi verso un modello virtuoso, come quello tedesco che adotta un approccio olistico e di governance unificata: la strategia tedesca è direttamente sviluppata dalla collaborazione di 6 Ministeri (economia, ambiente, digitalizzazione, trasporti, ricerca, sviluppo e affari esteri) supportati da esperti tecnici. Inoltre, è basata su una governance dinamica che prevede un continuo aggiornamento rispetto agli sviluppi tecnologici e di mercato.
Il Gruppo Hera cresce a Nordest con l’acquisto Ambiente Energia dal gruppo Marzotto
Il Gruppo Hera cresce ancora a Nordest con l’acquisizione dal Gruppo Marzotto, di Ambiente Energia, società attiva nel trattamento dei rifiuti liquidi industriali attraverso l’impianto di Schio (Vicenza). Ieri mattina a Bologna è stato firmato l’accordo vincolante per l’acquisto del 100% di Ambiente Energia fra Herambiente Servizi Industriali (controllata Herambiente, a sua volta parte del Gruppo Hera) e Manifattura Lane Gaetano Marzotto & Figli Spa. Il closing dell’acquisizione avverrà entro il primo semestre dell’anno, a seguito delle usuali condizioni sospensive previste per operazioni di questo genere. L’operazione, si inserisce nella strategia di crescita del Gruppo Hera nell’area ambiente definito dal piano industriale al 2028 recentemente approvato, che vede nelle integrazioni verticali un’importante leva per l’ulteriore allargamento e diversificazione della base impiantistica, con positivi impatti su profittabilità e quote di mercato. In particolare, Ambiente Energia estenderà l’offerta di global waste management di Herambiente Servizi Industriali in una delle aree più produttive e dinamiche del Paese, dove il Gruppo Hera è già radicato con le controllate Vallortigara a Torrebelvicino e Marano Vicentino (Vicenza), Aliplast a Ospedaletto d’Istrana (Treviso) e Recycla a Resana (Treviso) e Maniago (Pordenone). L’impianto Ambiente Energia, con una capacità annua di oltre 120.000 tonnellate, grazie a dotazioni tecnologiche all’avanguardia, è in grado di trattare numerose tipologie di rifiuti liquidi e fangosi, pericolosi e non pericolosi, come, ad esempio, acque di verniciatura e lavaggio, acidi e basi, acque da trattamenti chimico-fisici. Dunque, un servizio completamente orientato ai distretti industriali veneti, fra cui tessile, conciario, metalmeccanico e occhialeria. Il depuratore, che dopo i trattamenti restituisce la risorsa idrica alle acque superficiali, dispone di 41 serbatoi di stoccaggio, una linea di trattamento reflui (sia chimico-fisica che biologica) e una linea di trattamento fanghi. Tale capacità consentirà maggiore flessibilità e capienza nella costruzione dei progetti di gestione e recupero rifiuti proposti da Herambiente Servizi Industriali alle aziende del territorio. I già clienti Ambiente Energia avranno invece a disposizione il know-how di Herambiente e delle sue controllate per sviluppare progetti di valorizzazione delle risorse ed economia circolare, anche oltre al trattamento dei rifiuti liquidi e fangosi. L’operazione vedrà il mantenimento di tutti gli attuali dipendenti Ambiente Energia, dunque con piena continuità occupazionale e tutela del patrimonio tecnico-operativo della Società a favore dei clienti.“L’acquisizione di Ambiente Energia riveste un valore strategico”, spiega Andrea Ramonda Amministratore Delegato Herambiente. “Allarga, infatti, ulteriormente la base clienti nei servizi ambientali, con ricadute positive sulle opportunità di cross-selling, che beneficeranno anche delle sinergie con la vicina Vallortigara”.
