La giornata
Dazi, Moody’s lancia l’ALLARME e taglia l’outlook sui rating sovrani
- Pnrr, Mit: pienamente in linea con attuazione del Piano. Si insedia l’Osservatorio sui commissariamenti infrastrutturali
- Lavoro, Istat: a maggio salgono occupazione al 62,9% e disoccupazione al 6,5%, giovani senza lavoro crescono al 21,7%
- Legacoop: istruzione alta, salario basso, il paradosso del mismatch che frena il mercato del lavoro italiano
- Polizze Cat Nat, Ivass: offerte assicurative siano adeguate. Ania: solo il 7% delle case è assicurato
- Ue, Todde a Bruxelles: la politica di coesione essenziale per lo sviluppo dei territori
IN SINTESI
Moody’s ha rivisto da stabile a negativo l’outlook sui rating sovrani globali a seguito dell’incertezza sulla politica commerciale e della potenziale revisione del commercio globale mentre la forte escalation in Medio Oriente conferma che “i rischi geopolitici continueranno a influenzare le condizioni del credito sovrano, con la possibilità di volatilità e improvvise turbolenze”. L’allarme dell’agenzia di rating arriva dazi a pochi giorni dalla scadenza del 9 luglio, quando gli Stati Uniti di Donald Trump faranno scattare tariffe più alte per i Paesi con i quali non sono riusciti a raggiungere accordi commerciali. Dopo l’ipotesi ventilata di una proroga, Trump ha poi escluso questa eventualità. Sono, dunque, giornate cruciali per le trattative fra la Casa Bianca e l’Unione europea. Il ministro del commercio Maros Sefcovic è a Washinton per incontrare i negoziatori americani Howard Lutnick e Jamieson Greer. Al tavolo Bruxelles si siede consapevole di dover accettare dazi al 10% come base dell’intesa, ma punta a ottenere esenzioni su alcuni dossier chiave. È in questo quadro che Moody’s ha ridotto anche anche le stime di crescita nel 2025 “per tutte le regioni”: l’Europa Occidentale, dove sono state tagliate dello 0,3%, emerge come una delle aree “meno vulnerabili alle incertezze sul commercio” mentre vengono dimezzate, dal 2 all’1%, le previsioni sul pil del Nord America. Moody’s ha tagliato dello 0,4%, portandole al 3,5%, le stime di crescita sia dell’area Asia-Pacifico (Apac) che del Medio Oriente e del Nord Africa (Mena), dello 0,2%, portandole al 2,7%, quelle dell’Europa centrale e orientale (Cee) e della Russia e degli altri Paesi del Cis e infine dello 0,3%, abbassandole al 2%, quelle dell’America Latina. “Sebbene le nostre previsioni per il 2025 presupponessero in precedenza una graduale normalizzazione macroeconomica e una svolta verso riforme a lungo termine, l’incertezza politica distoglierà l’attenzione verso misure di sostegno a breve termine. Ciò – rileva Moody’s – rallenterà il consolidamento fiscale e limiterà gli investimenti a sostegno della produttività” mentre “negoziati commerciali bloccati o prolungati e il rischio di un disaccoppiamento strutturale stanno causando un riallineamento delle catene di approvvigionamento e ridefinendo le relazioni commerciali a lungo termine”. Il rischio di cambiamenti che potrebbero essere epocali è di “un rallentamento più moderato ma più prolungato” di quello provocato dalla pandemia, che era stata seguita invece da una fortissima ripresa. Secondo Moody’s “i Paesi con una più grande esposizione commerciale agli Usa, una diversificazione economica limitata e buffer finanziari domestici limitati sono più vulnerabili”. Per quanto riguarda l’Europa nazioni esportatrici come la Germania “devono affrontare i rischi derivanti da specifici settori come quello dei componenti automobilistici, dell’elettronica e dei semiconduttori, nonché potenziali interruzioni della catena di approvvigionamento”. Le stime di crescita sono state quindi ridotte tra lo 0,5% e l’1% nelle economie orientate all’export come la Germania, la Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Slovacchia. Tuttavia, le previsioni per il 2026 per la Germania sono state aumentate, riflettendo le aspettative di una ripresa più solida.
Pnrr, Mit: pienamente in linea con attuazione del Piano. Si insedia l’Osservatorio sui commissariamenti infrastrutturali
Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si conferma motore strategico del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza , con il pieno raggiungimento dei nove obiettivi previsti nella settima rata e l’attuazione in linea con la tempistica degli interventi relativi all’ottava, in una settimana cruciale per il futuro del Piano italiano. Lo sottolinea il Mit in una nota che ha anche annunciato l’insediamento dell’Osservatorio sui commissariamenti infrastrutturali. In questi giorni, rfierisce il dicastero di Porta Pia, gli alti funzionari della Commissione europea sono impegnati in una visita ufficiale a Roma, nell’ambito delle attività periodiche di monitoraggio, per fare il punto sullo stato di avanzamento degli obiettivi del PNRR. Soddisfazione da parte del vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, per il via libera della Commissione al pagamento della settima rata del Pnrr, per un valore complessivo di oltre 18 miliardi di euro, a seguito del raggiungimento di tutti i 69 traguardi e obiettivi previsti, tra cui nove di diretta competenza del MIT, conseguiti nel corso del secondo semestre 2024. Si tratta di interventi ad alto impatto strategico, finalizzati alla modernizzazione e alla sostenibilità delle infrastrutture nazionali, che includono lo sviluppo di nuovi sistemi di trasporto rapido di massa (M2C2 – Investimento 4.2); il rinnovo delle flotte di mezzi pubblici a emissioni zero (M2C2 – Investimento 4.4); la riduzione delle perdite nelle reti idriche (M2C4 – Investimento 4.2); il potenziamento dei nodi ferroviari (M3C1 – Investimento 1.5); il miglioramento delle stazioni ferroviarie nel Mezzogiorno (M3C1 – Investimento 1.8); l’elettrificazione delle banchine portuali (cold ironing) (M3C2 – Investimento 2.3); gli interventi infrastrutturali nelle Zone Economiche Speciali (M5C3 – Investimento 1.4). Con una dotazione complessiva di quasi 40 miliardi di euro, il MIT si conferma tra le principali Amministrazioni coinvolte nel PNRR, contribuendo in maniera determinante al raggiungimento degli obiettivi condivisi a livello europeo. La soddisfazione di Salvini, riferisce il Mit, si estende anche alla formalizzazione della richiesta di pagamento dell’ottava rata, per un valore complessivo di 12,8 miliardi di euro, che avvia l’iter di valutazione da parte della Commissione europea. Anche in questa fase, il ministero è coinvolto con tre obiettivi strategici, la cui attuazione procede secondo le tempistiche e gli standard previsti: l’attivazione del sistema ERTMS (European Rail Traffic Management System) su 1.400 km della rete ferroviaria nazionale (Target M3C1 – 13); la predisposizione dello studio di fattibilità per un nuovo scenario competitivo nel settore ferroviario, volto a garantire un accesso equo e trasparente al mercato (Milestone M3C1 – 25); il trasferimento delle risorse a Invitalia per la creazione di una leadership sulla filiera industriale dei bus elettrici (Milestone M7-34). Nei prossimi giorni sono inoltre previste visite istituzionali in alcuni cantieri simbolo del PNRR di competenza del MIT, a testimonianza dell’impegno costante e del presidio operativo del ministero sui territori. “Il MIT prosegue con determinazione il proprio lavoro, a servizio del Paese, contribuendo alla realizzazione di un sistema infrastrutturale moderno, sostenibile e integrato, in coerenza con gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
Come si è detto ieri, si è insediato l’Osservatorio sui Commissariamenti infrastrutturali. Previsto dal decreto-legge 89/2024, ha il compito di monitorare e coordinare l’attività dei Commissari Straordinari di Governo per la realizzazione delle opere e degli interventi infrastrutturali strategici e prioritari, già individuati dal decreto “Sblocca Cantieri” e da altre specifiche disposizioni di legge. Inoltre, predispone un piano di razionalizzazione dei compiti e delle funzioni attribuite ai Commissari Straordinari nel rispetto dei vincoli e dei criteri di legge, ovvero orientati a ridurre il numero dei Commissari Straordinari, individuare eventuali lotti funzionali aggiuntivi, che abbiano copertura finanziaria, da affidare alle competenze del Commissario Straordinario, nominare nuovi Commissari Straordinari o revocarne altri, tenuto conto dei risultati e degli obiettivi raggiunti. Al momento dell’insediamento ricadono nella competenza dell’Osservatorio ben 135 opere, delle quali 115 ex art. 4 del decreto “Sblocca cantieri”, altre 12 che discendono da ulteriori disposizioni normative e riepilogate nell’allegato 1 allo stesso decreto, e 8 opere individuate nell’allegato 1 al D.lgs. 101/2023 che riguardano reti transeuropee di trasporti TEN-T. L’organismo si compone di nove componenti che operano sotto il coordinamento del Consigliere del Ministro, Francesco Paolo Tronca, già Prefetto di Milano e Commissario straordinario di Roma Capitale. Il ministro Salvini, intervenuto all’insediamento, ha rivolto i migliori auguri di buon lavoro a tutti i componenti dell’Osservatorio anche e soprattutto in ragione dell’importantissimo incarico di monitoraggio e coordinamento nella realizzazione delle opere pubbliche, vitali per l’economia del Paese e per la qualità della vita di tutti i cittadini.
