SLITTA ANCORA IL TESTO

Correttivo: parere parlamentare in 30 punti, priorità alla revisione prezzi

Ancora non è stato depositato il parere alla Camera, per il voto il governo aspetterà fino al 17 dicembre. Uno dei nodi è se presentare solo “osservazioni” o anche “condizioni” che risultino più vincolanti per il governo. In tutto, le richieste di modifica saranno una trentina fra cui spiccano: revisione prezzi, equivalenza dei contratti, limitazione del riconoscimento dei certificati lavori ai subappaltatori, responsabilità professionale escludente dei professionisti, abrogazione della correzione sui consorzi stabili.

13 Dic 2024 di Giorgio Santilli

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Saranno una trentina le richieste di modifica del correttivo al codice appalti che i pareri parlamentari faranno al governo. Ancora si discute nella maggioranza sul testo che è slittato ancora. Il relatore di Fratelli d’Italia, Daro Iaia, potrebbe presentarlo oggi. Confermato che il voto dovrebbe essere martedì 17 dicembre: questo è l’accordo che è scatutiro in commissione Ambiente alla Camera dove a dare la disponibilità del governo ad attendere fino a quella data è stato il sottosegretario alle Infrastrutture, Tullio Ferrante. Il governo dovrebbe prendersi poi ancora quattro o cinque giorni per arrivare in Consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva prima di Natale, probabilmente il 23.

Tra i principali contenuti, i temi su cui la maggioranza farà sentire la propria voce sono la revisione prezzi, l’equivalenza dei contratti, la limitazione del riconoscimento dei certificati lavori ai subappaltatori, la responsabilità professionale escludente dei professionisti, l’abrogazione della correzione sui consorzi stabili. Le opposizioni vorrebbero sintonizzarsi il più possibile con la maggioranza delle richieste della maggioranza in modo da approvare un parere compatto, capace di condizionare maggiormente il governo.

Il moticvo di maggiore discussione nella maggioranza e fra maggioranza e governo è se il parere debba contenere soltanto “osservazioni” o anche “condizioni” che risulterebbero, almeno politicamente, più vincolanti per l’esecutivo. Ci sarà poi ancora da discutere e approfondire su ogni singola richiesta. Sulla revisione prezzi, per esempio, tema che almeno Forza Italia e Fratelli d’Italia considerano prioritario, il seminario tenuto dall’Ance martedì scorso (si veda qui l’articolo) ha detto molte cose. Per esempio, per voce della capa dell’uffficio legislativo del Mit, Elena Griglio, si è chiarito che il governo non accetterà di modificare la soglia del 5% che il correttivo trasforma in una vera e propria franchigia su cui il meccanismo di revisione prezzi non potrà intervenire. Meno drastica era stata Griglio sulla percentuale di rivalutazione ammessa rispetto all’aumento dei prezzi registrato. Oggi è fissata all’80%. Il Parlamento chiederà di alzarla al 90% dando credito alle simulazioni fatte dall’Ance che considerano irrisorio il recupero dell’aumento dei costi che si verrebbe a determinare con l’attuale meccanismo di calcolo (si veda qui l’articolo sulle simulazioni Ance).

Quanto all’equivalenze dei contratti, saranno decisive anche le limature delle virgole del testo per capire in che direzione il Parlamento vorrà andare: se intervenire sui criteri per la definizione della “equipollenza” delle tutele dei contratti alternativi a quello prescelto in quanto firmato dalle organizzazione maggiormente rappresentative, integrandoli per esempio per tutelare il sistema delle casse edili; oppure più drasticamente con un forte ridimensionamento della possibilità di presentare nell’offerta il ricorso a questi contratti alternativi.

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