Supporto, tutele sindacali e consulenza ai Rup, firmato un protocollo d’intesa tra Cisl Fp e Assorup
La Cisl Funzione Pubblica e Assorup hanno stipulato un protocollo d’intesa valido per il 2025 per fornire strumenti di supporto, tutele sindacali e servizi di consulenza ai Responsabili Unici del Progetto. L’accordo di collaborazione prevede diverse iniziative da sviluppare insieme tra le quali l’organizzazione di incontri formativi sia in presenza che da remoto destinati ai RUP, condotti da esperti di Cisl Funzione Pubblica e Assorup, per favorire la conoscenza delle novità introdotte dal correttivo del Codice dei contratti, presentare i servizi offerti dalla Cisl FP, supportare i Rup nella gestione delle loro funzioni operative, favorendo l’accesso ai servizi di Assorup. Nell’ambito della collaborazione, Cisl FP metterà a disposizione dei Rup la propria infrastruttura sul territorio per offrire assistenza e consulenza sindacale specifica, in particolare, in materia di incentivi tecnici per gli associati alla Cisl FP. Inoltre, saranno forniti supporto contrattuale, previdenziale e fiscale attraverso i servizi della rete Cisl Fp. Grande soddisfazione da parte del presidente di Assorup, Daniele Ricciardi, il quale ha dichiarato: “Assorup è una realtà associativa giovane, in possesso di un background di credibilità importante che deriva da grandi iniziative e battaglie portate avanti con determinazione. L’accordo con Cisl Funzione Pubblica ci permette di mettere a disposizione dei RUP iscritti all’associazione servizi importanti per il loro lavoro, in particolare in ambito formativo, ma anche consulenziale, per garantire loro le informazioni necessarie, anche per la richiesta dei giusti incentivi”. Anche la Cisl Funzione Pubblica esprime soddisfazione per l’accordo raggiunto: “Questa intesa – spiega il segretario generale Cisl FP, Maurizio Petriccioli – rappresenta un importante passo avanti per garantire ai Responsabili Unici del Progetto strumenti concreti di supporto, tutela e formazione. I Rup svolgono un ruolo cruciale nella gestione degli appalti pubblici e, in un contesto normativo in continua evoluzione, è fondamentale offrire loro un sicuro punto di riferimento sindacale. Con Assorup condividiamo l’obiettivo di valorizzare le competenze dei RUP, tutelare i loro diritti e accompagnarli nel percorso di crescita professionale. Grazie a questa collaborazione, rafforziamo la nostra capacità di essere vicini ai lavoratori del settore, fornendo loro servizi concreti e qualificati su tutto il territorio nazionale”.
Acciaio, l’Italia e altri sei Paesi chiedono il taglio del costo dell’energia e più investimenti
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha sottoscritto a Parigi, nel corso della Conferenza sul futuro dell’industria dell’acciaio europeo presieduta insieme al ministro dell’industria francese Marc Ferracci, un non-paper sulla siderurgia europea, firmato insieme ai ministri di Francia, Belgio, Lussemburgo, Romania, Slovacchia e Spagna. Il documento – spiega una nota del ministero in una nota – delinea un piano d’azione per rafforzare la competitività del settore e salvaguardare la produzione di acciaio in Europa, in un contesto di forte crisi caratterizzato dal calo della produzione e dalla crescente concorrenza internazionale. Il non-paper siglato oggi è strettamente collegato al documento promosso dall’Italia e sottoscritto da Austria, Bulgaria, Polonia, Grecia e Cipro sulla revisione del Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam) per le industrie energivore, a partire proprio dalla siderurgia e dalla chimica. La revisione del Cbam sarà discussa nel prossimo Consiglio Competitività dell’Ue il 12 marzo. Il tema del costo dell’energia è uno degli aspetti centrali del documento sottoscritto oggi. Il non-paper evidenzia la necessità di adottare politiche europee efficaci per ridurre il costo dell’energia, attualmente