Lavoro, Istat: a maggio salgono occupazione al 62,9% e disoccupazione al 6,5%, giovani senza lavoro crescono al 21,7%
Crescono a maggio occupazione e disoccupazione, in particolare per i giovani. Secondo i dati diffusi dall’Istat. L’aumento mensile degli occupati è dello 0,3%, pari a +80mila unità e coinvolge uomini, donne, dipendenti permanenti, autonomi e coloro che hanno almeno 50 anni d’età; si registra invece un calo tra i dipendenti a termine e nelle altre classi d’età. Il tasso di occupazione sale al 62,9% (+0,2 punti), un record dal 2004. La soglia del 60% è stata superata per la prima volta nel marzo del 2022. La crescita delle persone in cerca di lavoro , +7,1%, pari a +113mila unità, riguarda entrambe le componenti di genere ed è diffusa in tutte le classi d’età. Il tasso di disoccupazione sale al 6,5% (+0,4 punti), il più alto da luglio 2024. La disoccupazione giovanile risale al 21,6% (+1,7 punti), il tasso più alto da 16 mesi a questa parte. La diminuzione degli inattivi tra i 15 e i 64 anni registra -1,4%, pari a -172mila unità, e coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età. Il tasso di inattività scende al 32,6% (-0,5 punti). Confrontando il trimestre marzo-maggio 2025 con quello precedente (dicembre 2024-febbraio 2025), si registra un aumento di 93mila occupati (+0,4%). Nel confronto trimestrale, crescono le persone in cerca di lavoro (+0,8%, pari a +13mila unità) e diminuiscono gli inattivi di 15-64 anni (-0,8%, pari a -94mila unità). A maggio 2025, il numero di occupati supera quello di maggio 2024 dell’1,7% (+408mila unità); l’aumento riguarda gli uomini, le donne, i 25-34enni e gli ultra 50enni, a fronte di una diminuzione tra i 15-24enni e i
35-49enni. Il tasso di occupazione, in un anno, sale di 0,8 punti percentuali. Rispetto a maggio 2024, cresce il numero di persone in cerca di lavoro (+0,9%, pari a +15mila unità) e diminuisce quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-2,6%, pari a -320mila). “I dati Istat di oggi ci confortano: cresce l’occupazione a tempo indeterminato, con altri 80.000 posti di lavoro in più, diminuiscono i contratti a termine, calano al minimo storico gli inattivi, anche tra giovani e donne. Si tratta di trend ormai consolidati, che confermano la direzione presa dal governo: le nostre politiche incentivano il lavoro, in particolare quello stabile e il nostro obiettivo è accompagnare sempre di più giovani e donne nel mondo del lavoro”, commenta il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone.
Legacoop: istruzione alta, salario basso, il paradosso del mismatch che frena il mercato del lavoro italiano
Tra il 2011 e il 2022 il livello medio di istruzione dei lavoratori italiani è aumentato in modo significativo, ma questo progresso non è stato accompagnato da un adeguamento della domanda di lavoro ad un’offerta con qualifiche più elevate e, di conseguenza, da un’adeguata valorizzazione economica. È quanto emerge dal Monitor “Il mismatch di qualifiche nel mercato del lavoro italiano”, realizzato da Area Studi Legacoop in collaborazione con Prometeia, che analizza il disallineamento tra titoli di studio e richieste del sistema produttivo, mettendo in luce le distorsioni che ne derivano in termini salariali. Cresce il livello di istruzione dei lavoratori, ma la domanda di lavoro non si è adeguata ad un’offerta con qualifiche più elevate. In Italia un numero significativo di lavoratori svolge mansioni non in linea con il proprio livello di istruzione, le competenze o l’ambito di studi, che quindi non corrispondono alle richieste delle posizioni attualmente ricoperte. Dalle elaborazioni effettuate sui dati contenuti nella nuova edizione della Survey of Adult Skills (PIAAC) condotta dall’OCSE, emerge che, nel 2022, un lavoratore italiano ha in media 12,6 anni di istruzione, contro gli 11,3 del 2011. Un salto di oltre un anno, particolarmente marcato nei lavoratori della fascia d’età 35-44, che hanno allineato il proprio livello di istruzione con le fasce d’età più giovani. Tuttavia, l’aumento del livello di istruzione dei lavoratori non è stato accompagnato da una crescita equivalente negli anni di istruzione richiesti dalle imprese. La domanda di lavoro, cioè, non si è adeguata ad un’offerta con qualifiche più elevate. Questo squilibrio ha portato a un incremento dei lavoratori sovra-qualificati, passati dal 7,8% nel 2011 al 12,7% nel 2022, mentre i sotto-qualificati sono scesi dall’11,3% all’8,1%. La differenza tra gli anni di istruzione richiesti dalle imprese e quelli posseduti dai lavoratori genera un’offerta di lavoro con un eccesso di istruzione. Per ciascun lavoratore è stata calcolata la differenza tra gli anni di istruzione richiesti per l’occupazione svolta e quelli effettivamente conseguiti: il mercato del lavoro italiano è passato da una situazione in cui il livello di istruzione era mediamente adeguato alle mansioni svolte (nel 2011), a una fase di eccesso di istruzione pari in media a 0.8 anni (nel 2022). I lavoratori, in particolare i più giovani, si ritrovano quindi a svolgere ruoli che non riflettono il proprio percorso formativo. “Alcuni nodi strutturali emersi nella ‘eccezionale’ fase post-pandemica -commenta Simone Gamberini, presidente di Legacoop- segneranno a lungo il nuovo periodo della ‘incertezza’. I dati confermano un aspetto poco considerato del famigerato mismatch, un paradosso strutturale del mercato del lavoro italiano: cresce il livello d’istruzione, ma non la capacità del sistema produttivo di valorizzare le competenze, generando sovraqualificazione e salari inadeguati, soprattutto per giovani e donne. Questo mismatch mina la competitività, produce frustrazione sociale e rischia di scoraggiare le nuove generazioni: ma attenzione, non si costruisce nulla sulla delusione e le speranze tradite. Le famigerate e mai davvero realizzate politiche attive del lavoro rappresentano, sempre più, uno degli aspetti cruciali delle politiche industriali. Per questo occorre un investimento strutturale in politiche attive del lavoro, orientamento formativo coerente con i bisogni produttivi, valorizzazione delle competenze e maggiore equità retributiva. Le cooperative sono pronte a contribuire a un modello di sviluppo più giusto, moderno e inclusivo.”
Dal 2015 la domanda di lavoro è stata guidata da settori caratterizzati da un tasso di posti vacanti maggiore rispetto agli altri e in cui i lavoratori posseggono un eccesso di istruzione. Nel primo trimestre del 2023, al picco dell’espansione del mercato del lavoro, il tasso di posti vacanti nei settori caratterizzati da surplus di istruzione era pari al 2.3%, mentre negli altri settori e nelle costruzioni era pari rispettivamente all’1.9 e all’1.7%. Le maggiori difficoltà a coprire le posizioni aperte potrebbero essere dovute al fatto che l’istruzione, in questi settori, non viene adeguatamente valorizzata.
I costi nascosti del mismatch: ogni anno di studio oltre il livello richiesto dal ruolo viene remunerato in media solo il 67% del suo valore reale
Il mismatch ha impatti diretti sui salari. Nel settore industriale in senso stretto (manifattura, estrazione mineraria, fornitura di energia, fornitura di acqua) ogni anno di studio oltre il livello richiesto dal ruolo viene pagato in media solo il 67% di quanto vale un anno di istruzione addizionale perfettamente allineato. L’istruzione extra è comunque remunerata, ma il suo rendimento marginale è più basso rispetto a quello dell’istruzione richiesta dalla posizione ricoperta. Ancora più pesante l’effetto del deficit di istruzione: ogni anno di istruzione mancante rispetto al requisito si traduce in una vera e propria perdita monetaria, con un rendimento marginale che diventa negativo (- 50%) per il lavoratore. La sovra-qualificazione è molto più diffusa tra i giovani. Nel 2022, la quota di sovra-qualificati tra i 25-29enni era superiore di 7,3 punti percentuali rispetto a quella dei 60-65enni. Questo dimostra come le nuove generazioni paghino il prezzo più alto del disallineamento: studiano di più, ma non trovano occupazioni adeguate alle proprie competenze. A ciò si aggiunge il divario di genere. Sempre nel settore industriale in senso stretto, anche quando le donne hanno un’istruzione perfettamente adeguata al ruolo ricoperto, il loro salario è in media inferiore del 12% rispetto agli uomini. Il divario sale al 23% nel caso di eccesso di istruzione e al 20% in caso di deficit. In tutti i casi, le donne sono più svantaggiate, confermando una doppia penalizzazione: per genere e per mismatch.