molto più elevato rispetto a quello di altri attori globali. In vista del dialogo strategico sulla siderurgia che la Commissione europea avvierà a marzo, il documento pone anche l’accento sulla necessità di una politica commerciale più assertiva. Per contrastare la concorrenza sleale sul piano internazionale, i firmatari indicano come fondamentale rafforzare le misure di salvaguardia e gli strumenti di difesa commerciale, arginando la sovraccapacità globale e le pratiche sleali dei competitor extra-Ue. Anche per questo è assolutamente necessario che si trattengano in Europa i rottami ferrosi destinati alla produzione di acciaio green. Allo stesso tempo, è necessario stimolare la domanda interna di acciaio attraverso strumenti di incentivazione mirati, capaci di sostenere il mercato europeo e valorizzare la produzione industriale del continente. Il non-paper richiama inoltre l’attenzione sull’urgenza di investimenti mirati per sostenere la transizione del settore. I Paesi firmatari chiedono alla Commissione europea di analizzare i gap di finanziamento e di predisporre risorse adeguate per accompagnare le imprese siderurgiche nella decarbonizzazione. In questo contesto, i Paesi indicano come centrale la creazione di un vero mercato europeo dell’acciaio verde, promuovendo il Made in Europe e un modello industriale sostenibile e competitivo, in linea con gli obiettivi del Clean industrial deal e del futuro Industrial decarbonisation accelerator act.
“La siderurgia è la spina dorsale dell’industria europea e italiana – ha dichiarato Urso –. Senza acciaio non c’è industria, e senza un’industria forte l’Europa non può competere a livello globale. Difendere la nostra capacità produttiva siderurgica significa garantire l’autonomia strategica del continente, a cui non possiamo rinunciare”. Secondo il ministero, la necessità di un intervento europeo strutturale è ancora più urgente alla luce della crisi dell’automotive, che ha generato un forte calo della domanda di acciaio, aggravando ulteriormente la situazione del settore. “Diventa quindi indispensabile che l’Europa si doti di strumenti adeguati per preservare la propria capacità produttiva e garantire condizioni di concorrenza eque sul mercato globale”, evidenzia il ministero.
Tim Enteprise riscalda 5 mila famiglie del quartiere Aler di Rozzano con il suo data center
È già operativo a Rozzano il primo progetto di energia rinnovabile che recupera il calore generato dal Data Center del Gruppo TIM, per destinarlo al teleriscaldamento di oltre 5.000 abitazioni nel quartiere ALER. L’iniziativa è frutto della partnership realizzata da TIM Enterprise e GETEC – società leader in Europa per la fornitura di servizi di efficientamento energetico ed energia rinnovabile – attraverso la controllata Atmos che fornisce il servizio di distribuzione di calore ai cittadini del comune lombardo. In particolare, il progetto consente di recuperare il calore prodotto dagli impianti del Data Center di Rozzano – uno dei più importanti in Italia – integrandolo nella rete di teleriscaldamento, con una riduzione dei consumi di gas naturale e di emissioni di anidride carbonica in atmosfera, rendendo così la città lombarda più efficiente e sostenibile. Si stima infatti che si eviterà l’emissione di 3.500 tonnellate di CO2 con un beneficio ambientale pari al contributo di circa 17.500 alberi piantati. L’energia termica generata dal Data Center di TIM Enterprise viene catturata e reindirizzata, attraverso l’uso di scambiatori e pompe di calore, sotto forma di acqua riscaldata alla rete di teleriscaldamento locale di GETEC che attraverso un sistema di tubi interrati arriva fino agli edifici serviti. Il calore distribuito lungo la rete viene poi fornito ai residenti per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria. “Rozzano è il primo comune in Italia a utilizzare una fonte energetica innovativa per il teleriscaldamento – afferma Maria Laura Guido, Vice Sindaco di Rozzano –. Un passo importante che riflette l’impegno dell’amministrazione per una città sempre più sostenibile e attenta all’ambiente. Utilizzare il calore che altrimenti verrebbe disperso rappresenta una scelta utile e responsabile. Con questa iniziativa, Rozzano si inserisce tra i comuni che adottano tecnologie in grado di ridurre le emissioni di CO2 e apportare benefici concreti alla comunità”. “Questo progetto rappresenta un esempio virtuoso dell’utilizzo di fonti energetiche alternative e sostenibili generate dai nostri Data Center e trasformate a vantaggio dei cittadini – dichiara Elio Schiavo, Chief Enterprise and Innovative Solutions Officer di TIM -. Un traguardo raggiunto per primi in Italia, grazie alla collaborazione con GETEC e il Comune di Rozzano, che testimonia come TIM Enterprise sia in grado di garantire una crescita sostenibile, rendendo ancora più efficiente il funzionamento dei nostri impianti anche dal punto di vista del consumo energetico. Oltre ad abilitare connessioni e tecnologie determinanti per lo sviluppo digitale del Paese, vogliamo proporre soluzioni ecosostenibili, in sintonia con le esigenze delle amministrazioni locali e in linea con la nostra idea di smart land, modello di città evoluta e sicura”. “La partnership tra noi e TIM è un passo concreto nella transizione energetica delle nostre città – dichiara Giovanni Pontrelli, Amministratore Delegato di GETEC -. L’iniziativa, concretamente unica nel suo genere, conferma il nostro impegno nello sviluppo industriale in Italia, promuovendo soluzioni innovative e taylor made che accelerano la decarbonizzazione con modelli energetici più efficienti. Gli investimenti del Gruppo GETEC mirano a creare infrastrutture avanzate, con benefici per l’ambiente e le comunità locali. Puntiamo alla neutralità climatica, aiutando i nostri clienti a raggiungere lo stesso obiettivo, riducendo i costi di gestione e aumentando la competitività del sistema energetico nazionale”.
La partnership prevede anche l’adozione di soluzioni che permettono di garantire una maggiore flessibilità nella produzione termica e frigorifera sia per gli impianti di TIM Enterprise, sia per la rete di teleriscaldamento di Rozzano. Attraverso l’uso di tecnologie digitali innovative, è possibile quindi ottimizzare il funzionamento degli impianti, migliorando l’efficienza operativa e consentendo una gestione più dinamica e adattabile alle variazioni di domanda energetica. Questo approccio consente un controllo preciso e in tempo reale delle risorse energetiche, massimizzando le performance, riducendo ulteriormente gli sprechi e quindi aumentando i benefici per i cittadini. Con una estensione di circa 90.000 metri quadrati, il sito di Rozzano fa parte della rete infrastrutturale di Data Center di TIM Enterprise -la più grande in Italia – con 16 Data Center già esistenti e dislocati su tutto il territorio nazionale, ai quali andrà ad aggiungersi entro la fine del 2026 un nuovo impianto in costruzione nei pressi di Roma di ultima generazione, che porterà la capacità complessiva del Gruppo a 125 Megawatt. Tutti i Data Center del Gruppo TIM sono stati progettati e costruiti secondo i più avanzati criteri di eco-sostenibilità, efficienza energetica, affidabilità, sicurezza e basso impatto ambientale e hanno ottenuto oltre 100 certificazioni. Anche la collaborazione tra TIM Enterprise e GETEC a Rozzano si inserisce nella gestione sostenibile dei Data Center e comporterà una notevole riduzione dell’impatto ambientale e un miglioramento nei parametri ESG.
Como, ripresi i lavori nel cantiere della Tremezzina
“Sono ripresi i lavori nel cantiere della Tremezzina, a Como, come auspicato dal vicepremier e ministro. Matteo Salvini conferma di continuare a seguire con la massima attenzione il dossier ed è costantemente in contatto con tutti i soggetti coinvolti”. A riferirlo è il Mit.