Polizze Cat Nat, Ivass: offerte assicurative siano adeguate. Ania: solo il 7% delle case è assicurato
“Siamo in stretto contatto con le compagnie nella delicata fase della definizione dei limiti di tolleranza al rischio, rispetto ai quali emergono impostazioni
concettuali diverse fra loro che andranno rapidamente valutate e approfondite”. Lo ha detto il presidente dell’Ivass, Luigi Federico Signorini, nel suo intervento all’assemblea annuale dell’Ania, l’associazione delle imprese assicurative. “E’ bene tornare a dirlo, è indispensabile – ha sottolineato – che le compagnie calibrino attentamente la propria offerta di protezione in funzione delle esigenze di copertura di ogni controparte, grande o piccola che sia. Offerte assicurative adeguate, trasparenti e chiare contribuiranno a fare di questo adempimento normativo un’opportunità concreta di protezione: non un mero onere imposto, ma la risposta a un bisogno reale delle imprese di acquisire sicurezza e garantirsi la capacità di ripartire anche nelle circostanze più difficili”. Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è necessario “arginare sul nascere ogni forma di speculazione” sui premi assicurativi e prevedere “liquidazioni tempestive”. Secondo Urso, la polizza catastrofale “non è una tassa occulta, è una opportunità per le nostre imprese. Se riusciamo a farlo capire, forse possiamo proseguire su questa strada anche per il resto dell’universo che via via dovrà assicurarsi. Le assicurazioni devono operare responsabilmente” ha sottolineato ancora Urso precisando comunque che sulle scadenze per le imprese per adeguarsi alla normativa “non ci saranno altre proroghe”. Per le medie imprese la scadenza è quella di ottobre, per le piccole e micro fine dicembre”.
Nella sua relazione all’assemblea, il presidente dell’Ania, Giovanni Liverani, è tornato a sottolineare la scarsa copertura assicurativa delle case contro le catastrofi. “Nonostante circa il 94% dei comuni italiani sia a rischio frane, alluvioni o erosione costiera e il 40% degli edifici si trovi in zone sismiche medio-alte, la copertura assicurativa è ancora molto bassa: solo il 7% delle abitazioni e delle imprese è protetto contro le catastrofi naturali. L’assicurazione non è una tassa occulta, ma uno scudo di protezione necessario”, ha detto. “I dati – ha sottolineato – mostrano chiaramente come l’Italia si collochi in fondo alla classifica delle economie avanzate, con una quota di premi assicurativi danni non auto pari all’1,1% del Pil, ben al di sotto della media europea del 2,6%. In alcuni casi la sottoassicurazione raggiunge livelli abnormi, come per esempio nel caso delle catastrofi naturali, dove fino a ieri si registravano, secondo i dati più recenti, livelli di copertura di solo il 7% sia tra le imprese che tra le abitazioni. Questa persistente situazione di sottoassicurazione costituisce, a mio avviso, un fattore di svantaggio competitivo per l’Italia rispetto ad altri sistemi socio-economici con cui si confronta sui mercati globali. Infatti, non è che gli italiani non si preoccupino dei rischi, ma lo fanno senza attivare lo strumento dell’assicurazione. Si può quasi dire che gli italiani si “autoassicurino”, sovente mediante forme di risparmio di brevissimo periodo. Forme che, oltre a essere spesso insufficienti a coprire gli eventuali bisogni, sono anche molto meno efficienti rispetto allo strumento assicurativo perché immobilizzano liquidità nel breve termine, che potrebbe essere messa invece al servizio di investimenti di medio-lungo termine, più redditizi e funzionali alla crescita di produttività e innovazione e alla transizione energetica del nostro Paese”.
All’assemblea dell’Ania ha inviato un messaggio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Le assicurazioni sono uno dei termometri più sensibili dei trend demografici di un Paese e il loro contributo è essenziale per accompagnare mutamenti e obiettivi di sviluppo. L’attività assicurativa assolve a una funzione sociale, contribuendo alla coesione della società italiana, anzitutto attraverso strumenti che rendono possibile ripartire in maniera efficace su ampie collettività gli oneri degli eventi anomali, proponendosi, inoltre, quale attrice di stabilità finanziaria, come protagonista negli investimenti di lungo periodo e nel contributo alla sostenibilità del debito pubblico nazionale. La limitazione dell’impegno dello Stato nella copertura di alcune tipologie di calamità derivanti da eventi climatici estremi rende ancora più rilevante la protezione assicurativa, circostanza che non esonera, naturalmente, le istituzioni dagli obblighi della prevenzione”, ha sottolineato.
Ue, Todde a Bruxelles: la politica di coesione essenziale per lo sviluppo dei territori
La presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, è intervenuta in rappresentanza della delegazione italiana all’incontro che si è tenuto ieri a Bruxelles nel palazzo Berlaymont, sede della Commissione Europea, tra il vicepresidente esecutivo per la Coesione e le riforme, Raffaele Fitto, e 30 presidenti e ministri regionali di 149 Regioni europee aderenti all’iniziativa EURegions4cohesion. La presidente Todde ha esordito sottolineando l’importanza della Politica di coesione, quale “elemento essenziale per lo sviluppo dei nostri territori”. “La coesione – ha affermato – è l’unica politica dell’UE che, fin dalle sue origini, ha un respiro strategico di lungo raggio, un mezzo per dare risposte concrete alle esigenze dei cittadini e del tessuto produttivo. Il successo risiede proprio nella sua capacità di far partecipare gli attori locali ai processi di programmazione guidati dalla Commissione europea, anche attraverso strumenti che si sono rivelati un valore aggiunto per affrontare sfide specifiche e migliorare la competitività e sostenibilità dei territori, come gli Investimenti Territoriali Integrati (ITI) e lo Sviluppo Locale di tipo partecipativo”. A titolo d’esempio, la presidente ha citato i progetti ITI “Cammino di Santa Barbara” e Sistema Integrato Sinis Mont’e Prama”, come testimonianza di “importanti interventi costruiti dal basso che concorrono al miglioramento della competitività e della resilienza delle aree interessate, con effetti moltiplicatori per interventi contigui”. Todde ha rappresentato al vicepresidente Fitto la necessità “che la riforma della Politica di coesione mantenga la centralità delle Regioni nelle proprie funzioni di programmazione e gestione, trattandosi del livello di governo maggiormente capace di intercettare le sfide e le problematiche territoriali, oltre che assicurare un legame diretto tra i cittadini e l’Unione europea”.
“Per rendere più forte e resiliente la nostra Europa – ha concluso la presidente Todde – è necessario favorire la territorializzazione anche delle altre politiche dell’UE, fin dalle fasi di elaborazione in sede legislativa, in modo che gli obiettivi di convergenza economica siano perseguiti dall’insieme delle politiche europee, così come sancito nei Trattati”. EURegions4cohesion rappresenta la principale politica di investimento a lungo termine che contribuisce a rafforzare la competitività europea, l’autonomia strategica, la transizione verde e digitale e a ridurre le disparità territoriali. All’incontro erano presenti i rappresentanti politici regionali provenienti da Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Paesi Bassi.
Per giornata
Aeroporti, a Venezia proseguono i lavori di ampliamento del terminal passeggeri sul lato nord dello scalo
Con la posa della copertura a doppia falda sono entrati nella fase cruciale i lavori dell’ampliamento del terminal passeggeri dell’aeroporto di Venezia, terzo scalo intercontinentale nazionale. La nuova struttura, prima parte di uno sviluppo in più fasi tra loro collegate, sorge adiacente all’aerostazione, alla quale sarà collegata da un corridoio sospeso, e consiste in un edificio di 14.300 metri quadrati caratterizzati da spazi ampi e luminosi che si affacciano sul piazzale aeromobili e sulla laguna. L’importo lavori di questa tranche è di circa 64 milioni di euro, come da bando pubblico. Dedicato principalmente ai voli Schengen, il nuovo edificio si sviluppa sul lato nord dell’aeroporto, in coerenza architettonica e stilistica con l’attuale terminal inaugurato nel 2002 e successivamente ampliato fino agli attuali 90.000 metri quadri, realizzato con tipologie edilizie e materiali propri della tradizione della città storica quali mattoni in laterizio, legno, acciaio, rame, pietra d’Istria, con un fronte rivolto alla laguna dal caratteristico profilo a doppia falda che rimanda per volumi e geometrie alle “tese” dell’Arsenale di Venezia. La facciata verso il piazzale aeromobili è allineata in altezza a quella del terminal attuale, che resterà baricentrico rispetto a tutti gli ampliamenti previsti. La struttura reticolare in acciaio della copertura forma la caratteristica geometria a “gagiandra”. La copertura è realizzata con profili in acciaio per circa 4 km di profili in acciaio, per un peso totale di 380 tonnellate. La facciata vetrata prospiciente il piazzale aeromobili avrà uno sviluppo lineare di 150 metri (40 metri più lunga di un campo da calcio), per un’altezza massima di 20 metri. Le superfici vetrate saranno composte da vetri di tipo basso-emissivo prodotti con caratteristiche che abbinano la protezione solare, l’isolamento termico e una ridotta riflessione luminosa. Il progetto si articola su quattro livelli: piano interrato per i magazzini, piano terra con 4 gate per imbarchi remoti con bus interpista, primo piano con 6 gate a servizio di 3 pontili per l’imbarco sugli aeromobili, mezzanino, secondo piano con circa 1.000 metri quadrati destinati ad aree commerciali e servizi al passeggero quali punti di ristorazione, negozi, spazi relax, nursery.
La nuova opera, che sarà aperta al pubblico entro maggio 2026, è realizzata con soluzioni impiantistiche in linea con la strategia di efficientamento e sostenibilità tracciata nel Master Plan aeroportuale e già adottata nell’attuale aerostazione: ricerca del miglior comfort ambientale attraverso la sinergia tra l’involucro edilizio e l’alternanza delle parti cieche e vetrate, sistemi di distribuzione dell’aria e di controllo di temperatura e umidità degli ambienti che si adeguano dinamicamente sulla base del livello di affollamento dei locali; impiego di apparecchiature ad elevata efficienza energetica e sostenibilità come pompe di calore per la produzione di acqua calda e refrigerata tramite sonde geotermiche annegate nei pali di fondazione e recupero di calore dalle centrali di trattamento aria; recupero tramite l’acquedotto di ultima generazione di acque meteoriche e trattate, per utilizzo sanitario ed altri scopi tecnici;
impiego diffuso di sorgenti luminose a LED ad alta efficienza e durata che regolano l’intensità luminosa in funzione della luce naturale; utilizzo di energia elettrica prodotta dal sistema di pannelli fotovoltaici, che verranno posizionati sulle coperture dei pontili di collegamento con i torrini di imbarco. Su ognuno dei 3 pontili sarà presente un impianto fotovoltaico costituito da 88 pannelli con potenza di picco di 35,2 Kw, per complessivi 105,6 Kw. “L’adeguamento delle infrastrutture dell’aeroporto procede secondo i piani stabiliti, con criteri architettonici omogenei rispetto all’esistente e soluzioni tecniche finalizzate alla progressiva riduzione della produzione di CO2, con l’obiettivo di raggiungere le zero emissioni entro il 2030″, dichiara il presidente del gruppo Save Enrico Marchi. “Lo sviluppo del terminal è stato pianificato con una modularità che asseconda la crescita del traffico, caratterizzata da una sempre maggiore attività di compagnie aeree che effettuano collegamenti internazionali e intercontinentali. Il principio conduttore di questa espansione è la qualità del servizio che offriamo ai nostri passeggeri, a partire dallo stile del terminal, caratterizzato da spazi ariosi e luminosi, da un’offerta commerciale composita che comprende marchi internazionali e nel contempo prodotti locali, in un’ottica di personalizzazione dell’esperienza complessiva rivolta alla nostra utenza”.
Alleanza europea tra gli operatori della rete elettrica, nasce la piattafora Tso per accelerare l’innovazione
Ha preso ieri il via la TSO Innovation Alliance, una nuova piattaforma di collaborazione tra otto dei maggiori operatori europei di rete elettrica, con l’obiettivo principale di accelerare l’innovazione per la transizione energetica. Una rete elettrica moderna e resiliente è fondamentale per la competitività industriale e l’autonomia energetica dell’Europa. Le reti – essenziali per un accesso sicuro e sostenibile all’energia – rappresentano il pilastro della transizione. Il successo della transizione energetica, con il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, richiede un forte investimento nell’innovazione, da considerare una leva strategica in un contesto di crescente competizione globale. Per consolidare la propria leadership tecnologica, l’Europa deve assumere un ruolo guida nell’innovazione energetica: definire nuovi standard a livello globale, ridurre la dipendenza da paesi terzi e rafforzare la competitività sui mercati internazionali. L’Alleanza si inserisce in questa prospettiva, promuovendo iniziative per aumentare la resilienza e l’efficienza delle infrastrutture elettriche europee e, al tempo stesso, rafforzare l’ecosistema dell’innovazione a livello continentale. La TSO Innovation Alliance è stata costituita con la firma di un Memorandum of Understanding (MoU) tra otto Transmission System Operator (TSO) europei: Terna (Italia), RTE (Francia), Swissgrid (Svizzera), Elia Group (Belgio e Germania), TenneT (Paesi Bassi), Red Eléctrica (Spagna) e Amprion (Germania). Attraverso questa Alleanza i principali operatori europei di rete intendono giocare un ruolo sempre più attivo nell’evoluzione del sistema elettrico.
I TSO promotori, definendo sfide e priorità comuni, lanceranno insieme iniziative di innovazione, mettendo a fattor comune competenze e risorse. L’obiettivo è accelerare l’adozione di soluzioni innovative, orientare lo sviluppo del mercato e affrontare in modo congiunto le trasformazioni legate alla transizione energetica. Agendo insieme, i TSO europei rappresentano una massa critica in grado di rafforzare il proprio impatto sul panorama dell’innovazione, sia a livello europeo che globale. La TSO Innovation Alliance nasce come piattaforma comune per promuovere iniziative di open innovation. Ogni anno sarà avviato un programma di innovazione focalizzato sull’identificazione di challenge comuni, la ricerca di soluzioni innovative, il confronto su tecnologie e su modelli e strumenti di innovazione, nonché la promozione di nuove modalità di collaborazione tra TSO. Tra le attività principali, si prevede anche il lancio di open call rivolte alle startup europee, con l’obiettivo di identificare, testare e validare soluzioni innovative attraverso proof-of-concept condotti congiuntamente. Il tema a cui l’Alleanza dedicherà la prima open call è “Cambiamenti climatici e resilienza di Rete”, che unisce gli effetti del cambiamento climatico, la crescente frequenza di eventi meteorologici estremi e le soluzioni tecnologiche necessarie a garantire la sicurezza operativa delle reti. In Europa, i sistemi elettrici si affidano sempre più a fonti energetiche legate alle condizioni meteo, in un contesto in cui gli eventi climatici estremi sono in costante aumento. Questo scenario impone l’urgenza di soluzioni innovative per rafforzare la resilienza delle infrastrutture elettriche. Per questo motivo, l’Alleanza ha dedicato a questo tema la prima sfida congiunta per individuare, testare e validare soluzioni in grado di mitigare i rischi operativi e infrastrutturali legati al clima e rafforzare così la capacità del sistema elettrico europeo di affrontare scenari sempre più complessi e imprevedibili. Le aree di lavoro su cui sarà incentrata la call saranno di due tipi: strumenti di data pooling, ovvero per la condivisione di dati meteo e scenari climatici a livello europeo; modelli probabilistici per l’analisi in tempo reale dei dati e per la pianificazione delle attività di manutenzione, anche predittiva, su linee transfrontaliere.Il contesto collaborativo della TSO Innovation Alliance appare particolarmente adatto ad affrontare il tema “Cambiamenti climatici e resilienza di Rete”: una sfida che coinvolge molteplici aspetti del sistema elettrico europeo, sempre più interconnesso, e che richiede un’azione coordinata tra i TSO di diversi Paesi. “Affrontare l’ambiziosa sfida della duplice transizione – energetica e digitale – richiede soluzioni innovative pensate per soddisfare le nostre specifiche esigenze operative”, ha dichiarato Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato e direttore generale di Terna. “Lavorare insieme ad altri TSO europei in un’ottica di innovazione aperta ci permette di ottenere risultati concreti e duraturi. Terna ha promosso attivamente la nascita di questa alleanza, convinta che sia un’opportunità concreta per presentarsi uniti al mercato tecnologico ed accedere a soluzioni più avanzate rispetto a quanto potremmo fare da soli”, ha concluso.
Italgas, efficace la fusione per incorporazione di 2i Rete Gas
È efficace la fusione per incorporazione di 2i Rete Gas in Italgas Reti, la principale delle società operative del Gruppo Italgas. Con quest’ultimo importante traguardo si completa il percorso di integrazione avviato subito a valle dell’acquisizione perfezionata ad aprile e sostenuta da un aumento di capitale accolto con grande favore dal mercato. “Dopo solo tre mesi dal closing dell’acquisizione di 2i Rete Gas – ha commentato Paolo Gallo, amministratore delegato di Italgas – raggiungiamo il primo traguardo con una rapidità che non ha precedenti per operazioni di questa portata. È un risultato straordinario, frutto di una visione chiara, una pianificazione rigorosa e soprattutto della grande professionalità delle persone coinvolte. Questa integrazione permette di realizzare efficienze operative e sinergie industriali a beneficio di territori, comunità e più in generale del settore della distribuzione del gas italiano e internazionale”.
Con l’incorporazione di 2i Rete Gas, il Gruppo ridisegna l’organizzazione territoriale della società in virtù di una presenza ancora più capillare in Italia con oltre 4.000 comuni e circa 12 milioni di clienti serviti attraverso 150.000 chilometri di reti e una forza lavoro di circa 6.500 dipendenti. La creazione della nuova entità societaria permette di dare piena attuazione alla roadmap delineata nel Piano Strategico 2024-2030 presentato al mercato lo scorso ottobre, che prevede sinergie di costo ed efficienze operative e ricavi incrementali da investimenti in digitalizzazione dell’ordine di 280 milioni di euro complessivi al 2030 derivanti dalla combinazione dei due principali operatori del settore in Italia, dall’adozione delle best practice di entrambe le aziende, e dai benefici attesi dalla
digitalizzazione e dall’utilizzo estensivo dell’Intelligenza Artificiale, resi ancora più rilevanti grazie alla nuova scala raggiunta. La fusione delle due realtà, avvenuta in anticipo rispetto alle previsioni, consentirà di rappresentare in modo granulare le molteplici leve di creazione di valore nel nuovo
Piano Industriale 2025-2031 che sarà presentato il prossimo 29 ottobre.