Reway Group, alla controllata Gema un nuovo contratto da 97 milioni da Rfi per lavori di manutenzione straordinaria
Reway Group, il più grande operatore italiano nel settore del risanamento di infrastrutture stradali e autostradali nonché l’unico in Italia ad avere nel proprio core business anche la manutenzione della rete ferroviaria ha acquisito tramite comunica che la propria società controllata Gema – tra i principali operatori attivi nel settore della manutenzione di infrastrutture e opere civili nel settore ferroviario – ha acquisito un nuovo contratto del valore di 97 milioni di euro per lavori di manutenzione straordinaria in ambito ferroviario. In dettaglio, Gema si è aggiudicata la commessa relativa al Lotto 1 Ancona, Lotto 13 Palermo e Lotto 16 Roma, all’interno di una gara indetta da Rete Ferroviaria Italiana – RFI, per la manutenzione di gallerie e spazi ferroviari. In particolare, Gema realizzerà interventi di manutenzione strutturale sulle gallerie ferroviarie delle tratte interessate. La società opererà nell’ambito di tre ATI, di cui è capofila, rispettivamente con una quota del 99,80% per il Lotto 1 Ancona e per il Lotto 16 Roma, e del 48,50% per il Lotto 13 Palermo. L’avvio di tutti i lavori è previsto nel primo semestre 2025, per una durata prevista di due anni, impegnando complessivamente 62 maestranze altamente specializzate. Il nuovo contratto porta il portafoglio ordini di Reway Group a 1,338 miliardi di Euro, al lordo della quota fatturata dall’inizio del 2025 e risulta così composto: 39% lavori ferroviari 25% lavori in gallerie autostradali, 12% viadotti autostradali, 9% barriere di sicurezza ed antirumore, 13% altri lavori autostradali, 2% ingegneria civile.
Exprivia completa l’acquisizione di Present e rafforza il suo percorso di crescita
Exprivia, gruppo internazionale specializzato in Information and Communication Technology, ha perfezionato il closing per l’acquisizione del Gruppo Present, realtà consolidata nel settore tecnologico specializzata nelle infrastrutture digitali e nelle applicazioni, oltre che nell’erogazione di servizi gestiti. Con questa operazione, Exprivia rafforza la propria posizione nel mercato ICT italiano, creando un gruppo con 4.000 dipendenti e con un fatturato consolidato superiore ai 330 milioni di euro. Il piano industriale, varato in seguito all’uscita da Borsa Italiana, prevede due fasi distinte: la prima, già avviata con l’operazione Present, mira a raddoppiare la dimensione di Exprivia, passando dai 200 ai 400 milioni di fatturato entro il 2026. La seconda fase, prevista nell’arco dei successivi 3-5 anni, pone come traguardo a lungo termine 1 miliardo di euro di ricavi, consolidando la presenza del gruppo non solo in Italia, ma anche su scala internazionale. Il piano di espansione include una crescita attesa della forza lavoro del 15-20% nei prossimi due anni, potenziando le aree innovative con l’inserimento di giovani diplomati e laureati nelle discipline STEM. “La crescente importanza strategica delle tecnologie digitali – dichiara Domenico Favuzzi, presidente e AD del Gruppo Exprivia – si accompagna alla strutturale debolezza delle aziende italiane in questo settore. Per competere in uno scenario tecnologico internazionale polarizzato e in continua evoluzione, il settore ICT italiano ed europeo deve orientarsi verso aggregazioni industriali. Exprivia si muove in questa direzione e si pone come punto di riferimento per una nuova fase di consolidamento del settore tecnologico, in cui è importante aumentare la capacità di investimento e affrontare le sfide della trasformazione digitale con maggiore forza”.