Italia-Malesia: Urso incontra Ministro Zafrul Aziz. Focus su investimenti, microelettronica e terre rare
Il rafforzamento dei rapporti bilaterali tra Italia e Malesia, le collaborazioni nel campo della microelettronica, delle terre rare e dell’energia, gli investimenti diretti esteri reciproci e le prospettive di rafforzamento del partenariato economico tra il paese e l’UE: questi i temi al centro dell’incontro che si è tenuto a Palazzo Piacentini tra il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Sen. Adolfo Urso, e il Ministro degli Investimenti, del Commercio e dell’Industria malese, Tengku Zafrul Aziz. “Italia e Malesia condividono modelli industriali affini, fondati su una solida vocazione manifatturiera, un’elevata intensità tecnologica e una struttura produttiva basata su pmi dinamiche. Queste sono le condizioni ideali per costruire un partenariato industriale avanzato, capace di affrontare insieme le sfide della transizione digitale ed ecologica per sviluppare catene del valore sempre più resilienti e sostenibili”, ha dichiarato il Ministro Urso. Nel corso dell’incontro sono state approfondite le solide relazioni economiche e industriali tra i due Paesi, confermate dal valore dell’interscambio cresciuto nel 2024 con un saldo positivo per l’Italia di oltre 270 milioni di euro. Urso e Zafrul Aziz hanno poi esplorato le opportunità di collaborazione nel settore delle terre rare, essenziali per le tecnologie verdi e l’elettronica. A riguardo, i due ministri, hanno condiviso l’interesse per un rafforzamento della collaborazione nel campo della ricerca applicata al design dei semiconduttori, ricordando la recente inaugurazione a Melaka di un impianto dell’azienda italiana EDA Industries e iniziative come il Malaysia Semiconductor IC Design Park. Urso e Zafrul Aziz hanno infine affrontato il tema del rafforzamento del partenariato economico tra l’UE e la Malesia e la ripresa dei negoziati per un accordo di libero scambio con il Paese, evidenziando l’importanza che l’intesa potrebbe rappresentare alla luce delle attuali tensioni commerciali a livello globale.
Anche l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi ha incontrato ieri a Roma il Primo Ministro della Malesia Anwar Ibrahim. All’incontro ha partecipato anche l’amministratore delegato di Petronas Tengku Muhammad Taufik. Durante l’incontro, le parti hanno discusso lo stato di avanzamento della business combination tra gli asset di Eni e Petronas in Indonesia e Malesia. La nuova società, che si inquadra nel modello satellitare di Eni, sarà paritetica e finanziariamente autosufficiente, e garantirà nel medio termine una produzione sostenibile di 500 kboepd, principalmente di gas, potendo fare leva su riserve complessive pari a circa 3 miliardi di barili di olio equivalente (boe) con un potenziale esplorativo di 10 miliardi di boe. Descalzi e Taufik hanno inoltre illustrato al Primo Ministro malese i progressi del progetto relativo alla bioraffineria che Petronas, Enilive ed Euglena stanno sviluppando all’interno del sito industriale Pengerang di Petronas a Johor, in Malesia. L’impianto, costruito ex novo, adotterà la tecnologia Ecofining™ sviluppata da Eni, e produrrà SAF per il trasporto aereo e HVO diesel. Le parti si sono anche confrontate su ulteriori potenziali iniziative nell’ambito della transizione energetica, tra cui in particolare opportunità di Carbon Capture and Storage, ambito su cui Eni ha comprovata esperienza tecnologica ed industriale, e iniziative di produzione di agri-feedstock per la bioraffinazione, in linea con il modello distintivo di integrazione verticale della filiera di approvvigionamento di Eni
Fincantieri espande il proprio network di innovazione, aperta la nuova Innovation Antenna in Corea del Sud, ecosistema da 2.000 scaleup
Fincantieri, nell’ambito del piano di open innovation avviato lo scorso anno, annuncia l’apertura della propria Innovation Antenna in Corea del Sud con il supporto operativo di Mind the Bridge. L’iniziativa rappresenta un ulteriore sviluppo nella strategia di open innovation del Gruppo e rafforza l’impegno verso la collaborazione internazionale nell’ambito delle soluzioni tecnologiche avanzate per il settore marittimo. L’annuncio è stato ufficializzato oggi in occasione dello Scaleup Summit Seoul 2025, co-organizzato con Mind the Bridge, alla presenza dell’Ambasciatrice d’Italia in Corea del Sud, Emilia Gatto, e del Top Management di Fincantieri. Dopo il lancio della prima Innovation Antenna in Silicon Valley lo scorso ottobre, Fincantieri ha individuato nella Corea del Sud un nuovo hub strategico per l’innovazione globale, grazie a un ecosistema in forte crescita nei settori della cantieristica navale, automazione e robotica. La nuova Antenna, nel cuore del distretto tecnologico di Seoul, è destinata a facilitare connessioni dirette con l’ecosistema locale, coinvolgendo startup, centri di ricerca e attori industriali. La Corea del Sud è infatti uno degli ecosistemi innovativi mondiali che negli ultimi anni ha mostrato la più rapida crescita, oltre ad essere un Paese leader nella cantieristica navale globale. Come evidenziato dal nuovo Report “Tech Scaleup South Korea 2025 Report – At the Frontier of Hard Tech” di Mind the Bridge, il paese è in traiettoria per superare il Giappone e posizionarsi come il terzo principale innovation hub asiatico dopo Cina ed India. L’innovazione dual-use è una delle forze trasformative più forti oggi nel panorama tecnologico globale, come evidenziato dal report “Dual Use Technologies: The Strategic Frontier of Innovation – 2025”, anch’esso presentato in occasione del lancio dell’antenna coreana di Fincantieri, che include un’analisi a livello globale di tutti i fondi di venture capital con una tesi di investimento esplicitamente orientata verso startup attive nel settore dual use e/o defense-tech.
Con 2.127 scaleup e oltre 71,6 miliardi di dollari raccolti, la Corea del Sud si colloca tra i primi 16 ecosistemi “Star” a livello globale, secondo quanto riporta il nuovo Report “Tech Scaleup South Korea 2025 Report – At the Frontier of Hard Tech ” di Mind the Bridge. Il Paese registra un’alta densità di scaleup (4,1 ogni 100mila abitanti) e investe il 2,7% del PIL in scaleup — uno dei valori più alti al mondo. Dal 2014 a oggi la Corea del Sud ha visto crescere il proprio ecosistema startup grazie a politiche pubbliche mirate come i Super Gap Projects e incentivi deep-tech hanno sostenuto la nascita di 2 unicorni e oltre 400 startup, offrendo risorse per la commercializzazione e l’accesso all’IPO. In questo contesto la capitale Seul è classificata come “Nova Star” nella “Innovation Ecosystems Life Cycle Curve” elaborata da Mind the Bridge con 1.555 scaleup e oltre 50,7 miliardi di dollari raccolti, al pari di hub come Boston, Singapore e il Texas. Quarto al mondo per valore di mercato della robotica e prima per densità di robot industriali, con una roadmap attiva dal 2009, il Paese ha annunciato un nuovo piano da 2,2 miliardi di dollari per introdurre 1 milione di robot entro il 2030, destinati a industria, sanità e società. Il 99,7% del commercio estero coreano passa via mare: la portualità diventa un asse strategico. Il porto di Busan raddoppierà la propria capacità con investimenti da 10 miliardi di dollari, mentre quello di Incheon sarà il primo porto “full smart” automatizzato del Paese.
La Corea del Sud ospita a sua volta 462 scaleup dual-use che hanno raccolto complessivamente oltre 8,3 miliardi di dollari, così come emerge dal nuovo report “Dual Use Technologies 2025 Report – The Strategic Frontier of Innovation “ realizzato da Mind the Bridge in collaborazione con Fincantieri e Crunchbase. La ricerca, che verrà presentata in forma integrale in occasione del Summit di Seoul, ha mappato il mercato dual-use, individuando oltre 17.600 startup operanti sia in ambito civile che militare nei Paesi NATO, ed evidenziato alcuni trend principali: un’impennata delle scaleup dual-use che nel 2025 hanno registrato un aumento del 16% rispetto al 2024, rappresentando oggi il 27% del totale delle scaleup nei Paesi NATO e alleati. Più della metà delle nuove nate negli ultimi 8 mesi (55%) opera già in ambito dual-use; un boom di investimenti nel settore con il capitale raccolto dalle dual-use scaleup che ha raggiunto 1.200 miliardi di dollari. Nel solo ambito defense-tech (incluso dual-use), gli investimenti hanno superato i 70,8 miliardi di dollari, +27% rispetto al 2024. Circa il 70% dei nuovi finanziamenti alle scaleup nei Paesi NATO e alleati è stato destinato a imprese attive nelle tecnologie dual use tra ottobre 2024 e maggio 2025. Energia, sicurezza e sorveglianza sono domini in crescita. I verticali più adiacenti al mondo militare (sicurezza dei dati, sorveglianza, logistica critica) stanno attraendo maggiori investimenti mentre salute, sostenibilità e mobilità sono visti come potenzialmente strategici per applicazioni duali. Le scaleup defense-tech raccolgono mediamente più fondi delle startup civili. In media, le pure defense-tech scaleup raccolgono 80M$, contro i 50M$ delle tech startup civili. Le dual-use scaleup si posizionano in mezzo (66M$), riflettendo la complessità e le barriere d’ingresso più alte del settore.
Officine Maccaferri sbarca in Giappone con una tecnologia all’avanguardia per lo scavo in galleria
Officine Maccaferri, platform company di Ambienta SGR e leader globale nel settore dell’ingegneria civile e ambientale, compie un nuovo passo nella diffusione internazionale delle proprie tecnologie concludendo con successo il primo test operativo in Giappone del sistema brevettato di centine automatiche. Si tratta di una soluzione innovativa introdotta in Italia da oltre un decennio e progettata per migliorare gli standard di sicurezza degli operatori e ottimizzare i tempi di installazione nei contesti di lavoro in sotterraneo. La prima applicazione in Giappone è stata realizzata in un cantiere di galleria affidato alla Kumagai Gumi Corporation, un’azienda storica nel settore delle costruzioni civili e infrastrutturali. Questa iniziativa è stata mediata da Okasan Livic Co., Ltd., una società commerciale specializzata in materiali per l’ingegneria civile, con il supporto di Marubeni-Itochu Sumisho Techno Steel Inc., specialista nella fornitura di componenti strutturali in acciaio. Il test ha confermato l’efficacia e l’adattabilità della tecnologia sviluppata da Maccaferri, dimostrando la piena compatibilità del sistema con i macchinari, le procedure e gli elevati standard di sicurezza dei cantieri giapponesi. La centina automatica Maccaferri è un sistema meccanico avanzato che consente l’apertura automatica delle centine in acciaio, il loro posizionamento preciso e sicuro all’interno della galleria e il montaggio completo da remoto, eliminando la necessità di far accedere gli operatori nelle zone ad alto rischio. È una soluzione ad alte prestazioni, capace di ridurre significativamente i tempi di posa in opera, che garantisce al contempo un ambiente di lavoro più sicuro, grazie alla riduzione dell’esposizione a condizioni pericolose, e una maggiore qualità delle operazioni. In Italia, questi sistemi sono stati utilizzati efficacemente in importanti progetti come il Terzo Valico dei Giovi, un’opera rivoluzionaria per l’infrastruttura ferroviaria italiana, che funge da connettore chiave tra l’Italia e il Nord Europa.“Portare una tecnologia sviluppata in Italia in un Paese tecnologicamente all’avanguardia nel campo delle infrastrutture come il Giappone e vederla integrata con successo nei loro processi di scavo è per noi motivo di grande soddisfazione. È un’ulteriore conferma della qualità del nostro know-how e della nostra capacità di innovare il settore delle costruzioni in sotterraneo, promuovendo l’industrializzazione dello scavo tradizionale.” – ha dichiarato Nicola Faccioli, Responsabile della Business Unit Tunnelling di Officine Maccaferri. Con questa iniziativa, Officine Maccaferri rafforza il proprio ruolo di partner tecnologico di riferimento a livello internazionale per la sicurezza e l’efficienza nelle opere in sotterraneo, rafforzando la capacità del Gruppo di anticipare le esigenze del mercato e di offrire soluzioni concrete ai grandi progetti infrastrutturali del futuro. Stefano Susani, amministratore delegato di Officine Maccaferri, ha affermato: “La positiva esperienza in Giappone apre ora la strada a nuove opportunità di collaborazione e applicazioni in altri mercati strategici, con l’obiettivo di contribuire ad una trasformazione concreta dei metodi costruttivi. In un’epoca in cui le infrastrutture devono rispondere a sfide sempre più complesse, il nostro impegno è quello di guidare il cambiamento offrendo soluzioni che uniscono sostenibilità e innovazione, con l’obiettivo di costruire infrastrutture più sicure e in grado di generare un impatto positivo per le comunità”.
Incico acquisisce Italiana Sistemi e punta sull’ingegneria dei trasporti
Incico, gruppo ferrarese tra i principali player in Italia nei settori dell’ingegneria civile e dell’impiantistica, annuncia l’acquisizione di Italiana Sistemi srl, storica società di progettazione con sede a Napoli e specializzata in infrastrutture e impiantistica nel comparto ferroviario e stradale. L’operazione ha visto Translink Italy agire come advisor finanziario. L’acquisizione rientra nella strategia di medio-lungo periodo del Gruppo Incico, volta a rafforzare le competenze nei comparti infrastrutturali attraverso l’integrazione con realtà qualificate e consolidate sul territorio nazionale. A seguito di questa operazione, il Gruppo raggiunge così i 25 mln di fatturato e può contare su oltre 250 ingegneri specializzati nelle 9 sedi operative presenti in Italia, negli Emirati Arabi Uniti e India, sviluppatesi per sostenere le necessità del gruppo in aree geografiche dall’alto potenziale di sviluppo. Con l’ingresso di Italiana Sistemi, nasce inoltre la nuova Business Unit “Transport Technology”, che andrà ad affiancare le divisioni già esistenti “Infrastructures”, “Plans” e “Energy & Efficiency”, favorendo la creazione di sinergie intragruppo per i numerosi progetti in cui è coinvolta Incico. Sul fronte manageriale, l’attuale amministratore delegato di Italiana Sistemi Arrigo La Tessa avrà un ruolo centrale nello sviluppo delle strategie future ed entrerà a far parte del management di Incico ricoprendo il ruolo di chief Technical Officer (C del Gruppo per i progetti legati alle infrastrutture nel settore dei trasporti. Per accompagnare lo sviluppo futuro di Italiana Sistemi, nei prossimi mesi verranno inserite nuove risorse nel team di Napoli e avviate collaborazioni con alcune delle principali realtà accademiche del territorio, con l’obiettivo di ampliare l’offerta di competenze a supporto di nuovi progetti. La storia, l’esperienza e lo specifico know-how di Italiana Sistemi nel settore dell’ingegneria stradale e ferroviaria, in particolare per le competenze nella progettazione di opere complesse, come tracciati, stazioni, gallerie, ponti e viadotti ferroviari, consentiranno al Gruppo Incico di avere un valido partner che lo affianchi nei numerosi progetti infrastrutturali in cui è coinvolto. In particolare, Incico è stata coinvolta nella progettazione delle stazioni ferroviarie di Trieste, Palermo, Messina, Siracusa, Marsala, Foligno e nella realizzazione del nuovo hub di Bari, nonché nel raddoppio di alcune ratte della linea Adriatica. La Divisione Infrastrutture del Gruppo, sul fronte delle infrastrutture idriche, ha redatto i progetti di fattibilità tecnico economica ed è attualmente impegnata nella Direzione Lavori dei nuovi dissalatori di Trapani, Gela e Porto Empedocle, opere strategiche per la gestione dell’attuale crisi idrica. “L’acquisizione di Italiana Sistemi non è solo un passo strategico per il nostro sviluppo, ma anche un incontro tra persone, competenze e storie professionali complementari”, afferma l’amministratore delegato di Incico, Olivier Severini. “Condividiamo con questa realtà storica una visione dell’ingegneria come leva per l’innovazione e lo sviluppo sostenibile delle infrastrutture. L’unione delle nostre competenze rafforza la valorizzazione del nostro capitale umano e ci permette di ampliare la nostra offerta, garantendo continuità nei valori che ci contraddistinguono: affidabilità, qualità e attenzione concreta ai bisogni del cliente.” “L’unione delle competenze di Italiana Sistemi con il know-how multidisciplinare di Incico ci consentirà di affrontare progetti sempre più complessi, mantenendo il focus su innovazione, precisione progettuale e capacità di ascolto del cliente” aggiunge l’ing. Arrigo La Tessa, fondatore della Italiana Sistemi e oggi CTO (Chief Technical Officer) di Infrastructure & Transport Technology di Incico. “Siamo convinti che da questa sinergia nasceranno soluzioni di ingegneria ad alto valore aggiunto, capaci di fare la differenza nei territori e per le comunità in un settore in continua evoluzione.”
Herambiente acquisisce il 100% di Aliplast
Herambiente, società del Gruppo Hera, ha acquisito dal socio di minoranza Rogroup l’intera partecipazione dallo stesso detenuta in Aliplast S.p.A., pari al 20% del capitale sociale, venendo così a detenere il 100% della società di Ospedaletto d’Istrana (TV), fra i leader europei nella rigenerazione della plastica.
La transazione conclude il percorso di integrazione nel Gruppo Hera della società fondata da Roberto Alibardi, avviato nel gennaio del 2017, con l’acquisto di una prima tranche pari al 40% e di una seconda pari a un ulteriore 40% nel dicembre dello stesso anno. Oggi, dunque, è stato perfezionato l’acquisto del restante 20%, secondo le condizioni economiche concordate nell’accordo iniziale. Aliplast, con l’ingresso nel Gruppo Hera, ha segnato negli ultimi 8 anni un cammino di crescita rilevante, soprattutto nelle fasce più alte del mercato della plastica riciclata (ad esempio, nelle filiere di food ed health& beauty), che l’ha portata nel 2024 a un fatturato di 150 milioni di euro, registrando una produzione complessiva di prodotti riciclati pari a 100 mila tonnellate, fra scaglia e granulo PET ed LDPE, lastra PET, film LDPE, scaglia PP e HDPE. Relativamente all’HDPE (polietilene ad alta densità), entro fine anno sarà operativo l’innovativo impianto di recupero di Modena, che incrementerà ulteriormente la quantità di prodotti riciclati. Fra gli investimenti in corso, anche l’ampliamento dell’impianto di Borgolavezzaro (NO), dove sarà potenziata la produzione di scaglia e granulo LDPE.