L’Istat aderisce al consorzio interuniversitario Cineca
L’Istat ha aderito al Consorzio interuniversitario Cineca per accedere alle risorse di uno dei centri di calcolo più avanzati al mondo, con la possibilità di utilizzare le infrastrutture di High Performance Computing (HPC) come il supercomputer Leonardo, i servizi avanzati e tutto il know-how che Cineca mette a disposizione degli enti consorziati. L’adesione sarà soprattutto un’occasione per sviluppare progetti di ricerca in un campo così avanzato, mettendo a fattor comune esperienza e infrastrutture. Istat entra nel Consorzio in una fase cruciale della transizione digitale che vede due tendenze in atto: l’High Performance Computing (HPC) e l’Intelligenza Artificiale (AI). Queste tecnologie non solo stanno rivoluzionando il settore tecnologico, ma hanno anche un impatto significativo su molte altre aree, compresa la statistica ufficiale. L’HPC fornisce la potenza di calcolo necessaria per elaborare grandi quantità di dati e risolvere problemi complessi, attraverso l’uso di c.d. supercomputer e cluster di computer ad alte prestazioni, mentre l’AI offre algoritmi avanzati che permettono di efficientare, innovare e ottimizzare le attività delle organizzazioni (analisi e visualizzazione di grandi quantità di dati, costruzione di modelli predittivi, semplificazione e trasparenza delle procedure). Al fine di massimizzare il valore dei dati che vengono raccolti e gestiti sarà necessario affrontare con un approccio olistico l’utilizzo dell’HPC, dell’AI e delle più innovative tecniche di analisi dei dati, affrontandole in modo integrato per amplificarne il potenziale. Infatti, l’HPC si basa sull’idea di utilizzare un gruppo di nodi/processori, che lavorano in parallelo per eseguire compiti computazionali intensivi. Ogni nodo può accettare e processare compiti in modo indipendente, ma è la loro capacità di sincronizzarsi e combinare i risultati che rende l’HPC così potente.
Webuild, al via i lavori di Lane per il progetto I-77 Interchange
Al via i lavori per il progetto autostradale I-77 Interchange, contratto da 152 milioni di dollari assegnato lo scorso dicembre a Lane, controllata americana del Gruppo Webuild, dal South Carolina Department of Transportation (SCDOT). Il progetto rappresenta una tappa fondamentale per lo sviluppo infrastrutturale ed economico della regione, in quanto garantirà un accesso diretto al futuro stabilimento per la produzione di veicoli elettrici di Scout Motors, Inc. (Gruppo Volkswagen) a Blythewood, un impianto di riferimento per il settore che creerà fino a 4.000 posti di lavoro, guidando una significativa crescita economica per l’area. I lavori previsti dal contratto puntano a supportare le crescenti esigenze di trasporto della regione, migliorando al contempo la viabilità e decongestionando il traffico. Il progetto include la costruzione di un sistema di quattro nuovi ponti e rampe per snellire il flusso del traffico, una nuova strada di collegamento est-ovest che raccorderà l’uscita 26 della I-77 con l’autostrada US 21, un riallineamento della US 21 funzionale al passaggio di una linea ferroviaria della Norfolk Southern, l’ampliamento delle corsie nord della I-77 per migliorare capacità ed efficienza dell’infrastruttura, e l’ammodernamento dell’intersezione per ottimizzare i flussi di traffico locali e regionali. Le attività saranno eseguite minimizzando l’impatto sul territorio e il disagio per la comunità. Webuild, con Lane, vanta una solida esperienza negli USA, dove opera al fianco delle istituzioni per l’ammodernamento della rete stradale e autostradale del paese. In questo settore, negli USA il Gruppo è attualmente impegnato in progetti come l’ammodernamento dell’I-275/I-4 Downtown Interchange a Tampa, Florida, e dell’I-77/I-40 Interchange nella Contea di Iredell, Carolina del Nord. Nella Carolina del Sud, oltre al progetto per l’I-77 Interchange, Lane sta lavorando anche alla costruzione e all’ammodernamento dei ponti della I-20 sul fiume Wateree e di altre infrastrutture collegate nella contea di Kershaw.
Maria Cristina Carlini
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