Innoway Trieste inaugura una nuova era nel trasporto ferroviario europeo di merci, i primi carri escono dalla linea di produzione
I primi carri InnoWaggon da 80 piedi di nuova produzione hanno lasciato ieri lo stabilimento produttivo di Innoway Trieste, ponendo una pietra miliare per la logistica ferroviaria europea. Oltre 300 ospiti, tra cui dipendenti, clienti internazionali, rappresentanti politici e leader del settore, si sono riuniti per celebrare questa consegna simbolica dei primi due vagoni a Yellow2Rail e Papierholz Austria. Entro il 2027 Trieste ospiterà il sito di produzione di carri merci più avanzato d’Europa. Una volta a regime, lo stabilimento Innoway Trieste produrrà oltre 1.000 carri leggeri e fino a 3.000 carrelli all’anno all’avanguardia. Ciò contribuirà in modo significativo alla modernizzazione della rete ferroviaria europea per il trasporto merci, alla riduzione delle emissioni e al trasporto delle merci dalla strada alla ferrovia. Dietro Innoway Trieste c’è una forte partnership industriale: Innofreight, leader nella logistica ferroviaria innovativa, e MSC Mediterranean Shipping Company hanno unito le loro forze per sviluppare un sito produttivo all’avanguardia per il settore del trasporto merci su rotaia in Europa. La loro visione comune: soluzioni di trasporto moderne e sostenibili che soddisfino la crescente domanda di una logistica efficiente e a basse emissioni. Insieme, hanno deciso di trasformare lo storico stabilimento di motori navali Wartsila a Trieste in un moderno sito di produzione di materiale rotabile. La posizione perfetta dello stabilimento, incastonato nel cuore della zona industriale di Trieste, la vicinanza all’accesso ferroviario e una potente forza lavoro di 254 dipendenti di talento, costituiscono la base ideale per questa acquisizione congiunta. Con l’impegno di questi due leader del settore, circa 260 posti di lavoro qualificati saranno assicurati e ulteriori opportunità verranno sviluppate all’interno della Regione. Attualmente, circa 50 dipendenti lavorano in loco. Altri colleghi torneranno dalla CIGS nei prossimi mesi, lavorando nel team di progettazione della fase II e nelle operazioni. I dipendenti beneficiano di programmi di formazione mirati, sostenuti dal progetto GOL, finanziato dall’UE, incentrati su tecniche di saldatura avanzate, gestione della qualità, produzione e sviluppo di competenze trasversali. I due partner forti, MSC e Innofreight, supportano con la loro esperienza e la loro rete e rafforzano il team locale. Con una chiara attenzione alla sicurezza, alla qualità e all’efficienza, il team sta assemblando i primi carri utilizzando componenti prefabbricati di partner industriali. Passo dopo passo, la produzione aumenterà e la tecnologia verrà aggiunta internamente. Dalla saldatura, alla granigliatura e verniciatura, fino all’assemblaggio strutturale di componenti e telai. Entro il 2027, l’impianto raggiungerà la piena capacità, affermando Innoway Trieste come leader europeo nella moderna produzione di merci su rotaia. Innoway Trieste sostiene la transizione dell’Europa verso soluzioni di trasporto più green ed efficienti, contribuendo a rafforzare sia l’industria regionale che gli obiettivi più ampi del Green Deal europeo. La posizione strategica dell’impianto sull’Adriatico, collega i porti meridionali ai mercati interni lungo il corridoio Baltico-Adriatico, rafforzando le catene di approvvigionamento europee e riducendo le emissioni. “Insieme, non stiamo solo costruendo vagoni, ma stiamo costruendo il futuro sostenibile dell’Europa. Trieste rafforza la base industriale europea e accelera la transizione verso una logistica green”, hanno dichiarato gli amministratori delegati Andrea Castino e Johann Gruber in una dichiarazione congiunta.
Pichetto, detrazione ristrutturazioni equilibrata al 50%
Italia-Malesia: focus su investimenti, microelettronica e terre rare
“Italia e Malesia condividono modelli industriali affini, fondati su una solida vocazione manifatturiera, un’elevata intensità tecnologica e una struttura produttiva basata su pmi dinamiche. Queste sono le condizioni ideali per costruire un partenariato industriale avanzato, capace di affrontare insieme le sfide della transizione digitale ed ecologica per sviluppare catene del valore sempre più resilienti e sostenibili”, ha dichiarato il Ministro Urso.
Nel corso dell’incontro sono state approfondite le solide relazioni economiche e industriali tra i due Paesi, confermate dal valore dell’interscambio cresciuto nel 2024 con un saldo positivo per l’Italia di oltre 270 milioni di euro. Urso e Zafrul Aziz hanno poi esplorato le opportunità di collaborazione nel settore delle terre rare, essenziali per le tecnologie verdi e l’elettronica. A riguardo, i due ministri, hanno condiviso l’interesse per un rafforzamento della collaborazione nel campo della ricerca applicata al design dei semiconduttori, ricordando la recente inaugurazione a Melaka di un impianto dell’azienda italiana EDA Industries e iniziative come il Malaysia Semiconductor IC Design Park.
Urso e Zafrul Aziz hanno infine affrontato il tema del rafforzamento del partenariato economico tra l’UE e la Malesia e la ripresa dei negoziati per un accordo di libero scambio con il Paese, evidenziando l’importanza che l’intesa potrebbe rappresentare alla luce delle attuali tensioni commerciali a livello globale.
Eurostat, rinnovabili in crescita del 3,4% nel 2024
Porti, Mit: ai commissari straordinari anche i poteri dei comitati gestione
I commissari straordinari che esercitano ora anche i poteri dei Comitati di gestione sono: Giovanni Gugliotti per l’Adsp del Mar Ionio (porto di Taranto), a seguito della scadenza del Comitato il 15 maggio 2025; Francesco Benevolo per l’Adsp del Mare Adriatico Centro-Settentrionale (porto di Ravenna), a seguito della scadenza del Comitato il 28 maggio 2025; Bruno Pisano per l’Adsp del Mar Ligure Orientale (porti di La Spezia e Marina di Carrara), a seguito della scadenza del Comitato l’11 giugno 2025; Davide Gariglio per l’Adsp del Mar Tirreno Settentrionale (porti di Livorno, Piombino, Portoferraio), a seguito della scadenza del Comitato il 14 giugno 2025.
Gas, Ue: stoccaggi al top da tre anni ma Russia ancora fornitore chiave
I dati emergono da un’analisi di Tass, basata sui numeri di Gas Infrastructure Europe (Gie), che evidenzia una decisa accelerazione nell’iniezione di gas negli impianti di stoccaggio sotterranei europei. L’obiettivo dell’Ue è di riempire i propri siti di stoccaggio al 90% della capacità prima dell’inizio della stagione invernale.
A giugno, negli stoccaggi europei sono stati immessi 12,4 miliardi di metri cubi di gas, toccando il picco degli ultimi tre anni. Parallelamente, i prelievi dagli Ugs (Underground Gas Storage) hanno raggiunto 867 milioni di metri cubi, segnando un aumento del 22% rispetto a giugno 2024.
Al 30 giugno, le scorte di gas negli impianti di stoccaggio europei si attestavano al 58,9%, una percentuale inferiore di 9,3 punti rispetto alla media quinquennale. Complessivamente, il gas totale in stoccaggio ammontava a 64,6 miliardi di metri cubi. L’iniezione netta di gas (la differenza tra i volumi immessi e quelli prelevati) dall’inizio della stagione estiva ha superato i 27 miliardi di metri cubi, sui 61 miliardi di metri cubi necessari per raggiungere il 90% della capacità prima della prossima stagione di riscaldamento.
Nonostante questi progressi, i livelli di stoccaggio a giugno sono risultati inferiori di 20 miliardi di metri cubi, pari al 24%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Mentre l’Europa si affanna per garantirsi l’approvvigionamento, la Russia continua a giocare un ruolo significativo nel mercato del gas. Le esportazioni russe di gnl verso l’Unione Europea sono aumentate dell’1,7% nella prima metà dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2024, superando gli 11 miliardi di metri cubi. Solo a giugno, l’Europa ha aumentato gli acquisti di gnl russo di oltre il 27%, secondo i dati del centro di analisi europeo Bruegel.
Questo aumento ha permesso alla Russia di diventare il quarto fornitore di gas dell’Unione Europea nella prima metà dell’anno. Le forniture totali di gas russo all’Ue durante questo periodo sono ammontate a circa 19,3 miliardi di metri cubi. A precederla, Norvegia (47,95 miliardi di metri cubi), Stati Uniti (40,5 miliardi di metri cubi) e Algeria (19,9 miliardi di metri cubi).
Nel frattempo, a giugno, l’Europa ha stabilito un nuovo record per le importazioni di gas naturale liquefatto (gnl), raggiungendo il massimo storico per quel mese. I flussi di gnl dai terminali europei verso il sistema di trasporto del gas dell’Ue hanno toccato circa 12,16 miliardi di metri cubi, il 5% in meno rispetto a maggio, ma il 49% in più rispetto all’anno precedente.
Complessivamente, le importazioni europee di gas nel secondo trimestre hanno raggiunto il livello più alto dal terzo trimestre del 2023, in gran parte grazie alle consegne record dagli Stati Uniti.
Nel complesso, nella prima metà del 2025, le consegne cumulative di gnl dai terminali alla rete di trasmissione europea hanno raggiunto circa 71,7 miliardi di metri cubi, ovvero il 21% in più rispetto allo stesso periodo del 2024. Le forniture di gnl hanno rappresentato la quota maggiore delle fonti di gas in Europa, costituendo il 42% delle consegne totali. Al secondo posto, con una quota del 27%, si collocano le forniture dal Mare del Nord, principalmente gas norvegese. Al terzo posto si collocano i prelievi di gas dagli stoccaggi, che rappresentano il 9,4%.
Le forniture di GNL all’UE dalle Americhe (inclusi Stati Uniti e Trinidad e Tobago) sono diminuite del 6% a giugno rispetto a maggio, attestandosi a 7,7 miliardi di metri cubi. Tuttavia, tra gennaio e giugno le importazioni europee di gas da questi paesi sono cresciute del 6,7%, raggiungendo i 43,4 miliardi di metri cubi. Circa 11 miliardi di metri cubi di gnl sono stati consegnati all’Europa dall’Africa nella prima metà dell’anno, mentre 6,6 miliardi di metri cubi provenivano dal Medio Oriente. Secondo Bruegel, le importazioni totali di gnl in Europa a giugno si sono attestate a 12,7 miliardi di metri cubi.
Nonostante gli sforzi compiuti, in precedenza, Gazprom aveva previsto che l’Europa avrebbe incontrato difficoltà nel raggiungere i propri obiettivi di stoccaggio entro l’inverno, avvertendo che i paesi della regione avrebbero avuto bisogno di maggiori volumi di gas durante l’estate per ricostituire le scorte. Il Gas Exporting Countries Forum (Gecf) ha previsto che l’Ue avrà difficoltà a raggiungere il suo obiettivo di stoccaggio del 90% entro l’inverno e si aspetta che i prezzi spot del gas in estate superino quelli registrati in inverno, compromettendo così la sostenibilità economica delle continue iniezioni negli stoccaggi.
A giugno, il prezzo medio del gas in Europa si è attestato a circa 439 dollari per 1.000 metri cubi, in aumento del 6,7% rispetto a maggio e del 15% rispetto a giugno 2024. Complessivamente, nella prima metà del 2025, i prezzi sono aumentati del 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e del 5% rispetto alla seconda metà del 2024, raggiungendo i 464 dollari.
Martedì 15 luglio, intanto, le commissioni congiunte Industria e energia (Itre) e Commercio internazionale (Inta) terranno la prima discussione sul regolamento proposto dalla Commissione per azzerare le importazioni di gas dalla Russia.
Energia, le audizioni sul Clean Industrial Deal
“Per raggiungere in maniera più rapida ed efficace l’obiettivo della riduzione del costo dell’energia per gli operatori economici europei possono essere ipotizzate e portate avanti ulteriori azioni rispetto a quelle previste: una valorizzazione adeguata del ruolo delle reti di distribuzione dell’energia elettrica, che rappresenteranno il cardine dell’elettrificazione, un supporto allo sviluppo del teleriscaldamento, la promozione di una filiera europea dell’idrogeno, e la salvaguardia del ruolo delle reti di distribuzione gas”. Lo ha detto Luigi Joseph Del Giacco, Affari istituzionali ed europei di Utilitalia, in audizione in commissione Attività produttive alla Camera, nell’ambito dell’esame della Comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul patto per l’industria pulita, una tabella di marcia comune verso la competitività e la decarbonizzazione. “Riteniamo necessario preservare l’integrita e la competitività di un settore chiave per il servizio energetico nazionale, cioè l’idroelettrico – ha aggiunto – attraverso una rimodulazione delle concessioni in essere”.
“Invitiamo il Governo a valorizzare l’impostazione sistemica dell’iniziativa, raccomandando un’attenzione prioritaria allo sviluppo delle competenze e della capacità di innovazione con l’impegno di colmare i ritardi nazionali. Formare, mantenere e attrarre i talenti nazionali è la chiave per progettare, accogliere i finanziamenti e gestire soluzioni trasformative”. Lo hanno detto i rappresentanti dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, in audizione in commissione Attività produttive alla Camera, nell’ambito dell’esame della Comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul patto per l’industria pulita, una tabella di marcia comune verso la competitività e la decarbonizzazione.
“Il Clean Industrial Deal valorizza l’idrogeno sia come leva per la decarbonizzazione sia come leva per la competitività. E’ però necessario implementare nel breve termine azioni concrete. Innanzitutto, abbattere i costi dell’energia con incentivi mirati e infrastrutture dedicate. In Italia chiediamo l’adozione tempestiva di incentivi tariffari a supporto della produzione di idrogeno rinnovabile, strategica per l’avvio di un mercato. In secondo luogo, creare mercati guida per prodotti sostenibili, come acciaio pulito e fertilizzanti verdi, e rafforzare la manifattura nazionale”. Lo hanno detto i rappresentanti dell’Associazione italiana per l’idrogeno e celle a combustibile, in audizione in commissione Attività produttive alla Camera, nell’ambito dell’esame della Comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul patto per l’industria pulita, una tabella di marcia comune verso la competitività e la decarbonizzazione.
“Con giuste politiche nella direzione della decarbonizzazione si possono ottenere gli obiettivi della riduzione die prezzi dell’energia, dell’indipendenza energetica e dell’aumento dell’occupazione. Un Patto per la decarbonizzazione dell’industria avrebbe bisogno di misure finanziarie più ingenti di quelle messe sul tavolo, ci vorrebbe maggiore ambizione. Se da una parte abbiamo il meccanismo dell’Ets, che non contestiamo, dall’altro dobbiamo dare alle industrie strumenti adeguati”. Lo hanno detto i rappresentanti del Coordinamento Free, in audizione in commissione Attività produttive alla Camera, nell’ambito dell’esame della Comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul patto per l’industria pulita, una tabella di marcia comune verso la competitività e la decarbonizzazione.
“L’Action Plan for Affordable Energy, parte del Clean industrial deal, pur individuando alcune leve di intervento, non è all’altezza della sfida”. Lo ha detto il delegato del presidente di Confindustria, Aurelio Regina, in audizione in commissione Attività produttive alla Camera, nell’ambito dell’esame della Comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul patto per l’industria pulita, una tabella di marcia comune verso la competitività e la decarbonizzazione.
“Nel dibattito sulla decarbonizzazione industriale, l’Ets resta lo strumento centrale secondo la Commissione. Tuttavia, l’esperienza degli ultimi dieci anni dimostra che il sistema, così com’è concepito, non funziona per l’industria manifatturiera”. Lo ha detto il delegato del presidente di Confindustria, Aurelio Regina, in audizione in commissione Attività produttive alla Camera, nell’ambito dell’esame della Comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul patto per l’industria pulita, una tabella di marcia comune verso la competitività e la decarbonizzazione. “Concentrarsi sugli oneri e sulla fiscalità nazionale, senza introdurre strumenti realmente europei, aggrava le disuguaglianze tra Stati membri e compromette le condizioni di concorrenza nel mercato interno. È necessario un cambio di paradigma – ha aggiunto – Servono misure strutturali per disaccoppiare il prezzo dell’elettricità da fonti rinnovabili da quello del gas, e strumenti europei capaci di garantire un level playing field per tutte le imprese, a prescindere dal Paese in cui operano”. “Contratti per differenza, acquisti centralizzati e Ppa rappresentano strumenti cruciali, ma solo se resi operativi in tempi certi e accessibili su base industriale. La previsione di contratti tripartiti tra produttori, imprese e autorità pubbliche – ha detto ancora Regina – può essere una leva utile per stabilizzare i prezzi, ma non può restare una buona intenzione. Senza disposizioni operative, questi strumenti non produrranno alcun impatto concreto”.
“Il gas naturale, per molti anni ancora, sarà indispensabile per alimentare la nostra industria”. Questo è uno dei passaggi dell’intervento dell’ing. Marta Bucci, Direttore Generale di Proxigas, davanti alla Commissione Attività Produttive della Camera dei deputati, nell’ambito delle audizioni sull’atto dell’Unione Europea “Il Patto per l’Industria Pulita: una tabella di marcia comune verso la competitività e la decarbonizzazione” (COM(2025) 85 final). Il Direttore Generale Bucci ha evidenziato come la domanda di gas naturale in Italia e in Europa si confermi resiliente, rimanendo sostanzialmente stabile dal 2023 e, anzi, registrando un incremento nei mesi invernali in relazione alla necessità di bilanciare la variabilità climatica e l’intermittenza delle fonti rinnovabili (FER), come accaduto all’inizio di quest’anno. La domanda del comparto industriale, dopo la contrazione registrata dal 2021 a causa della crisi economica, appare ora sostanzialmente stabile e difficilmente comprimibile. L’elettrificazione resta, infatti, non realizzabile per molti processi produttivi. Per questo lo sviluppo dei gas rinnovabili e low carbon – come biometano e idrogeno – assume una valenza strategica: può contribuire al processo di decarbonizzazione dell’industria e, al contempo, rafforzare la sicurezza energetica. “È, quindi, essenziale riconoscere che, per molti anni, avremo ancora bisogno del gas naturale per alimentare la nostra industria. – ha concluso l’ing. Bucci – Occorre allora definire a livello europeo un quadro normativo che abiliti nuovi investimenti nel gas promuovendo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, lo sviluppo infrastrutturale e, soprattutto, la stipula di nuovi contratti di acquisto di lungo termine per garantire stabilità dei prezzi e competitività”.
Maria Cristina Carlini